Storie originali > Soprannaturale > Maghi e Streghe
Segui la storia  |       
Autore: Val    26/09/2011    2 recensioni
"Per starsene un po’ più tranquilli, si erano presi un paio di giorni, forse tre, per fare un giro tra Northumberland e Yorkshire.
Era quasi aprile, c’erano già belle giornate.
Sìle stava attraversando il suo sesto mese di gravidanza con coraggio, perché era sì curiosa e piena di domande che a volte la spaventavano, ma anche con serenità, perché non aveva nulla di cui preoccuparsi, glielo dicevano tutti, e aveva vicini Dorcas, Ceday, Jane, Charlie e Una, Morgan. Perfino George a volte.
E aveva Liam."
Avevo promesso delle appendici a chi ha amato la storia di Liam e Sìle, così ecco qua la prima :)
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'There's Something Magic'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Appendice – 1:

Altro ritardo dovuto a motivazioni poco piacevoli, annata da cancellare. Chiedo venia. E ovviamente va considerata la solita necessità di rilettura accurata ;)


Liam e Una erano seduti sul divano: la strega nonna si stava divertendo un sacco con le fotografie che Liam teneva archiviate nel computer.
Era impazzita per le foto subacquee con le balene e di fronte alle immagini di Liam che ci nuotava in mezzo, commentava con delle estasiate espressioni di meraviglia, lo riempiva di domande su come era stato, se aveva avuto paura.
- Fanno paura all'inizio perché sono enormi...e perché se finita la loro curiosità, tu ti prendi troppo spazio, rischi che per cacciarti via decidano di darti un colpetto di pinna, così, per spostarti...solo che quella femmina ce le aveva lunghe due metri-
- Ed è vero che cantano?- gli aveva chiesto con gli occhioni di nuovo accesi di entusiasmo.
Liam le aveva risposto di sì.
- Sembra davvero che cantino a volte. Noi non lo percepiamo senza macchine, ma quando lo senti e sai che stanno nuotando a poche decine di metri da te, che in quel momento stanno parlando tra loro, si stanno dicendo delle cose...è da togliere il fiato...-
E infatti quando le aveva fatto sentire le registrazioni che aveva conservato di quella stessa spedizione, degli audio o anche dei video in cui erano ripresi i macchinari che registravano le voci dei cetacei, gli aniali stessi che nuotavano o anche le reazioni di chi era intorno e ascoltava, interpretava...Una era rimasta davvero estasiata.
Lui per la verità sospettava che le fosse piaciuto molto anche il computer, a momenti sembrava di vedere uno dei loro gatti, uno dei tre che ormai affollavano la loro vita nel Lake District, quando da cuccioli si mettevano a inseguire il cursore del mouse cercando di acchiapparlo.
Sìle si avvicinò loro quando Morgan le chiese di chiamare la madre e mandarla in cucina.
- Vado subito! Tieni finiscila tu…- propose a Liam passandogli al sua pipetta fumante mentre lui metteva in sospensione il portatile.
Quando l'ebbe presa in mano, Liam si mise a ridere guardando una delle foto fatte negli ultimi giorni sullo schermo che un attimo dopo iniziava a lavorare per eseguire l’ordine ricevuto.
- Perché ridi?- gli domandò Sìle andando a sedersi al posto della nonna.
- Tua nonna fuma sempre roba profumatissima…ma a volte un po’ troppo…questa sembra erba -
- Mia nonna è una strega, non ha bisogno di stupefacenti…- rispose lei chiedendogli la pipa con un cenno. Liam la annusò appena, poi gliela passò.
- E chi dice che sia una necessità? Io l’ho quasi sempre fatto in circostanze piuttosto piacevoli e rilassate…-
Sìle lo guardò preoccupata.
- E l’hai fatto molto spesso?-
Liam non si scompose.
- Sìle…non nego di aver esagerato qualche volta, specialmente nel brutto periodo che sai, ma ti assicuro che è un bel po’ di tempo che non mi capita più. E con un bel po’ intendo anche da prima di conoscerti…- disse, però si accorse che lei non era ancora convinta – senti anche ammesso che stesse diventando un problema, tanto per assecondare per due minuti la tua fase ansiosa del giorno, quando mi è capitato continuavo ad avere un occhio cieco e a non vedere niente di strano. Da quando conosco voi, canto come un fringuello ubriaco, ho rivangato il mio scots, cosa che credevo d’aver dimenticato da secoli, l’occhio cieco ci vede per la metà del tempo, mi scambio letterine da compagno di banco con uno gnomo sgrammaticato e puzzolente, mangio cioccolata con Black Annis e ho scoperto che la mia ragazza e sua figlia erano la stessa persona dopo aver parlato con mio padre e un irlandese morti! Tutto senza fumare…che me ne faccio di certa roba ormai? -
- Va bene, va bene mi hai convinta!- gli disse restituendogli la pipa di Una, poi lo fissò per qualche attimo.
- Non ti ho convinta vero?-
- No, non è questo…- disse lei – ma stavo pensando ad una cosa che ho detto ad Eric…-
Liam si fece più serio e posò anche la pipa di Una su un piattino di vetro dove già rimaneva qualche traccia di tabacco.
- Giusto…mi pareva d’averlo già visto da qualche parte quando sono passato - disse facendole capire che stava solo aspettando di saperne qualcosa malgrado fingesse una certa indifferenza – com’è andata?-
Sìle si strinse nelle spalle.
- Credevo che sarei stata più arrabbiata…e più cattiva…- rispose, poi visto che Liam taceva in attesa del seguito, andò avanti – gli ho detto che non gli porto rancore, che è una cosa passata…non gli ho detto che l’ho perdonato, gli ho detto solo che non volevo continuare a portarmi dietro quel risentimento, ero stanca di farlo. Gli ho detto che non cambierà niente d’ora in poi, sarà tutto come quando me ne sono andata…-
Si interruppe di nuovo e allora Liam parlò.
- E cosa volevi dirgli ancora?-
Sìle si strinse le braccia attorno alle spalle: aveva gli occhi leggermente lucidi.
- Che mi ha spezzato il cuore. Che mi ha strappato via a morsi un altro brandello di serenità. Che quella notte mi ha insegnato lui ad aver paura delle persone…e ad avere paura anche di me stessa, di quello che la gente pensava guardandomi, sapendo cosa sono...- accennò un sorriso malinconico e guardò Liam.
Lui allungò una mano a ravviarle i capelli sulla fronte.
- Non confonderti tra le sincerità e la voglia di infierire…ti serve proprio dirglielo?- le chiese.
Sìle scosse subito la testa con decisione e un sorriso più aperto.
- No…non ne ho avuto bisogno. Gli ho potuto dire sinceramente che non ce l’ho più con lui, e questo ha stupito anche me. Sono perfino stata contenta di averlo visto per certi versi e sono stata contenta di sapere che è sposato con una ragazza che è sempre stata innamorata di lui. Ero sempre stata convinta che gli avrei riversato addosso una marea di insulti invece…-
- Chi tu? Insultare? Ceday non è abbastanza presente nella tua vita – commentò Liam con un po’ di sarcasmo.
Sìle gli puntò un dito contro un braccio.
- Sei sicuro che sia Ceday l’esempio peggiore da seguire in quel senso?-
Liam le prese il dito con una mano e sollevò l’indice della l’altra.
- Io non insulto, io dico parolacce…e in quantità esponenzialmente inferiore alle media dei miei conterranei, se può interessarti -
Vedendosi guardato con una faccia molto scettica, decise che era meglio cambiare argomento.
-…lascia perdere …che gli hai detto a quel tipo che ti impensierisce tanto insomma?-
Sìle si rese conto che Liam era disturbato dalle poche presenze maschili del suo passato, perché avevano inciso sulla sua vita.
Eric in un modo, John in un altro…Liam non viveva John come un rivale o come una minaccia, ed Eric men che meno, ma a volte c’era qualcosa che lo infastidiva, che non riusciva a soffocare.
Nel caso di Eric probabilmente era il fatto che Sìle si fosse fatta tutti quei problemi per lui negli anni passati. Gli aveva dato troppa importanza per i suoi gusti.
Sei geloso…per un motivo stupido e inutile, che non ha nessun senso, lo sai e io forse dovrei arrabbiarmi per questo. Invece ti amo da impazzire! , si disse lei.
Perché lui piuttosto che lasciarsi sfuggire una parola su quello stato d’animo, si sarebbe staccato la lingua a morsi: aveva un senso della dignità così ferreo e pulito da fare tenerezza.
Quel pensiero la spinse ancora di più a porgli la domanda che le stava ronzando in testa da un po’.
- E’ una cosa negativa che io dica a qualcuno che sei l’uomo migliore che io conosca?- gli domandò.
Lui aggrottò le sopracciglia con espressione interdetta.
- Perché dovrebbe essere una cosa negativa?-
- Non lo so…te lo domando: è negativa?-
Liam passò da un’espressione incerta a una più meditativa.
- Beh…dipende. Se l’unico sentimento che ti ispiro è la stima, potrebbe sembrare che tu stia parlando di tuo nonno certo…ma non credo sia così no?-
Sìle scosse la testa.
- Certo che non è così!- protestò mettendogli per un attimo il dubbio di averla in qualche modo fatta arrabbiare lui.
Invece capì subito che non era così.
-E’…è che io lo so che lo sei…lo vedo - rispose- so che lo sei al di fuori di noi due e della nostra intimità. Tu e io siamo una cosa, tu e il mondo un’altra e io so che sei una persona fuori dal comune, a prescindere dai difetti che conosco io…e non ci vedo niente di male nel dire che sei l’uomo migliore che ho incontrato, sei così e per me dirlo, dire che lo penso, non è svilirti! -
Liam la guardò con un sorriso divertito dalla sua alterazione.
- Calma Madam Mim, ho capito…perché te la prendi tanto?- le chiese prendendole la mano e stringendola nella sua.
Sìle sbuffò, ma sorrise anche e gli si appoggiò al petto con la testa.
- Perché sì…-
- Ah se è per principio…- commentò lui, poi riprese a parlare intrecciando le sue dita con quelle di lei – sai…quando Alec morì, il giorno del suo funerale, mi ricordo di una cosa che mi colpì sopra tutte le altre: la quantità di persone che noi non conoscevamo neppure, ma che erano venute lì per dire a me o a mia madre che era un uomo straordinario. Un brav’uomo…-
Sìle lo ascoltava e sorrise.
- Mi stringevano le spalle e mi dicevano che avevo avuto un padre di cui essere orgoglioso, che era una persona corretta, onesta e forte…e io ero orgoglioso, lo sono tutt’ora. Mi è venuta voglia di somigliargli almeno un po', l'ho sperato. E quando quel giorno in Sudan, non sapevo come sarei andato a finire...mi augurai di non lasciarci la pelle, per prima cosa, ma se proprio avessi dovuto fare la fine di Manute, almeno speravo che Jane si sentisse dire qualcosa del genere di me. Con quello stesso tono, la stessa spontaneità…-
- Lo diranno…- gli disse Sìle, poi però lo guardò in faccia – il più tardi possibile, non farti venire idee strane!- gli ordinò un attimo dopo tirandogli il lobo di un orecchio.
Liam rise e le promise di fare di tutto per arrivare in ritardo quella volta.
- Allora non ti preoccupa se lo dico anche io?- gli chiese lei.
- Non fino a che non mi metterai la vecchia scusa del mal di testa…e poi se può consolarti anche io a volte di te ho detto che sei dolce, gentile, buona…dipende da chi ho davanti, a chi sto parlando. Dipende da quanto ho voglia di parlare…non posso mica dire a tutti che razza di sfacciata diventi quando ti gira bene…-
- A chi l’hai detto?-
- Ho detto che non l’ho detto veramente…-
- Non mi confondere le idee! E poi non sono una sfacciata…- protestò tirandosi su, togliendogli le braccia dal petto dove lui le teneva incrociate, e sdraiandosi sulle sue gambe.
- Non mi pare serva il mio intervento per confonderti le idee…gli ingombri addominali ti distraggono più che a sufficienza…- replicò Liam accarezzandole la pancia; un attimo dopo la bambina ovviamente si svegliò e scalciò un paio di volte per salutare papà.
Sìle per tutta risposta finse di pizzicargli la pancia.
- Ma che razza di modi! Guarda che l’ingombro addominale, come lo chiami tu, è tua figlia e tu non ti meriti tutto il suo entusiasmo! -
C’era qualcosa che impediva a Liam di pronunciare con leggerezza alcune frasi tipo ”Da quando sei incinta sei più distratta del solito” o ”Da quando aspetti nostra figlia sei sempre con la testa altrove”. E si capiva con chiarezza che il motivo per cui non gli veniva, non era affatto la resistenza all’idea o il suo rifiuto, ma l’esatto contrario, cioè un estremo rispetto per qualcosa che riteneva molto intimo e personale, di cui non si sentiva del tutto “padrone”: la pancia era quella di Sìle, anche se ci conservava dentro qualcosa di suo che andava evolvendosi.
Nella sua testa, anche se non consciamente forse, tutta la delicatezza e la fragilità della condizione di Sìle, era qualcosa di cui sentiva di doverle essere grato e quindi di non poterne disporre come voleva, anche solo a parole.
L’avrebbe protetta a tutti i costi, ma non ne avrebbe mai preso possesso.
- Se mi conosco un po’, quando sarà nata, ne dirò di molto peggiori…non riesco a friggermi il cervello di fronte ai neonati…soprattutto non riesco a capire perché gli si debbano fare tutte quelle moine idiote! Sono piccoli, non sono mica scemi!-
Insomma quella sorta di sarcastico disinteresse, era in realtà la prova di come un po’ lo spiazzasse la prospettiva della paternità, ma al contempo l’attesa della concretizzazione di quella prospettiva lo incuriosisse come lo avrebbe incuriosito una nuova avventura.
Sìle gli puntò un dito contro.
- Ricordati queste parole, grand’uomo, perché ti terrò d’occhio…so benissimo come diventi con i cuccioli-
- Come divento?-
- Liam…-
- Sìle…-
- Vuoi che faccia vedere in giro le foto di Pluffie, due mesi, e te, quarantuno anni, in giardino? Vuoi che ti vedano sdraiato nell’erba con Pluffie che ti dorme sulla schiena e che sappiano che sei rimasto in quella posizione per un’ora per non disturbarlo? E che alla fine ti sei addormentato anche tu perché avevate giocato per tutto il pomeriggio? E che sappiano che ti è venuto un attacco di lombaggine per l’umidità?- lo minacciò lei.
- Che stronza ricattatrice! Mi hai fotografato veramente?-
- No, è stato George in realtà, c’era anche lui se ti ricordi, e di usarle come mezzo di ricatto morale me lo ha suggerito lui…ma non sono neppure le più compromettenti…-
Liam non pretese di farsi altre ragioni allora: sapeva benissimo di aver fatto anche cose più ridicole per amore di un animale.
- Ma si può sapere come diavolo siamo finiti a parlare di me che mi rincretinisco per una palla di pelo?- domandò visto che non c’era via d’uscita.
- Per caso...però è anche per questo che ti considero una persona degna di stima…-
- Perché mi rendo ridicolo di fronte a creature che già da sole farebbero abbastanza?-
Sìle scosse la testa sorridendo.
- Perché sono convinta che chi riesce ad amare così tanto un animale, ha ottime probabilità di riuscire ad amare profondamente anche le persone e non è capace di fare del male. Del contrario invece non sono affatto sicura…-



Sìle sapeva di non sbagliarsi su Liam e aveva ben ragione di pensarlo: non avrebbe fatto del male a nessuno che non fosse un uomo adulto che gli avesse fatto perdere le staffe.
E come prima o poi doveva avvenire,anche in casa Kennaugh, l’uomo di famiglia venne messo alla prova nelle sue buone intenzioni verso persone, animali e strambe vie di mezzo rievocate dal folklore di questo o quel posto.
Gli abitanti meno comuni dell’Isola, che erano rimasti molto sulle loro rispetto alla consueta confidenza in Inghilterra, decisero di dargli segno della loro benevolenza prima che se ne andasse.
Arrivò la notte precedente la partenza e lui stava facendo qualche riflessione tra sé e sé.
Non erano riflessioni particolarmente impegnative, stava solo pensando cose normali, quotidiane, ricordarsi di fare il pieno prima di salire sul traghetto, avvertire Jane prima o dopo aver lasciato l’isola?, chiedere a Dorcas se aveva bisogno di qualcosa da Una, qualcosa che doveva ricordarsi di prendere quando fosse partito per il Marocco, assicurarsi, prima di farlo, che Sìle fosse assolutamente tranquilla e a posto.
Poi arrivavano quelle un po’ meno tranquillizzanti però, ovvero le normali ansie che avrebbero preso qualunque futuro genitore alla prima esperienza in quel ruolo.
Era qualche giorno che non gli succedeva, ma forse quella sera, pensando che una volta tornata a casa Sìle andava incontro a qualcosa che l’avrebbe emozionata molto, che senz’altro la rendeva elettrica, insicura, cioè l’incontro col padre, e che magari lui avrebbe meglio a rimandarlo quel viaggio fino a che non fosse stato sicuro che la cosa non la sbalestrasse troppo, perché poteva darsi che l’emozione potesse avere conseguenze sul suo stato…solito turbine di pensieri insomma.
Lentamente poi, iniziò ad accorgersi di qualcosa che si metteva in movimento.
Aveva l’occhio destro cieco, come di norma e, come di norma aveva osservato accadere, la presenza dell’altro mondo, del suo avvicinarsi, gli si annunciava come una variazione lenta ma sensibile della vista.
Quando succedeva di notte, come in quel momento, non se ne accorgeva fino a che non iniziava ad intravedere una specie di velo tra sé e lo spazio in cui si trovava: era proprio come se sull’occhio destro fosse abbassata una cortina semitrasparente, una specie di leggerissima tenda mossa dal vento, che lo lasciava sbirciare lì dove non avrebbe più potuto.
Lì, a casa di Una e Morgan, gli succedeva prevalentemente di notte e non era così frequente come a casa ma le invadenze erano dello stesso genere: oggetti che sparivano, si spostavano, un paio di volte aveva trovato dei suoi vestiti spostati o ripiegati in maniera assurda.
Quella sera, prima di andare a dormire, era uscito per fumare una sigaretta e aveva trovato il suo maglione blu marino ai piedi di un albero e in parte trascinato sotto le radici.
Liam si era chiesto come mai lì loro fossero così riservati nella loro invadenza. Aspettavano sempre momenti in cui lui era lontano: Una gli aveva spiegato che lo stavano studiando.
Lui non era come Sìle, che come sempre li avvertiva, ci parlava anche a momenti, ma li considerava presenze consuete e quindi loro facevano altrettanto con lei. Con Liam avevano bisogno di intrecciare un contatto, lui era un oggetto ignoto, serviva conoscerlo, farsi un’idea di lui.
Tutto nella norma in fondo, infatti Liam non se ne stupiva, ignorava gli occhi vigili di quelle presenze e si lasciava studiare senza resistenza, facendosi distrarre dall’umanità che lo circondava in quei giorni.
Così in quei minuti non fece molto caso al grugnito che sentiva venire da fuori fino a che non rifletté sul fatto che in quella casa, non c’erano maiali.
Si alzò sui gomiti per capire meglio da dove veniva, poi si alzò in piedi, andò alla finestra, la aprì...
Veniva da molto vicino, sembrava proprio sotto la finestra.
Si voltò verso Sìle e lei dormiva, allora si mise la felpa che si era tolto, andò verso la porta sul retro, uscì in una notte gelida quanto quelle invernali, aria immobile, niente vento, niente rombo del mare, solo il richiamo di qualche uccello notturno.
Un gufo…aveva un rapporto diverso con i gufi dopo quello strano viaggio alla ricerca di Sìle.
Si accorse di non avere più sonno, che quel verso, che nell’arco di pochi secondi si era disperso chissà dove, gli aveva tolto la voglia di dormire, così decise di fare due passi.
Non c’era nessuno per strada, non c’era traccia animale o umana al di fuori delle case e della rarefazione di zone alberate. La luna, sbirciava silenziosa dall’alto e l’animale era sparito, dissolto nell’aria fredda ma loro erano ancora lì intorno: niente di più facile che avessero tirato qualche brutto scherzo a un povero maiale di passaggio.
Comunque si girò e decise di tornare verso casa: faceva davvero troppo freddo.
Quando arrivò, trovò la porta del retro aperta, quella da cui era uscito e che era sicurissimo di aver richiuso, infatti si era portato la chiave.
Non si domandò perché non gli veniva da pensare a qualche malintenzionato…non era proprio atmosfera da intrusi umani quella.
Quando fu sulla soglia, come sempre quando aveva quella sensazione, si fermò, prese un respiro profondo e si preparò a fronteggiare quello che era entrato, sperando non fosse troppo molesto. D’altronde però a lasciare Sìle da sola non ci pensava nemmeno.
- Sto entrando, se c’è qualcuno che deve scappare lo faccia ora…- disse a voce abbastanza bassa.
Gli rispose un grugnito.
Veniva da un angolo del corridoio che portava alla serra di Una. Forse proprio dalla serra anzi.
Non gli sembrava qualcosa di minaccioso, pareva un grugnito allegrotto e giovane, quindi si avvicinò alla serra con più tranquillità, forse si era sbagliato e i piccoletti stavano solo aggirandosi lì attorno senza intenzioni dannefici.
Entrando nella serra, c’era solo la luce della luna di cui usufruire per vedere.
Sentì il rumore di un vasetto di coccio che cadeva.
- Ehi…dove sei?- bisbigliò di nuovo.
Non si aspettava che per tutta risposta l’animale si facesse vedere, invece venne fuori da sotto una mensola come se non aspettasse altro che essere chiamato.
Era piccolo, delle dimensioni di un minuscolo maialino…il naso era quello di un maiale, le orecchie erano quelle di un maiale. Era strano però…di sicuro a parte il muso e le orecchie, non era rosa, era bruno, forse il colore somigliava a quello di un cinghiale ma era difficile dirlo al buio.
Liam comunque si avvicinò un po’ e si chinò per guardarlo meglio.
L’animaletto si ritirò sotto la mensola con un passetto o due: i suoi occhi avevano una colorazione strana, come fossero rossi per una forma di albinismo.
- Fai il timido ora?- gli chiese Liam, ma l’animale si ritirò di più e allora lui capì che per il momento, non sarebbe uscito di lì sotto.
Annuì sospirando.
- Va bene…stai lì, ma guarda che Una è molto gelosa delle sue piante…- lo avvertì alzandosi a andando a sedersi su una panca di legno addossata ad una vetrata – ed è una strega davvero terribile, io fossi in te me la darei a gambe levate…-
Detto questo si appoggiò con le spalle alla vetrata che dava su un’altra saletta piena di piante, e guardò fuori, verso i prati immobili.
Non c’era niente che si muovesse e in quel silenzio, quella quiete così assoluta, malgrado la consapevolezza della presenza dell’animaletto, si assopì.
A svegliarlo fu un rumore, un violento fruscio accompagnato da dei grugniti di sforzo ostinato.
Guardandosi intorno capì che l’animale si era infilato in bagno e stava facendo qualcosa lì.
Fu un deja vu in piena regola trovarsi davanti la scena di quella specie di maialino attaccato al rotolo della carta igienica, impegnatissimo nello svolgerlo fino alla fine.
Ricordava un fagocero con le stesse abitudini vandaliche…e ricordava anche quanto quella bestia riuscisse a strillare se si osava tentare di fermarlo.
Si chiamava Candy, ma era tutt’altro che zuccheroso, era un casinista di prima cartella, quindi per quell'occasione, decise di tentare una strada meno rumorosa.
- Ehi…- bisbigliò richiamando l’attenzione dell’animaletto che lo guardò per un mezzo secondo, poi riprese il suo gioco – ehi no…no, senti, senti, fermati un attimo eh? Fermo…- insisté Liam accostando la porta e riabbassandosi leggermente per “parlare” meglio col soggetto fatato: lo vide quando accese la luce che aveva il corpo ricoperto di peli che lo rendevano simile ad un riccio, quindi forse erano aculei anche se non sembravano.
L’illuminazione improvvisa colse l’esserino di sorpresa, infatti per prudenza si infilò subito dietro il water e grugnì un po’ risentito.
- Ascolta…ti ho detto una bugia prima, non c’è una strega sola di là, ce ne sono tre…e dormono. E tu non sai quanto sono bisbetiche quando si svegliano in piena notte…o lo sai?- proseguì Liam con voce calma e gentile. L’esserino parve persuaso almeno del fatto che non c’era bisogno di emettere urla stridule come se stessero tentando di farne pancetta e all’interrogativo che l’uomo gli pose, rispose con un altro grugnito interlocutorio – va bene, se non lo sapevi prima ora lo sai, perciò io ti prego, ti supplico, qualunque cosa tu sia…di non…-
Come non detto: quel coso ora si sentiva più tranquillo e stava tornando alla carica sul rotolo di carta igienica.
-…attaccarti ancora a quell'affare…- sbuffò Liam – appunto…-
Ma perché i suini e i loro simili erano così anarchici?
Bisognava fare qualcosa perché quel cosino stava facendo un baccano infernale tra grugniti e roba che faceva cadere di qua e di là quando la striscia di carta igienica diventava troppo lunga e gli si avvolgeva addosso…anche quel rotolo era infinito maledizione!
L’opportunità di porre fine a quel caos comunque si presentò quando, proprio grazie alla carta igienica, il visitatore si ritrovò sommerso e legato dalla lunga striscia.
Iniziò a lamentarsi e a protestare vibratamente per quella sua prigionia.
- Ecco lo vedi che succede?- gli disse Liam avvicinandosi, ma sentendolo più vicino, il maialino iniziò a stridere di paura – shhh! Zitto, voglio solo liberarti, stai buono!-
Niente da fare…era irrefrenabile, sgambettava e si agitava sotto metri e metri di carta, era difficile perfino da trovare.
Quando finalmente Liam pensò di essersi avvicinato abbastanza poi, si immobilizzò, come fosse scomparso.
- Ma dove sei finito?- gli chiese lui infatti, cercandolo a tastoni tra la carta – ehi…sei ancora vivo?-
Un’escrescenza che saltava per sfuggire alla sua mano gli fece dedurre di sì, il problema però non si risolse: saltando, l’esserino aveva trovato una via d’uscita dalla jungla di carta in cui si era imbucato e quindi riuscì a sgusciarne fuori e ad allontanarsi a velocità fulminea da Liam prima che questi potesse fare niente.
E ovviamente, tornò alla sua occupazione di poco prima.
- Senti adesso basta però va bene?- esclamò Liam alla fine e in un impeto di impazienza, che lo aiutò nell’intento, si girò abbastanza velocemente da acchiappare con una presa piuttosto salda l’animaletto.
La reazione prevedibile fu che quello si mise a strillare come un ossesso. Quella un po’ meno prevedibile arrivò dopo qualche secondo.
Morgan, sentendo rumore, si era alzata e si era diretta verso il bagno, quindi Liam se la ritrovò davanti in piedi, in camicia da notte e scialle, i capelli un po’ in disordine e un’espressione quantomeno sorpresa.
- Che ci fai lì?- gli chiese giustamente, poi vide l’animaletto e fece un bel sorriso accompagnato da un – ah…-
Un sorriso così aperto e gioviale su quel viso, Liam non l'aveva ancora visto rivolto a lui.
- Ah cosa?-chiese, ma non fece in tempo a chiedere una risposta più precisa che Morgan gli si avvicinò, si abbassò, gli prese il viso tra le mani e lo baciò sulle labbra.
Liam rimase attonito per quel gesto e quasi stava per rallegrarsene, ma appena Morgan fece un passo indietro, sentì un milione di piccole, dolorosissime punture nei palmi delle mani e allora ripeté – Ah! Aaah!- esprimendo tutto il dolore che la cosa gli provocava e quindi, quando prevedibilmente l’esserino gli era sfuggito di mano, guardandosi i palmi, concluse il discorso con un - merda!- liberatorio e sofferente.
Morgan mentre lui era lì che protestava, si scostò appena per fare strada all’animale che fuggiva urlando.
- Ha avuto paura, non voleva farti male…- gli disse girandosi per seguirne i movimenti.
- Lo so, ma mi ha bucato le mani maledizione! Non li aveva gli aculei quando l'ho preso, credevo fossero peli!- rispose Liam alzandosi in piedi e mettendosi di fianco a lei a guardare cosa combinava quel piccolo devastatore: lo vedevano correre qua e là sbattendo contro i mobili e rotolando sul pavimento.
Morgan però non sembrava particolarmente preoccupata.
- Ma che roba è?- domandò Liam.
Morgan fece per rispondergli, ma la voce di Una si avvicinò con un tono seccato.
- C'red nish?Quoi’n feyreyder?- domandò: Che succede? Chi è che fa questo chiasso?
- E’ un maialino…- prese a dire Morgan, ma poi si rivolse alla madre per tranquillizzarla - Ny jean boirey, moir…t’eh arkan sonney!- le disse invitandola a non preoccuparsi.
Una comparve davanti alla figlia e a Liam avvolta in un severo scialle nero e i capelli spettinati, dietro di lei arrivò anche Sìle.
- Un arkan sonney? E com’è entrato?-
Morgan si girò verso Liam che si stava esaminando il palmo di una mano con aria offesa, ma quando si sentì osservato da tutte e tre loro, capì che la risposta doveva arrivare da lui…era anche ovvio.
- Non lo so…sentivo grugnire sotto la finestra della camera, sono uscito a vedere, mi sono allontanato di qualche passo e quando sono tornato lui era qui. Deve essersi intrufolato nella porta mentre la chiudevo -
Sìle si sporse insieme ad Una per vedere il maialino che ora era fermo in mezzo alla stanza a guardare le tre streghe, poi si voltò verso Liam.
- Che carino! Non ne avevo mai visto uno così da vicino…che hai?- gli chiese vedendolo ancora preso dal palmo della propria mano.
- Quell’involtino mi ha bucato le mani! Mi è rimasto un aculeo nella mano!- protestò – ma si può sapere che accidenti è?-
- Un arkan sonney…un maialino fortunato…-
- Ah che fortuna infatti! Piccolo…- ringhiò Liam interrompendosi per pensare bene all’improperio da rivolgere alla creatura – istrice da salsicce!-
L’esserino grugnì e allora Liam si affacciò dalla porta del bagno a guardarlo.
- Sì, dico a te! Pancetta di saguaro! Neanche avessi usato un riccio di mare come saponetta!-
Un altro grugnito quasi polemico fu la risposta, ma Sìle fermò Liam prima che continuasse a litigare.
- Vuoi smetterla e comportarti da persona matura? Vuoi metterti a litigare con un maialino fatato ora? – lo rimbeccò andando verso il lavandino per prendere un paio di pinzette – adesso fammi vedere…- Liam obbedì e lei lo guardò con sufficienza – non mi sembrano esattamente estimmate: un aculeo si è spezzato ed è rimasto lì, basta un po’ di radice di altea se proprio si infetta…- disse Sìle operando con una rapidità sorprendente nell’estrarre la puntina cornea dalla pelle.
- D’accordo, la prossima volta lo prendi tu e poi mi dici come stai va bene? -
Sìle sbuffò con fare annoiato.
- Ma davvero l’hai preso in mano?- gli chiese poi.
- Certo che l’ho preso quell’ingrato, stava affogando in un fiume di carta igienica!-
Lei allora cambiò del tutto espressione, fece un bel sorriso e gli schioccò un bacio sulle labbra.
- Moir! Mwarree! Lo ha preso!- esclamò festosa – ha preso il maialino!-
Una si voltò stupita.
- Davvero?- chiese a Liam che annuì, poi si voltò verso Morgan – davvero?- chiese alla figlia che confermò, allora sollevò le mani sopra la testa in un gesto più urgente che festoso, come si fosse ricordata di una cosa imprescindibile: aveva perfino le sopracciglia inarcate sugli occhioni sgranati e le labbra strette tra loro come per fischiare, ma era solo parte dell’impegno per raggiunger Liam abbastanza in fretta.
Mosse dei passettini frettolosi verso lui e Sìle, fece spostare la nipote, si piazzò davanti a Liam, lo chiamò ad abbassarsi verso di lei, gli strizzò le guance e lo baciò anche lei sulla bocca.
- Mac aighoil!- gli disse toccandogli la fronte con il palmo della mano e poi baciandolo di nuovo.
A quel punto Liam era giustamente rimasto un po’ sconvolto: andasse per gli slanci affettuosi di Sìle, ma Morgan e poi Una…
Mentre tornava alla sua normale statura, guardò le tre donne che si scambiavano mille piccole parole, incomprensibili o quasi, di tono festoso.
- E’ perché non ho ancora detto altre parolacce?- domandò.
Sìle allora si ricordò che forse per lui non era così scontato e gli spiegò.
- Chi riesce a prendere un arkan sonney, sarà fortunato, è una cosa da festeggiare!-
- Ah ecco!- rispose lui – quindi lo devo anche ringraziare ora?-
- No, ma vai da lui e mettilo fuori: l’hai fatto entrare tu, seguiva te…-ordinò Una con un imperioso gesto della mano.
Liam si mise a ridere.
- Ma neanche morto! Non sono mica un puntaspilli!-

   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Maghi e Streghe / Vai alla pagina dell'autore: Val