Disclaimers:
Tex Willer e tutti i suoi
personaggi sono copyright della Sergio Bonelli Editore, ma soprattutto
degli
inarrivabili Gian Luigi Bonelli e Aurelio Galleppini, che Dio li abbia
sempre
in gloria (assieme a Guglielmo Letteri, le cui storie sono state le
prima che
letto).
NON SONO TROPPO
VECCHIO PER QUESTE COSE
I
due pards procedevano a cavallo già da un
paio d'ore. Lasciatisi alle spalle il polveroso villaggio di Sand
Springs, si
erano inoltrati nell'inospitale regione desertica sulle tracce di un
rapinatore, che la settimana precedente non aveva trovato nulla di
meglio da
fare che rapinare l'ufficio postale di El Paso ed uccidere il direttore.
Era poi saltato fuori che il suddetto
direttore era imparentato alla lontana con uno dei capoccia del comando
centrale dei rangers di Austin e così, nonostante il
malvivente avesse già una
cospicua taglia sulla testa e di sicuro molti cacciatori di teste che
lo
cercavano, eccoli lì, a cuocere sotto il sole a picco e a
sudare come due
fontane, con la sola consolazione che il rapinatore aveva poco
vantaggio e
presto gli avrebbero messo il sale sulla coda.
Carson non aveva certo contribuito a rendere
il viaggio più piacevole, lamentandosi in continuazione del
caldo, del vento
secco e della polvere.
"Se non vuoi inghiottire polvere, vecchio
cammello, prova a chiudere la bocca, così darai anche un po'
di riposo alle mie
orecchie." disse Tex.
Il suo compagno aveva brontolato un insulto a
mezza voce in risposta, probabilmente il classico "Tizzone
d'inferno".
Tex bevve un sorso d'acqua e scrollò le
spalle, divertito: certo, Carson alla lunga poteva essere esasperante,
ma senza
di lui gli spostamenti a cavallo erano di una noia mortale.
"Ehi, Tex, guarda laggiù."
Il ranger più giovane alzò lo sguardo nella
direzione indicata dal suo pard: contro il cielo limpido e terso
dell'Arizona
si stagliavano le sagome volteggianti di parecchi avvoltoi. Brutto
segno.
"Scommettiamo che è il nostro uomo?" e lanciò il
cavallo al galoppo.
"Scommettere con te? Fossi matto! - gli
rispose l'altro - Tanto più che lo credo anch'io: forse il
cavallo si è rotto
una zampa, oppure si è spaventato per un serpente a sonagli
e l'ha disarcionato."
Giunti sul posto e scacciati a suon di
revolverate avvoltoi e coyotes, i due rangers si trovarono davanti i
resti di
due cavalli e di due uomini, che si erano sparati a vicenda. "Uno
è il
nostro uomo - osservò Tex - ma l'altro non ho idea di chi
sia."
Carson si avvicinò per guardarlo meglio: gli
pareva di conoscerlo, ma i mangiacarcasse non si erano certo
risparmiati...
eppure quel viso gli era familiare "Peste e corna!" esclamò
dopo un
attimo.
"Lo conosci?"
"Sì. E' Melvin Johnson: una volta era un
ranger, ma poi ha lasciato la carriera per diventare cacciatore di
taglie. Si guadagnava
meglio, diceva. Eravamo coetanei e anche coscritti." Si tolse il
cappello
in segno di rispetto per l'ex collega. "Mi dispiace, era un bravo
diavolo."
"Piuttosto chiaro cos'è successo: il
rapinatore ha sparato per primo e credendolo morto, gli ha dato le
spalle. Ma
Johnson doveva essere ancora vivo, perchè gli ha scaricato
l'intero caricatore
nella schiena. Beh, questo sacco di concime ha avuto la fine che
meritava."
Tex e Kit scavarono due fosse, diedero
sepoltura ai resti dei due duellanti e poi decisero di tornare a Sand
Springs,
da dove avrebbero mandato un telegramma al comando dei rangers, per
informarli
che la caccia si era conclusa.
Dopo
aver visto il corpo di Johnson, Carson si
era chiuso in un inusuale mutismo. Conosceva bene Melvin, e, diamine,
era un
buon pistolero, veloce e preciso, come aveva potuto farsi fregare in
quel modo
da quel rubagalline?
Una
volta era veloce, ma oramai aveva i suoi anni.
Anche tu
hai i tuoi anni, adesso, vecchio mio.
Di
solito era Tex a dire di sentir una vocina
che gli ronzava in testa, ma in quel momento la sentiva anche lui. Gli
stava
dicendo cose fastidiose, scomode. Ma vere.
Già, il rapinatore era più giovane e quindi
era stato più veloce di Johnson. Tutto qua.
Ma d'improvviso gli parve di sentirsi addosso
il peso degli anni, tutti quanti assieme.
Una
volta anche tu era più vigile, più rapido e non
sbagliavi un colpo. Potevi
cavalcare una giornata intera senza sentire fatica, fare un turno di
guardia
lungo tutta la notte senza aver sonno o arrampicarti come un bighorn
lungo le
pareti di un canyon.
Una
volta, ma ora?
<<
Ora non è più così. >>
pensò
con tutto il suo innato pessimismo. Quanto mancava prima di trovarsi
steso a
terra come Johnson, a mordere la polvere? Quanto tempo prima che
arrivasse un
apache facinoroso o il Billy the Kid di turno, più giovane e
più svelto di lui
nell'estrarre la colt dalla fondina?
Chissà, forse non era più il tempo delle
cavalcate e dei bivacchi sotto le stelle.
Forse era giunto il tempo di rassegnare le
dimissioni e ritirarsi a vivere una tranquilla pensione a Santa
Fè.
E se non era già giunto, sarebbe giunto
presto.
Non che l'idea gli facesse minimamente piacere
o gli sorridesse, ma lui si era sempre ritenuto un uomo pragmatico,
capace di
guardare in faccia alla realtà.
Forse aveva fatto il suo tempo.
Forse era troppo vecchio per queste cose.
A
riscuoterlo da quei cupi pensieri, ci pensò
la voce irritata di Tex "Per satanasso, a saperlo chiedevo al becchino
del
paese di accompagnarmi, sarebbe stato più di compagnia. Mi
vuoi dire che
accidenti ti è preso? E' più di un'ora che non
apri bocca."
"Prima ti lamenti che parlo troppo,
adesso che non parlo! - gli rispose piccato Kit - Il signore ha gusti
esigenti!
E comunque non ho nulla."
"Balle. Ti conosco da troppo tempo per
bermela."
Carson sospirò: quando Tex voleva farti
sputare il rospo, sapeva essere più tenace di un mastino.
"Proprio sul
tempo."
L'altro ranger lo guardò come se avesse preso
un colpo di sole "Eh?"
"Ragionavo sul tempo. - spiegò Carson -
Johnson era vecchio, e si è fatto fregare."
"Vecchio? Ma se hai detto che aveva la tua
età!"
"Appunto."
"Fammi capire bene, ti stai dando del
vecchio da solo? Perchè se qualche giuggiolone ti
dà del 'nonno', solitamente
poi si ritrova con qualche dente in meno."
"Ma è un dato di fatto, Tex. - sospirò
Kit - Sono vecchio. E al posto di Johnson, ora potrei tranquillamente
esserci
io, mezzo metro sotto terra."
"Sciocchezze! - sentenziò l'altro - Una
fatalità, un incidente può capitare a chiunque,
l'età non c'entra: prendi me,
ad esempio. Fulmini! Non mi ricordo più le volte che mi
hanno sforacchiato o
tagliuzzato con un coltello."
"Sì, ma..."
"Sciocchezze, ti ripeto. Sei solo un po'
scosso per la fine che ha fatto il tuo amico ed è
comprensibile. So io quello
che ti ci vuole: un bel bagno, un po' di riposo ed una birra fresca con
tre
dita di schiuma."
Al di là del lodevole tentativo di tirarlo su
di morale, l'idea appena proposta dal suo pard gli parve molto
allettante
"Ci sto."
"Ovviamente - disse Tex sferzando il
cavallo con gli speroni - l'ultimo che arriva paga da bere!" e
scattò in
avanti.
"Tizzone d'inferno, così non vale!"
gli rispose Kit, sacramentando e lanciando anch'egli il cavallo al
galoppo.
Mancavano poche decine di metri alle prime
case di quello sperduto paesucolo dell'Arizona. Tex era in vantaggio,
ma Kit
stava recuperando terreno.
D'un tratto, tra i cespugli, Carson vide un
bagliore metallico. Durò solo una frazione di secondo, ma
per lui fu
sufficiente per capire che si trattava della canna di un fucile. Il suo
corpo
reagì all'istante, automaticamente, in modo del tutto
naturale: sfilò il suo
winchester dalla sella e fece fuoco, mentre Tex arrestava il suo
cavallo.
"Fiamme d'inferno, Kit, vuoi farmi venire un infarto? Perchè
hai
sparato?"
"Ho visto qualcosa, là tra i
cespugli."
Si avvicinarono: un uomo, girato nella loro
direzione, giaceva morto, ancora il fucile in mano.
"Sbaglio o è quella testa di vitello a
cui stamattina, nel saloon del paese, hai fracassato uno sgabello sulle
reni?"
chiese Carson.
"Proprio lui! Quel figlio di centomila
vermi che non voleva un indiano nel locale. In effetti aveva giurato di
farmela
pagare. E ci sarebbe riuscito, se non ci fossi stato tu,
perchè io non lo avevo
notato."
"Invece è scivolato all'inferno senza
nemmeno accorgersene e scommetto che ora sta chiedendo a Messer
Satanasso in
persona che accidenti gli è capitato."
"Ehi Kit, - disse Tex arrotolandosi una
sigaretta - grazie fratello."
Ma come aveva solo potuto pensare di
ritirarsi? Doveva essere impazzito. Abbandonare il suo miglior amico
per cosa,
starsene tutto il giorno a guardar fuori dalla finestra? Neanche per
sogno.
Era vecchio, vero, ma... beh... non così
vecchio! Poteva ancora dare parecchio filo da torcere ad indiani
ribelli e
giovani delinquenti già stanchi di vivere. I suoi riflessi
erano ancora ottimi
e, per dirla tutta, non aveva alcuna voglia di smettere di cavalcare e
di
bivaccare sotto le stelle.
Non era troppo vecchio per queste cose.
Assolutamente no.
"Grandissimo satanasso! Sei tu che mi
farai crepare d'infarto prima della mia ora! Ovunque vai, riesci a
farti dei
nemici! A chi credi che siano dovuti i miei capelli bianchi?"
Tex rise e alzò le mani in segno di resa
"D'accordo, vecchio cammello, per farmi perdonare, le birre le offro
io.
Anzi, stasera offro pure la cena."
"Peste! Allora dobbiamo andare
immediatamente dallo sceriffo e far evacuare il paese."
"Eh? Perchè mai?"
"Perchè Sand Springs sta per essere
sommersa da un diluvio biblico."
E i due pards si avviarono al piccolo trotto
lungo la polverosa main street del paese.
=
= = = = =
Sebbene
io legga in prevalenza manga, Tex è stato il mio primo
incontro col mondo del
fumetto. Di questo devo ringraziare mio papà, che lo
colleziona
ininterrottamente dal n.1. Tex per me è sinonimo di
Avventura, con
Perchè
dove sarebbe a quest'ora Tex senza il suo fedele pard? Probabilmente a guardare i cactus crescere dalla parte
delle radici.
L'ispirazione
per la storia, tuttavia, non è il Far West, è
venuta da tutt'altra parte: viene
dalla serie di film "Arma letale" e dalla frase del personaggio
interpretato da Danny Glover, che si lamenta sempre di essere troppo
vecchio,
ma in pensione non ci va mai.
Uh,
il rating giallo è forse uno scrupolo eccessivo da parte
mia, per i morti
ammazzati e il linguaggio colorito.