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Autore: HachiXHikaru    23/08/2011    3 recensioni
"La rosa abbozzò un sorriso. In effetti non era male. Entrarono e Sakura chiese le chiavi alla portinaia. Le fece vedere un paio di fogli e, dopo che la donna le ebbe gettato uno sguardo gelido, ricevette la chiave.
-Ottavo piano...-
Disse atona la donna e infine aggiunse, quasi parlasse con se stessa:
-Ce ne mancava un altro come loro...-" - Preso dal primo capitolo-
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: Cross-over, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Kilari Centric - “Tell me something I don't know”

 

Io dovevo essere la migliore, perchè io ero la migliore. Questo è uno degli insegnamenti di mio padre, l'unico che vive ancora dentro di me e brucia come una fiamma viva. Io dovevo sempre dare il massimo, non accontentarmi di stupidi, patetici e minuscoli risultati e eliminare le più piccole e insignificanti seccature. Questo serviva a raggiungere il successo. Questo mi ripeteva sempre mio padre, e questo io mi ripeto ogni mattina. Gli altri non contano, sono solo feccia o, preferibilmente, possibili strumenti da poter usare e poi disfarsi. Gli amici sono solo un ostacolo e bisogna disfarsene quanto prima. Disfarsi, disfarsi...cosa semplice a parole, giusto? Bè, ma tanto quello non era il mio compito, ma quello di mio fratello Light. Fratello...lui non riesce a comprendere a pieno tutto questo. Che stupido...e poi sarei io la più piccola tra i due. Lui ha un animo debole, come quello che avevo io da piccola. Credo che Light desideri che io ritorni così “spensierata” e “felice”...tsk! Io sto meglio così, senza seccature tra i piedi. Solo con lui che fa il lavoro sporco al posto mio e nient'altro. In fondo cosa vorrei avere di più? A volte penso che forse dovrei liberarmi anche di mio fratello, che molte volte mi procura più noie che altro, ma il mio lato debole non me lo permette e, anzi, molto spesso si preoccupa per lui, ha paura che mio fratello possa morire e questo non lo sopporto. Devo riuscire a migliorare questo punto. Forse ci riuscirei con l'aiuto del mio adorato paparino, ma lui...ops! È morto, l'ho fatto uccidere io... Ma, in fondo, è stato grazie a lui che l'ho fatto, lui mi ha fatta diventare così e io desidero ringraziarlo. Anche se, pochissime volte, penso che probabilmente vorrei essere qualcun'altra...

 

All'età di sedici anni non ero ancora conscia di cosa voler davvero fare nella vita, così mio padre decise per me, non curante del fatto che mi andasse bene o meno. A quell'epoca frequentavo il liceo e avevo degli amici; mi ero persino presa una cotta per un mio compagno di classe. Insomma, ero una normale sedicenne, che pensava a tutto, tranne a quello che mi insegnò mio padre nel tempo. Io inizialmente ero una debole, sottomessa al volere di Kuroki e così, quando lui mi disse che dovevo cominciare a frequentare delle lezioni di canto e di ballo non mi opposi; pensavo, anzi, che sarebbe stato divertente. Tsk. Niente di tutto quello che era strettamente legato a mio padre era divertente, ma lo imparai solamente col tempo. Un giorno mi convocò nel suo ufficio e io capii immediatamente il motivo...

-Bu... Buonasera padre...-

Dissi timidamente, non riuscendo neanche a guardarlo in faccia; quell'uomo mi aveva sempre spaventato... Non mi rispose, ma mi lanciò un'occhiata veloce e conserte le braccia. Deglutii, preparandomi alla ramanzina che stava per arrivare.

-Allora Kilari, ho sentito dalla tua maestra di canto che non stai facendo molti progressi-

-Mi spiace...-

No, non era vero; in fondo non m'importava nemmeno...

-E anche quella di danza dice la stessa cosa-

Lo vidi stringere i pugni.

-Mi...mi dispiace padre...-

Si alzò dalla sedia e sbatté le mani sul tavolo; io sussultai spaventata. Speravo tanto che non mi picchiasse...

-Dimmi che me ne faccio delle tue stupidi scuse, eh?-

Cominciai a tremare e della lacrime rigarono il mio volto. Ero davvero debole all'epoca...

-Mi scusi...mi impegnerò di più-

-Smettila di scusarti cretina!-

Perchè? Perchè doveva rivolgermi quelle parole così dure? E dire che era mio padre... Lo sentii sospirare.

-Sai qual è il tuo problema Kilari?-

Scossi lentamente la testa.

-Sei troppo morbida! Ecco cos'è! In questo modo non arriverai mai al successo, lo capisci?-

Si rimise a sedere. Aveva ragione... Eccome se ne aveva...

-Ora và, non farmi perdere altro tempo... Dirò alle tue insegnanti di raddoppiare il numero delle ore di lezione-

-M...ma padre...-

Alzò un sopracciglio.

-Che vuoi ancora?-

Chiese acido.

-Se...se mi raddoppia le ore...non potrò più vedere i miei amici e...-

A quel punto mio padre perse la pazienza, mi si avvicinò e mi tirò uno schiaffo. Mi portai la mano vicino alla guancia dolorante e continuai a piangere ancora di più; non sopportavo affatto quando mi picchiava, mi sentivo ancora più debole e il dolore dentro di me cresceva.

-Razza di stupida, non ti avevo detto che gli amici sono inutili? Per raggiungere il successo devi contare solo su te stesso e non fidarti di nessuno. Ficcatelo in quella specie di zucca, capito?-

Annuii. Mio padre mi tirò un altro schiaffo che fece più male del primo.

-E poi smettila di piangere! Con le lacrime non si ottiene niente!-

Mi asciugai il viso con un braccio, poi lo intravidi indicarmi la porta.

-E ora vattene!-

Non avrei desiderato sentirmi dire altro. Annuii, mi inchinai e mi avvicinai alla porta per uscire; sfreccia veloce via da lì e non badai neanche a mio fratello che mi salutava. Così aveva sentito tutto e ovviamente non aveva agito in mia difesa... Ma dopotutto, come disse mio padre, io potevo contare solo su me stessa.

 

Dopodiché cominciai a comportarmi come mio padre voleva mi comportassi e i miei amici si allontanarono da me; tsk. Amici... Non mi cercarono neanche... Inizialmente pensai che fosse a causa di mio padre, ma scacciai subito quel pensiero; lui era l'unico che mi stava aiutando, perchè voleva che avessi successo, che facessi qualcosa di importante. Mi esercitai giorno e notte per migliorare nel canto e ci riuscii, rendendo soddisfatto mio padre; non chiedevo di meglio. Ritornai, un pomeriggio, nell'ufficio di Kuroki, senza sapere esattamente cosa volesse da me; forse voleva farmi i complimenti... Tsk, non era certo quel tipo di persona, mio padre...

-Mi avete chiamata, padre?-

Chiesi sicura di me; non ero più la ragazzina debole dell'ultima volta. Vedendomi ghignò e mio mi sentii confusa.

-Kilari... Ben arrivata... Sai, volevo parlarti di una cosa...-

-Dica pure, padre-

Rimase in silenzio per un po' prima di continuare.

-Tu sai cos'è il Death Note?-

Rimasi di sasso a quella domanda, lui si era fatto estremamente serio. Io ovviamente sapevo cosa fosse, anche se nessuno me ne aveva mai parlato apertamente, lo avevo scoperto non so neanche bene come... Annuii alla sua domanda e facendolo continuare a parlare.

-Ora voglio che anche tu possa usufruirne-

Sentii una piacevole sensazione pervadermi il corpo; io avrei potuto usarlo... Probabilmente sorrisi compiaciuta, dato che mio padre aggiunse:
-Ma per il momento dovrai riferire a me chi ti sta d'intralcio e non agire di testa tua, siamo intesi?-

Dentro di me ghignai.

-Ma certo padre... Si fidi di me...-

E alla fine mi congedai.

 

Col passare dei mesi dentro di me si crearono nuovi sentimenti, molto simili a quelli di mio padre. La storia del “Death Note” mi allettava moltissimo e desiderai averlo tutto per me, sicura che ormai mio padre non mi fosse più utile; ormai aveva fatto la sua parte e ora doveva solo uscire di scena. Pensai a diversi modi per prendere il quaderno e scrivere su di esso e alla fine ci riuscii; passai l'intera giornata con il cuore in gola, sperando che andasse tutto bene e, fortunatamente, così fu. Il mio stupido fratello mi obbedì e uccise Kuroki; non potei crederci neanche quando lo vidi con i miei occhi. Quando lo trovai immobile nella stanza di mio padre rimasi di sasso; e così l'uomo che mi aveva tormentata non esisteva più... Sentii le lacrime rigarmi le guance e mio fratello che mi guardava sconvolto, quando arrivò la vecchia cameriera cominciai la mia recita. Mi gettai al suo collo.

-Nostro padre...è stato...è stato ucciso...-

Dissi tra i singhiozzi. La donna cercò di consolarmi e chiese cosa fosse successo.

-Ecco...mio...mio fratello...-

Sorrisi dentro di me, cercando di pensare cosa frullasse nella mente di Light.

-Mio fratello ha scovato un ladro in casa e...e ha visto che...che voleva far del male a nostro padre...così...così ha preso la pistola e lo ha...lo ha trovato nello studio di papà...però...-

E cominciai a piangere più forte. In questo modo speravo di apparire distrutta, come ogni figlia che si rispetti.

-Però quell'uomo lo aveva già ucciso...Light ha cercato di colpirlo, ma lui è fuggito...-

La cameriera mi guardò confusa. Probabilmente le riusciva difficile prendere per vere le mie parole... Maledetta serva...

-Ma signorina...è sicura di quello che...-

-Mi dai forse della bugiarda? Ricordati che mio padre è appena morto!-

Dissi alzando la voce e dentro di me ringraziai mio padre, che aveva permesso a tutto ciò di succedere. La cameriera spaventata si allontanò, andando a chiamare la polizia e io e mio fratello rimanemmo soli. Incrociai lo sguardo di Light smettendo di piangere.

-Non credevo che lo avessi fatto davvero Light...-

-Nostro padre ha sempre detto che dovevo obbedire ciecamente a quello che era scritto su quel quaderno...-

Sorrisi soddisfatta della risposta e andai a chiudermi in camera; lì cominciai a ridere istericamente e stranamente ricominciai a piangere. E così era morto... Finalmente...

 

Per mesi l'omicidio di mio padre fu sulla bocca di tutti, com'era logico pensare. Dopo la sua morte molte persone si sentirono più libere e io e Light decidemmo che non era necessario tenere quello stupido canale, così lo vendemmo e il ricavato lo usai tutto io per le mie lezioni. Cambiammo anche cognome, prendendo quello di nostra madre, Yagami. Quando mio fratello mi chiese di volersi trasferire fui d'accordo. Per la mia carriera dovevo visitare molte città e fare provini ovunque. In questo modo andò avanti la nostra vita, girando nelle piccole città e facendo provini. Una sera, io e mio fratello, che avevamo rispettivamente ventidue e ventiquattro anni, ci trovavamo in una specie di pub e vari cantanti emergenti si stavano esibendo; tutto ciò era nauseante. Quando sentii la voce di quella maledetta dai capelli rosa non potei più trattenermi, anche mio fratello ne sembrava incantato...

-Quella ragazza ha del talento...-

Annuì alla mia affermazione, facendomi infuriare ancora di più.

-Eliminala-

Mi guardò confuso; che idiota...

-Lei è l'ostacolo che mi divide dal successo...eliminala Light-

-M...ma...-

Lo guardai gelida.

-Devo forse scrivertelo sul Death Note?-

Mi guardava incredulo, ma alla fine dovette obbedirmi e lei morì. Infine io e Light ci trasferimmo di nuovo, ormai quasi al verde, in una palazzina composta da otto piani. Lì speravo di ottenere quello che volevo... Quello che mio padre mi aveva imposto di volere, ma ogni volta sembravo non riuscirci e mi odiavo, mi odiavo con tutta me stessa. Divenne ancora peggio quando lei ritornò nella mia vita; e io che la credevo morta. Cercai di liberarmene, ma anche mio fratello mi volse le spalle, come tutti gli altri e divenni sola; probabilmente era anche per quello che chiesi l'aiuto delle sorelle Amane. In qualche modo speravo che loro fossero mie amiche, che mi considerassero un'amica... Ma dovetti ricredermi anche su di loro. Non c'era nessuno a quel mondo che era dalla mia parte, che mi sostenesse, che mi sorridesse gentilmente; fu solamente lei, la mia peggiore nemica, la persona che volevo soffrisse più di tutti, Haruno... Solo lei per la prima volta mi trattò come avevo sempre voluto che mi trattassero gli altri e, stranamente, ne fui davvero felice...

  
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