Capitolo 8-
Maturando?
Lui
ancora non capiva cosa fosse successo, ma al di sotto del suo torace
vedeva
delle mani più grandi di quelle a cui era abituato e
lentamente si accorse che
era successo di nuovo.
E
stavolta era diverso: aveva voglia di baciarla su tutto il corpo, di
assaporarla
volta per volta sentendo il sapore del suo respiro, il profumo dei suoi
capelli…
-
Bella- ansimò.
-
Edwaaaaaard, accendi subito la luce!- esclamò lei agitata.
Lui si alzò e in un
attimo la luce piombò nella stanza.
-
Scusa.
-
Perché lo hai fatto? Io mi fidavo di te-
piagnucolò la ragazza torturandosi le
mani, sull’orlo di una crisi isterica: troppi punti
interrogativi, troppe
stranezze.
-
Sei stata tu. Io ti stavo abbracciando e… non sono stato
io!- protestò il
ragazzo.
-
Oh, ma dai!
-
Bella, te lo posso giurare.
-
Non giurare! I bambini non giurano- sibilò mentre si alzava
e usciva dalla camera
sbattendo la porta.
Edward
si ritrovò ancora una volta solo, per colpa di un piccolo
malinteso e di una
parola detta nel momento sbagliato. Ma stavolta non era colpa sua, lo
poteva
giurare.
E
quel corpo era così ingombrante, scomodo, strano…
Così strano che anche la sua
mente ne subiva le conseguenze, anche se minime. La voglia di stare
insieme a
Bella, di stare davvero insieme a
lei, era solo una sventurata conseguenza di ciò che gli
succedeva in quei
momenti? Si sdraiò sul letto a pensare, a rimuginare su
ciò che era accaduto.
Bella,
formulò
la sua mente.
Accese
la tv: telegiornale, che schifo.
“E’
previsto un blackout totale nello stato di Washington tra le nove e le
nove e
un quarto di stasera. Preparate le candele cittadini, perché
l’oscurità
arriverà tra dieci, nove…” gli occhi di
Edward si fecero grandi di paura.
-
Bella!- cercò di chiamare. Ma era pietrificato e lei
comunque non gli avrebbe
risposto.
Corse
verso la cucina, ma era troppo tardi: i locali piombarono nel buio
più totale.
-
Edward!- sentì urlare in seguito ad un gran fracasso.
La
sua vista, più forte di prima, gli permetteva di vedere le
forme nell’oscurità.
Si destreggiò velocemente per arrivare nella cucina, da dove
aveva sentito
provenire il botto.
-
Edward, sei tu?
-
Sì, sono io.
-
Come farai adesso. Quanto cresci in un quarto d’ora?
-
Non lo so- sospirò rassegnato lui, rannicchiandosi dove era
seduta la ragazza.
-
Ho paura, Edward- piagnucolò lei stringendosi forte al petto
del ragazzo.
Lo
sentiva come una roccia, un’ancora di salvezza, qualcosa a
cui aggrapparsi nel
buio più totale e più spaventoso.
-
Anche io ne ho- le sussurrò all’orecchio lui.
-
Ma affronteremo anche questo, insieme- le diede un innocente bacio
sulla
guancia e, senza volerlo, in quel momento Bella si sentì
completa.
Edward
si stava comportando come un adulto.