Serenamente accucciate all'ombra di una fresca pianta situata nel cuore della foresta, una tranquilla leonessa e una placida volpe, chiacchieravano tra loro come due vecchie amiche, discutendo del più e del meno.
Per un ascoltatore attento non era difficile però, scoprire che, nascoste nelle loro parole, vi era racchiuso un pizzico d'invidia. In effetti, la volpe, desiderava possedere lo stesso coraggio e l'identica sicurezza che alimentavano il comportamento dell'amica la leonessa, mentre a questa sarebbe piaciuto conquistare la celebre furbizia dell'altra. Nonostante le piccole gelosie racchiuse nei loro cuori, entrambe mantenevano un rapporto forzatamente cortese, scambiandosi sorrisi ed esagerati complimenti.
Finché, un giorno, passeggiando insieme nel bosco con i rispettivi cuccioli che trotterellavano amabilmente intorno a loro, giocando e rincorrendosi fra gli alberi, la volpe non riuscì più a trattenere una frase alimentata unicamente dall'invidia. "Mia cara " disse atteggiandosi a gran dama e indicando con lo sguardo i suoi piccoli, "tu avrai anche un portamento da regina, possiedi grande forza e vigore, ma, in quanto a madre, devi ammettere che io sono più portata. Guarda i miei cinque volpacchiotti come giocano felici tra loro. Invece tu hai messo al mondo un solo figliolo e, poveretto, sembra tanto triste senza fratelli!"
Evitando di scomporsi, la leonessa rispose: "Certo amica mia, io ho partorito un solo cucciolo. Ma questo piccolo vale più d'ogni altro animale. Egli è un leone e, una volta cresciuto, sarà un Re!" Non potendo ribattere niente la volpe si limitò ad ingoiare la propria gelosia accettando ciò che la natura aveva dispensato.
E' inutile invidiare ciò che non si possiede perché ognuno dispone di quello che la natura gli ha attribuito.
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Serenamente accampati all'ombra di un bosco c'erano degli Scout che
proteggevano l'ambiente campeggiando allegramente e disturbando la
quiete della foresta con i loro canti. Per fortuna però
provvedevano a raccogliere i rifiuti che trovavano ed a lasciare i loro
in posti nascosti. Passarono di là dei ragazzi dell'ACR che non
avendo voglia di far nulla, si erano inventati una gita nella natura
come esperienza per imparare il rispetto dell'ambiente che prontamente
veniva danneggiato dalla foga dei bambini. I capi dei due gruppi,
mascherando il loro odio reciproco, si misero a discutere dei loro
metodi educativi, di come le loro lezioni fossero illuminanti per i
bambini e di quanto poco disturbavano dato che erano attentissimi. Per
un ascoltatore attento non era difficile però scoprire che,
nascoste nelle loro parole, vi era quel pizzico di odio e
rivalità. In effetti l'ACR poter far divertire i bambini con
quelle gite piene di cameratismo ed allegria, mentre agli Scout sarebbe
piaciuto basare il programma sulla copiatura precisa da un libro e
metterlo in pratica al fresco di un'aula. Nonostante le piccole gelosie
racchiuse nei loro cuori, entrambi i capi mantenevano un rapporto
forzatamente cortese, scambiandosi sorrisi ed esagerati complimenti
dato che in ogni caso dovevano collaborare e poi così avevano il
tempo di valutare quali bambini rubare al rivale per accrescere la
propria popolarità. Finchè, un giorno, gli Scout
passeggiando nel bosco con i lupetti che si rincorrevano con i bastoni
intorno a loro, sfregiando nel mentre le piante o tirando sassi
giù per i dirupi, non poterono trattenersi dal mandare una
lettera al parroco poichè facevano troppe gite "educative" nel
loro boschetto. Il parroco allora permise loro di stare all'oratorio se
ne avessero avuto necessità. Da allora gli Scout cercano sempre
di fare più rumore possibile con i loro giochi di accoglienza
per disturbare l'ACR. Allora la coordinatrice dell'ACR disse: "Mio caro
caposcout - atteggiandosi a gran damaed indicando con lo sguardo i suoi
bambini - tu avrai anche il loro divertimento e li farai diventare
forti e vigorosi, ma, in quanto ad educazione, devi ammettere che noi
siamo più portati. Guarda i miei cinque bambini più
attenti, loro almeno andranno in un liceo e poi all'università,
i tuoi invece andranno tutti a fare agraria ed il cfp o se sono
fortunati magari si laureeranno in psicologia...". Evitando di
scomporsi il caposcout rispose: "Certo amica mia, io non avrò
dei piccoli geni. Ma intanto quando la tua macchina o un
elettrodomestico si romperà oppure quando lo studio ti
farà impazzire, ci saranno loro a spiegarti cosa fare,
nonostante tutto il tuo sapere". Non potendo ribattere niente la
coordinatrice si limitò ad ingoiare la propria gelosia
aspettando di scaricarla con maldicenze alle spalle degli Scout. E'
inutile provocare chi si considera inferiore a se' poichè un
giorno potrebbe vendicarsi... dopo che l'hai pagato per averti
parcheggiato la macchina, pulito la casa o portato la tua pizza.
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Ecco Besse questa la dedico a te così ho mantenuto la mia promessa ad un po' di gente di scrivere una favola sugli Scout in modo da farteli lasciare...