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Autore: __Aivlis    21/08/2011    4 recensioni
Odio il freddo e costante mutare delle cose; e anche ciò che muta diventa parte integrante del lento scorrere dei giorni, e tutto sa di niente. Non c'è vetta che non valga la pena del viaggio, e l'unica cosa che sento di auspicarmi è che questa non sia l'eccezione che tutti colgono. Non un'altra monotona scia di invisibili emozioni, voglio che tu sia per me il tocco di rosso sulla mia tela immacolata; ciò che è immobile ma tutto muove. E non dirmi che sarai l'unico, dimmi che sarai il solo. Dimmi che questa sarà l'unica volta in cui "finalmente" sarà la parole d'ordine. E una nuova vita mi accoglie tra il verde dei suoi rami, e nuovi colori tempestano l'immacolato, e lo fanno vivo. Spero solo che ne sarà valso il viaggio.
Eloyn.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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© Amor Vincit Omnia

Avvertimenti. Secondo me, questo è il capitolo più importante di tutta la storia. Buona lettura, ci vediamo a fondo pagina.

Il telefono squillò fastidioso interrompendo il flusso di note emanato dalla chitarra che aveva in mano e per una frazione di secondo Zacky maledisse se stesso per non aver spento il cellulare. 
In quei giorni ne erano successe davvero tutti i colori e si era fatto trascinare forse un po' troppo dalle paure paranoiche di Eloyn, ma era più forte di lui: quando lei chiamava, lui rispondeva, era come un riflesso involontario, un organismo che va avanti da sé senza bisogno di alcuno stimolo esterno; nonostante questo, il loro rapporto non era mai stato uno di quegli stereotipi in cui l'uomo assume una forma molto simile a quella di uno zerbino, era qualcosa di più profondo e reciproco, come una simbiosi particolare che però gli aveva procurato una buona dose di stress sulle spalle.  Suonare, in quei casi, era la parte migliore. Perché per un musicista – Zacky ne era sempre stato convinto – sopportare certe situazioni diventava molto più facile. Non tutti avevano qualcosa di sicuro su cui contare, non sicuro come un rapporto umano, molto più fragile e complesso, ma sicuro come una chitarra, un pezzo di legno e cinque corde tese su cui riversare emozioni e paure, ansie e stress, un amico fedele su cui sai che portai contare sempre, a prescindere da tutto.
Smise di suonare malgrado non avesse voglia di farlo e raccolse il cellulare dal comodino. Rimase un po' stupito quando vide il nome di Val sul display, non succedeva tutti i giorni che lei lo chiamasse, o che chiamasse qualcuno della band in generale. Ormai faceva da tempo parte di quella famiglia, ma per qualche motivo si era sempre tenuta alla larga da qualsiasi tipo di rapporto interpersonale che non avesse coinvolto anche Matt in prima persona, nei confronti di tutto i resto del gruppo. Erano amici come non mai, lei li aveva sempre aiutati, economicamente e non, era per tutti come una sorella, ma c'era sempre quel qualcosa che non gli permetteva di andare oltre a ciò che tutti potevano vedere. Quindi erano amici, ma era sempre stato un volersi bene filtrato dai pensieri di Matt. Solo Jimmy era riuscito ad abbattere quel muro e a stabilire un'amicizia vera con Val, forse per il suo modo di fare schietto e sfacciato, o forse per la sua naturale simpatia, fatto sta che i due avevano finito per diventare migliori amici e lo erano ormai da qualche anno, mentre con gli altri la situazione rimaneva immutata. 
Quando premette il tasto verde e avvicinò svogliatamente il cellulare all'orecchio gli ci volle qualche secondo per accorgersi che la ragazza dall'altra parte della cornetta stava piangendo. 
Sentirla piangere è una cosa così strana. Aveva pensato, invece di chiedersi quale fosse il motivo delle sue lacrime; si sentì stupido prima di chiedere spiegazioni.
« Val? Che succede? »
Quel che sentì uscire in risposta da quella cornetta fu una sola parola soffocata e sussurrata, un solo nome: « Jimmy.. »
« Jimmy cosa?  Val, dimmi cosa è successo. »
Zacky era confuso, aveva la stessa sensazione che provava quando nei sogni urlava e urlava contro qualcuno ma questo qualcuno non riusciva a sentirlo, come se lui stesso fosse in una campana di vetro. Non gli era mai piaciuta quella sensazione, perché nella sua vita non aveva mai sopportato sentirsi impotente nei confronti di qualcuno o di qualcosa. Ora non riusciva a pensare a niente di razionale, niente che potesse giustificare quel comportamento. In qualche modo, l'agitazione che Val aveva nella voce aveva fatto angosciare anche Zacky che sentì una fitta allo stomaco, molto simile a quella che si prova quando baci qualcuno per la prima volta, ma molto più forte e decisamente negativa. 
Rimase con il telefono in mano per qualche secondo senza sapere cosa fare, sapeva che se avesse insistito non avrebbe ottenuto nulla di nuovo. Fece un respiro profondo e si disse che si stava preoccupando per niente, o che perlomeno avrebbe dovuto aspettare di sapere cosa fosse successo prima di farsi prendere dallo sconforto.
Poi ad un tratto Val sembrò aver smesso di piangere per una frazione di secondo. 
« Vieni qui, Zacky. Matt sta dando in escandescenze e.. io.. » disse, ma la frase venne troncata a metà e Val ricominciò a piangere senza sosta. 
« Arrivo », aveva risposto Zacky, decidendo di mettere fine a quell'agonia. Avrebbe preso le chiavi dell'auto e sarebbe rimasto calmo, e così fece: riagganciò il telefono e si avviò verso le scale recuperando all'ultimo le chiavi dell'auto sul tavolo accanto alla porta d'ingresso. Sulle scale del vialetto incontrò Eloyn e si ricordò che dovevano vedersi proprio a quell'ora, si sentì un po' meglio ora che c'era qualcuno con lui, sentiva che da solo sarebbe impazzito.
« Dove stai andando? » 
« Da Matt. » 
Zacky aveva il viso corrucciato in un'espressione preoccupata, guardava dritto e apparentemente aveva la testa vuota di troppi pensieri. 
« A fare cosa? » 
« Non lo so, mi ha chiamato Vale stava piangendo... vado a vedere cosa è successo. »
« Vengo con te » disse istintivamente. Si era convinta a seguirlo quando aveva visto le sue mani torturare con agitazione le chiavi che aveva in mano, Eloyn lo conosceva abbastanza da sapere che  Zacky in quello stato da solo non sarebbe andato lontano. Ma forse andò con lui più semplicemente perché quando lo aveva visto così serio e preoccupato si era preoccupata davvero.
Zacky salì in macchina e accese il motore cercando di non dare peso ai suoi pensieri, alle sue viscere che cercavano di dare un  senso a quella telefonata. 
Prese istintivamente il telefono e digitò il numero di Johnny. Pochi squilli e rispose.
« Ciao Johnny. Sai qualcosa di quel-.. »
Si interruppe quando senti che anche lui stava piangendo, e ora le sue viscere avevano fatto una capriola e si erano messe al contrario.
« Zacky.. è successo un gran casino. » gli rispose l'altro, rassegnato.
« Ma mi volete dire che cazzo sta succedendo? » urlò lui nella cornetta.
Il pianto si fece più forte, straziante.
« Zacky! Cazzo! Jimmy è morto! »
Una doccia fredda, quelle parole erano state una doccia fredda, solo che faceva molto più male. Zacky sentì un brivido forte corrergli in faccia, e se non fosse rimasto pietrificato da quella telefonata, sicuramente avrebbe scommesso di essere sbiancato in volto, perché tutto intorno a lui era diventato come nebbioso, anche i suoi pensieri. 
« Zack, che è successo? ». Eppure lei non lo chiamava mai Zack, solo quando si trattava di qualcosa di serio, e di qualcosa di serio doveva trattarsi se Zacky era rimasto di sasso tutto d'un tratto.
« Jimmy è morto. », sussurrò Zacky, non credendo davvero alle sue stesse parole.
Giusto il tempo di riprendere fiato e vide un'auto andargli addosso, poi si accorse di essere nella corsia sbagliata. Sterzò bruscamente all'ultimo minuto portandosi dietro la scia del clacson dell'altra auto. Schiacciò il piede sull'acceleratore.
Eloyn non sapeva cosa voleva dire sentirsi abbandonati da qualcuno a cui vuoi bene, non aveva mai sperimentato la tristezza e l'agonia della perdita di qualcuno di importante. Ora aveva le braccia paralizzate e come un pugno al centro dello stomaco, le veniva da vomitare ma non sapeva perché, non sapeva dargli un senso. 
« Che cazzo vuol dire? »
« Non lo so nemmeno io! » 
In meno di due minuti erano arrivati a casa di Matt e gli aprì la porta una Val sformata dal dolore. E mentre Zacky osservava quella scena straziante, Eloyn era concentrata su ciò che stava succedendo alle spalle di Val. C'era Matt seduto sul divano con la testa tra le mani. Eloyn entrò a piccoli e lenti passi scrutando l'aria attorno a sé, c'era uno spesso strato di tensione che aleggiava a mezz'aria, un silenzio insolito e turbante. Ansia e sfinimento. 
« M-Matt.. » le tremava il labbro inferiore.
Lui alzò la testa, aveva gli occhi iniettati di sangue e le sopracciglia contratte, il viso rosso di chi ha appena litigato con se stesso. Le venne da piangere quando capì che non era uno scherzo, ma cercò di trattenersi, perché cedere adesso avrebbe significato ammettere che era vero, che quel coglione li aveva piantati in asso con le loro merde di vite. E lei da sola non avrebbe mai ammesso che quello schifo non era un incubo ma la realtà. Anzi, un incubo in terra. 
« Jimmy.. » sussurrava tra sé, Matt, con la testa ancora tra le mani. 
Eloyn si voltò e vide Zacky avanzare verso di lei, e non fece molto caso a Val che le sfiorava una spalla con la sua, a testa bassa mentre andava da Matt. Lo fissò negli occhi e vide che cominciava a scuotere la testa a destra e a sinistra. 
« No.. non può essere vero » 
« Zacky, che sta succedendo? » chiese Eloyn con un filo di voce e le lacrime agli occhi. Le sembrava che ogni ogni parola che voleva pronunciare esitasse ad uscire, come se le rimanesse impigliata alle corde vocali, e le faceva quasi male la gola per questo.
« Jimmy è morto.. »
« Val! » la chiamò, Eloyn, con voce un po' più alta.
Val spostò lo sguardo da suo marito ad Eloyn, senza le forze di proferire parola.
« Fammici capire qualcosa... ti prego.. » sussurrò con tono supplichevole mentre la bionda si avvicinava. 
« Non lo so.. ci hanno chiamato.. sta mattina » cominciò tra un singhiozzo e l'altro. « ci hanno detto che hanno.. trovato il suo cadavere in casa sua. Non si sa ancora quale sia stata la causa. ». Si asciugò le lacrime e per un istante sembrò che avesse smesso di piangere. Invece le bastò tornare ad avere la mente libera per un attimo per ricominciare tutto da capo.
Poteva essere vero? No, non poteva.
Eloyn prese una sedia e  si mise seduta con i gomiti sul tavolo. Senza neanche accorgersene era già in lacrime. 
E così aveva ceduto, e in quel momento Jimmy era morto davvero in qualche angolo nel suo cuore.
Tiro fuori un pacchetto di sigarette dalla borsa e se ne accese una, continuo così, a tiri infiniti e dolore al petto. Come a voler soffocare un altro dolore, quello del cuore, quello che in qualche modo c'era anche se non credeva ad una singola parola di quello che gli altri le stavano dicendo.
Che senso avrebbe avuto la loro vita senza quella colla che li teneva uniti? Non riusciva ad immaginare una vita senza Jimmy. Era come suo fratello. Amico. Padre. Tutt'insieme. 
« Credo che.. dovremmo avvertire gli altri » Val si era avvicinata ad Eloyn e si stava mettendo seduta accanto a lei. 
« Dov'è lui? » 
« Ci stanno pensando i suoi genitori per adesso.. lo portano a casa loro per fare i controlli e capire cosa sia stato... a farlo morire così.. » appoggiò le braccia al tavolo e cominciò a singhiozzare come una bambina, il pianto soffocato sotto le maniche della maglia. 
« Io.. devo vederlo » disse ad un tratto Zacky da un angolo della stanza.
Eloyn si alzo e andò da lui. Stava rannicchiato con le gambe al petto e il viso rosso e contratto, gli occhi color sangue. Non aveva mai visto Zacky in quelle condizioni.
Si chinò e gli prese un braccio per alzarlo da lì, per cercare di farlo reagire, dato che con se stessa aveva perso le speranze, o forse sperava che fosse Zacky a farla reagire in qualche, qualsiasi, modo. Era una scena anche un po' patetica: due persone schiacciate dal dolore, compresse nei loro stessi pensieri, l'uno che cerca di smuovere qualcosa nell'altro, che a vederli da fuori lo capivi subito che era una guerra persa in partenza.  
« Vengo con te.. » gli sussurrò una volta che lui fu in piedi. 
Lui annuì e raccolse le chiavi della macchina da terra. 
« Noi rimaniamo qui, sta arrivando Johnny.. » disse Matt asciugandosi le lacrime con il palmo delle mani. 
Zacky e Eloyn uscirono da quella casa in completo silenzio. Entrarono in macchina e ancora nessuno aveva il coraggio di dire niente, forse perché non c'era davvero più niente da dire, come se quella mattina, in quella casa, il mondo intero avesse cessato di esistere.
Eloyn prese il suo cellulare dalla borsa e compose il numero di Chelsea. Mentre teneva il cellulare in una mano, con l'altra prese un altra sigaretta e l'accese.
Pochi squilli e Chelsea rispose. 
« Ehi ciao, Eloyn! »
Quella felicità nella sua voce, era così.. ingiusta. Era ingiusto più che altro doverla avvertire che non sarebbe mai più stato così, ma sentiva di dover essere lei a dirglielo.
« Chelsea.. è successa una cosa.. » 
Evidentemente dall'altro capo del telefono Chelsea aveva sentito il suo tono di voce e i singhiozzi che ogni tanto interrompevano le sue parole. 
« C-cosa? » 
« Jimmy.. lo hanno trovato morto in casa sua, stamattina.. », sentì che le veniva da piangere di nuovo. ma cercò di trattenere le lacrime, stringendo i denti. 
« Come? » era sconcertata. 
« Vai da Val e Matt, io sono con Zacky e stiamo andando a casa sua.. » 
« No.. non può essere vero.. l'ho chiamato ieri, stava bene.. »
« ..mi dispiace » il suo tono di voce si fece acuto sull'ultima sillaba per le lacrime che stavano per scoppiarle in faccia, e in quel momento si sentì come uno di quei poliziotti che annunciano la morte del figlio ai genitori. Bussano alla pota di casa in un giorno qualsiasi, magari anche una bella giornata, e vedono i volti dei genitori cambiare espressione in una frazione di secondo. Un lavoro sporco, ma qualcuno doveva pur farlo.
« Vengo là da Jimmy »
« Ok » 
Chiuse la chiamata senza sentire cosa avrebbe risposto Chelsea dall'altra parte. Raccolse le gambe al petto per nascondere il viso tra di esse e si lasciò andare in silenzio. Ma mentre di solito ad ogni singhiozzo si sentiva meglio, questa volta non era così. Piangeva e si scaricava di tutte le sue forze, ma niente migliorava, niente accennava a tornare come prima. 

« E quindi tu avresti passato la giornata con il nostro caro Seward, eh? » le domandò Brian, malizioso, mentre prendeva delle schifezze dallo scaffale e le buttava malamente nel carrello. 
« Eh già.. sinceramente non me lo sarei mai aspettato.. »
« Cosa? » 
« Johnny, di vederlo come qualcosa di più.. » 
« Nessuno se lo aspetta da lui.. » rispose in tono ironico.
« Cosa intendi dire? » chiese chiarimenti, Silvie, che non aveva ben colto il sottile sarcasmo. 
«Vuol dire che lui è un nano e che nessuna se lo fila, ma quando poi qualcuna gli si avvicina scopre quello che c'è sotto.. non so se mi spiego.. » cercò di chiarire dandole una lieve gomitata maliziosa. 
Improvvisamente Silvie capì a cosa Brian si riferisse e rimase sconcertata. 
Intanto Brian continuò: « A proposito, com'è a letto? », ridendo sotto i baffi. 
Silvie non credeva alle sue orecchie, quell'uomo era l'emblema dei doppi sensi e delle porcherie. 
Prese un pacco di carta igienica da uno scaffale e glie lo tirò dicendo: « Non verrò mai più ad aiutarti a fare spesa, Haner! » 
Brian rise insieme a lei, si accovacciò per raccogliere il pacco di carta e lo mise nel carrello. Intanto il cellulare di Silvie stava squillando e la vide rispondere con il sorriso in bocca.
Ma il suo volto, da gioioso che era, prese d'improvviso una piega cupa e triste. Brian non capiva cosa fosse successo. 
« Stai scherzando.. » la sentì dire al telefono. « No.. non può essere.. o-ok.. », e rimise il telefono in borsa. Era sbiancata.
« Silvie, stai bene? Chi era al telefono? » 
« M-Michelle.. » 
Ad una risposta come quella Brian si sarebbe potuto aspettare davvero di tutto, qualsiasi cosa ma non quella. « Jimmy è morto.. » 
« Dai, Silvie ma che dici! » le rispose lui facendo finta di ironizzare, anche se in realtà faceva fatica a ridere. Le mise le mani sulle spalle e la costrinse a guardarlo negli occhi. 
« Silvie, non scherzare.. » 
« ...mi dispiace.. » sussurrò lei con le lacrime già agli occhi. « ..ha detto che dobbiamo andare da Matt e Val, che sono tutti lì. » 
« Lui dov'è? » 
« A casa sua.. » rispose ormai in un sussurro quasi impercettibile. Poi più niente, rumori in sottofondo e una mano che la trascinava fuori dal negozio. Forme indistinte e rumori soffocati. Una corsa contro il tempo, come se ci fosse ancora qualcuno da salvare. 

Zacky ed Eloyn erano già arrivati a casa di Jimmy quando Chelsea avvertì Eloyn che li stava raggiungendo. Zacky scese dall'auto sbattendo violentemente la portiera, deciso con tutto se stesso a voler entrare in quella casa che ora sembrava troppo triste. Arrivò all'imbocco del cortile e si fermò di colpo, Eloyn dietro di lui non capiva. 
« Io non ce la faccio. » disse con lo sguardo puntato a terra.
Eloyn gli si parò davanti e gli disse: « Devi.. » 
Zacky aveva lo sguardo completamente vuoto, privo di emozioni o di sentimenti. Eloyn gli si avvicinò, gli prese il viso tra le mani e gli alzò il mento per invitarlo a guardarla. « Zacky, ti prego.. ho bisogno di te, non fare così.. » gli sussurrò con fare nervoso. 
A vederlo in quelle condizioni era andata in panico. Come avrebbe fatto se nemmeno l'unica persona di cui si fidava davvero era più cosciente delle sue azioni? Lo abbracciò incrociando le braccia dietro al suo busto e affondò il viso sul suo collo, sentì che le sue braccia si mossero di un millimetro sopra la sua schiena e accennarono ad un abbraccio debole e che durò poco. Poi sentirono dei rumori provenire della porta di entrata e si voltarono: una squadra medica trasportava una barella fuori dall'edificio e dietro di essa i genitori di Jimmy stavano abbracciati l'un l'altro, il viso della madre fuori di sé, quello del padre impassibile mentre guardavano il proprio figlio abbandonare quella che era stata casa sua per così poco tempo, per l'ultima volta. 
Zacky ed Eloyn si avvicinarono alla barella e videro il volto di Jimmy bianco e freddo. Eloyn chiuse gli occhi mentre Zacky non fece un gesto, ma sotto l'apparenza, una morsa gli si strinse attorno al cuore con una violenza inaudita. Proseguirono verso le scale e si fermarono davanti ai genitori di Jimmy. 
« Come.. come è successo? » chiese Zacky, come se prima di disperarsi fosse necessario chiarire i fatti ed essere sicuri di non poter più tornare indietro. 
Eloyn si era accasciata sulle scale e aveva appoggiato la testa al muro mentre piangere le toglieva il respiro. 
« Non si sa, si pensa ad un infarto ma bisognerà aspettare i referti medici.. », aveva risposto il padre con foce secca e ferma, il volto inespressivo che cambiava solo quando posava gli occhi su sua moglie, accasciata su di lui. 
Zacky annuì e fece per salire le scale, lanciando uno sguardo di richiesta al padre di Jimmy che rispose con un assenzio. 
Zacky salì i gradini a due a due noncurante di Eloyn infondo ad essi, entrò in quella casa consapevole del fatto che sarebbe stata l'ultima volta. Entrò e sembrava quasi che Jimmy fosse ancora lì, tra quegli oggetti, e in un certo senso era vero. 
Andò diretto in camera sua e quando entrò cominciò a girargli la testa. Cercò di ignorare il macello e le bottiglie di alcol lasciate ovunque e il suo sguardo venne catturato da un foglio di carta sulla scrivania. Riconobbe subito la sua calligrafia sconnessa e iniziò a leggere. 
Come sempre erano parole di una canzone e accanto ad esse un pentagramma con una serie di note scritte sopra. Come avrebbe potuto lasciarli se non con l'ennesima canzone?
Improvvisamente tutto si fece un po' più inutile. Né Eloyn né nessun altro sarebbe riuscito a contare qualcosa in quel momento. 
Molte idee gli frullavano in testa, mnemmeno per un solo secondo gli venne in mente che si fosse trattato di suicidio, perché se c'era qualcosa che Jimmy condannava con tutto se stesso era proprio il suicidio, e non lo avrebbe mai fatto. 
Prese il foglio, lo ripiegò e se lo mise in tasca. Poi scese le scale e vide Eloyn ancora lì, ma accanto a lei c'era Chelsea.
« Hanno detto che lo portano a casa dei suoi, io vado là. » gli disse Chelsea quando lo vide scendere le scale. Anche lei aveva gli occhi rossi.
« Anche io.. »
« Vengo con te.. » gli rispose Eloyn, sorpresa del fatto che non avesse parlato al plurale come faceva sempre quando erano insieme. Stava cambiando qualcosa, ma lei non era assolutamente preparata.
Durante il tragitto verso casa dei genitori di Jimmy regnò il silenzio più totale anche se nessuno dei due ci fece troppo caso. Solo quando furono fermi sul vialetto di casa Zacky si decise a sputare il rospo, ma lo fece solo perché non sapeva a chi dirlo. Se ci fosse stato qualcuno del gruppo accanto a lui sarebbe stato sicuramente meglio. Non che Eloyn non fosse importante, solo che in un caso come quello, lei era l'ultima persona che desiderava vedere. Infondo, non era con lei che Zacky sentiva di voler condividere il suo dolore; non solo, perlomeno. 
« Ho trovato questo. » le disse ad un tratto porgendole il foglio di carta ripiegato. Vide Eloyn prenderlo dalle sue mani con aria incerta e rigirarselo tra le dita per qualche secondo. 
« Dove lo hai trovato? » gli chiese Eloyn mentre lo apriva. 
« Sopra alla sua scrivania. » 
Vide Eloyn scorrere velocemente gli occhi sul foglio e ne approfittò per leggere di nuovo ciò che c'era scritto.
« “These dreams will never leave you asking why..” » ripeté Eloyn tra sé. Era l'ultima riga di quel testo, ed era anche quella che l'aveva colpita maggiormente, forse perché in realtà rappresentava l'esatto opposto di quello che pensava della sua vita. Anche in quel momento se lo stava chiedendo, il perché. Il perché di quella morte ingiusta, il perché era venuta a vivere in California, il perché avesse incontrato Zacky, il perché stesse andando tutto a rotoli. La sua vita si era improvvisamente riempita di perché e in quel momento, quelle parole le sembrarono come di conforto. Poteva sentirlo, Jimmy, proprio accanto a lei. Poteva vederlo dirle quelle stesse parole, sentirlo mentre la rassicurava su tutto, come era sempre stato da quando lo conosceva. Non c'era mai stata mossa che avesse fatto senza il consulto di Jimmy, mai nessun pianto di cui lui non fosse stato a conoscenza, e in quel momento le sembrava tutto davvero così assurdo che anche piangere le veniva male. Alzò lo sguardo negli occhi di Zacky, che la guardava sofferente. Non c'era bisogno di aggiungere altro. 
Zacky guardò Eloyn volgere lo sguardo in avanti e arricciare gli occhi e la bocca in una strana espressione, e quando la vide piangere per l'ennesima volta, capì che senza Jimmy il mondo non avrebbe avuto davvero senso. Non riusciva più a guardare le cose con quel velo di positività che lo contraddistingueva, non riusciva più ad essere felice per qualcosa, e anche se era presto per dirlo, era convinto che le cose non sarebbero mai più cambiate. 
Scesero dalla macchina con passo spedito e si avvicinarono al portone aperto della casa. Mossero i primi passi in quell'antro infestato di preoccupazione e videro che gli altri erano già tutti lì, tutti sul divano. E più che una casa gli sembrò un centro igiene mentale. 
Zacky si avvicinò a Matt, che stava seduto sul divano esattamente come stava quando era a casa sua, sembrava quasi che l'avessero trasportato là di peso, e forse era stato così. Gli si avvicinò e gli porse il solito foglietto ripiegato, senza dire nulla. 
Matt lesse ciò che c'era scritto e fece cadere il braccio di lato mentre il suo volto si piegava rozzamente in un espressione di dolore mista al pianto più terribile che Zacky avesse mai visto. 
« E adesso che facciamo, Zacky? Come si fa senza di lui ad andare avanti? » gli aveva chiesto Matt, in lacrime. 
« Non lo so, Matt.. » 
Non lo sapeva davvero. Non sapeva niente. Sentiva come se l'indomani il mondo avrebbe cessato di esistere, sparito in una nuvola di fumo. Non c'era vita senza di lui, non c'era neanche morte senza di lui; né gioia, né tristezza, non c'era proprio niente. 
Val gli sfilo lentamente il foglietto tra le mani e lesse anche lei. La reazione le venne quasi in automatico, perché conosceva quelle parole, perché non c'era canzone che Jimmy scrivesse della quale Val non fosse a conoscenza, e d'improvviso le venne in mente quel pomeriggio in cui Jimmy le aveva fatto sentire quel brano che anche gli altri conoscevano ma di cui solo lei sapeva le parole. Jimmy era il suo migliore amico, e non avrebbe mai smesso di dirselo. Era il suo migliore amico e forse era l'unica persona che la conosceva per quello che era veramente. 
« Zacky.. » lo chiamò con voce debole e rotta dal pianto. « .. io conosco queste parole.. » 
« Credo sia un testo, no? » 
« E' una canzone che mi aveva fatto sentire un giorno in sala, con il pianoforte... era bellissima.. » 
Val tremò al sentire le sue stesse parole, una scossa di brividi le inondò la schiena e si mise una mano a sorreggere la fronte, con il gomito appoggiato alle gambe. Matt la guardava senza dire niente, perché sapeva anche lui che in quella situazione, la parte delle mamma protettiva spettava a lei. Spettava a lei badare a Matt, come era sempre stato sotto a quella corazza che ostentavano al mondo. Perché Val era sempre stata più forte di Matt, emotivamente, e anche in quel momento, soprattutto in quel momento, Val era più forte nonostante tutto. Nonostante ci fosse quella melodia ad inondarle la testa in maniera così ingiusta. 
“I know why you're running away..” 
La voce di Jimmy le assordava le orecchie ancora una volta, e chissà che non fosse stata l'ultima volta che sarebbe riuscita a ricordarsi la sua voce, chissà che non fosse arrivato un giorno in cui se la sarebbe dimenticata. E a quel punto cosa avrebbe fatto? Avrebbe smesso di lottare? Sicuramente non ci sarebbe stato più niente per cui lottare.
Zacky sfilò il foglietto dalle mani di Val e lo appoggiò delicatamente sul tavolo, cercando di non fare rumore, perché in quel frangente c'era spazio solo per pochi e distinti suoni. Lo appoggiò lì, così che chiunque potesse leggerlo, come a dire: queste sono le sue ultime parole, la sua eredità per noi. Poi vide gli sguardi di Johnny, Brian, Chelsea, Silvie e Michelle tutti sul foglietto, ma nessuno che avesse il coraggio di prenderlo e leggere ciò che c'era scritto. Poi, nello stesso istante due mani si avvicinarono per prenderlo e così facendo si sfiorarono, Zacky alzò lo sguardo e vide Michelle e Brian scambiarsi un'occhiata tra il complice e il risentito, poco più in là, Chelsea distoglieva lo sguardo altrove. 
Davanti a certe cose, tutti i problemi del mondo diventano piccoli, e mentre in una qualsiasi altra situazione Brian e Michelle si sarebbero uccisi a suon di sguardi, in quel momento Brian ritirò la mano e Michelle lo ringraziò con gli occhi. Era come la fine di una battaglia ma non della guerra. Un tregua meritata e necessaria. 
Gli occhi di Michelle scorsero il foglietto che passò poi nelle mani di tutti. E per quanto dolore ci fosse nell'aria, la giornata passo più veloce di quel che tutti immaginavano, forse troppo veloce contro il volere di tutti. Perché oggi, Jimmy era ancora tra loro, lo sentivano, ma con il passare della notte il domani diventava un po' più buio e un po' più scuro, e nessuno sapeva se Jimmy sarebbe stato ancora con loro o se i loro cervelli si sarebbero abituati alla sua assenza, tanto da rassegnarsi all'evidenza della sua pelle fredda come il marmo. 
Rimasero tutti lì, chi andava e chi veniva dalla sua camera. Chi aveva ancora lo sguardo incantato nel nulla e lo shock nel sangue. 
Brian sentì il suo stomaco contorcersi quando il medico entrò in casa, quella era la prova tangibile di cui aveva bisogno per rendersi conto davvero di cose fosse successo. Lo seguì in camera dell'amico seguito da Zacky, Matt e Johnny. Lo vide fare i dovuti controlli e le dovute analisi per l'autopsia. Stette lì, seduto su una sedia a guardare il mondo passargli davanti, lo sguardo fisso sul volto di Jimmy. Vide Matt andarsene in lacrime dopo poco e pensò che già lo sapeva che avrebbe reagito così, perché non sarebbe stato da Matt rimanere lì con loro. Johnny se ne andò verso sera, quando ormai tutti stavano dormendo tranne Brian e Zacky, decise di andarsene per non sentirsi inutile, sarebbe andato in qualche bar ad ammazzarsi di alcol, probabilmente, non lo sapeva nemmeno lui. E la notte passo quasi lenta e a tratti veloce, ma nessuno dei due riuscì a chiudere occhio. Ogni tanto Zacky lanciava degli sguardi e Brian, che puntualmente non lo guardava, e gli faceva domande a cui lui non rispondeva, si limitava a guardare il vuoto e a farsi da solo le stesse domande che neanche lui cominciava più a capire.
Zacky aveva ancora quel foglietto in mano e lo rilesse un'ultima volta: 

“There comes a day when we all find out for ourselves
That once we have the words to say there's no one left to tell
I know why you're running away.
There's a place where nothing seems to be as simple quite cohesively,
Something little shouldn't feel this way, we got a million thoughts we can't convey
I'm gonna teach you about mortality
Let's find out who we are.
There dreams will never leave you anking why.” 1

Decise che lo avrebbe messo insieme a Jimmy l'indomani, al funerale. Avrebbe messo le sue parole con lui per sempre, la sua arte custodita con lui, così che non sarebbe mai andata persa. E poi gli vennero in mente tutti quei fan che non sapevano ancora niente, o forse i genitori di Jimmy avevano già avvertito Larry, che aveva già avvertito i fan. Non lo sapeva e non gli importava saperlo. Pensava solo a tutte le vite che quella morte avrebbe sconvolto, a quella famiglia allargata a cui Jimmy avrebbe di nuovo cambiato la vita, per l'ultima volta. Pensava a quante lacrime sarebbero andate versate e agli Avenged Sevenfold, ma capiva che non sarebbero mai più esistiti. 
E' stato un piacere suonare con te, lavorare con te e vivere con te, Jimmy. 

Quella notte sarebbe stata inesorabilmente lunga, Matt lo aveva capito quando era tornato a casa con Val che dormiva sui sedili posteriori della sua auto. Se l'era caricata addosso e l'aveva posata sul suo letto, contento che almeno lei avesse ceduto, alla fine. Poi le aveva tolto le scarpe e l'aveva coperta, e si era chiuso la porta alle spalle. La casa era terribilmente fredda e buia e allora aveva visto il pianoforte e non aveva potuto fare a meno di mettersi a suonare. 
Se c'era qualcosa di bello, o di meno triste, in un momento come quello per un musicista, era avere la certezza di una valvola di sfogo dove incanalare tutta la tua rabbia, Zacky glie lo aveva detto spesso, ma solo in quel momento capiva davvero cosa intendesse dire. E allora si era messo a comporre qualcosa, qualcosa a caso, senza pensare a nessun CD, a nessuna pubblicazione. Aveva solo scritto un testo e arrangiato qualche nota, e aveva quasi finito quando sentì Val urlare dalla stanza accanto. Poso tutto sul ripiano e si precipitò nella stanza accanto dove Val era ancora sdraiata sul letto, al buio, con il volto affondato sul cuscino che urlava di dolore, come se qualcuno le avesse squarciato la pelle o le avesse sparato. 
Matt le si avvicinò preso dal panico e maledisse il mondo per l'ennesima volta.
La prima cosa che pensò fu che se Val avrebbe ceduto non ci sarebbe stata nessuna speranza per nessuno di loro. Val e Jimmy erano sempre stati la loro colla, quel qualcosa che li teneva tutti insieme, e senza almeno uno di loro non sarebbero andati avanti, Matt ne era certo. 
« Val, calmati.. » 
Lei si era alzata continuando a piangere come una bambina di cinque anni e gli si era aggrappata alla maglia. 
« Matt, dimmi che mi sono sognata tutto.. », gli disse lei. Ma non credeva davvero a quello che diceva, sapeva bene che non se lo era immaginata, sapeva bene che quella musica che continuava a girarle in testa aveva un suo perché. 
« Vorrei poterlo fare.. non sai quanto », le disse mentre l'abbracciava accarezzandole i capelli.
« Io non ce la faccio, non posso vivere senza di lui. » 
« Sì che puoi. Devi farlo per me, perché sai che senza te io non sto in piedi. » 
« Non ce la faccio.. » continuava a ripetere. « C'è quella maledetta canone che continua a girarmi in testa! » 
« Quale canzone? »
« Quella che Zacky a trovato a casa di Jimmy.. » 
« Ti va di farmela sentire? » 
« Non so se ce la faccio... »
« Val, devi farcela. Per me, ma prima di tutto per lui. »
Allora Val decise di prendere il toro per le corna, e se doveva far male, allora avrebbe fatto male sul serio, ma non le importava. 
Si alzò in piedi e prese Matt per mano. Insieme attraversarono il lungo corridoio e arrivarono al pianoforte, si misero seduti uno accanto all'altro e Val iniziò a suonare quella melodia straziante, e a Matt venne da piangere ancora una volta, tanto che sentiva di non avere più lacrime in corpo, gli facevano male gli occhi. La voce di Val gli entrò nelle orecchie con una facilità dolorosa, e quelle parole segnarono il netto confine di un periodo che adesso sembrava concluso. 
« I know why you're running away.. », aveva cantato Val prima di rimettersi a piangere. E aveva continuato con le lacrime che le scivolavano tra le dita e bagnavano i tasti del pianoforte, poi si era interrotta di colpo, portandosi le mani a coprire il viso, e Matt l'abbracciò.
« Però lui ha detto che la voleva fare più cattiva, senza pianoforte e che la batteria doveva essere pesante.. e poi non è finita, c'è un altro pezzo ma.. » 
« Basta così, Val.. è abbastanza.. » 
« C'è una frase che dice: “these dreams will never leave you asking why”, e io ci credo Matt, io ci credo che alla fine di tutto capiremo il perché di tutto questo, ci credo perché me l'ha detto Jimmy.. » 
« Ci credo anche io, amore mio.. » 
Matt la guardò sfogarsi sul suo petto e si accorse di non averla mai vista così distrutta. Si avvicinò a lei e le diede un bacio tra i capelli.

Infondo era sempre stato il suo passatempo preferito, l'unico modo che riusciva a consolarlo dai problemi che gli si ponevano davanti. Stare al bancone del bar ad ubriacarsi fino allo svenimento erano una di quelle cose che alla fine lo avevano sempre rigenerato. Solo che di solito questo succedeva quando accanto a lui c'era ancora Jimmy. 
Stavolta, al posto di Jimmy c'era Silvie, seduta su uno sgabello poco più in là. Avevano già perso il conto di quanto avevano bevuto da quando erano usciti da casa dei genitori di Jimmy. 
« Jimmy diceva sempre che la cosa migliore che puoi fare è inseguire i tuoi sogni, e forse aveva ragione. » blaterava Johnny con in mano l'ennesimo bicchiere di Jack Daniel's della nottata. 
« Forse il problema è che non gli ho mai dato retta a quello stronzo. » 
« A me invece ha dato lezioni di batteria, ma non c'è riuscito. » aveva detto Silvie, ormai più che ubriaca, ridendo. 
« Lui non era un batterista, era un inseguitore di papere.. ». E dopo due secondo erano entrambi piegati in due dalle risate, che però non erano vere risate, era più un pianto misto alla risata. C'era qualcosa di più malinconico di quello? Confondere il bene con il male, il triste dal felice. 
Quando si furono ripresi, Johnny la guardò negli occhi e disse: « Ho passato gli anni più belli della mia vita insieme a lui... gli voglio bene, era il mio migliore amico.. » 
Silvie aveva ricambiato lo sguardo e aveva alzato il bicchiere in alto: « A Jimmy! », aveva esclamato. 
« A Jimmy! », aveva risposto l'altro. E insieme si scolarono tutto i bicchiere di Jack in un solo sorso. Stavano risolvendo il problema alla maniera Seward, anche se lui stesso non era convinto che quella volta avrebbe funzionato.

Zacky uscì dalla stanza in silenzio per paura di svegliare qualcuno, rimase sorpreso quando si accorse che fuori dalla stanza erano rimaste solo Chelsea ed Eloyn, la prima sveglia a differenza dell'altra. 
« Chelsea.. » le sussurrò. 
« C'è Brian dentro? »
« Sì, ma non sembra esserci sul serio.. insomma, non so, vai a vedere.. » 
Posò lo sguardo su Eloyn addormentata mentre Chelsea se ne andava dalla stanza. Le si avvicinò e si mise seduto accanto a lei. Aveva lo sguardo stanco anche mentre dormiva, gli occhi cerchiati da delle occhiaie scure e da piccoli puntini rossi per via del pianto. Le scostò una ciocca di capelli dal viso e pensò che sarebbe stato tutto così ingiusto. Si sentiva scombussolato, triste, accecato dal dolore, tanto che quasi non riusciva a provare niente nei confronti di nessuno se non di quella piccola cerchia di persone che erano state con Jimmy come lui. Anche Johnny gli sembrava quasi indifferente, ma mai quanto Eloyn e Chelsea. Non perché da un giorno all'altro non le volesse più bene, era che non aveva più tempo per pensarci, non aveva più spazio nel cervello per continuare relazioni impegnative come quella. Si sentiva come un'adolescente che non aveva il coraggio di dire alla sua fidanzata che non voleva continuare a stare con lei per paura di pentirsi. Ed era così, in un certo senso, solo che lui non aveva gli argomenti adatti per giustificare il suo comportamento. Cosa le avrebbe detto? Come si sarebbe comportato? Proprio nel momento in cui lei avrebbe più avuto bisogno di una spalla su cui piangere, Zacky decideva di andarsene, in senso figurato, dalla sua vita. 
Non sapeva neanche lui cosa pensare o cosa no, ma il suo pensiero fisso ora era un altro. Tornò in camera insieme a Brian e Chelsea e si fece cullare da quel senso di terribile frustrazione che era sicuro lo avrebbe accompagnato ancora per molto tempo.

“Jimmy wasn't addicted to anything, he was addicted to life. 
He was a shooting star, and all those things fuckin' burn out quickly...” - Brian Haner Jr. 

Note. Ecco la fine di un altro, intenso capitolo. Che dire, ormai parlare di Jimmy è diventato quasi scontato, però mi ero ripromessa che sarei stata fedele alla realtà, e quindi l'ho fatto. 
Che dire? Sono stata male mentre scrivevo questo capitolo, ma per fortuna la maggior parte delle cose me le ero già appuntate altrove, quindi è stato anche abbastanza facile, diciamo. 
Come sempre, recensite anche solo se volete insultarmi perché il capitolo vi ha fatto schifo. Mi servono pareri sinceri per poter migliorare, quindi fatevi sotto. 
Grazie mille a chi è arrivato fin qui, significa molto per me. E un grazie ancora più grande va a chi ha recensito, siete magnifici. 
Per chi non lo sapesse, la frase finale è una frase che Brian ha realmente detto in riferimento a Jimmy credo durante un intervista ma non ne sono sicura, da cui ho poi preso qualche parola per il titolo del capitolo. Fatto sta che mi sembrava un bel modo per concludere questo capitolo infernale, che ne dite?
Ovviamente, per chi non l'avesse capito, la canzone sul foglietto è 4:00 am, canzone che inevitabilmente mi ricorda Jimmy, e credo anche che l'abbia scritta lui se non sbaglio, ma non ne sono sicura. Comunque non è scritta come la troviamo scritta noi adesso, quello che lui aveva scritto sul foglietto era solo un'abbozzo di qullo che sarebbe poi stato il testo vero e proprio. Val la sapeva perché Jimmy glie la aveva cantata, e lei se la ricordava. Tutto qui. Giusto per chiarire. 
Bene, quindi al prossimo aggiornamento che credo avverrà molto presto dato che ho già abbozzato qualcosa di concreto, quindi a presto. Baci e grazie di tutto. <3 
 
   
 
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