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Autore: FrozenShiver    04/09/2011    1 recensioni
La mancanza di un padre Sam l’aveva sempre sentita.
Nonostante avesse sempre finto di stare bene, nonostante avesse cercato di nascondere tutto lo schifo che sentiva dentro dietro quella maschera da “stronzo ribelle”.
E questo il Sergente Greg Parker l’aveva capito fin da subito, e mano a mano che il tempo passava, diventava sempre più sicuro della sua intuizione.
E diventava sicuro anche del fatto che sarebbe stato lui a fare da padre a quel ragazzo così fragile. Perché in fondo, avrebbe fatto bene anche a se stesso.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo3_ Umiliato Ma Non Vinto
-soldato, ti ho detto di sparare! È un ordine dannazione!- la voce del Maggiore tuonava potente al di sopra delle sue spalle
-ma signore, sono solo bambini!- cerca di rispondere il giovane Sam, mentre imbraccia la sua arma, che tutto d’un tratto, è diventata così fottutamente pesante …
Tutto questo è così irreale …
Sam sa bene di essersi addormentato su una panchina appena qualche istante fa, ricorda tutto, sebbene sia così terribilmente annebbiato.
Sa di non poter essere qui, anche perché questo è solo un ricordo, un brutto ricordo. Un pessimo ricordo.
-sai dirmi cosa cazzo aspetti soldato?- di nuovo quella voce.
Cerca di rispondere, ma invece delle sue labbra sono le sue dita a muoversi.
Solo una frazione di secondo prima del rumore assordante che squarcia il cielo e l’anima.
Solo una frazione di secondo prima che il cielo diventi rosso.
Solo una frazione di secondo prima che un ghigno  surreale e lugubre fa rabbrividire il giovane.
Solo una frazione di secondo prima di capire che a ghignare è proprio lui.
Si guarda incredulo e terrorizzato le mani che, con una rapidità incredibile  si riempiono di sangue.
-No, non è vero … non sono qui. Cazzo non sono qui!-  riesce ad urlare prima di chiuder gli occhi.
Stringe gli occhi il più forte possibile, solo per riuscire a fuggire da quel ricordo di merda.
Non sa quanti secondi passano prima di riuscire ad aprire di nuovo quella morsa.
Forse minuti.
O forse neanche li ha chiusi davvero gli occhi.
Paura.
Rabbia.
Disperazione.
Buio.
All’improvviso.
Il vuoto.
 Niente sotto i piedi.
Niente a cui potersi aggrappare. Niente speranze.
E comincia a precipitare. 1oo, 2oo, 3oo metri, un secondo dopo l’altro, il suo corpo continua a divorare  l’aria.
La fine del viaggio.
Una mano lo afferra rapida, appena un attimo prima dell’impatto a terra.
Una voce familiare, come un’ancora di salvezza, lo sostiene pericolosamente in bilico, sull’orlo di un precipizio.
-mamma?- la sua bocca non si muove, ma i suoi pensieri evadono dalla sua mente come spettri che passano oltre un muro.
-mamma sei tu?- l’eco della sua voce si perde lontano, oltre il vuoto, oltre il mondo.
Una sensazione di benessere così intensa da farlo sorridere.
Ma insieme a questa meraviglia, un’altra sensazione si fa largo nel corpo di Braddock, una sensazione che conosce davvero bene: la paura.
La voce che sente adesso non è quella di sua madre. Non è quella di una persona che vorrebbe ascoltare in questo momento.
È una voce cupa, roca, impastata dall’alcool e dalla droga.
È la voce di suo padre.
Lo spazio intorno al corpo del ragazzo torna a muoversi, l’aria riprende a scivolargli tagliente sul corpo, sfregiandolo  come tante schegge di vetro.
-Piangi? Come una bambino?- la voce torna, fredda e distaccata, come un pugno nello stomaco –solo i mocciosi piangono-
 –sei proprio un codardo, Sam!- ritorno ancora. Insistente, atroce.
Dolore. Dolore. Dolore.
Il ragazzo vorrebbe urlare,fuggire, fare una qualsiasi cosa pur di non sentire questa fottuta voce …
Eppure non ci riesce, non riesce a fare più nulla.
Ma all’improvviso la voce cessa di esistere e, con lei anche tutto il resto.
È finita? Sam Braddock è morto?
No,sa di non essere morto, riesce a sentire la pioggia che batte sempre più insistentemente sul suo corpo inerme al di fuori della sua mente, lì, nel mondo reale.
Eppure il nero intorno a lui si fa sempre più scuro, più compatto, fino a creare un muro.
Un muro. Tra lui e la vita.
Ma non andrà giù.
Non si arrenderà di nuovo.
E non piangerà neanche. Perché solo i mocciosi piangono.
All’improvviso un dolore atroce, all’altezza delle costole.
Un colpo orrendo, violento, rabbioso.
-Cosa cazzo succede?- riesce a dire a bassa voce, straziato dal dolore.
Il sapore metallico del sangue inizia a farsi sentire nella gola e poi in bocca.
Un altro colpo, sul ginocchio.
Sam riesce chiaramente a sentire le ossa che si frantumano.
Ma non andrà giù. Non andrà giù. Non andrà giù.
A fatica si rimette in piedi, cerca una via di fuga dal mostro fatto d’oscurità che lo tiene incatenato nella parte nascosta di se stesso.
Un colpo più violento di tutti gli altri alla testa lo fa rantolare giù.
Sente il cuore che cerca ancora di battere, debolmente e tremante.
Il respiro affannato e faticoso. Terribilmente faticoso.
Ma non andrà giù.
Un colpo alla schiena, uno schiocco secco e duro, come due sassi che si scontrano.
Cerca di tenere gli occhi aperti, sa che se dovesse anche solo per errore chiuderli, sarà la fine.
Il sangue cola dalla testa sul viso, le ossa suonano stridenti,sotto il ritmico battere dei colpi.
I respiri sono sempre più brevi, i battiti cardiaci sempre più radi.
Ma non andrà giù. Non andrà giù. Non andrà giù.
Sente delle voci, bisbigli lontani, fruscii irriconoscibili.
Un suono più forte lo costringe a tapparsi le orecchie, sente i timpani scoppiare.
Un fischio e poi un dolore atroce alla schiena.
Qualcosa si sta impossessando delle sue membra, entrandovi di prepotenza,scavando in esse, con una violenza inaudita.
Qualcosa di freddo sta squarciando la sua carne. Qualcosa di freddo vi sta entrando dentro.
Conscia di far agonizzare il ragazzo.
Ma non andrà giù.
Il sangue scende copioso, creando un lago intorno a lui.
All’improvviso i colpi cessano.
E lui resta immobile. Nel suo stesso sangue.
Umiliato.
 Ma non vinto.
  
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