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Autore: jas_    30/08/2011    11 recensioni
«Quando ti abituerai all’aria inglese non vorrai più andare via, soprattutto se conoscerai qualche bel giovanotto. A me accadde la stessa cosa con tuo nonno, ricordo come fosse ieri la prima volta che lo vidi alla stazione centrale di Milano, per cinque minuti non mi fece pensare all’afa che c’era in quella calda giornata di Agosto.»
Bla bla bla. Ogni volta che veniva a prenderla all’aeroporto ripeteva la stessa cosa, però in sedici anni Emma di giovanotti inglesi che le hanno fatto perdere la testa non ne aveva trovati.
I ragazzi erano tutti uguali. Neri, bianchi, gialli, italiani, inglesi o eschimesi. Stronzi tutti.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cosa non ti piace dell’Inghilterra? Il fatto che non esistano le ante; ecco cosa avrebbe dovuto rispondere Emma la prossima volta che glielo avrebbero domandato.
Poco dopo l’alba un raggio di sole la colpì in pieno viso, mugugnò qualcosa e nascose il viso sotto le coperte ma questo servì a ben poco. Fu costretta ad alzarsi.
Andò di sotto senza nemmeno cambiarsi e trovò l’ultima persona che si sarebbe aspettata di vedere lì: Liam.
«Buongiorno!» disse lui appena la vide.
«Buongiorno.. Ma che ci fai qua?»
«Emma!» la rimproverò la nonna per la poca cortesia.
«Ti sei già dimenticata che dovevamo uscire? Sono passato a prenderti.»
La ragazza fece per ribattere ma stette in silenzio, «Allora vado a cambiarmi» dissi solo, scomparendo di nuovo su per le scale.
«Metti il costume!» urlò Liam anche se lei era già sparita dietro la porta.
 

«Dov’è che mi porti?» chiese Emma per l’ennesima volta.
«Quando ci arriveremo lo vedrai» rispose Liam paziente, per l’ennesima volta.
La ragazza sbuffò aprendo il finestrino. L’aria che entrò le fece scompigliare i capelli ma lei sembrava non accorgersene mentre socchiudeva gli occhi e si divertiva a canticchiare la canzone che c’era alla radio.
Liam intanto osservava la scena divertito, mentre si chiedeva da dove potesse venire una creatura così bella.
«Che hai da guardare?» chiese lei tutt’a un tratto.
«Niente, stavo pensando a quanto fossi bella» rispose il ragazzo tranquillamente.
Non voleva nasconderle niente, tanto ormai l’aveva capito che gli piaceva, e anche tanto, e lui avrebbe voluto ripeterglielo finché le sue corde vocali glielo avrebbero permesso.
Emma sorrise, «Sai che se continui a farmi troppi complimenti potrei convincermi sul serio di quello che dici?»
«Fai pure» rispose lui fermandosi sul ciglio della strada.
Emma si guardò intorno spaesata, «Che stai facendo?»
«Siamo arrivati» disse Liam scendendo dalla macchina e aprendole la portiera come un vero gentiluomo.
La ragazza non rispose e continuò a guardarsi in giro chiedendosi dove dovessero andare, «Ecco perché non mi hai mai detto dove stessimo andando, non lo sai anche tu!» scherzò poi dandogli una piccola spinta.
Liam sorrise aprendo il baule dell’auto e tirando fuori un cestino da pic-nic, una coperta e alcuni teli da mare.
I due si incamminarono verso la spiaggia, il ragazzo ogni tanto si voltava a vedere dove fosse Emma visto che il sentiero non era molto bello e lei indossava le infradito.
Quando la sentì fare un urlo si girò di scatto trovandola col sedere per terra.
«Stai bene?» chiese preoccupato, porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.
«Se volevi uccidermi bastava dirlo prima!» rispose lei divertita.
«Sei tu che non sei capace di stare in piedi!» la prese in giro Liam.
Emma accettò l’aiuto ma quando fu di nuovo in piedi non gli lasciò la mano, «Così se cado di nuovo tu vieni giù con me!» scherzò.
Camminarono in silenzio fino a quando non arrivarono a pochi metri dal mare, sistemarono le cose sulla sabbia e si misero in costume. Emma si sdraiò per terra.
«Non vieni a fare il bagno?» chiese Liam, già pronto a tuffarsi.
«Di già?» protestò lei.
«Odio stare sdraiato a prendere il sole.»
La ragazza sbuffò e si alzò, «Sei un guastafeste» si lamentò mentre entrava in acqua
«E a te non va mai bene niente.»
Emma spinse Liam che perse l’equilibrio e cadde in acqua. La fulminò con lo sguardo. Lei capì immediatamente le sue intenzioni.
«Liam no!» gridò prima che il ragazzo la prendesse in braccio per poi buttarla in acqua.
Passarono ore a giocare in acqua, proprio come due bambini, fino a quando entrambi non cominciarono a sentire fame.
«Ricordati bene questo momento, perché non mangerai mai più dei panini così buoni in tutta la tua vita» dichiarò Liam prendendo un sacchetto dal cestino da pic-nic.
«Uh, non vedo l’ora!»
Il ragazzo le porse un panino mentre stava già addentando il suo.
«Li hai fatti tu?» chiese Emma osservandolo incerta, Liam annuì con la bocca piena.
«Al burro di arachidi, l’unica cosa che sono capace di fare» confessò.
«Non oso immaginare come sopravvivi quando ti lasciano a casa da solo» scherzò Emma cominciando a mangiare.
«Mc Donald a vita!»
La ragazza scoppiò a ridere e Liam la seguì, incantato dalla sua naturalezza. Amava il modo in cui le si illuminavano gli occhi quando si stava divertendo, le fossette che le si formavano ai lati della bocca quando sorrideva e i strani versetti che faceva quando stava scoppiando dal ridere.
Trascorsero l’intero pomeriggio a scherzare, a fare il bagno e a rincorrersi per la spiaggia.
Per Liam il tempo volò, e si ritrovò subito che il sole stava tramontando.
«È meglio che andiamo» disse mentre osservava Emma in ammollo nel mare.
Era sdraiata a pancia in su lasciando che le onde la trasportassero, si limitava ad alzare la testa ogni tanto quando le arrivava acqua sul viso. Notando che non si mosse le toccò il braccio con un dito senza risultato.
«Non fare la mossa del morto con me, non funziona.»
La ragazza restò immobile così Liam decise di avvicinarsi ancora di più a lei.
I loro visi erano a pochi centimetri l’uno dall’altro, poteva sentire il profumo dell’olio abbronzante che si era spalmata poco prima.
Niente.
Optò per il solletico e dove prima giaceva la calma più totale si scatenò il panico.
«Liam!» gridò Emma prima di finire con la testa sott’acqua, sbucò alcuni secondi dopo fulminandolo con lo sguardo.
«Non farlo mai più» lo rimproverò prima di saltargli in gigiola.
«Ti ho detto che dovevamo andare»
«Allora andiamo» disse poi appoggiando la testa sulla sua spalla.

To be continued.

   
 
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