Salve lettori, sono
parecchio emozionata perché sono riuscita a mettere il punto anche a questa
incredibile storia…ho il cuore in panne quindi
scusatemi se non riuscirò a fare un discorso di senso compiuto ma è sempre così
quando una delle mie storie si conclude…capisco tante
cose…e tante altre mi si aprono nella mente fino a
portarmi ad elaborare qualcosa di diverso…non so in
quanti saranno felici ma suppongo che tornerò presto…^^
Ci terrei a
sottolineare che tutto il dolore che leggerete in questo capitolo è provato in
egual misura sia da Alessandra che da Shannon…ci
sentiamo alla fine…
Buona lettura.
Dicono che faccia male, ma
nessuno sa quanto.
Nessuno riesce nemmeno ad
immaginarlo, perché nessuno a questo mondo può affermare di avere amato sul serio…ma io credo di esserci andato vicino…troppo
vicino…e se mi avessero strappato il cuore dal petto
a mani nude avrebbe bruciato molto meno.
Vorrei poter chiudere questo mare
di emozioni lontane dal mio cuore, esattamente come si chiudono gli occhi fino
all’arrivo di un nuovo giorno…ma ho perso il mio sole
e la mia vita non è altro che un’eterna notte…come lo
era prima, con la sola differenza che ora ho paura del buio…
Il rumore assordante del motore
dell’aereo copre persino i miei pensieri, guardo oltre il finestrino il sole
sorgere dietro la grande ala bianca, gli occhi bruciano di sonno perso e luce
fin troppo forte, deglutisco cercando di sovrastare il nodo che mi stringe la
gola e fa male come un coltello conficcato nella carne, le lacrime congelate su
un volto che non riconosco più.
Fa freddo, fa molto più freddo di
quanto ricordassi, un freddo polare che parte da qualche impreciso posto dentro
di me, un posto che non ha nome, non ha forma, non ha colore, non ha senso.
Affondo il viso nella sciarpa
calda che porto al collo e cerco di scomparire nel tentativo di rendermi
invisibile al mio stesso dolore, ma non è così che vanno normalmente le cose…è come se un vuoto incolmabile si fosse appena
spalancato sulla mia strada e l’unica soluzione è lasciarmici
cadere.
Vicino al limite…pericolosamente
in bilico…senza alcun appiglio.
Ci sto provando.
Ci provo ogni singolo istante a
non pensare a lei, a tenermi a debita distanza dai ricordi che fanno più male,
che sono anche i più dolci, i più veri, i più vivi…ma
non ci riesco…e più tento di sfuggirle più il suo
volto si impossessa, crudele, della mia mente.
Mi maledico per avere così poca
dimestichezza con i sentimenti nella mia intera esistenza posso dire di non
essere mai stato così vicino al desiderio di dar via un pezzo di vita pur di
non soffrire.
Stupido e fottutamente insensato
orgoglio, che sa di non poterle perdonare quanto è stata in grado di
nascondermi e allo stesso tempo sa di non essere assolutamente capace di
riprendersi ciò che ama più di ogni altra cosa al mondo.
Sì, perché io la amo, e tutto il
resto è solo un fottuto dettaglio, sebbene non riesca a trattarlo da tale,
sebbene bruci ancora come sale sulle ferite della mia anima.
Ripenso al suo viso e a quella
ultima frase soffocata Tu mi hai nascosto
chi sei, io ti ho solo nascosto di amarti da sempre…stringo gli occhi e sento altre
lacrime bollenti rigarmi il volto per essere poi assorbite dalla sciarpa.
Non l’ho più rivista, ho evitato
accuratamente di farlo, ho seguito la scia di sangue lasciata dal mio cuore
ferito, sono salito su questo aereo accompagnato dal religioso silenzio di
Mario e dallo scottante bisogno di allontanarmi per sempre da quel posto.
Ho sperato di riuscire a lasciare
i miei sentimenti tra quelle mura, ma sono ancora tutti qui a perseguitarmi, a
fare di me l’ombra sbiadita dell’uomo felice che sono stato per un breve ed
intenso attimo…un alito di vento…un
piccolo granello di sabbia disperso nel mare agitato della mia lunga eppure
breve esistenza.
E se i miei occhi avessero
incontrato i suoi? Se l’avessi guardata davvero, per un’ultima volta, avrei
avuto il coraggio di fare ciò che ho fatto? Di partire e lasciarla lì,
abbandonata in un sogno tanto bello da sembrare quasi la realtà, ne avrei avuto
la forza?
Persino ora il cuore stanco e
affaticato mi suggerisce risposte che non voglio accettare…perché
lei farebbe solo male, ancora male, fino a risucchiare tutto ciò che mi tiene
in vita…perché lei è amore…fottuto
e inebriante amore.
Sono ore che viaggiamo e la meta
comincia ad essere concreta, l’aereo di Mario scivola tranquillo tra le nuvole
bianche di un cielo sereno, avvicinandomi a quella che credevo essere la mia
vita e allontanandomi definitivamente da ciò che ho scoperto di voler vivere per
il resto della mia esistenza.
Vorrei poter dormire, dormire e
dimenticare, chiudere gli occhi e riaprirli lontano da me stesso, ho bisogno di
respirare aria pulita, di ritrovare i battiti spenti del mio cuore e rendermi
conto che nonostante tutto sono ancora qui, vivo…che
il mondo continua a girare anche quando può sembrare il contrario.
Tutto scorre, lentamente, lontano
ed indifferente, mentre io resto appigliato a perché astratti, fermo in mezzo al tempo che
corre via e davanti ai miei occhi la sua immagine pronta a sbiadire, sebbene in
questo momento sia ancora troppo nitida.
Provo ad alzarmi ma i miei
muscoli non rispondono ai comandi, mi costringo a reagire e d’improvviso mi
crolla addosso tutta la stanchezza del viaggio, mi dirigo automaticamente nella
cabina di pilotaggio, io e Mario non ci siamo rivolti la parola per tutto il
tempo che abbiamo passato insieme in un muto e doloroso rispetto lui si è
tenuto fuori da ciò che è successo, nonostante le nostre grida siano state
udite e capite.
Luigi e Carmela sono tornati in
tempo perché io potessi salutarli, non riesco a togliermi dalla testa
l’atmosfera di assoluta tristezza e inconcepibile mancanza che regnava in
quella villa un attimo prima che le dicessi addio per sempre, non riesco a
farmene una ragione, non riesco a capire perché io continui a fare un assoluto
ed insensato male a me stesso.
Mario si volta appena quando
entro senza bussare, la sua espressione concentrata assume sfumature cupe,
prendo posto accanto a lui che continua a controllare qualcosa tra la schiera
di leve e pulsanti che gli sono davanti, mi perdo per un attimo ad osservare il
cielo limpido che si para davanti a noi, nessuna rotta da seguire, solo
l’immensità del nulla, un nulla in cui mi piacerebbe perdermi fino a dimenticare
chi sono e da dove vengo.
“Ci siamo quasi” le sue parole mi
fanno sobbalzare e d’improvviso ricordo che lui sa benissimo dove stiamo
andando, lui riuscirebbe a guidarmi anche dove non esistono segnali.
E’ stato lui a condurmi da
Alessandra.
Mi fa male ripensare al suo nome,
spesso mi domando se tutto questo non fosse scritto da qualche parte nelle
pagine del mio destino.
“E’ strano ritrovarsi di nuovo
qui dopo tutto questo tempo” sussurra dopo un po’ sorridendo appena in un goffo
tentativo di guardare il lato positivo in questa situazione “Sono successe tante cose in questi mesi” il
suo viso si rabbuia ancora scoraggiato dal modo in cui tutto sembra essere
finito.
Ha ragione, sono un uomo
completamente diverso da allora, eppure il dolore che mi porto dentro supera di
gran lunga quello che sentivo mesi fa, continuo a non rispondergli perso in
mille altri pensieri.
“Mi dispiace per quello che è
successo” sussurra e sono costretto a chiudere gli occhi per non farmi
sopraffare ancora una volta dalle lacrime.
“Dispiace anche me” riesco a
sussurrare ma la mia voce ha un suono che non ricordavo.
“Tu la ami Shan, lo so che la ami…ma sono altrettanto sicuro che lei ti ami allo stesso modo…”
“Lei è tua nipote vero?” domando
prima che il suo discorso possa provocare reazioni che non posso e non voglio
avere in sua presenza, spalanca gli occhi e li distoglie dai miei fissando il
cielo, fondamentalmente è stato lui il primo a mentirmi, non ho dubbi su
questo.
“Sì” risponde solo continuando ad
evitare di guardarmi, forse non riesce a sopportare il peso della sua parte di
colpa “Se ti avessi detto tutto fin dall’inizio non l’avresti guardata con gli
stessi occhi”
Non posso dargli torto, mi sarei
mantenuto a debita distanza da lei, mi sarei ostinato a vederla come niente più
che una sorella, un essere meraviglioso da proteggere e accudire…no,
non sarei riuscito ad innamorarmene.
“Mi dimenticherà” e Dio solo sa
quanto vorrei che lo facesse, Dio solo sa quanto mi uccide il solo pensiero.
“Oh no, non lo farà e non lo
farai nemmeno tu…perdonami, tutto questo è colpa mia…ma non riesco a togliermi dal cervello la certezza di
aver solo recitato un ruolo in qualcosa che sarebbe accaduto comunque…ad ogni modo perdonami…”
“Non hai nulla da farti perdonare…sei stato un buon amico” lui si volta a guardarmi
e mi regala un sorriso sincero.
“Io sono ancora tuo amico Shan e
lo sarò per sempre…ogni volta che avrai bisogno di
me” lo fisso a mia volta senza riuscire a nascondere le lacrime.
“Vorrei solo avere il coraggio di
perdonare me stesso”
Ci sono persone a questo mondo
che nascono per essere felici, altre invece vivono la propria vita nella
costante ricerca di quell’angolo di Paradiso che possa accettarne l’esistenza.
Dove ti rifugi se il resto del
mondo non ha un posto per te?
Avrei voluto perdermici
tra quelle braccia, quelle labbra, quella pelle, quel profumo, fino a non
ritrovare più la strada di casa, perché la mia casa non era altri che lei…avrei voluto essere meno orgoglioso, meno arrabbiato,
meno me stesso…avrei voluto che lei mi amasse in modo
sincero…avrei voluto tante cose, ora vorrei solo
sparire.
Io?
Io sono tra coloro che non hanno
un posto nel mondo, io sono tra coloro il cui cuore batte solo per sbaglio.
***
Sebbene abbia vissuto in questa
casa metà della mia vita non avevo notato mai prima d’ora che nel soffitto
della mia camera ci fosse quella piccola e quasi invisibile macchia grigia.
Lo sto notando ora, perché ho
esaurito i pensieri, ho esaurito le lacrime e gli argomenti per piangermi
addosso, ora sto passando ad analizzarmi e analizzare ciò che mi circonda,
quella macchia è davvero interessante per diversi motivi.
Innanzitutto è quasi incredibile
che si trovi così in alto e quasi impossibile che qualunque essere umano, o
vivente che sia, ne sia stato l’artefice, poi perché questa stanza è sempre
perfettamente pulita, come io voglio che rimanga, anche e soprattutto quando
sono assente, e infine perché quella tonalità di grigio non mi fa pensare a
qualcosa di sporco, è come se fosse stata messa lì apposta.
La stessa piccola macchia grigia
nella purezza della sua anima, quella
piccola ed insignificante macchia grigia che ci ha divisi per sempre.
Allungo distratto una mano per
prendere la bottiglia d’acqua che tengo accanto al letto in modo da non essere
costretto ad alzarmi ogni volta che ho bisogno di bere, ci metto un po’ per
afferrarla e in ogni caso si tratta di
uno sforzo inutile.
Vuota.
Com’è vuota la mia anima da
quando non ho più nulla a cui dedicare tutto me stesso.
Sospiro e mi costringo ad alzarmi
sentendomi dolorante un po’ dappertutto, i muscoli, non più abituati ai loro
quotidiani movimenti, non rispondono per bene ai miei comandi.
E’ quasi una settimana che sono
fuori dal mondo oltre che fuori dal mio corpo, non conta più nulla ormai, i
primi giorni li ho passati seduto di fronte alla mia Christine, inizialmente ho
cercato in modo frenetico la foto col suo
viso, quella foto che ero sicuro di aver cercato, trovato e scelto…poi l’ho trovata e il resto del tempo è volato via
osservandola.
Raggiungo con estrema fatica la
porta della cucina, trascinandomi nel peggiore dei modi, quando sono abbastanza
vicino riesco a sentire delle voci e l’istinto mi suggerisce di chi si tratta.
Rose e Jared sono tornati da poco
più di qualche giorno e da allora hanno cercato di farmi sputare il rospo senza
successo, la verità è che il solo ripensarci mi fa stare male, ripeterlo ad
alta voce potrebbe ammazzarmi definitivamente.
“Ci deve essere qualcosa che
possiamo fare per lui” sento Rose sussurrare e deglutisco alzando gli occhi al
cielo, so che stanno parlando di me ma non c’è nulla che possano fare,
assolutamente nulla.
“E’ innamorato Rose…se qualcosa è andato storto c’è ben poco che possiamo
fare” ragionevole arriva la voce di Jared che scava nel mio petto rubandovi una
verità.
Sono innamorato e probabilmente
lo sarò per il resto della mia vita.
“In amore nulla va storto, se è
davvero amore Jay…” afferma lei convinta delle sue
parole.
“Sei così ingenua amore mio.
L’amore fa tanto male sai? Sotto molti punti di vista” la voce di mio fratello
si addolcisce appena.
“Credevo di essere riuscita a
trasmetterti qualcosa di diverso da quando ci conosciamo”
“Avrei preferito morire piuttosto
che perderti. Cerca di ricordartelo per il resto della nostra vita”
Deglutisco il nodo alla gola e mi
schiarisco la voce entrando nella stanza, li trovo uno accanto all’altra
stretti in un tenero abbraccio che richiama fin troppi ricordi nella mia povera
mente malata.
“Ciao Shan” l’occhiata che mi
rivolge Rose potrebbe sembrare quasi compassionevole “Come stai?” la domanda
più scontata e inutile che potesse farmi eppure sulle sue labbra assume le
sfumature di una carezza, mi porto una mano all’altezza del cuore, i battiti
incessanti contro il mio desiderio di smettere di vivere, sembra essere una
risposta sufficiente.
Prendo una nuova bottiglia e
sparisco prima che a qualcuno venga voglia di riprovare a parlarmi.
Il resto è la solita monotonia.
Non riconosco più il giorno e la
notte, o meglio, non ne ho alcuna voglia, la mia vita sta assumendo un ché di
statico e patetico che ha reso ogni giorno uguale all’altro e in verità mi
domando in che modo vivessi fino ad ora.
C’è una sorta di sollievo nel dolore…capisci che tutto il resto del mondo può benissimo
andare avanti senza di te…capisci che dentro di te
c’è abbastanza spazio da permetterti di perderti fino a non riuscire più a
ritrovare la strada del ritorno…capisci che qui nulla
potrà ferirti più di quanto ci sia riuscito il mondo fino ad ora…lasci sanguinare ogni piccolo taglio fino a non provare
più nulla…nulla…né buio né luce.
Potrebbe essere mattino o
pomeriggio quando sento Rose rientrare trafelata dal portoncino di casa e
urlare a gran voce se ci fosse qualcuno, sa benissimo che io non mi muovo di
qui eppure ogni santo giorno fa sempre la stessa domanda, come se sperasse in
una mia risposta.
Mi volto automaticamente di lato
come ad allontanarmi da una sua eventuale intrusione nel mio angolo di
riluttanza, ma è troppo tardi quando sento bussare piano alla porta della mia
stanza e dei passi leggeri farsi spazio timidamente nella mia scostante
intimità.
“Shannon?” sussurra, quasi avesse
paura di disturbarmi, sento la sua voce raggiungere in punta di piedi le mie
orecchie e stringo gli occhi desiderando di esserne infastidito, anche se così
non è affatto, non mi volto, non le rispondo.
“Dormi?” ci prova ancora e dopo
la mia ennesima risposta assente sospira
rassegnata “Sono stata fuori stamattina” comincia a raccontare “ho comprato i
regali di Natale per te e per Jay, l’albero comincia a riempirsi di pacchetti sai?”
la sento distintamente avvicinarsi e il mio corpo si irrigidisce nel desiderio
di voler restare solo.
“Parlami Shan per favore” avevo
dimenticato la voragine alla bocca della stomaco, quella che mi fa respirare a
malapena e mi costringe a singhiozzare per intere notti contro un amore di cui
non riesco a liberarmi “Ti prego, vorrei poterti aiutare” supplicarmi di farle
comprendere un pizzico del mio dolore? Non lo farebbe se sapesse quanto fa
male.
“Sai è così che vanno le cose…una persona sola non è normalmente in grado di
sopportare l’enorme bagaglio di emozioni distruttive che il cuore umano è in
grado di provare…è per questo che esiste chi è
disposto a darti una mano”
“Tu lo sai cosa significa aprire
ogni santa volta gli occhi nel vuoto e capire che la vita ha sbagliato qualcosa
con te e continua a rinfacciartelo” non è una domanda, io so benissimo che lei
sa, so benissimo quanto possa capirmi, so benissimo che è l’unica a poterlo
fare sul serio...ho parlato senza rendermene conto e, senza un preciso perché,
me ne pento subito dopo.
“Molto più spesso ho paura di non
riuscire più a riaprirli quegli occhi Shan” mi volto di scatto verso di lei, mi
sorride serena e si avvicina al letto sedendosi accanto a me, la osservo senza
capire, perché insiste tanto? Perché non mi lascia a marcire da solo?
“Con che mondo abbiamo a che
fare se la vita ti fa un dono e poi te
ne priva senza motivazioni apparenti?…magari è giusto
che sia così ma ad accettarlo fatichiamo fino a scegliere la via
dell’autodistruzione” deglutisco a vuoto e distolgo lo sguardo dai suoi occhi
scuri e profondi che mi ricordano tanto quelli di lei…
“Pensi che lei valga tutto
questo, Shan?”
“Lei…si
è fatta spazio nel mio cuore senza chiedermi il permesso…ha
osato curare le mie ferite ed insegnarmi a respirare di nuovo…mi
ha guardato con occhi diversi e ho avuto paura che potesse essere tutta
un’illusione, frutto della mia immaginazione, del mio desiderio di sentirmi
amato sinceramente solo per un giorno…” sento di
nuovo le lacrime pungere ai lati degli occhi “…e poi
ho scoperto che mi ha mentito…mi ha nascosto di
conoscermi da sempre…mi ha nascosto la parte più
importante di sé pretendendo che io la amassi senza remore…le
ho dato tutta la mia anima sperando che potesse perdonarmi l’assurda paura di
rivelarle chi sono in realtà…eppure lei non si è
fatta scrupoli ad agire nel modo sbagliato…da vera e
propria maestra ha raggiunto il suo scopo senza curarsi dei miei sentimenti…lei mi ha tradito e non c’è dolore più grande a
questo mondo…” stringo i pugni avvertendo tutta la
rabbia che avevo represso, vedo solo questo davanti ai miei occhi ciechi di
dolore.
Leggero arriva il tocco di Rose a
sciogliere lentamente il mio pugno serrato.
“E hai provato a chiederti perché
l’ha fatto?” le sue parole mi colpiscono e mi ritrovo ad osservarla con occhi
spalancati senza trovare il coraggio di risponderle.
Non l’ho fatto, non me lo sono
chiesto.
“Anche io ho nascosto a Jay di
essere un echelon all’inizio perché…perché avevo
paura di mostrarmi troppo debole ai suoi occhi…magari
lei lo ha fatto per lo stesso motivo…aggiungici
l’innegabile verità che se tu lo avessi saputo l’avresti condannata ad una vita
di freddezza…è più facile essere sinceri quando si
sceglie di mentire, ti apre il cammino a delle libertà che normalmente non
potresti permetterti…può sembrarti una stupidaggine
ma se io avessi detto fin da subito a Jared di essere malata, pensi che lui
avesse rischiato ancora un giorno accanto a me se questo significasse
innamorarsi? Non vado fiera di ciò che ho fatto e sono sicura che nemmeno lei
lo sia…però non potrei immaginare la mia vita senza
il tocco delle mani dell’uomo che amo…e pensi che lei
possa immaginarsi in una vita senza te?”
Il cuore mi batte all’impazzata
eppure credevo avesse smesso di farlo per sempre, è quasi come se si fosse
appena ricordato di essere vivo, urlandomi di non avere mai considerato le cose
da una prospettiva che non fosse la mia.
“A volte la paura fa agire in
modo strano e irragionevole…ti alzi alla luce del
mattino di un giorno come un altro e il sogno che tenevi chiuso nel cassetto
per evitare che si sporcasse o rovinasse
si materializza senza darti il tempo necessario a capire se sei sveglia o stai
ancora dormendo…allora devi decidere in fretta quale
sia la cosa giusta da fare, la prima bugia sembra quasi innocente e la seconda
comincia a farti sentire più sicura…poi scopri che a
mentire non ci vuole poi tanto ed è talmente innocente da essere meglio per tutti…finché le cose non sfuggono di mano e subentrano
sentimenti che non avevi previsto…magari lei avrebbe
voluto dirtelo o forse no…forse ha sperato che tu non
lo venissi mai a sapere…perché d’improvvisamente
essere l’echelon innamorata del batterista dei 30 seconds to mars non era
importante quanto essere la donna innamorata di Shannon…”
sorride serena ed io rischio di soccombere sotto il peso di verità che non
avevo nemmeno considerato.
“Poi tu lo scopri e il suo mondo
si sgretola mettendola di fronte a quelle bugie tanto innocenti che ora pesano
come macigni…pensi che abbia riso della
consapevolezza di essere l’unica responsabile della perdita di questo amore
tanto forte da distruggervi?”
“Le ho sputato in faccia veleno
senza chiederle spiegazioni, lei piangeva e ora so il perché…”
“Hai dato retta all’orgoglio e
non al tuo cuore”
“Sono stato uno stupido”
“Sapevi di doverle perdonare
un’insignificante particolare nell’insieme del vostro amore”
Quella
piccola macchia grigia…
“Io la amo” osservo Rose come se
la vedessi davvero solo in questo momento, ed improvvisamente il mondo ricomincia
a girare, capisco dove sono, cosa sto facendo, cosa devo fare…
“Te lo chiedo di nuovo Shan:
Pensi che lei valga tutto questo?” domanda, gli occhi speranzosi, prendo le sue
mani tra le mie stringendole forte.
“Lei vale molto di più di tutto
questo ed io non posso vivere un altro giorno senza averla al mio fianco”
l’abbraccio di slancio e lascio scivolare via qualche lacrima di gratitudine,
la lascio andare senza sapere cosa dire, lei mi porge un piccolo pacchetto.
“Apri il mio regalo di Natale”
“Ma manca ancora qualche giorno a
Natale Rose”
“Tu fallo e basta”
Non me lo lascio ripetere due
volte, all’interno c’è un piccolo biglietto aereo disegnato a mano suppongo da
lei stessa, sola andata per il parco dei Nebrodi.
“Credo proprio che tu debba andare
a riprendertela” sorride ed io l’abbraccio ancora grato come non sono mai
stato.
Voglio che il mio mondo riprenda
colore e per questo ho bisogno di lei…
Sto
arrivando Alessandra…aspettami…
***
C’è un gelo sottile che mi sta
lentamente entrando nelle ossa, lancio un’occhiata a qualche vetta innevata tra
quelle più alte e respiro a pieni polmoni la sensazione di ritrovarmi di nuovo
perso tra la bellezza disarmante di questo posto.
È quasi come un ritorno a casa
dopo una lunga assenza.
I Nebrodi
non sono davvero la mia casa, ma significano tanto quanto metà della mia
vita, qui è nata è cresciuta la ragione
della mia esistenza, ed io non posso che essere grato a questo angolo di
Paradiso per il regalo che mi ha fatto.
Prendo un profondo respiro e
spingo appena il cancello della villa tanto familiare in cui ho vissuto i mesi
più straordinariamente incredibili dei miei ultimi anni e mi fermo per un
attimo ad osservarla nella sua interezza meravigliandomi ancora una volta di
quanto possa essere affascinante e caratteristica.
Le piccole decorazioni natalizie
contribuiscono a rendere tutto un po’ più magico del solito, è già buio pesto
da circa un’ora, alzo gli occhi verso le stelle ben visibili nel cielo terso e
sospiro, è l’ultima notte dell’anno ed io sono venuto a riprendermi la sola
cosa che desidero per poter continuare a vivere senza rimorsi.
Busso un paio di volte alla porta
di casa e dopo qualche minuto questa si spalanca mostrandomi il volto afflitto
di Carmela, i suoi occhi tristi lasciano spazio ad un’incredula gioia non
appena mi riconoscono, mi abbraccia di slancio ed io la tengo stretta
realizzando a pieno quanto mi è mancata…mi è mancato
tutto di questo posto.
“Sei tornato” sento qualche
singhiozzo trattenuto nella sua voce e nello stesso momento ci raggiunge anche
Luigi tenendosi a debita distanza con un’espressione diffidente.
“Mi dispiace di essermi
comportato in modo poco maturo…ma davvero credevo di
non poter superare il dolore” non pretendo che la mia spiegazione li convinca
della mia buona fede o che sia sufficiente a farmi perdonare, non so nemmeno
quanto sappiano di tutto ciò che è successo ma sento il bisogno di mettere in
chiaro la mia posizione.
Nessuno dei due mi risponde,
Carmela scioglie l’abbraccio e mi osserva con occhi lucidi di emozione.
“Lei è qui?” domando e il mio
cuore comincia automaticamente a battere all’impazzata, la voragine alla bocca
dello stomaco mi provoca dei piccoli brividi di impazienza e terrore.
“Non ne siamo tanto sicuri”
risponde lei abbassando gli occhi e lasciando scivolare una lacrima, la osservo
perplesso senza capire.
“E’ di sopra..col corpo” spiega
luigi, il tono un po’ più freddo del solito “ma la sua mente vaga altrove” non
leggo nulla di buono nelle sue parole ed automaticamente mi dirigo a passo
svelto verso la scala per raggiungere la sua stanza, nessuno mi ferma, nessuno
me lo impedisce.
Apro la porta senza bussare, è
buio pesto ma ben presto i miei occhi si abituano fino a permettermi di
guardarmi intorno, è tutto esattamente come lo avevo lasciato, fogli sparsi per
terra e aria di dolore.
Il mio sguardo si posa su di lei,
tiene le gambe strette al petto e il viso affondato tra le ginocchia, i capelli
biondi le cadono sulle spalle, morbidi ed ondulati, le lenzuola del letto
sfatto le coprono appena i piedi, mi avvicino automaticamente e mi inginocchio
accanto a lei.
“Alessandra?” la chiamo e lei ci
mette un po’ per alzare il viso verso di me, le sorrido reprimendo l’istinto di
farmi del male…quegli occhi umidi e gonfi, le labbra
rosse di pianto, sono solo opera mia…mia e di nessun altro…allungo una mano ad accarezzarla e lei sbatte appena
le palpebre.
“Sei tornato a trovarmi” sussurra
piano “Perché continui a tornare? Fa solo più male…”
Che cosa sta dicendo? Stringo una
sua mano e me la porto alle labbra.
“Sono qui” sussurro ma lei distoglie
lo sguardo fissandolo nel vuoto davanti a sé.
“Ti ho sognato anche stavolta
sai? Eri felice e mi stringevi tra le tue braccia come se non avessimo bisogno
d’altro…sono stata una stupida a permettere che
accadesse, come ho potuto lasciarti andar via?” una lacrima silenziosa scivola
via dai suoi occhi ed io la osservo terrorizzato.
“Sento il dolore del bambino che
porto in grembo” sposta lo sguardo su di me “il nostro bambino, Shan” spalanco
gli occhi che mi si affollano immediatamente di lacrime “come potrò crescerlo
senza un padre? Io non ne sono in grado”
affondo il viso nella sua mano non riuscendo a sopportare il peso della
mia colpa, l’ho abbandonata quando aveva più
bisogno di me, quando il destino aveva deciso di unirci più di quanto
già fossimo “Ero pronta a dirtelo quella mattina sai? Nel mio cuore ero sicura
che tu non avresti rifiutato il frutto del nostro amore…ma
quella mia insensata bugia ti ha spinto a rifiutare tutto di me…come potrò mai perdonarmi?”
Lascio scivolare qualche lacrima
dagli occhi che lei asciuga piano e con attenzione.
“Mi dispiace” sussurro e non riesco ad aggiungere altro.
“Sì, nella mia immaginazione tu
piangi ogni volta che te le dico e poi mi abbracci sussurrandomi che mai più mi
lascerai per il resto della nostra vita…sono solo una
ragazzina innamorata vero?”
“Alessandra guardami!” esclamo
permettendo alla rabbia di prendere per un attimo il sopravvento “io sono qui
davanti a te!” lei mi osserva con occhi spenti per qualche secondo prima di
parlare.
“Non è vero…ho
dormito per tante notti accanto al tuo corpo ma…il
tuo cuore non batteva…” abbassa gli occhi quasi
scusandosi “torni sempre a trovarmi ma sei solo frutto della mia immaginazione malata…l’ho capito da tempo”
“Smettila!” mi siedo accanto a
lei costringendola a fissare gli occhi nei miei “Guardami! Toccami! Ti prego
Alessandra, sono qui e ti amo…ti amo più della mia
stessa vita, ti prego torna da me” il suo sguardo vacuo comincia ad assumere un
espressione perplessa.
“Ricordi le nostre serate alla
radura? E l’eco delle tue domande su di noi…io l’ho
trovato il mio pesto nel mondo…ed è accanto a te…per sempre…” la sua espressione diventa incredula “…sei l’unica donna con cui vorrei passare il resto della
mia misera esistenza…è con te che voglio crescere un figlio…” terrorizzata “…solo con te…tu mi riempi…colmi il mio vuoto
e mi dai una ragione per andare avanti…io ti amo”
Prendo le sue mani e le poso
delicatamente all’altezza del mio cuore, i battiti incessanti non fanno altro
che confermare le mie parole e le sue lacrime scivolano via morendo in un
sorriso.
“Sei tu…sei
qui…” lascio che mi abbracci e affondi il viso nel
mio collo, respiro il suo profumo mentre lacrime di sollievo mi bagnano il
viso.
“Mi dispiace, mi dispiace per
tutto”
“Sono tornato a prenderti per non
lasciarti mai più”
“E’ una promessa?” singhiozza lei
allontanandosi appena per guardarmi, annuisco e la bacio morendo lentamente
sulle sue labbra.
Due cuori…un
solo battito…
Potrei chiedere più di questo? Fisso
gli occhi nei suoi e assaporo la sensazione che ne deriva…mai
più solo al mondo…
Lascia che ti ami…lascia
che ti viva…lasciami provare…
Un istante nella vita apri gli
occhi e scopri che ogni tassello ha raggiunto il proprio posto…chi
siamo noi per sapere il destino cosa ci riserva? Io so solo che nulla vale
quanto questo momento.
Tutta
la vita in un battito.
Anywhere
you go let me go too, that’s all I ask of you
Ogni cosa a suo tempo…me
lo ripeto da una vita…ho immaginato che Shan potesse
raggiungere la felicità se solo decidesse di dare una possibilità al suo cuore
ed ecco qui cosa ne è venuto fuori…come molti di voi
avevano capito il malessere di Alessandra era dovuto alla gravidanza…per
intrecciarci con “Tra finzione e realtà” il bambino di Shan nascerà qualche mese
prima della bambina di Jay…Shan non sarà presente
alla prima del film di Jared e Rose proprio perché Alessandra starà dando alla
luce loro figlio…Per qualsiasi delucidazione sullo
svilupparsi della trama basta che chiedete…<3
Bene…ricaccio indietro le lacrime e cerco di dedicarmi ai dovuti ringraziamenti…
Non so cosa avrei fatto senza di voi…posso dire di stare attraversando il periodo più
orrendo della mia intera vita fino ad ora e senza il vostro supporto…senza
la scrittura…probabilmente sarebbe stato tutto molto
più difficile da sopportare…grazie a chiunque abbia
dedicato un minuto del suo tempo ad heartbeat…grazie
dal profondo del cuore…
Per aver preferito <3
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Infine mi permetto di ringraziare ancora
Alessandra Bonadonna per essere stata una grande musa
ispiratrice e aver vissuto con tanto amore e dedizione questa storia…e ringrazio i miei personaggi…perché
senza di loro la mia vita avrebbe meno senso.
Baci a tutti.
PROVEHITO IN ALTUM.
Rò