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Autore: Fransin    18/09/2011    1 recensioni
Francesca è una ragazzina di undici anni che a causa della separazione dei genitori segue il padre in una nuova città, perdendo le vecchie amicizie, ma incontrandone di nuove, andando in contro a ciò che mai si sarebbe aspettata.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Al termine della chiacchierata al telefono con MaryAnne,mi calai sotto le coperte sprofondando in un sonno immediato e profondo,senza pensare al giorno dopo,e a quello dopo ancora.
Al rintocco delle 7.30 della mia sveglia birichina che interrompeva i miei sonni più disparati,mi svegliai stiracchiandomi ad occhi chiusi e pensando tra me e me che quella sarebbe stata un’altra giornata a scuola,con Doremi.
Giunsi a scuola ed essendo la prima,mi ritrovai inondata da una solitudine rilassante come non mai.
Provavo una tranquillità immensa.
Mi sedetti sulla mia sedia,appoggiando con forza la cartella sul banco,appoggiando mici a mo’ di cuscino,iniziando a far passare per la mia mente gli ultimi episodi più risalenti vissuti di recente,da Osaka a Misora,da MaryAnne a Doremi.
Passarono una decina di minuti prima che scorgessi la prima sagoma entrare in classe.
Era un ragazzo non molto alto,non più di me,con i capelli neri e dritti sopra la testa.
Ci scambiammo uno sguardo furtivo,poi il ragazzo mi si avvicinò,come se avesse avuto in mano una racchetta elettrica,pronta a dare una scossa ad una zanzara.
Lentamente mi si avvicinò e con fare simpatico mi porse la sua mano, «Ciao,io sono Tetsuya! Sei la nuova compagna,suppongo,ti ho visto solo da ieri» esordì,lui,scontato. «S-sì…la scuola è iniziata solo ieri…»,risposi io,glaciale.
Il ragazzo cadde in un imbarazzo tale dal ringraziare il cielo nel vedere entrare in classe Doremi e le altre. Non potei fare altro che abbozzare un sorriso,visto il suo sentirsi fuori posto.
Così,Doremi mi si avvicinò insieme a Sinfony,Melody e Lullaby.
«Hai già fatto conoscenza di questo scoppiato fuori di testa,Francy?»,disse Doremi,ridendo in modo pungente.
«Ah-ah! Ehi Doremi,dov’è Fa-Sol-La-Si?!?»,buttò lì il ragazzo ‘scoppiato’.
Non feci in tempo ad esplodere in una risata a crepapelle,che Doremi aveva innestato il turbo ai piedi,iniziando una corsa contro Tetsuya,che comparate le due velocità,supposi sarebbe stata una corsa all’infinito.
Corsi fuori dall’aula per seguire in diretta gli spostamenti dei due,quando incrociai lo sguardo furibondo,ma consapevole,della signorina Seki.
«Anche oggi eh. Non fa in tempo ad iniziare la scuola che già sono pronti ai posti di combattimenti,quei due»,e sorridendo,la signorina Seki mi fece spallucce ed entrò in aula,seguita dalla sottoscritta.
«Prima o poi si sposeranno quei due!»,e terminando il discorso,la signorina Seki mi abbozzò un sorriso che io apprezzai molto.
 
Si stavano avvicinando le 8.30,gli alunni stavano entrando praticamente tutti,quando la signorina Seki iniziò ad estrarre dal primo cassetto della cattedra il registro della classe. Facendo segno con le dita a tutti di accomodarsi sulle comode sedie che la scuola forniva,iniziò a pronunciare i nomi di ognuno.
Le due ore di lezione trascorsero molto in fretta,ma con molta calma e fui interessata,adocchiando fuori dalla finestra,ad un albero.
Non era un albero normale,era tutto rugoso,piegato verso il basso,con le radici che sovrastavano il terreno verde. Così,durante l’ora di ricreazione,mi feci accompagnare dalla signorina Seki a dare un’occhiata a quell’albero,che permaneva nel giardino di fianco.
La signorina Seki mi narrò che un tempo quell’albero apparteneva all’istituto,prima che l’istituto a fianco lo comprò. Mi raccontò che da quando venne comprato da quell’altro istituto superiore,l’albero aveva assunto una forma sgradevole,non veniva curato e oltretutto gli allievi dell’istituto lo prendevano in giro per le forme insolite.
«Io quell’albero lo utilizzerei per trascorrere del tempo in santa pace a leggermi un buon libro!»,esordii io,guardando con occhi sognanti la signorina Seki,che ricambiò volentieri il mio sguardo.
Mi fece poi cenno di tornare in aula,poiché la ricreazione stava terminando.
Rimasi ancora qualche secondo a fissare il panorama che mi si parava davanti. Non potevo credere che una natura del genere venisse derisa con tanta ingiustizia.
In classe raccontai a Doremi dell’albero,e prontamente mi rispose che era una storia vecchia come la barba di Merlino.
 
Alla fine delle lezioni pomeridiane,le ragazze mi invitarono a trascorrere assieme a loro il pomeriggio al negozio dove loro lavoravano per dare una mano ad una vecchia signora parente di Sinfony.
Uscendo dalla scuola,percorremmo un paio di chilometri a piedi prima di sbucare in una strada circospetta dall’aria insolita. Mi chiesero di attendere fuori dalla porta per qualche secondo,e così feci. Le sentii bisbigliarsi qualcosa.
Ma la mia attenzione venne attirata dalla vista dell’insegna rosa porcello del negozio.
Maho negozio di magia.
Insomma,l’insegna diceva tutto,il negozio che da li a poco avrei visto,trattava di magia.
La magia aveva sempre avuto un impulso positivo su di me. Non che io ne fossi munita,ma dopotutto ero affascinata dai presagi che ogni tanto mi colpivano nei momenti di indecisione.
Trovavo la magia una sorta di rifugio per chi non sa accettare la realtà e cerca quindi di modificarla come meglio può.
Certo,se io potessi usufruire di questo potere sicuramente non affermerei ciò.
 
Improvvisamente la porta del negozio si spalancò e ne uscì Doremi che con fare al quanto vergognoso mi disse che quel giorno non era possibile visitare il negozio,poiché forze estranee avrebbero scombussolato il potere all’interno,e che infatti quel giorno il negozio sarebbe rimasto chiuso,per precauzione.
Con tanta fretta quanta indecisione,mi accinsi a tornarmene sulla strada di casa,mentre le udii parlocchiare all’interno del negozio,insomma come se stessero complottando. Sperai non contro di me.
 
Quando arrivai a casa,raccontai a papà ogni singolo dettaglio di quella giornata,dall’entrata alle otto del mattino alla ricreazione,dalla fine delle lezioni al negozio di magia.
Il suo consiglio fu quello di stare attenta a quelle situazioni che potevano parere incresciose non per me quanto per chi ci stava al centro.
Dopo cena riflettei a lungo sulla giornata trascorsa in strano modo. Così facendo arrivarono anche le tre del mattino.
Non riuscivo a prendere sonno,era una sensazione che non provavo da tanto,tantissimo tempo.
 
La settimana seguente fu meno frastornante di quella prima. La signorina Seki iniziò ad assegnarci i compiti da fare a casa. Bene. Matematica. Era sempre stato uno scoglio insormontabile per me questa materia,tuttavia questa insegnante sembrava rendere le cose più semplici di quanto pensassi.
Passai molto tempo ad osservare i miei nuovi compagni,e non potei non notare l’arroganza di Reika,una ragazza alta e con capelli lunghi biondissimi. Se la prendeva sempre con le più deboli,mostrando la sua bellezza a destra e a sinistra.
Per fortuna con me non aveva calamite!
Osservai anche con nervosismo il fatto che Doremi aveva pian piano rallentato il modo di fare nei miei confronti,era più distaccata e aveva meno parlantina.
Così quel pomeriggio decisi di andare a fare visita al negozio di magia Maho,tanto per dargli un’occhiata. Durante l’ultima ora di lezione sentii chiaramente Doremi bisbigliare a Melody e Sinfony che si sarebbero viste il giorno dopo,a scuola.
 
Di fretta e di furia presi la mia roba,misi in spalla la cartella e filai dritta spedita in direzione del negozio,senza dare spiegazioni a nessuno della mia fuga tempestiva.
Adagiando il passo verso l’entrata del negozio,premetti sulla maniglia della porta d’entrata,che mi si aprì davanti.
Entrai con gambe tremanti e frastornate. Ad accogliermi c’era un’atmosfera al quanto buia,ma con un retro di dolcezza. Sotto ai miei piedi sgusciò d’improvviso una bimbetta dai capelli rossicci di forma parecchio strana. La sua altezza era comparabile al livello delle mie costole,se non di meno.
«Buongiorno,signorina! E benvenuta al Maho,negozio di magia!». Il sorriso che irradiava questa bimbetta mi fece scappare una risatina fugace,che fu subito colta dalla bimba,la quale mi guardò perplessa.
Iniziai io «Ehm… Sono venuta a dare un’occhiata al negozio,so che qui lavorano Doremi e le sue amiche…» stavo per concludere la frase quando… «Ah sei un’amica di quella pasticciona di mia sorella! Io sono Bibì Harukaze,molto piacere!» e con un sorriso smagliante mi fece chiaramente capire di essere la sorellina di Doremi.
Mi fece visitare il negozio,da cima a fondo,spiegandomi in cosa consisteva il loro lavoro: lavoravano l’argilla,confezionando oggetti ricchi di magia positiva al servizio di chi ne acquistava l’uso. Quei talismani,come li aveva chiamati lei,avevano forme simpatiche. C’era quello che sembrava una rana con la faccia storpia: «Questo lo ha fatto Doremi,si vede proprio,vero? Ahah!»,la bimbetta screditava la sorella,rimasi senza parole,ma al tempo stesso abbozzai un sorriso di compiacimento per la bimba tanto sicura di sé,nel mostrarmi poi un oggetto magico creato da lei. Un delfino bellissimo,che decisi di acquistare.
Dopo un po’ di tempo trascorso in compagnia di quella simpatica bimba birichina,tornai a casa,con un pensiero ancora più fitto: perché quel giorno Doremi non mi fece entrare al negozio? Perché da quel momento smise di prendere confidenze con me? Dubbi atroci e perenni scorrevano nella mia testolina,tra un sorso di minestra calda ed uno di acqua naturale fresca.
Papà notò quasi subito il mio volto assente e infatti evitò di domandarmi quale fosse il motivo. Dopo di che si mise a lavare i piatti al posto mio. «Ma…papà. Li lavo io!»,esplosi io dopo esser uscita dal trans di pensieri.
«Nah…non preoccuparti,Scricciolo,stasera ti vedo assente. Rischieresti di rompere un piatto,o di gettare in lavastoviglie una pentola intera!» e lanciandomi un occhiolino mi fece capire di aver capito.
  
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