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Autore: Reghina    22/09/2011    4 recensioni
Una terra di pirati. Ma dalla morte del Re Gol D Roger, Line non è più un bel posto dove vivere. I Tenryūbito hanno vietato la pirateria e solo le famiglie nobili che sono passate dalla loro parte non fanno la fame. Trent'anni dopo la morte del Sovrano, c'è chi si è abituato e chi ancora lotta per riavere indietro l'identità di Pirata. E poi c'è chi vive alla giornata, come Zoro.
Questa fic è una AU solo nel senso che non siamo in mare. In realtà è One Piece ambientato sulla terra ferma. Buona lettura!
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Monkey D. Rufy, Nami, Roronoa Zoro, Sanji, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Note & Spiegazioni a fine capitolo.

1. Debiti.

“Allora Zoro?”.
“Allora cosa?”.
“Lo sai”.
“No, io non credo”.
“Non fare il finto tonto. I soldi, ce li hai?”.
“Te l'ho detto e ripetuto Sanji: le ho già ridato fino all'ultimo berry”.
“Se tu l'avessi fatto io non sarei qui”.
“Cazzo, dovresti conoscermi! Io non lascio un debito aperto, non l'ho mai fatto!”.
“Quanto hai chiesto sta volta?”.
“Il solito, quando vuoi che abbia chiesto?”.
“E?”.
“Quell'arpia vuole cinque volte tanto”.
“Non dare dell'arpia a Nami-san”.
“Le do dell'arpia anche fino a domani, se mi va!”.
“Conosci le regole, ci sono gli interessi”.
“Vuole 750.000.000 di berry, Sanji! Neanche fossero soldi suoi, poi!”.
“Cosa?”.
“Quando le ho chiesto il prestito mi disse che non poteva darmi soldi suoi per non so che motivo, così il prestito me l'ha fatto con i soldi di un altro tizio”.
“Che strano, di solito Nami-san ha sempre soldi e non si rifiuta mai di prestarteli”.
“Soprattutto perché poi pretende il triplo!”.
“Non questo il punto! Di chi sono i soldi che ti ha prestato?”.
“Cosa vuoi che ne sappia?!”.
“Non te l'ha detto?”.
“Sì, me l'ha detto, ma non puoi pretendere che mi ricordi tutto quello che dice la strega!”.
“Ti ho già detto di non insultare Nami-san, alga con la memoria a breve termine!”.
“Io la insulto quanto mi pare! E comunque ricordo solo che ha detto che erano di una famiglia importante che conosceva”.
“Non ci sono molte famiglie importanti che potrebbero conoscere Nami-san”.
“Potrebbe essere uno delle quattro famiglie Imperiali, in fondo sono Pirati, non sarebbe strano conoscessero una strozzina”.
“E perché dei Pirati dovrebbero dare dei soldi a Nami-san? E non chiamarla strozzina!
“Ma sentiti, in fondo quello il suo lavoro! E che vuoi che ne sappia io, magari sono in crisi pure loro!”.
“Nah, non regge”.
“E che altre famiglie nobili ti vengono in mente?”.
“Quelle ai vertici non ne parliamo proprio. Sono contro le cose illegali come il lavoro di Nami-san”.
“Ne sono rimaste altre?”.
“Beh, una, la peggiore che ti poteva capitare in realtà”.
“La peggiore?”.
“La famiglia Monkey D”.

La fiammella del cerino ondeggiò lievemente, illuminando appena il viso di Sanji, che s'accese la sigaretta tenuta tra le labbra.
Ondeggiò il fiammifero, fin quando non si spense, lasciando levare una nuvoletta di fumo grigio-violaceo.
Afferrò tra due dita la cicca, espirando la prima boccata con classe, lasciando che il lieve rosso risplendesse nell'appartamento buio.
A dire il vero era uno squallido scantinato spacciato per monolocale senza elettricità o gas che riceveva l'acqua da un collegamento mal fatto e illegale con una fontanella proprio davanti il palazzo.
Era praticamente vuoto, se non per un lungo mobile su cui stava solo il fornello alimentato dalla bombola, un tavolino dalle gambe tutte di diverse altezze, due sedie totalmente differenti tra loro e una poltrona completamente sgangherata.
L'unica altra stanza era il bagno, un posticino minuscolo e gelido in cui Zoro cercava di entrare il meno possibile, giusto per non morire assiderato.
C'era una sola finestra quasi sempre chiusa, così l'ambiente puzzava di chiuso e di muffa, finendo per impregnarsi facilmente di qualsiasi odore.
Adesso tutto sapeva di fumo, quasi vi vivesse un'amante accanito del tabacco.
In effetti da quando era arrivato Sanji aveva già spento e acceso ben due pacchetti interi di sigarette e quella che aveva in bocca era la prima del terzo.
Zoro non sopportava il vizio di quel dannato strozzino di quinta categoria che almeno una volta al mese, alle volte due, veniva nel suo appartamento infestandolo di quell'odore terribile.
Avrebbe dovuto aprire la finestra, ma decisamente ne aveva poca voglia, quindi rimaneva seduto a terra sotto il davanzale, lasciando la poltrona libera all'ospite, che comunque sicuramente non ne avrebbe usufruito.
Non tanto per timidezza, quanto perché di certo non era una visita di cortesia.
Da quando il sovrano di Line era stato assassinato ed il potere era passato illegalmente ai Nobili le cose andavano in picchiata per chiunque non facesse parte della cerchia o delle quattro famiglie Imperiali.
Line era sempre stato un paese di Pirati che sotto la guida di Gol D Roger viveva pacificamente e prosperoso, senza mai perdere una guerra che fosse una.
Poi, trentuno anni prima, di punto in bianco il sovrano aveva preso una malattia mortale senza apparente motivo.
Erano stati chiamati i migliori medici da ogni parte del mondo, ma nessuno era riuscito a trovare una cura al malore di Roger.
L'agitazione era cresciuta in breve tra il popolo che non si sentiva più al sicuro da un'eventuale morbo che avrebbe potuto infettarli tutti.
Non ci volle molto perché la notizia si diffondesse e le nazioni rivali di Line si precipitassero in guerra per poter finalmente conquistarla.
Dopo nemmeno un anno di guerra, il Re Gol D Roger veniva giustiziato in pubblica piazza dai nuovi padroni di Line, gente che si faceva chiamare Gorōsei.
Essi conquistarono il potere, relegandosi poi in un castello sulla sommità di un monte, lasciando il potere ai loro figli, chiamati Tenryūbito.
La moglie di Roger fu costretta alla fuga; tutti ben sapevano che era incinta e se fosse stata presa sicuramente non vi sarebbe stata bella fine per lei e per il bambino, unico e legittimo erede al trono dei Gol.
Dopo ormai trent'anni dalla morte di Roger, la plebe viveva nella miseria come non mai.
Chi era stato vicino al sovrano nella vita fu costretto a passare dalla parte del Governo o ad allearsi con esso.
Fu così che nacquero le quattro famiglie Imperiali: uomini che un tempo erano stati i più fedeli del sovrano adesso per non rischiare la vita loro e dei loro compagni si trovavano a dover abbassare il capo di fronte ai Tenryūbito o a chi per loro.
Per controllare tutto il vasto territorio, infatti, i nuovi padroni utilizzavano sette persone.
Inizialmente erano stati in tre, coloro che avevano assistito alla dipartita del sovrano, poi se ne erano aggiunti altri quattro per alleanze che avrebbero dovuto servire a mantenere la pace e invece erano solo un pretesto per mantenere più sottomessa la popolazione.
Ognuno dei Sette aveva un possedimento da amministrare, sotto l'occhio vigile degli Imperatori, che a loro volta erano sottoposti ai controlli del Governo che veniva informata di ogni cosa proprio dai Sette.
Chi avesse più potere era quindi impossibile da definire, ma ben poco importava alla gente comune che non aveva quasi più da vivere a causa dei tributi che era costretta a pagare.
Fare i Pirati era diventato illegale dal momento stesso in cui i Tenryūbito avevano messo piede a Line, formando un corpo di polizia che dava caccia spietata e indistinta a chiunque.
Quando Zoro era nato, undici anni dopo la morte di Roger, la situazione era già talmente critica da aver spinto molti a lasciare Line alla ricerca di luoghi migliori in cui vivere.
Per questo era stato costruito un'enorme muro che impediva a chiunque di uscire dal paese per fuggire, mentre l'accesso era consentito solo dopo controlli esasperanti che non venivano quasi mai superati.
Line era diventata una enorme prigione dove sopravvivere pareva quasi un'utopia a cui solo pochi eletti potevano aspirare.
Molti si rivolgevano agli strozzini, che altri non erano se non scagnozzi di Pirati raccomandati e quindi protetti dalla Marina e dal Governo, anche se solo ufficiosamente.
Nami era una di queste e con lei lavorava Sanji.
Era da loro che Zoro ogni mese andava, per chiedere 150.000.000 di berry, la cifra che gli serviva per sopravvivere, restituendola in seguito.
Il suo era un lavoro che rendeva a scatti, solo se si aveva fortuna e tanta pazienza.
Fare il cacciatore di pirati in una terra come Line era tradimento dei più palesi, ma in fondo nessuno avrebbe osato giudicare, non dopo che avevano rinnegato la loro stessa natura abbassando il capo e bruciando la bandiera pur di sopravvivere.
Si conoscevano fin da quando non erano che bambini ignari delle difficoltà del mondo che si preoccupavano solo di giocare nelle strade schiamazzando, senza preoccuparsi dei morti di fame e dei criminali che girovagavano per quei vicoli ormai non più sicuri da anni.
Erano in otto, ma era ormai da tempo che Zoro aveva perso i contatti con molti di loro.
Gli unici che non erano spariti erano proprio Nami e Sanji.
E se quelli con lei erano incontri sporadici solo per chiedere o ridare soldi, l'altro stava praticamente a pianta fissa nell'appartamento di Zoro.
Era il cuoco in un piccolo ristorante all'angolo della strada, Sanji, di quei luoghi che puzzano sempre di fritto e chiassosi fino ad essere insopportabile.
Purtroppo i Marine se ne erano impossessati, costringendo i dipendenti a lavorare per loro praticamente tutto il giorno con un salario da fame.
Era per questo che Sanji si era messo in affari con Nami e da allora era praticamente l'ombra di Zoro.
Passava nell'appartamento solo una volta al mese, questo era vero, ma non c'era occasione in cui i due non si ritrovassero per caso invischiati in una qualche faccenda insieme.
Non lo facevano di proposito e Zoro l'avrebbe volentieri evitato, preferendo la compagnia delle sue tre spade e di un bicchiere di sake a quella delle persone, ma il cuoco appariva magicamente al suo fianco ogni volta che era leggermente in difficoltà brandendo calci in ogni dove con maestria.
La cosa che risultava più divertente era perché, dopo aver messo al tappeto gli avversari in poche mosse, scoppiassero a litigare tra di loro ignorando il mondo esterno.
Fin da bambini era sempre stato così dalla prima volta che li avevano presentati.
Dopo dieci anni, nemmeno ricordavano il volto del bambino che teneva unito il loro gruppo ma il giorno in cui tutti loro si erano visti era invece ben presente nei ricordi.

“Dovresti vederlo Zoro! Ha le sopracciglia a ricciolo!
“Me l'hai già detto dieci volte. Quando posso tornare ad allenarmi?
“Insomma Rufy! Dobbiamo aspettare tutto il giorno?”
“Ma Nami! Io voglio presentarvi Sanji!
“Però..”
“C-ce ne andiamo? A me questo posto non piace nemmeno un po'..”.
“Hai paura?”.
“Eh? Io sono Capitan Usopp! Non ho paura di nulla e di nessuno! Vi ho mai raccontato di quando ho affrontato da solo un'intera banda di corvi giganti?”.
“Davvero?”.
“Chopper, non credergli sempre!”.
“Eh? Era una bugia?!”.
“Fufufufu”.
“Cos'hai da ridere Robin? Io trovo SUUUUPER le storie di Usopp!”.
“Tu sì che mi capisci Franky!”.
“Insomma? Cosa vogliamo fare?”.
“Hai sempre così tanta fretta tu, marimo?”.
“Sanji!”.
“Ehilà! Rufy!”.
“Chi hai chiamato marimo tu, ricciolino?!”.
“Hai osato dire qualcosa, tappetto?”.
“A chi hai dato del tappo, imbranato!?”.
“SMETTETELA DI LITIGARE!”.
“Fatti gli affaracci tuoi Nami!”.
“Oooh. Chi è questa magnifica sirena dalla voce flautata?”.
“Eeh?”.
“Ma..chi questa stupenda musa dai capelli neri? Ah, i miei occhi non hanno mai visto cotanto splendore!”.
“È scemo o cosa?”.
“No, solo un pervertito”.
“Pervertito a chi, marimo?!”.
“Vedi qualche altro ricciolo qui?!”.
“Rufy non mi aveva detto di girare in compagnia di ortaggi!”.
“E a me non aveva detto di girare in compagnia di idioti!”.
“Shishishishishi”.
“E TU NON RIDERE, IDIOTA!”.

Quel giorno erano iniziati i loro battibecchi, per un ritardo di un bambinetto di nove anni che non si decideva ad arrivare in un vicolo poco rassicurante atteso dai suoi futuri compagni di gioco non molto più grandi.
Le risate di Rufy non erano più cessate, così come Nami non aveva mai smesso di rimproverare entrambi per i loro modi di fare tra i sorrisi nascosti di Robin ed i commenti di Franky ed Usopp ad uno spaventato Chopper.
Avevano passato insieme tre anni, forse, poco pi
Poi Rufy non si era più presentato all'appuntamento giornaliero e con lui non erano più venuti gli altri, dividendosi man mano.
Forse solo per gli scopi comuni Nami e Zoro erano rimasti in contatto, entrambi intenti a sopravvivere in ogni modo possibile che fosse legale o illegale.
Ed era proprio grazie a questo che poi era rientrato in gioco Sanji, quasi che un buffo gioco del Destino volesse nuovamente riunire quel gruppetto scatenato di bambini che urlavano e giocavano per le strade passando tra le gambe della polizia e rubacchiando il cibo ovunque capitasse senza neanche preoccuparsi di chi fosse.
A dire il vero non era nemmeno un anno che avevano ripreso i contatti, ma dopo aver passato l'infanzia insieme gli ci era voluto meno di un secondo per tornare a comportarsi come non si fossero mai separati.
Nami era solita prendere a pugni entrambi, ogni volta che i due si mettevano a litigare davanti a lei per qualche assurdo motivo che poteva essere anche semplicemente stabilire che tempo facesse, ma interiormente era piche felice di passare il suo tempo con quei due piuttosto che circondata da gentaglia come quella del Governo.
Le mettevano addosso i brividi ed un odore di marcio, quasi sapessero di tradimento, facendole venire voglia di lavarsi insistentemente per mesi.
Proprio per questo si mostrava spesso gelida, come non le interessasse minimamente la vita o la morte dell'intera Line, se lei poteva salvarsi la pelle e magari portarsi via un bel gruzzolo.
Non avendone mai avuti, era sempre stata molto attaccata ai soldi e lo era diventata ancor di più quando un Pirata era venuto a pretendere 100.000.000 di berry da tutto il loro quartiere, o li avrebbe uccisi tutti.
Era da quel giorno che lei lavorava per Arlong, tentando di accumulare i soldi necessari a mandarlo via una volta per tutte e poter tornare a vivere in pace.
Quando ancora era bambina non aveva avuto remore a parlarne con il 'capo' del suo gruppetto di amici, senza poter prevedere ciò che sarebbe successo.
Rufy si era buttato contro il Pirata ben deciso ad aiutare la sua amica, ma aveva solo sette anni all'epoca e non era finita bene.
Nami aveva finto si fosse tutto risolto e non aveva più aperto bocca sui soprusi di Arlong, timorosa delle conseguenze.
Adesso estorceva soldi senza un briciolo di pietà chiunque le si parasse davanti e se Zoro non aveva ricevuto lo stesso trattamento era solo perché in fondo la giovane non era mai stata veramente dal cuore duro, per quanto lo fingesse, non se l'era sentita d'ingannare un vecchio amico.
Solo che ultimamente le cose stavano andando male anche per lei, specie da quando erano ricominciate le scorribande di Pirati.
Forse perché erano passati trent'anni dalla morte di Roger, ma molti sembravano convinti che ormai il Governo non gli avrebbe fatto più del male.
Questo aveva causato un trambusto di dimensioni epocali tra chi voleva a tutti i costi redento il proprio nome di filibustiere, chi ormai si era abituato alla vita tranquilla e chi ancora era ormai un Marine che catturava i Pirati.
Si aggiungeva l'intervento sporadico dei Sette e degli scagnozzi delle famiglie Imperiali, le continue guerriglie tra gente dello stesso quartiere, a volte anche dello stesso palazzo.
In sintesi, non v'era più nessuno che avesse un soldo tranne i Nobili che di certo non andavano a prestarli in giro.
Nami era già sicura di dover tornare al caro vecchio rubare e rinunciare a prestare i soldi a Zoro quando aveva sentito una notizia praticamente incredibile.

“L'avete saputo? Pare che la famiglia Monkey D faccia prestiti”.
“Cosa? Perché dovrebbero?”.
“Non so, si dice che stiano festeggiando i diciassette anni del loro unico erede”.
“E per questo buttano soldi?”.
“Una dimostrazione di potenza. Inoltre non li regalano di certo..”.
“Prestiti di che tipo?”.
“E tu cosa vuoi ragazzina? Questo un discorso da adulti!”.
“Mi chiedevo solo di cosa voi signori steste parlando”.
“Pare che i Monkey D facciano prestiti a tutti indistintamente”.
“Quanto vogliono d'interessi?”.
“Cosa sei, della Marina per caso? Fai troppe domande, bambina...”.
“Oh, no, io...avrei bisogno di soldi! Sì ecco! Mi servirebbero soldi!”.
“Ah, beata gioventù. Mi 'spiace piccoletta, vogliono cinque volte tanto il prestito”.
“Eeeeh? Cinque volte tanto?! Ma un'enormità”.
“Sono nobili, non gli interessa la povera gente, lo fanno solo per dimostrare che hanno i soldi”.
“Se t'interessa provare, le richieste sono per di là dopo l'incrocio. Non dovresti trovare molta fila, ragazzina. Io, per non te lo consiglio”.

E nemmeno il suo buon senso glielo consigliava, ma Nami aveva pensato a Zoro e al fatto che sicuramente non sarebbe arrivato a fine mese senza i suoi soldi.
Sanji in un modo o nell'altro se la cavava sempre, lavorando in un ristorante raccattare cibo era l'ultimo dei suoi problemi, ma Zoro non avrebbe mai chiesto a lui senza pagare, sebbene il cuoco non si sarebbe mai rifiutato di nutrire qualcuno che aveva fame.
Così si era presentata ed effettivamente come le avevano detto non c'era molta fila, solo qualche povera donna che pareva davvero più disperata di quanto lei potesse immaginare.
Al bancone aveva trovato una giovane dai capelli azzurri e i tratti gentili che pareva fuori posto nello squallore di quel luogo, come fosse adatta a castelli e palazzi piche alle viuzze di una stradina secondaria dimenticata da tutti.
Era stato facile ottenere i suoi soldi, peccato che Nami poi si fosse trovata nella brutta situazione di doverli restituire, o fuggire in eterno dalla Marina.
Probabilmente si fosse trattato di lei non avrebbe esitato a scappare da Arlong appellandosi alla sua protezione, per quanto lo detestasse, solo che si era scoperto per chi erano quei soldi.
Nami conosceva troppo Zoro per non essere certa che piuttosto che fuggire si sarebbe fatto lapidare in pubblica piazza dai Tenryūbito in persona.
Cosa aveva mandato Sanji per chiedere i suoi interessi.
Il cuoco stesso era rimasto sorpreso nel sentire la somma che quella volta l'altro ragazzo doveva alla strozzina, ma quando aveva capito che c'erano di mezzo i Monkey D tutto era risultato più chiaro.
Schiacciò l'ennesima cicca sotto il piede, infilando le mani in tasca.
Era certo che Zoro non avesse idea di chi fosse quella famiglia così famosa a Line, ma conoscendo lo spadaccino piuttosto che chiederlo a lui si sarebbe buttato da un ponte.
Non rimaneva che lasciarlo solo in quello spoglio appartamento e aspettare che venisse a capo della faccenda chissà come, sperando ne uscisse anche incolume e con i soldi per la ragazza.
Per il momento, in attesa di un miracolo poco probabile se non impossibile, Sanji sarebbe andato a cucinare qualcosa per la sua adorata Nami-san.
 


Note & Spiegazioni.

 

1. Roger è morto da trent'anni, Zoro è nato undici anni dopo la sua morte. Zoro ha diciannove anni.

2. Il nome 'Line' viene ovviamente dalla Grand Line.

3. Tenryūbito è il nome originale dei Draghi Celesti e Gorōsei quello degli Astri di saggezza.

4. I Monkey D e i Sette sono chi state pensando.

5. Ci sono accenni ZoSan, non ve li state sognando.


6. Le Quattro famiglie Imperiali, Quattro Imperatori o Quattro: Sono gli stessi di One Piece. Shanks, Kaido, Barbabianca e Big Mom. Vengono controllati da quattro dei Sette in modo che sottostiano al Governo, chi volontariamente e chi tramite ricatto Ulteriori spiegazioni nei prossimi capitoli xD

Allora, vi presento la mia nuova fic. Una AU. Forse dovreste sapere che io non scrivo AU, nella mia vita. Però questa non l'ho scritta io, si è scritta da sola. Lo stile che ho adottato in questo capitolo è di prova e potrebbe mutare da un secondo all'altro. Aggiornerò, prima o poi, ma non vi so dire quando. Sappiate solo che lo farò <3

   
 
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