Serie TV > Il commissario Montalbano
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Autore: misslittlesun95    30/09/2011    2 recensioni
Una chiamata uccide Salvo, un desiderio di vita lo spinge a lottare, una lotta in cui non sarà solo, ma accompagnato dall'eredità di una persona amata. Un'eredità complessa, ma che sarà il suo terzo giorno, quello della Resurrezione.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo due.
Chi più chi meno in commissariato tutti tentavano di aiutare Montalbano. E il primo aiuto che potevano dargli era quello di farlo stare a casa. Ma a casa si sentiva solo. Aveva anche provato a parlare con Ingrid e a passare del tempo con lei, ma era tutto inutile. Pure circondato dalla gente si sentiva solo.
Si chiuse così nel suo ufficio, dicendo di disturbarlo solo in caso di gravi problemi. Poi però disse a Fazio e Mimì Augello di passare ogni tanto a trovarlo, giusto per fare quattro chiacchiere, per far finta di non essere solo, malgrado lo fosse.
A mezzogiorno Fazio e Augello erano già passati due volte l'uno e per il resto del tempo Salvo Montalbano era stato praticamente inerme e apatico seduto alla sua scrivania. Aveva posto lì sopra una foto sua e di Livia e la guardava cercando di imparare a non piangere davanti ai ricordi. Ci stava quasi riuscendo quando entrò Catarella.
- Dottori dimanno pirdonanza, c'è una picciotta che vuole parlare con lei in pirsona pirsonalmente.-
- Catarè guarda lo sai, non è proprio il momento. Dì a Fazio di occuparse ne lui. Ti ho detto di venire solo per cose importanti, te ne prego. -
- Dottori, la picciotta non vuole parlare con lei pirchì è il commissario Salvo Montalbano, ma soli pirchì lei è Salvo Montalbano. -
- E tu dille che non ci sono. Ma ti ha detto chi è? -
- Maria si chiama, ma il cognome non me lo ha voluto dire. Ma proprio una picciotta è, penso che neanche vota. -
- Catarella sei sicuro? - Gli domandò.
- Si dottori! - Rispose quello.
- Bene, allora falla entrare. - Catarella uscì, e poco dopo tornò accompagnato da una ragazza. Era bella, alta, magra, bionda. Giovane? Giovane era eufemistico, non le dava diciassette anni il commissario. Il volto coi tipici tratti nordici, quelli che aveva visto spesso anche quando andava a Genova. Lo sguardo spaesato, preoccupato. Indossava jeans scuri e una maglietta a manica corta, con un giacchino più pesante in mano, probabilmente era arrivata da poco a Vigàta. Teneva con un braccio una borsetta bella piena, di marca. Come dovevano essere di marca i suoi vestiti e i suoi trucchi, e infine anche il profumo.
Montalbano la fece sedere davanti alla sua scrivania.
- Mi hanno detto che mi volevi parlare. - Cominciò. - Come ti chiami? -
- Maria, ma non mi chieda il cognome per favore. -.
- Perché? Sei figlia a un mafioso? -
- No, anzi. - Montalbano preferì non proseguire in quel discorso.
- Di dove sei? - Le chiese.
- Milano... - Nordica, aveva ragione.
- E perché sei a Vigàta? -
- Mia madre è morta poco tempo fa, e so che qui vive mio padre, anche se non lo conosco. - Il commissario la scrutò, aveva gli occhi simili a quelli di Livia, o almeno gli sembrava.
- Ma hai una vaga idea di chi sia tuo padre? -
- Si, sicuro. Ce l'ho difronte. -
Il commissario cacciò un urlo. 
   
 
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