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Autore: Rota    30/08/2011    1 recensioni
Un fiocco candido fece qualche piroetta in aria, volteggiando leggero e privo di ogni possibile preoccupazione nel mezzo delle gentili correnti di brezza ghiacciata di quel rigido inverno.
Poi, con grazia, arrivò al capolinea, atterrando sul palmo aperto del cyborg che, con sguardo severo, ne scrutava il cadavere che si trasformava, lento, in una piccola goccia d’acqua.
Osservò in un soffio di vapore opalescente, con il tono triste di chi si è accorto per la prima volta della miseria della vita.
-Sta nevicando…-
Genere: Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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*Autore: margherota
*Titolo: Time running
*Fandom: Vassalord
*Personaggi/Pair: Charles J. Chrishunds, Johnny Rayflo; CherryJohnny.
*Prompt: Neve
*Genere: Introspettivo, Fluff
*Avvertimenti: Shonen ai, Missing Moment, One shot
*Parole: 994
*Rating: Verde
*Note: //

Un fiocco candido fece qualche piroetta in aria, volteggiando leggero e privo di ogni possibile preoccupazione nel mezzo delle gentili correnti di brezza ghiacciata di quel rigido inverno.
Poi, con grazia, arrivò al capolinea, atterrando sul palmo aperto del cyborg che, con sguardo severo, ne scrutava il cadavere che si trasformava, lento, in una piccola goccia d’acqua.
Osservò in un soffio di vapore opalescente, con il tono triste di chi si è accorto per la prima volta della miseria della vita.
-Sta nevicando…-
Rayflo gli fu vicino con un balzo, sollevando con i piedi una dose considerevole di neve – e bagnandolo, per quanto gli era possibile.
-Te ne accorgi solamente ora, Cherry? Sono giorni che lo sta facendo! Vedi tutto questo bianco attorno? Credevi fosse panna montata, per caso?-
Il vampiro più vecchio fece un ampio gesto con le braccia, indicando tutto quello che li circondava.
Ogni cosa era ricoperta da un manto bianco e omogeneo, persino i suoni erano ovattati e poco distinti, racchiusi in un silenzio opprimente – tipico dei sonnambuli.
Il giovane rispose piccato al proprio padrone, sistemandosi con un gesto della mano gli occhiali sul naso.
-Charles, prego…-
Poi però la sua espressione tornò malinconica e lo sguardo fu portato in alto, al cielo grigio.
Il giorno in cui era diventato vampiro – lo ricordava bene – era pieno di pioggia e con lo stesso colore triste del cielo in tempesta. Lì il suo padrone lo aveva raggiunto, prendendo di lui tutto quanto gli era stato possibile.
Erano passati ben più di cento anni, da allora. E il tempo, scandito da intervalli regolari, era diventato qualcosa di leggero che scivolava sulla pelle. Stagione dopo stagione. Inverno dopo inverno.
Cherry guardò in basso, sulla terraferma, notando come Rayflo stesse giocando tra la neve, saltellando a destra e a sinistra come un coniglio in calore. Ogni tanto mandava degli strilletti estasiati, quando cadeva più in profondità e si bagnava fino quasi all’inguine. Il giovane represse un moto di puro sdegno per tutto quello, guardandosi in giro per scorgere in giro eventuali spettatori.
Poi, tutto all’improvviso, Rayflo gli si fece vicino, guardandolo in maniera sorniona – e Cherry ebbe davvero paura.
-Cherry, non vuoi giocare con me a palle di neve?-
Il cyborg lo guardò male, cercando nella sua espressione qualche elemento che lo scagionasse o in qualche modo lo salvasse. Niente: Rayflo era terribilmente serio.
Cherry lo fissò in volto, serio e composto come un adulto di fronte a un moccioso.
-Mi chiamo Charles. E non giocherò con voi a palle di neve, padrone…-
Johnny assunse una faccia buffissima, gonfiando le guance fino a farle diventare quasi rosse. Cominciò a picchiare i pugni sul braccio dell’altro, lamentandosi e lagnandosi con voce sgradevole.
-Perché non vuoi giocare con me, Cherry? Cosa ti costa? Gioca con me, dai! Gioca!-
Il giovane non spostò lo sguardo dalla sua persona, neanche quando lui si aggrappò al suo soprabito e cominciò a tirare, forse nel tentativo di farlo cadere a terra e nella neve, così da fargli un dispetto.
Non si mosse di un solo millimetro, pur tuttavia avendo anche il tempo di pensare.
Al suo padrone, per esempio, al fatto che in più di cento anni non era cambiato neppure di una virgola, presentandosi davanti ai suoi occhi sempre uguale.
Come i fiocchi di ghiaccio.
Sospirò, guardandolo triste.
-Come fa a essere sempre così?-
L’altro si fermò nella posizione assunta, restando comunque scettico nell’espressione ancora irritata per il rifiuto.
-Così come, Cherry?-
Lo sguardo di Cherry cadde in basso, per qualche secondo, nel rimirare la neve che copriva ogni cosa. Mosse i piedi, spostandone un po’ – come fanno i bambini che non riescono a parlare.
Ma poi si riprese e tornò a guardare il suo padrone in viso, carico di una nuova tristezza nello sguardo.
-Così allegro, pieno di vita…-
La smorfia di Johnny si cristallizzò lì dov’era, quando Cherry continuò il suo pensiero, abbassando di nuovo lo sguardo, come se si stesse vergognando di quella debolezza.
-Io credo di averne perso la capacità, padrone…-
Il cyborg sentì la presa dell’uomo allentarsi attorno al suo braccio per poi abbandonarlo definitivamente: le dita sottili del vampiro cominciarono a tormentare i capelli scuri, giocherellando con i ciuffi.
Poi sorrise all’altro, cercando di essere scanzonato come suo solito – ma Cherry percepì qualcosa di ben diverso dalla solita indifferenza, nel sorriso sul volto del suo padrone.
E ogni parola divenne come una pugnalata.
-Questo perché pensi troppo, Charles. Ma è evidente che non ti sei ancora abituato…-
L’uomo si voltò, dandogli le spalle e facendo qualche passo in avanti.
Lo sguardo fu rivolto lontano, in un posto inaccessibile al ragazzo.
Ci fu un lungo silenzio prima che Johnny dicesse ancora qualcosa. Lento, sofferente, carico di tutti gli anni che aveva vissuto lontano da ogni possibile vita degna di questo nome.
-Dopo un po’ si comincia ad aggrapparsi a quelle minime differenze che rendono importanti i giorni…-
Rayflo si voltò a guardarlo in viso, con un sorriso gentile e triste, bellissimo e malinconico. Un sorriso che sapeva di ringraziamento. Se Cherry provò un moto del cuore, anche il più piccolo e misero, non seppe nasconderlo, palesando ogni cosa in quella sua espressione da ebete in estasi.
Poi un passo – lontano da lui – un altro ancora.
Cherry ebbe l’impressione, a quel punto, che il suo padrone stesse mettendo volontariamente più distanza tra di loro, dopo quanto gli aveva detto. Ebbe l’impressione di aver sbagliato tutto, ancora una volta, nel rimanere semplicemente in attesa.
Johnny si accucciò appena a terra, accarezzando il suolo con il palmo aperto.
-Per esempio…-
E fu un attimo, Cherry si ritrovò una palla di neve spiaccicata contro il volto, che scivolava pericolosamente in basso verso il suo collo, intrufolandosi sotto il suo maglione e regalandogli, così, mille e più brividi di freddo.
Johnny, abbastanza lontano dalla sua ira, aveva ripreso a saltellare allegro.
Sì, lo stava prendendo davvero in giro.
-Ora ricorderai oggi come il giorno in cui sei stato sconfitto a palle di neve, Cherry!-
Cherry restò muto per qualche attimo, prima di sistemarsi gli occhiali sul naso e cominciare a fumare – letteralmente – rabbia dalle orecchie.
Si abbassò a sua volta, tastando la neve sotto i suoi piedi.
-Non credo proprio padrone, sa?-
   
 
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