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Autore: LauriElphaba    20/09/2011    3 recensioni
[First Class: Charles/Erik]
"Se ne andrà perché è Erik Lehnsherr, e Charles Xavier, che lo conosce meglio di chiunque altro, sa che l’unica cosa che vogliono entrambi è rimanere insieme. Sarà tutto il resto a portarlo lontano."
Microscopica raccolta di shots sulla coppia più bella che la saga degli x-men ci abbia regalato :)
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I. ZARTHEIT



Alla mia Lucille,
perché ogni Erik che si rispetti
ha un Charles a tenerlo buono.

 
 
 
 
C’erano decisamente tante cose che Charles sapeva. Troppe a volte, per i gusti di Erik. Eppure, con il suo talento da telepate, con la sua sensibilità, con la sua voglia di capire, Charles non aveva mai provato la rabbia. L’aveva vista, certo, e sentita chiaramente nei pensieri dell’amico, ma lui? Erik non lo aveva mai visto lasciarsi andare in quel senso: poteva ubriacarsi, provarci con qualsiasi cosa respirasse nel giro di 10 kilometri – o magari con un aiutino di Cerebro anche più di dieci, ora che ci pensava - , o se proprio era di malumore, rimanere in silenzio. L’aveva mai visto spaccare qualcosa?
Urlare fino a farsi male?
No. E non lo avrebbe mai visto fare qualcosa del genere, ne era certo. Sempre lì pronto a raccogliere i cocci, a sperare in qualcosa di migliore, a credere nel futuro, mai perdere le staffe, mai.
A volte si chiedeva davvero cosa lo tenesse fermo lì a Westchester, quando Schmidt era ancora a piede libero. Non aveva niente a che spartire con quel ragazzino viziato e tranquillo che era Charles, eppure …

Una partita a scacchi. Uno è concentrato sul gioco, l’altro lo osserva, a turno, beandosi di quella vista. Per Erik, è la fronte corrugata di Charles quando si concentra, i capelli castano scuro che gli ricadono leggermente sul volto, pensare con un sorriso a come l’amico, elegante persino involontariamente, sia proprio un animale da salotto.

Nei loro viaggi all’inseguimento delle coordinate dettate da Charles tramite Cerebro. In qualsiasi situazione, una parola convincente per qualsiasi mutante che incontravano, un qualcosa di sereno e gentile che li convinceva a seguirli, quando Erik esasperato avrebbe solo voluto urlargli addosso di smetterla di fare i coglioni e seguirli una volta per tutte, che il mondo degli uomini non aveva niente da offrire loro ed era meglio se lo imparavano alla svelta, prima di diventare le cavie, i mostri, gli esclusi.

E durante gli allenamenti, quel sorriso che sfoderava ogni volta che qualcuno faceva un progresso. Così sincero da poter sembrare falso a chi non lo conoscesse davvero. Quando Alex era riuscito a centrare il manichino, o quando Sean era quasi riuscito a volare. O quando lui aveva spostato quel maledetto radar, e aveva avuto quel sorriso tutto per sé.
Quel sorriso che continuava a tornare in tutti i suoi pensieri, e non a causa della mutazione di Charles.
Charles così tranquillo,
così sereno,
così beatamente ignorante della fragilità di chi non vuole provare rancore…

E la consapevolezza che prima o poi lo avrebbe lasciato solo contro tutti, così incapace di difendersi, di attaccare, lo distruggeva piano piano, sbranandolo da dentro. Non avrebbe potuto esserci per sempre. Lo sapeva. E non voleva saperlo.
  
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