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Autore: jas_    28/08/2011    11 recensioni
«Quando ti abituerai all’aria inglese non vorrai più andare via, soprattutto se conoscerai qualche bel giovanotto. A me accadde la stessa cosa con tuo nonno, ricordo come fosse ieri la prima volta che lo vidi alla stazione centrale di Milano, per cinque minuti non mi fece pensare all’afa che c’era in quella calda giornata di Agosto.»
Bla bla bla. Ogni volta che veniva a prenderla all’aeroporto ripeteva la stessa cosa, però in sedici anni Emma di giovanotti inglesi che le hanno fatto perdere la testa non ne aveva trovati.
I ragazzi erano tutti uguali. Neri, bianchi, gialli, italiani, inglesi o eschimesi. Stronzi tutti.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Arrivò al campo del giorno prima e subito vide Harry farle cenno di avvicinarsi, era in compagnia di altri ragazzi, tutti dal viso famigliare.
«Gente, lei è Emma» annunciò.
La ragazza salutò timidamente con la mano, sembrava un incontro per alcolisti anonimi inoltre Harry parlava come se si conoscessero da sempre. Strani gli inglesi.
«Loro invece sono Liam, Zayn, Niall e Louis» aggiunse poi.
Emma guardò quei quattro visi cercando di associarli ai nomi. Zayn era quello dalla pelle olivastra, Niall il biondo, Louis quello dai capelli scuri e Liam.. Liam cercò di ricordarselo come il più carino.
«Sono una frana con i nomi» ammise poi, «forse prima di tornare a casa li imparerò.»
Scoppiarono tutti a ridere, lei compresa.
La partita sarebbe cominciata a minuti così Emma andò a sedersi sugli spalti. Non capiva molto di basket così si limitò ad applaudire quando qualcuno faceva canestro. L’unico sport che seguiva era il calcio.
A fine partita, che vinsero Harry e gli altri, scese in campo e si congratulò con i ragazzi.
«Hai visto che tiro da tre punti che ho fatto prima?» le chiese Liam fiero di come aveva giocato.
«Ecco, veramente..» non aveva idea di cosa stesse dicendo.
«Non te ne intendi di basket, vero?» disse sorridendo.
La ragazza scosse la testa abbassando lo sguardo, scoperta in pieno
«Da dov’è che vieni?» chiese poi il biondo.
«Italia.»
«Beh, credo che lì allora il basket non sia seguito molto.»
«Infatti, preferisco il calcio.»
Liam fu evidentemente sorpreso dalla risposta. «Oh, non l’avrei mai detto.» Appunto.
«Ragazzi, sto morendo di fame, che ne dite di andare a mangiare qualcosa?» fu Louis ad interromperli.
«Emma, vieni con noi?»
La ragazza ci pensò su un attimo, infondo non aveva nient’altro da fare e poi si stava divertendo con quei ragazzi, così accettò.
«Bene, verranno anche un paio di nostre amiche, così farai altre conoscenze» aggiunse Niall più sorridente che mai.
Alcuni minuti dopo infatti arrivarono tre ragazze. Non erano esattamente il tipo di persone con cui Emma usciva a Milano ma in realtà non lo erano nemmeno i ragazzi quindi non si fece ingannare dall’apparenza.
Lo sbaglio più grande della sua vita.
Quando arrivarono al locale Nicole, Carly e Maddy si sedettero rispettivamente vicino a Liam, Zayn e Harry.
Emma, Niall e Louis sembravano degli estranei.
«Oh guarda chi si vede!»
Emma spostò lo sguardo dagli altri ragazzi alla cameriera che sembrava conoscere Niall e Louis.
«Sono venuto a vedere se lavori» la stuzzicò Louis.
La bionda gli fece una linguaccia di rimando, si vedeva che erano molto amici.
Presero le ordinazioni e appena la ragazza se ne fu andata Emma chiese a Louis chi fosse.
«Lei è Hannah» rispose, «la mia migliore amica sin dall’asilo.»
«La tua fidanzatina vorrai dire» lo interruppe Niall che si prese una gomitata.
«Che c’è?» ribatté massaggiandosi la parte colpita.
«Si conoscono da anni e si piacciono pure ma sono troppo cocciuti per capirlo» aggiunse poi rivolto a me.
Tornò Hannah con due hamburger per Louis e Niall, un frappé per Emma e si sedette con noi.
«Mi sono sempre state antipatiche» osservò poi rivolta alle tre che stavano con Liam Zayn e Harry, «non so neanche perché vengono sempre con noi» aggiunse Louis.
«Probabilmente ai vostri amici piace essere corteggiati così esplicitamente» disse Emma notando che Nicole aveva azzerato la distanza tra lei e Liam. Poteva sedersi direttamente in braccio a lui pensò con un soffio di gelosia.
I ragazzi si girarono a guardala, «Che c’è?» chiese lei sulla difensiva, «Sto solo dicendo ciò che vedo.»
«C’è qualcuno che è geloso!» disse Niall rivolto all’amico.
«Chiariamo le cose. Non sono gelosa di nessuno, sto solo commentando certe scene che a me fanno venire il voltastomaco. Quelle tre sono delle oche. Punto.»
«Solitamente fanno a turno, bene o male nel giro di due fine settimana tutti e cinque siamo accontentati, non pensare che io e Niall siamo gli sfigati di turno» disse Louis, Emma lo guardò sorpresa.
Era serio o si stava prendendo gioco di lei? Dopo alcuni secondi scoppiò a ridere, «Me lo avevano detto che gli italiani erano dei creduloni ma non pensavo fino a questo punto!» Emma si finse offesa e gli tirò un pugno sul braccio senza che lui smettesse di ridere, anzi, anche Niall e Hannah si misero a fargli compagnia così lei non restò indietro.
«Che c’è di così divertente?» chiese Liam ad un tratto, tutti e quattro lo osservarono cercando di ricomporsi.
 «Stavamo prendendo in giro Emma» confessò Louis, «Non dirle di aver visto un asino che vola che potrebbe crederci.»
Non fece in tempo a finire la frase che di nuovo la sua risata riempì la stanza, Liam invece non rideva, anzi, sembrava seccato della cosa. Era come se gli desse fastidio essere rimasto fuori dai loro discorsi, ma infondo non erano stati loro ad obbligarlo a stare in disparte con quella che era magicamente scomparsa.
«Beh, adesso devo andare» disse tutto d’un tratto Emma alzandosi, «avevo detto a mia nonna che sarei tornata a casa presto.» Salutò tutti ed uscì dal locale.
«Aspetta!» Riconobbe subito la voce ma si voltò, era Liam.
«Posso accompagnarti?» Emma alzò le spalle. «Cioè, ho voglia di fare due passi» si giustificò poi.
Cominciarono a camminare in silenzio, abbastanza distanti l’uno dall’altro da evitare casuali scontri.
«Dov’è Nicole?» chiese la ragazza.
«È dovuta andare..»
Emma restò in silenzio per alcuni secondi, incerta su cosa dire.
«È la tua ragazza?»
Per poco Liam non si strozzò con la propria saliva, «No! Per l’amor del cielo! Come mai me lo chiedi?»
Fece spallucce, «Sembravate così affiatai prima..»
Liam la osservò per alcuni secondi cercando di capire dove volesse andare a parare mentre lei faceva finta di niente.
«È solo un divertimento.. Cioè, a me non piace ma lei si diverte a fare la cascamorta allora la lascio fare..» ammise poi.
Emma faceva fatica a seguire il suo ragionamento così lasciò perdere.
O forse le scocciava pensarla com’era realmente, cioè che lui era un po’ uno così, per non usare un aggettivo vero e proprio.
«Ti piace Londra?» chiese poi, cambiando completamente argomento.
«Di sicuro è meglio di Milano» osservò lei. «Mi piacerebbe vivere qui, però con tutte le mie cose.»
«Cosa intendi?»
«Famiglia, amici..» si bloccò.
«..Ragazzo?»
Scosse la testa, «Quello non c’è, probabilmente non c’è nessuno disposto a sopportarmi» scherzò.
«Impossibile che a nessuno piaccia una ragazza carina, intelligente e simpatica come te.»
Emma arrossii improvvisamente e voltò il viso dall’altra parte per evitare di essere vista. Si accorse che quella era casa sua.
«Eccoci, sono giunta a destinazione» disse sorridendo.
«Così abiti vicino a Styles, eh?»
Intuì che fosse Harry così assentì.
«Domani sei libera?» chiese tutto d’un tratto.
«Dovrei, perché?»
«Che ne dici se andassimo a fare un giro? Solo io e te.»
I suoi occhi scuri la scrutavano mentre lei pensava a tutto e a niente. Doveva ammettere che Liam era il ragazzo che le piaceva di più del gruppo ma mai avrebbe pensato che le avrebbe chiesto di uscire. Doveva solo dirgli di sì. Era una sillaba dannazione.
«Va bene» disse infine cercando di mantenere la calma anche se il suo cuore stava scoppiando di gioia.
Le sue labbra si incurvarono in un sorriso, «Allora ci vediamo domani, Emma.»
Il modo in cui pronunciò il suo nome le fece venire un brivido, l’aveva detto in un modo così.. sensuale.
O forse lei trovava che tutto di lui fosse sensuale.
Il modo in cui si toccava i capelli, le fossette che gli si creavano quando sorrideva, la sua voce.
Stava correndo, come al solito. Aveva il vizio di partire in quarta con i ragazzi, sempre. E poi finiva per piangere, sempre. Era così, ma cervello e cuore sono due organi diversi che purtroppo non vanno a pari passo e lei tendevo sempre a seguire il secondo, sbagliandosi a volte.
Ma quando tutto sembra perfetto, perché preoccuparsi?

To be continued.

   
 
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