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Autore: Shari Deschain    01/09/2011    4 recensioni
«Ti sfido a fare il bagno nudo nella fontana di Trevi» {Pre-serie; Stefan/Lexi}
Genere: Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lexi, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Wanted dead or alive '
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Warning: Pre-serie, Fluff
Disclaimer: TVD è di L.J. Smith e di quegli adorabili stronzi di Julie e Kevin. Se mi pagassero per fare questo, sarei la donna con il lavoro più bello del mondo dopo la Dobrev.
N/A: Scritta per il TVG!Fest @ vampiregeometry, prompt Lexi/Stefan – “Ti sfido a fare il bagno nudo nella fontana di Trevi”
─ Che Stefan abbia fatto il bagno nudo nella fontana di Trevi è canon, e lo dice la stessa Lexi nella 1x08. Tutto il resto è ovviamente fanserv─ *coff* speculazione.
─ No comment sul titolo, okay? È già tanto che non ci abbia infilato loro due in giro su una Vespa.





Vacanze romane







Inizia tutto a causa di un bicchiere di vino di troppo ─ e non un vino di quelli scadenti, niente affatto. Anzi è uno di quei vini italiani molto pregiati, che scendono splendidamente lisci giù per la gola, accarezzandola con un sapore vellutato, e finiscono per metà da qualche parte tra il petto e lo stomaco, dove creano una confortevole sensazione di calore, e per l'altra metà direttamente in testa, confondendo ogni pensiero e percezione.
Inizia tutto, insomma, perché sono completamente, stupidamente e meravigliosamente ubriachi.
Escono dal locale ridendo, tenendosi sotto braccio e sbandando paurosamente in ogni direzione. Camminano sorreggendosi l'uno all'altra, senza sapere dove andare, semplicemente imboccando un vicolo dopo l'altro, nella vaga speranza di capitare nella via giusta e riconoscere il proprio albergo. I pochi avventori che ancora si aggirano per le strade lanciano loro occhiate indifferenti, al più leggermente sprezzanti. In fondo sono giovani, sono allegri e non sembrano aver intenzione di riversare il contenuto del proprio stomaco in qualche angolo di marciapiede: la gente lì è abituata a vedere decisamente di peggio durante l'assalto dei turisti.
Sopra di loro rifulge il cielo di Roma, tempestato di centinaia di piccole stelle, e l'aria è così calda ed immobile che Stefan può vedere perfino la fronte di Lexi imperlarsi di sudore.
Anche lui è accaldato: gli bruciano le guance e ha la bocca secca ed arida. Il colletto della camicia, al contrario, è decisamente umido, e pizzica da morire. L'idea che la colpa di tutto ciò sia dell'eccesso di vino e non della calura estiva non gli sfiora nemmeno la mente.
Mentre camminano, il ticchettio regolare dei tacchi di Lexi risuona con estrema chiarezza contro l'asfalto, e ben presto Stefan si rende conto che è l'unico rumore che riesce ad udire nei dintorni.
Distrattamente si domanda che ora possa mai essere, da quanto tempo stiano girando senza meta per le conosciute vie romane, ma prima che possa ricordarsi dove diamine abbia messo il cellulare, Lexi lo tira forte verso di sé, costringendolo a svoltare bruscamente verso sinistra, poi gli stringe forte il braccio e gli indica qualcosa con un dito.
«Guarda», sussurra con tono estasiato, e Stefan obbedisce.
Il suo primo pensiero è che devono aver camminato davvero parecchio per essere arrivati fin lì, il secondo è che il loro albergo è esattamente dall'altra parte della città, il terzo è l'incoerente sensazione di bellezza che spesso e volentieri gli è capitato di provare di fronte ad una bella opera d'arte.
E più si avvicinano, più la sensazione si rafforza: i marmi della fontana sono enormi, levigati e bellissimi, illuminati appena dai faretti bianchi posizionati ad arte, e dal riflesso che questi creano sull'acqua che si riversa con un dolce fruscio nella vasca centrale.
«È davvero bella», commenta, posando una mano sulla spalla di Lexi, in realtà più per impedirsi di barcollare sui propri piedi che per solidarietà artistica.
È davvero parecchio ubriaco.
Lexi non è da meno, comunque, e Stefan può intuirlo perfettamente non appena si volta verso di lui con uno sguardo malizioso e un mezzo sorriso.
«Ti sfido!», esclama.
«Oh, no», la blocca subito Stefan. «Non ci pensare nemmeno».
Conosce quel gioco e sa che di solito non finisce bene. Nel migliore dei casi si ritrovano a dover soggiogare un paio di poliziotti perché non li sbattano nella prima cella disponibile, nel peggiore si infilano in casini che, passata la sbronza, non hanno proprio niente di divertente.
Lexi mette su un broncio adorabile che nel corso dei decenni ha piegato interi eserciti di uomini, spesso fatti di una tempra ben più dura di quella di Stefan.
Quest'ultimo però ha dalla sua parte l'indiscutibile vantaggio di conoscerla da più di un secolo, il che vuol dire che a volte riesce a farsi ingannare un po' meno degli altri, o che almeno si lascia ingannare consapevolmente e nel pieno delle sue facoltà mentali ─ quando non sono annebbiate dall'alcool, ovviamente.
Ma poi le mani di Lexi si chiudono sulla sua camicia, e la vampira lo tira verso di sé, con una prepotenza che Stefan conosce bene quanto il suo finto broncio.
Lei lo guarda da sotto in su, con gli occhi socchiusi e un cipiglio deciso.
«Ti sfido a fare il bagno nudo nella fontana di Trevi», scandisce con lentezza, accentuando l'effetto con pause più e meno lunghe tra una parola e l'altra.
Stefan la guarda per un lungo istante, poi avvicina ancora di più il proprio volto al suo.
«Levatelo dalla testa», sussurra in risposta.
«Codardo!»
Stefan fa un sorriso degno di un politico e si discosta da lei.
«Andiamo, ci conviene cercare il nostro albergo», dice, allontanandosi di qualche passo.
«Codardo!», ripete Lexi, incrociando le braccia sul petto.
«Se non vuoi venire puoi sempre rimanere qui e dormire per strada», ribatte Stefan, continuando a camminare.
«Codardo!»
«... O direttamente dentro la fontana, se proprio ci tieni».
«Codardo!», gli urla ancora dietro lei.
Arrivato fino al limitare della strada, ormai consapevole del fatto che l'amica non ha la minima intenzione di seguirlo, finalmente Stefan sospira e si volta indietro.
Lexi è salita sullo stretto parapetto di marmo e fissa l'altro con palese divertimento mentre ci cammina sopra con passo leggero di gatta, vestita solo della sua biancheria intima.
Le scarpe alte e il corto vestito a fiori, comprato quella mattina stessa in un mercatino del luogo, giacciono sull'asfalto sotto di lei.
Stefan la osserva per un lungo istante, troppo sbalordito persino per ridere.
«Ti sfido, Stefan Salvatore!», urla lei, per tutta risposta al suo silenzio stupefatto. «Ti sfido solennemente a─»
«Sssh!», cerca di zittirla lui, ritornando velocemente sui propri passi. «Smettila di urlare!»
Lexi sorride, irresistibile e bellissima.
«Sei completamente matta».
Nel momento esatto in cui la vede spalancare la bocca e riempirsi i polmoni, però, Stefan sa di aver perso.
«E va bene!», esclama allora, battendola sul tempo, e per dare prova della sua resa inizia a sbottonarsi rapidamente la camicia.
Lexi arriccia le labbra in una smorfietta compiaciuta e sposta le mani sui fianchi, continuando ad osservarlo mentre lui si spoglia fino a rimanere in boxer.
«Ho detto nudo», gli ricorda, quando lui sale a sua volta sul parapetto.
«Ci arresterebbero per atti osceni in luogo pubblico», replica Stefan. «E comunque tu hai addosso la biancheria»
Non fa nemmeno in tempo a dirlo che le mutandine di Lexi scivolano giù per le sue lunghe gambe snelle, e lui si ritrova costretto a distogliere immediatamente lo sguardo.
Ridendo di quella che lei chiama la sua “sindrome da gentiluomo”, Lexi si afferra i lunghi capelli biondi con le mani e li sposta su una spalla, voltandosi poi per mostrare la schiena a Stefan.
«Mi aiuti?», domanda, accennando con un movimento della testa al proprio reggiseno.
A Stefan non serve vedere il suo ghigno per capire che è una provocazione bella e buona, altro che richiesta d'aiuto.
Quindi, giocando d'anticipo e approfittando del fatto che lei non possa vederlo, si spoglia in fretta dei boxer e li calcia via, poi le si avvicina e libera, con un movimento un po' impacciato, i due gancetti. Le dà giusto il tempo di lasciar cadere a terra il reggiseno e poi, con un movimento che solo l'occhio di un vampiro non ubriaco potrebbe cogliere, le passa un braccio intorno alle spalle, l'altro sotto le ginocchia e la solleva di peso. Un istante dopo, con lei stretta e strillante contro il suo petto, finiscono entrambi dentro la fontana.
L'acqua è così poco profonda che in realtà i due vampiri finiscono più per farsi male che per bagnarsi, ma Lexi rimedia immediatamente, liberandosi dal suo abbraccio per spingerlo quanto più possibile sott'acqua.
«Bastardo!», urla ridendo, scacciando via le sue mani che tentano di afferrarla per tirarla giù a sua volta.
«Te la sei cercata», ribatte Stefan, sputacchiando acqua e sorridendo a sua volta.
Dopo essersi divincolato dalla sua stretta si spinge verso il centro della vasca, galleggiando a pochi centimetri dal fondo costellato di monetine luccicanti.
Chiude per un attimo gli occhi, sia per assaporare meglio la carezza fresca dell'acqua contro la sua pelle sudata, sia per schiarirsi un po' la mente, ancora annebbiata dal vino.
Dobbiamo essere matti entrambi, pensa.
Tende il più possibile l'udito per individuare eventuali esseri umani in avvicinamento, ma fortunatamente le strade sembrano deserte. La notte stessa è fin troppo silenziosa, e solo uno sporadico miagolio interrompe, di tanto in tanto, la sua pace assonnata.
Quando riapre gli occhi Lexi gli è già accanto, inginocchiata tra le sue gambe, il solito sorriso furbo a piegarle le belle labbra.
«Non è meraviglioso?», domanda, sottolineando, senza davvero dirlo, che dovrebbe quantomeno ringraziarla.
Stefan sbuffa, chiedendosi se sia il caso di ricordarle che potrebbero essere arrestati per questo. Decide che non ne vale la pena.
«Ho vinto la sfida, qual è il mio premio?», domanda invece, alzando interrogativamente un sopracciglio.
Lexi sembra rifletterci intensamente per qualche istante, poi gli posa una mano sulla guancia, si avvicina ancora di più e lo bacia sulle labbra.
È uno di quei baci leggeri, dolci, che si possono ancora comodamente attribuire al campo dell'amicizia, e che comunque, in caso di emergenza o di aggravamento della situazione, il giorno dopo sono del tutto giustificabili con il troppo alcool bevuto.
Perfino Stefan non sente il bisogno di rimuginare eccessivamente su episodi del genere, perché il suo istinto gli suggerisce che la cosa migliore è prenderli così come sono, senza ulteriori spiegazioni.
Lexi si allontana leggermente da lui, sposta dietro l'orecchio una ciocca bagnata che le si era appiccicata alla guancia, e poi alza lo sguardo sul complesso di statue sopra di loro.
Stefan la imita senza nemmeno rendersene conto. Viste dal basso e da quella prospettiva particolare, quei marmi sembrano ancora più impressionanti, quasi come montagne da scalare.
Non fa in tempo a finire di pensarlo che gli occhi di Lexi si illuminano della stessa luce folle di un quarto d'ora prima, e Stefan capisce immediatamente cosa sta per dire.
«Ti sfido a─», inizia lei.
«Non ci pensare nemmeno», ribatte lui nel medesimo istante, e prima che lei possa protestare, imbronciarsi, o trovare un altro modo per fargli fare esattamente quello che vuole, la tira di nuovo verso di sé e la zittisce con un altro bacio.


   
 
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