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Autore: Pan_z    26/02/2004    9 recensioni
Solitudine... un grande monologo con la propria anima, quando non si ha nessuno su cui contare.. quando si è soli, specialmente se non si è umani.. Leggere e Recensite! Grazie!^_^
Genere: Dark, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ginny Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Siamo soli

…un sasso, una foglia, una porta introvata; di una foglia,

un sasso, una porta. E di tutti i volti dimenticati.

Nudi e soli siamo venuti all’ esilio. Nel buio del suo ventre,

non conoscevamo il volto di nostra madre; dalla prigione

della sua carne siamo venuti nell’ indescrivibile

e incomunicabile prigione di questa terra.

Chi di noi ha conosciuto suo fratello? Chi di noi ha guardato

nel cuore di suo padre? Chi di noi non è rimasto per sempre

tarpato dalla prigione? Chi di noi non è per sempre

uno sconosciuto e un solitario?

 

…O perduto, e del vento compianto, fantasma, torna.

THOMAS WOLFE, Angelo, guarda il passato

 

 

SIAMO SOLI

 

 

 

 

Solo Ginny.

Cosa c’è di sbagliato in questo?

Gin-ny.

Forse sono sbagliata io.

Ginny.

Stupido appellativo da bambina.

Non lo sono più.

Alta, rossa, bella, avvenente, avvolta in ruvide stoffe di seconda mano.

Ah, già. A volte lo dimentico. È che non sono come gli altri. In una maniera così strana e verosimile non assomiglio a nessuno dei miei compagni. Troppo alta, troppo magra, troppo stupida, troppo ingenua.

Troppo Ginny.

Ma non è neanche questo il problema.

Quale mai potrebbe essere il dilemma che si cela dietro un nome?

G-i-n-n-y. Cinque lettere in rapida successione. Una dietro l’altra, rincorrendosi senza tregua, quasi volessero allontanarsi da me. Nessuno vuole starmi vicino. Ho una incurabile malattia, ma qualcuno non aveva forse decretato la solidarietà nei confronti del prossimo più sfortunato? Deve essere stato un grande figlio di puttana.

 

Sola Ginny.

In un letto a baldacchino troppo grande.

Tutta sola.

Fra queste mura ostili e confortanti.

Sognando libertà. Volendo essere libera.. libera dal nome che mi opprime l’ esistenza.

Ginny Ginny Ginny!

In quella casa che vorrei non mi appartenesse, sgridata, coccolata, amata, odiata. Casa non è nessun luogo per me, adesso, ma non sono libera. Non imprigionata.

Non morta, ma nemmeno tanto viva.

Solo un corpo sonnambulo fra le case di questa scuola. Vagando per i corridoi ora illuminati da un sole nostalgico, ora bui, senza luna.

Senza che io possa più ballare sotto  i suoi tiepidi raggi.

Tutto è andato via.

Tutti i sogni, tutte le speranze, anche il mio futuro.

E non sono più una bambina.

Bimba Ginny.

Tesoro della mamma.

Non sono più il tesoro di nessuno. Brutta, vecchia, acerba, immatura.

Nel mio scrigno non è rimasto più niente.. niente.. niente..

Come un eco che si disperde nell’ aria. Nella mia aria, che io inspiro, così lugubre e malsana.

C’è solo dolore.. anch’esso, solitario. Senza amici. Senza il calore di un conforto.

Ha me.

Me. Ginny. L’ unica Ginny, l’ unica bimba costretta a giocare su un tappeto di sangue.

Non sono più una bambina.

Non più Ginny.

Solo io l’ ho capito. Adesso è Virginia. E sono cresciuta, non più solo un cucciolo dagli occhi teneri. Ora un mostro assetato di libertà.

Nessuno vuole Virginia.

Nessuno vuole Ginny.

Nessuno vuole un Weasley.

Piccola, povera, indifesa.

Non più una bambina!

Non una stupida bambola senza il dono della parola, senza il dono della conoscenza.

Solo Ginny, e questo non ha forse importanza?

Non la bambolina di Harry, costretta sotto il peso della sua notorietà.

Sempre in ombra, sempre la ragazza da mettere in secondo piano.

Non la bambolina di Ron.

Fratellino, fratello, fratellone, *bastardo*.

Non la bambola consolatrice di Hermione, sempre pronta a dare consigli, mai una volta ascoltati. Sempre attenta a prendersi cura degli amici.

*E chi si prende cura di Ginny?

Tom.

Una volta c’era Tom. Tom e i suoi occhi speranzosi, velati di pazzia; Tom con i capelli neri, con il saio nero, con l’ anima nera. C’era Thomas e le sue dolci parole.

Bella puttana

Parole come la lama di un coltello.

Uscivano fuori da un diario incartapecorito, l’ inchiostro era rosso.

Inchiostro che sapeva di marmellata.

Poi di zucchero.

Poi sempre più amaro, sempre più scuro.

Sangue.

Il mio sangue che versavo per lui. Lui era il mio vampiro. L’ unico che potesse capirmi.

Perché lo sono anch’io*

 

Mi aggiro nelle tenebre, in cerca di qualcosa. Ma cosa.. cosa?

Non più un conforto.

Non più solidarietà.

Cerco Virginia. Cerco me stessa, e voglio vendetta per tutti i secondi passati a giocare con i miei capelli di pezza, le mie mani di plastica, i miei occhi vitrei.

Attimo dopo attimo, seduta, ferma e immobile, giocando a un gioco perverso.

Non sesso, non vero amore.

Violenze sul mio corpo finto.

Secondo dopo secondo, guardando le lancette dell’ orologio avanzare.

Ma non c’era nessun orologio in quelle stanze spoglie.

.. Spogliavano anche me..

Carina Gin, ora stai ferma, io ti voglio bene

Chi può volere bene a un gioco magico?

Un gioco che può parlare, può camminare, può interagire con gli altri.

Qui è tutto magico.

Nessuno vuole bene a una bambola.

Non sono una bambola!

Maledetta Ginny!

Odio odio odio odio

Ma una bambola non può sentire nulla.

 

***

 

Un vampiro è un essere immortale, condannato a vivere sulla terra per l’ eternità.

Non un essere bello come un angelo.

Non un essere cattivo come un diavolo.

Semplicemente corpi fra il fiume di sangue che cola sottile dal collo.

Invitante

Succulento

Nutriente

Ma non provo il desiderio della *fame*.

Quella vera, quella che si sente fremere nel proprio intestino.

Bevo acqua, ma non mi disseta. Mangio carne –assieme a tutti gli altri, per dar prova che il cibo non è contaminato, e che quindi non potrei essere avvelenata-, ma non mi sazio.

Passano i giorni, passano le stagioni.

Caldo, freddo, estate, inverno.

Le piante crescono, il resto si evolve, anche Harry, anche Ron, anche Hermione.

Hermione

Il suo bel visino da donna, le sue belle forme da donna, il più bell’ esemplare del gentil sesso.

I capelli ondulati le ricadono dolcemente sulle spalle, muovendosi ritmicamente con i movimenti del suo bacino. Così belli, così puri, così.. veri.. i suoi occhi non sono privi d’ espressione, di un marrone acceso, profondi come gli abissi.

Lei sente, lei prova l’ ebbrezza della prima esperienza notturna con mio fratello, lei *vive*.

Ginny non cresce, Ginny non vive.

 

Guardo ciò che mi circonda con i miei occhi da bambola, toccando gli oggetti con le mie mani da bambola, pettinandomi i miei capelli da bambola.

Fottuta bambola!

Sempre uguale, sempre bimba, sempre ingenua.

Fuori sono sempre una stupida bambina dal viso rotondo e dal seno piccolo.

Stupide forme da adolescente!

Non lo sono più, non lo sono più!

Dentro di me tutto è in movimento, tutto grida la sua frustazione.

I miei occhi sono rossi, inghiottiti da un mare di sangue. La mia voce è metallica, come quella dei computer. La mia pelle è fredda, come quella d’ un morto.

Ma io non sono morta!

Ma non sono viva..

 

Dolore, nelle viscere

No, non sento dolore. Non sento niente. Sono solo un’ ammasso di fili e intelligenza artificiale.

I.A.

Non sento dolore.

Non sento alcun bisogno fisiologico.

Solo il niente.

Sola.

Vorrei sentire qualcosa.

 

***

 

Il tempo.

L’ elemento indispensabile nella vita di un uomo. Per me è solo inutile. Scorre davanti ai miei occhi, penetrando con il suo rumoroso ticchettio nelle mie orecchie.

Mi passa accanto, quasi sfiorandomi.

A volte lo sento. I suoi passi felpati nell’ ombra del castello abbandonato, fra i ruderi di un civiltà  che è andata avanti.

Io dove sono?

Ancora qui, sempre sullo stesso scaffale, ormai impolverato. Guardo le stanze vuote, con i letti a baldacchino di un rosso scolorito, con le tende strappate, con i tavoli logorati dalle tarme.

Tutto è andato.

Anche loro che giocavano con me, giocavano su di me, torturandomi i capezzoli rosei di silicone.

Erano così.. falsi, ma continuavano lo stesso.. ancora e ancora.

Facevano scorrere le loro dita grandi sul mio bacino, avanti e indietro. Io ero come se non ci fossi.

Ma il mio finto corpo c’era.

E forse anche la mia anima che li osservava con minuziosa attenzione guardarmi trucidare.

È tutta colpa loro!

Se sono ancora qui. Se sono solo un ombra di persona. Se di me rimangono solo brandelli di vestiario da principessa, da sgualdrina, da studentessa, da bambola.

Sono ancora *questo*, mentre gli altri hanno continuato a camminare per i corridoi di questo luogo, diventando qualcosa di molto vicino ad un essere umano. E poi sono andati via, uno ad uno, li ho visti cambiare direzione, non dirigendosi più nella mia stanza, non divertendosi più con me. Il loro tempo qui era scaduto.

Il tempo non si può fermare, non si può far comprendere, non può perché non esiste veramente come esisto io, seppure ragazza di gomma.

Il tempo è solo, il vento non gli fa compagnia, prosegue per la sua strada; non si curano di me.

*Chi continua a non prendersi cura di me?

Tutti.

Se ci fosse qualcuno in questo luogo senza speranza.

Tutti.

Anche prima non c’era nessuno.

E sono sempre sola.*

 

Solitudine

Molte persone non sanno darne esattamente una definizione; forse perché non l’ hanno mai provata veramente. Se solo assaggiassero anche un piccolo pezzo di quella sua torta così invitante e riprovevole allo stesso tempo, sarebbero più angeli che demoni su questa faccia della Terra, e probabilmente riuscirebbero ad accorgersi di quanto qualsiasi essere vivente soffra l’ imponente oppressione del male.

Chissà, alcuni direbbero che non è propriamente un male.

Si, sicuramente, perché ci sono così tante voci in disaccordo.. le si potrebbero raccogliere in un vaso e tenerle in serbo per quelle occasioni, quei giorni di pioggia in cui non si riesce a sentire nulla.

Vuoto, dentro.

Vuoto, fuori.

Pioggia sul terreno. Minuscole gocce di pioggia che riflettono i dolori della gente che soffre. E la gente la guarda cadere lenta, con un turbinio di flash-back nella mente, cercando la propria immagine nell’ acqua. Si sentono al sicuro.

Perché io non sento nient’altro che il suo scrosciante rumore?

È perché la pioggia non vuole intrappolarmi nella sua spirale vorticante, portandomi via, anch’ io finalmente.. respirando aria che non sappia di stantio e vecchio.

Aria di libertà.

So che esiste, da qualche parte, lontana.. non vuole farsi trovare, troppo arrogante ed egoista per concedersi ai poveri sventurati che le chiedono un attimo di pace.

Puttana!

Perché non vuoi che gusti il tuo sapore speziato?

Perché.. perché?

Disperazione

Odio

Non odio.

O forse lo è. Frustrazione.

Per non poter essere, per non poter sapere, per non poter amare.

Ma posso amare?

Cos’è l’ amore?

Tutto si apprende, si assimila con lo studio, la fatica, il sudore spillato dalle proprie fronti madide.

È il volere della conoscenza.

Allora perché non si è mai speso una parola per definire il reale concetto di *amore*?

Si, certo, è un sentimento, così effimero.. irreale, per me che non lo conosce.

A dire il vero, non conosco alcun sentimento.

Frustrazione

Si, ancora questo. Sconforto, tanto, illimitato, perché so di ignorare. E continuerò a farlo. Ignorare perché non posso conoscere.

Il perché è sempre lo stesso. Unico e irremovibile e stabile: non ho nessuno a cui chiederlo.

Sola.

Può darsi che sia un bene…

.. intendo, non provare nulla. Non amore, non odio..

.. solitudine? Credo di si, poiché dopo questo lasso interminabile di tempo sono rimasta senza nessuno. Gli altri se ne sono andati.. o per me glio dire, scappati via.

Codardi!

Perché, poi, mi chiedo? Fuggire da che cosa? Non è forse questo il luogo della beatitudine?

Loro non cercano pace?

Loro non cercano attimi di gloria?

Loro non cercano vittoria?

Ma non ottengono nulla…

.. stupidi solti! Andati.. andati.. via…

Non hanno nulla, non più ormai.. la guerra soltanto hanno ricevuto in cambio della loro stoltezza, e la morte che li perseguita. In fondo, non credo che la morte sia per loro il male peggiore.

Per me non lo sarebbe..

.. ma, oh, già… non sono una di loro. Lo dimentico sempre, specialmente da quando non ci sono.

Si, si, tutti.

Loro soli.

Io sola.

È così. Hanno varcato la soglia di questo luogo in bilico fra il Paradiso e l’ Inferno, per dirigersi verso paesi sconosciuti ed ora non sono in grado di tornare indietro. Sono persi in un altro Universo parallelo, dimenticati anche da quel Dio che venerano e che pregano.

Dio… Dio… tu ascolti loro che sono tuoi figli, peccatori nel male. Gli doni consigli preziosi come le gemme rosse che crescono nel Tuo Eden, ma non vengono ascoltati.

Loro non ti ascoltano.

Allora mi chiedo: se fossi anch’io una tua figlia, mi porgeresti l’ orecchio per sentire i miei muti sussurri, le mie remote richieste di assoluzione dai miei peccati?

Io ti ascolterei.

Ma solo perché non sono una tua fottutissima figlia di carne e ossa, e ti prego ogni attimo passato su questa odiosa menzola sudicia, su questa terra senza anime, tu non ti curi di me?

NON HO IMPORTANZA FORSE?

No, hai ragione. Sono una bambola, non una persona vera.

Per questo sono maltrattata, sono usata, sono sfondata, sono *spudoratamente scopata* dai tuoi carissimi bastardi?

.. Già…

…se non fosse questa la motivazione mi comincerei a preoccupare..

Allora capirei che non sei tanto stronzo.

.. invece lo sei eccome..

 

Provavo a sperare in te, in qualcosa che andasse oltre la barriera del mio fantomatico *reale* per darmi la forza di continuare ad essere immobile, silenziosa, senza reazioni a quegli sguardi impudicamente folli di coloro che si fanno chiamare nessuno.

Nessuno ho nome.

Ed invece, anche tu, come loro.

Anche tu, degno padre.

Anche tu, con le tue regole che imponi da lassù;

“Guarda, ma non toccare. Assaggia, ma non gustare. Ama, ma non provare piacere”

…e guardi sghignazzando le mie reazioni a questa tua dittatura…

.. chissà, adesso, lo starai facendo.

O se non lo fai ancora, ci penserai fra un attimo.

È tutto scritto, vero? Quello che accade quaggiù, quello che è accaduto, quello che accadrà.

Sei tu a scriverlo, no?

Sei tu che giochi con le vite altrui?

.. e ti piace, vero? Godi di questo.

Tutto questo, non venirmi a chiedere cosa del martirio che mi viene inflitto.

Tutto questo, per te.

.. non chiedermi il perché.

Non chiedermi perché spero ancora vanamente in qualche tuo segno dal cielo, in qualche miracolo. Non chiedermi perché sono una bambola e faccio la prostituta con i tuoi pargoli. Non chiedermi perché sono un vampiro, è colpa di Tom. Non chiedermi perché sono ancora qui, dovresti saperlo, o non l’ hai ancora scritto?

…se è così, allora accellera i tempi, decidi del mio destino, ma fallo in fretta.

.. l’ Inferno non aspetta nessuno..

.. il tuo angioletto sprofondato nel fuoco sta bramando di tenermi, sai? Sta bramando di deriderti ancora una volta. Lo fa sempre quando gli mandi qualcuno non degno di te.

Stronzo!

Fai illudere i tuoi figli di meritare ognuno di loro un posto alla tua destra e poi? Poi cosa fai? Alla prima occasione li scarichi perchè i posti in tribuna sono tutti occupati.

*Io che fine farò?

È tutto nelle tue mani.

Alla fine, tutta questa storia si ricongiunge in un unico punto.

Un punto mistico che è il destino, il destino sei tu, Dio.

Per tutta la mia vita –se lo è veramente stata- non ho fatto altro che parlare.. parlare..

Oh, bè, anche stare zitta, ascoltare gli altri, quando volevano che li ascoltassi.

.. ma ho sempre parlato con me stessa, un lungo monologo con l’ avanzare degli anni, dei secoli, dei millenni.. si, è strano, ma sono ancora qui, a parlare.

La mia voce si è dispersa.

La mente elabora messaggi da enunciare al silenzio…

…ma la bocca non esegue gli ordini.

.. credevo, prima, di essere sola.

Non io, davvero, gli altri.

Entrambi, io e loro, due entità distinte. Sole.

Siamo soli.

Questa è la verità.

Loro umani.

Umani che vivono, umani che soffrono, che gioiscono, che odiano, che amano.

Tanti cuori silenti davanti a un telefono che non squilla, ad un citofono rotto, seduti in un bar sorseggiando Milk & Chocolate, aspettando.

… aspettando cosa?... aspettando chi?...

Il telefono non squilla; non aspettano nessuna telefonata.

Il citofono non è rotto; la casa è abbandonata.

La sedia di fronte è vuota; c’è solo una tazza di cioccolata calda.

Non capiscono che il loro cercare una sensazione di compagnia è mera e dejà-vu, già vista in troppi film romantici e melensi.

Dio.. Dio.. perché non li salvi?

Sono figli tuoi, dopotutto. Togli loro anche questa speranza, ma non farli illudere di una falsa verità.

Come sei falso, Dio. 

Ci hai creato a tua immagine e somiglianza.. ma non vedi quanta differenza c’è fra noi?

E non perché tu sei immortale e noi –oh, pardon, loro-  mortali.

Non potresti cercare di abbattere il muro di disobbedienza e trasgressione che hai eretto fra questo mondo e il Tuo? L’ Eden che tutti sognano.. che tutti sperano di ottenere..

.. distruggi queste fantasie.. un giorno potrebbero diventare certezze..

.. Non sei uomo per metà anche tu?

…Dio.. Dio.. loro ti ascolterebbero se dicessi qualcosa che va oltre la tua legge..

.. ed invece.. invece..

…non crei più fratelli, né sorelle per nessuno dei tuoi figli, non compagnie per nessuno.

.. non crei più bambole, vero? Quelle gravano troppo sulla coscienza.

Ed allora… allora…

Chi si prende cura di me?

Nessuno, e non sei tu;

chi si prende cura di loro?

Nessuno, nemmeno tu.

Siamo soli, sommersi fra lacrime e rimpianti di un tempo che ha corso forsennato ed egoista.

Siamo schiavi della tua volontà, costretti a bere latte e cioccolato fino alla fine dei giorni.

E questo ci accomuna tutti…

…se tu non fossi più divinità ma umano, se la frustrazione venisse spazzata via dai nostri cuori…

.. allora si che sarebbe tutto diverso…

.. forse loro sarebbero più capaci di amare il loro padre..

…forse io sarei meno sola…

.. forse imparerei che i monologhi con l’  anima sono deleteri per lo spirito e, chissà, per questo, sarei più Ginny che una bambola…*  

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA: ehm…ehm…sono di nuovo qui, ta-daaaaaaan!!:)) Ok, no, forse non è propriamente una gran bella sorpresa ma, cosa ci volete fare? L’ ispirazione viene nei momenti più impossibili e sono settimane che lavoro su questa one-shot. Lo so.. lo so.. non è il massimo, è un A/U, Ginny e i suoi pensieri; lei crede di essere una bambola, quindi non può provare nulla, se non solitudine perché Hogwarts è rimasta deserta e lei da sola, senza nessuno. Alla fine è un grosso monologo con Dio; è da premettere che io credo fermamente in Lui e chequindi tutte quelle parolaccie e imprecazioni sono frutto della mente di Ginny, non mia, eh?^___^ Devo ammettere che dentro quasta storia ci sn frammenti di altre storie di una delle più brave autrici di Ff su Neon Genesis Evangelion mai esistite, Caska Langley. Infatti, il rimpiazzo di nessuno, rovine di una città distrutta, anima fragile, sono tutte opere sue, e c’è anche ‘Milk&Chocolate’ di Laurana84, pertanto nessuna violazione dei diritti d’ autore è intesa. Sono tutte loro le storie, io le ho solo prese come ispirazione, tutto qui:))

Ringrazio la Ly, Strekon, M.T., E. e la Ludo, per esserci sempre. Ah, ringrazio anche coloro che hanno avuto i nervi saldi per essere arrivati alla fine di queste 12 pagg di martirio indescrivibile!! ^^

Se volete, lasciatemi un commentino che mi fate felice, ok?

A presto

Pan_z

2004-02-23

 

 

Siamo soli©Vasco Rossi

 

 

 

  
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