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Autore: adkinsally    06/09/2011    9 recensioni
«Dimmi qualcosa di lei»
«Scusa?», risposi, incredulo.
«Quello che vuoi...», esclamò tra le lacrime, guardandomi supplichevole. «Parlami di lei.»
Provai una fitta allo stomaco, provai pena, tenerezza e dispiacere per la donna che avevo di fronte a me, che in quel momento mi stava chiedendo di parlarle di sua figlia, quella figlia che non aveva mai conosciuto veramente.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Julie Cooper, Marissa Cooper, Ryan Atwood
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Parlami di lei.

Seguii Julie nella mia casetta in piscina, la mia casa, il mio rifugio.

Non stavo bene.
Da quando Marissa non era più al mio fianco, da quando Marissa era scomparsa per sempre, non stavo più bene. Facevo fatica a fare tutto, riuscivo a malapena a trovare la forza di alzarmi. Nessuno lo aveva capito, però. Ero bravo a fingere, bravo a fingere che andasse tutto bene, che sarebbe passato. Riuscivo a camuffare il mio stato d'animo alla perfezione. Ma nessuno poteva capire quanta voglia avessi di prendere a schiaffi e uccidere Volchok, di quanta voglia avessi di picchiare qualunque essere vivente, quanta voglia avessi di riavere Marissa con me.
Julie piangeva. Julie Cooper, la stronza per eccellenza, piangeva. Ma io capivo come si sentiva. Capivo perfettamente il senso di vuoto che le attanagliava lo stomaco. E sapevo che, tanto stronza, Julie non era. Sapevo quanto bene volesse alla figlia, quante volte avrebbe voluto dimostrarle quell'affetto e quell'amore e quanto per lei fosse impossibile dimostrarglielo. La vidi sedersi sul letto, lo sguardo rivolto dall'altro lato, verso il balcone. E poi la sentii sussurrare «Dimmi qualcosa di lei».
«Scusa?», risposi, incredulo.
«Quello che vuoi...», esclamò tra le lacrime, guardandomi supplichevole. «Parlami di lei.»
Provai una fitta allo stomaco, provai pena, tenerezza e dispiacere per la donna che avevo di fronte a me, che in quel momento mi stava chiedendo di parlarle di sua figlia, quella figlia che non aveva mai conosciuto veramente. Mi massaggiai la testa e andai a sedermi vicino a lei, sul letto. Provai l'impulso di abbracciarla e farmi abbracciare, ma ovviamente non lo dissi. Ryan Atwood che voleva farsi abbracciare... Divertente. E da chi, poi? Da Julie Cooper. Solo lei poteva capirmi. Solo lei, come me, cercava di camuffare il suo dolore. Solo lei si era sempre dimostrata forte, aveva sempre usato la maschera della donna forte e stronza, esattamente come me. Anch'io avevo usato una maschera: quella del ragazzo duro, che picchia tutti. In realtà, ero sensibile, forse più di tutti, e ne ero consapevole. Perché solo io potevo ricordare quell'attimo in cui vidi il corpo morente di Marissa tra le mie braccia, ricoperta di sangue. Solo io potevo ricordare quell'attimo di angoscia in cui piangevo, e chiedevo a Marissa di continuare a lottare, chiedevo a Dio di farle superare quel momento. Solo io potevo sapere tutte queste cose.
Mi girai verso Julie e ci guardammo, prima di iniziare a parlare. Dovevo raccontarle di lei. Cosa avrei dovuto raccontarle? Avrei potuto raccontarle del nostro primo bacio sull'ottovolante, di quando ero dannatamente geloso di Luke, di quando dalla terrazza di casa Cohen avevo visto Marissa ubriaca sul ciglio della strada, di quando l'avevo portata a casa, di quando c'era stato il primo litigio, le prime porte sbattute e le prime rispostacce, di quando mi ero sentito un verme, di quando ero stato geloso di Oliver, di quando avevo corso a perdifiato a Capodanno per raggiungerla e baciarla alla mezzanotte, di quando mi disse “Ti amo” e io non riuscii a rispondere che l'amavo anch'io, anche se lo provavo. Potevo raccontarle di quando aveva sparato a mio fratello e mi ero sentito un idiota perché non ero riuscito a starle vicino, non ero riuscito ad aiutarla, della nostra prima volta sulla spiaggia, di quanto fosse stato magico quel momento, di quanto mi fossi pentito di essermi allontanato da lei giorno dopo giorno, di quanto non le fossi stato vicino quando Johnny era morto, di quando ero andato personalmente da Volchock per chiedergli di trattarmela bene, perché Marissa era mia, era sempre stata mia, anche se non stavamo insieme, anche se stavo con Sadie. Anche se Sadie mi piaceva sul serio. Oppure avrei potuto raccontarle del nostro primo incontro, di quanto la mia vita fosse cambiata con lei.
«La prima volta che l'ho vista...» Mi fermai un attimo e guardai Julie annuire.
Mi fermai un attimo per rievocare quel momento, quella magia.

Avevo bisogno di un po' d'aria, di ragionare per conto mio, di fare un quadro preciso della mia attuale vita. In quel momento mi trovavo in casa di un ricco avvocato, con una ricca moglie e un figlio strampalato, perché mia madre mi aveva lasciato in balia del nulla, perché avevo rubato una macchina insieme a mio fratello ed ero stato sbattuto in galera. Non volevo che la famiglia Cohen provasse tenerezza o pena nei miei confronti. Non volevo la carità di nessuno. Eppure in quel momento stavo facendo esattamente questo. Avevo bisogno di capire cos'era giusto fare. Avevo bisogno di una sigaretta. Uscii dall'enorme villa dei Cohen e mi appoggiai al cancello, aprendo il pacchetto di sigarette e prendendone una. La avvicinai alle labbra. Poi mi girai verso destra. E fu allora che la vidi. Nella villa affianco alla mia – a quella dei Cohen, per essere precisi, perché quella non era casa mia, affatto – c'era una ragazza. Era alta, bionda, esile. Aveva una maglia bianca abbastanza aderente e un po' corta e dei jeans scuri. Ai piedi dei sandali. Aveva un viso da favola. Mi fece mancare il respiro. Stava evidentemente aspettando qualcuno. Mi sorrise. Mi sorrise subito e mi guardò un po' stupita. Io, nel mio giubbotto di pelle nera, i capelli corti, la sigaretta in bocca, e un'aria spaesata, me ne stavo lì a fissarla, incapace di dire o fare niente.
«E tu chi sei?» Con quella domanda mi spiazzò, mi lasciò senza parole. Meditai sul modo migliore per rispondere, poi la guardai.
«Chiunque tu vuoi che io sia», esclamai, rimanendo con la sigaretta in bocca. Sul suo sguardo vidi una punta di curiosità. Evidentemente di tipi strani come me non se ne trovavano spesso in un posto come quello, pieno di ricchi e figli di papà.
«Ah, ho capito», mi rispose, girandosi dall'altra parte. Rimasi interdetto, senza sapere cosa dire. Quindi estrassi l'accendino grigio dalla tasca e accesi la sigaretta. La ragazza si girò verso la villa, forse per controllare che nessuno la vedesse, poi si girò cauta verso di me.
«Te ne posso fregare una?», domandò indicando la sigaretta. Senza rispondere, mi avvicinai posando l'accendino nella tasca del giubbotto di pelle. Estrassi una sigaretta e gliela diedi, poi feci avvicinare le due sigarette in modo che la sua si accendesse. Lei sorrise e mi guardò. Quel sorriso mozzafiato mi lasciò interdetto ancora una volta e non potei fare a meno di sorriderle, allontanandomi. 
«Allora... che ci fai qui... seriamente?» Sorrisi, questa volta un sorriso sarcastico.
«Seriamente?» Avvicinai ancora una volta la sigaretta alle labbra. «Ho rubato una macchina, l'ho sventrata.» Feci una pausa, per poi avvicinarmi. «In realtà è stato mio fratello, ma lui aveva una pistola, e della droga, quindi ora è in prigione. Io sono uscito e mia madre mi ha cacciato, perché era ubriaca. Incazzata.» La guardai. «E il signor Cohen mi ospita.» Avevo detto la verità, la mia vita, a una ragazza appena conosciuta. Lei mi guardò compiaciuta, poi fece un altro tiro di sigaretta.
«Tu sei il cugino di Boston, non è vero?» Le sorrisi. Evidentemente quella storia era fuori dal comune per una ragazza come lei, per un posto come quello.
«Vero», mi limitai a rispondere. 
«Ciao Marissa!» Mi girai e vidi Sandy venire verso di noi. Marissa. Dunque, la ragazza si chiamava Marissa. 
«Ah, signor Cohen! Ho appena conosciuto suo nipote.» Un altro sorriso. Quella ragazza aveva una carica dentro di sé pazzesca. Sorrideva. Sorrideva a tutti, sorrideva a chiunque. Al signor Cohen e a me, un povero ragazzo venuto da Chino.
Sandy rimase interdetto, guardò prima me e poi lei, e poi le sue labbra si aprirono in un sorriso. 
«Oh, il mio nipote preferito, Ryan! E' arrivato oggi da Seattle» esclamò dandomi una pacca sulla spalla. Marissa mi guardò, stupita.
«Oh... Seattle, quindi.»
«Mio padre vive lì, mia madre è di Boston», tagliai corto. Lei annuì, sorridendo. Sandy provò a cambiare argomento
«Siamo tutti molto eccitati per la tua sfilata di beneficenza di domani sera.»
«Davvero?» Un altro sorriso, quel dannato, fantastico sorriso. «Sul serio?» 
Il signor Cohen si passò una mano tra i capelli, poi ammise la verità con un «No», che fece ridere Marissa. La sua risata.
Subito dopo vedemmo una macchina arrivare. Evidentemente quella che Marissa stava aspettando qualche minuto prima. Al volante vi era un ragazzo biondo, muscoloso, con l'aria da stronzetto figlio di papà. 
«Dai, andiamo», disse rivolgendosi a Marissa. Poi fissò me.
«Potresti fare un salto a dare un'occhiata... se non hai niente di meglio da fare», esclamò la ragazza. «Ci vediamo!» e detto questo sparì entrando in macchina dando un bacio sulle labbra del biondo palestrato. Il suo ragazzo. Quello era il suo ragazzo. 
Provai una stretta allo stomaco, ma non poteva essere gelosia. La conoscevo appena.

Le lacrime sul volto di Julie non volevano scomparire e ogni volta che parlavo del sorriso magico di sua figlia le scappava un sorriso che mi faceva quasi commuovere.
«Che bel sorriso che aveva», esclamò infine, guardandomi, tra le lacrime.
«Il più bello del mondo», ammisi io, annuendo.




- Note dell'autrice.

Salve gente, rieccomi con una nuova one shot sul telefilm The oc abbastanza triste e malinconica.
Come vedete il tema principale è ancora una volta la morte di Marissa, ma stavolta non ho solo descritto gli stati d'animo degli amici o dei parenti, ma anche un momento particolare del telefilm in cui Marissa era ancora viva, ovvero il primo incontro tra Ryan e Marissa. Adoro quella scena, quindi ho deciso di descriverla.
La storia non è frutto della mia immaginazione, ma è presa tutta da alcuni episodi di oc. 
Ad esempio, il pezzo iniziale, quello in cui Ryan e Julie parlano e Julie gli chiede di raccontarle qualcosa della figlia, è presa dal terzo episodio della quarta stagione. 
Se non lo ricordate, andate a vederlo. E' un pezzo molto commovente, forse quello più commovente di OC dopo la morte di Marissa e non ho fatto a meno di piangere vedendolo.
L'altro pezzo, quello dell'incontro, penso sappiate da che episodio è preso e penso che lo conosciate tutte :)
Spero vi sia piaciuta, un bacio!
  
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