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Autore: Psplik    30/09/2011    3 recensioni
Euridice è di un'onestà rara e ingenua.
Euridice sorride a quegli occhi color del mare e li ama dolcemente.
Euridice è sola, anche se non sembra.
Euridice è fragile e cerca l'amore, come tutti.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Quei giorni perduti a rincorrere il vento'
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Non voltarti

 

 

 

 

 

Era di un'onestà spudorata che spesso sconcertava coetanei e professori.
Sorrideva, mentre diceva esattamente quello che pensava senza tralasciare neanche un dettaglio.
Era schietta, Euridice. Schietta da dare sui nervi o da far ridere, a volte.
Così schietta che gli avrebbe detto di amarlo, se glielo avesse chiesto.

 

-Mi ami, Euridice?- aveva sussurrato lui, scherzoso, guardandola in quei pozzi scuri e ridenti.
-Sì.- la risposta era stata quasi istantanea e lei lo aveva visto sgranare gli occhi, prima di chiuderli per qualche momento, per poi riaprirli nuovamente.
Occhi che sembravano rubati al mare, colmi di ingenua sorpresa.

 

Ascoltava la musica a volume così alto che le sembrava di entrarci dentro.
Ascoltava i battiti dei cuori sussurrare parole al mondo con attenzione, per non perdersi nulla.
Ascoltava lui, che non era un bugiardo ma quasi, raccontare ogni tipo di piccola menzogna alle altre ragazze, ma non ne soffriva se non un poco.
Si mente solo alle persone che non si ama, questo pensava Euridice l'onesta, e quindi lui non le amava, quelle tante giovani che passavano per il suo cuore lasciandoci null'altro che vuoto.

 

-Io no.- per una manciata di secondi, Euridice aveva temuto che quelle due parole sarebbero letteralmente uscite dalla sua bocca e l'avrebbero uccisa.
Poi però aveva sorriso, senza un briciolo di sincerità, ma non si vedeva.
O forse solo lui non lo vedeva.
Il sale di lacrime invisibili già le rigava il viso.
-Non importa.- aveva detto, concentrandosi sul libro di latino.
Non era brava, Euridice. Il latino necessitava una costanza nello studio che lei non possedeva.
Era fragile, Euridice. Poche parole avevano fatto vacillare la sua unica convinzione.
Non si mente.

 

Si vestiva di colori scuri anche d'estate, senza motivo.
Si truccava di verde e si nascondeva fra le foglie secche, per ricordare con loro i bei tempi andati.
Poteva restare lì, fra gli alberi del bosco, anche per ore, se nessuno veniva a cercarla.
E nessuno veniva a cercarla perché non c'era nessuno.
Aveva una famiglia, Euridice.
Una famiglia che cercava di essere presente nella sua vita, senza mai riuscirci davvero.
Ma non avevano colpa per la solitudine di Euridice, né lei avrebbe mai provato ad affibbiargliela.
Era così pieno di ragazze tristi che le si sentiva solo una fra le tante.

 

Quando anche Euridice cominciò a mentire, il mondo sembrò a tutti un po' meno sereno.
Così, senza nessun motivo apparente, quasi fosse stato uno scherzo.
Ed Alessandro non le ascoltava, le bugie di Euridice, che le dedicava tutte a lui anche senza volerlo.
Non ascoltava perché non era interessato, né a lei né al suo improvviso cambiamento.
Alle volte l'amore fa male e basta.

 

Si sporgeva dal parapetto del belvedere e immaginava di scivolare velocemente nei suoi occhi.
Il mare, che era sotto di lei, le sembrava una fine dolce e poco dolorosa.
Si sarebbe lasciata affogare in quel colore così bello da farle venire voglia di ridere.
La sua solitudine sarebbe scivolata via e lei avrebbe sorriso, diretta verso chissà dove.
Lontana da lui o forse più vicina.

 

L'acqua abbracciava scherzosa gli scogli, per poi ritrarsi.
Euridice parlava alle stelle, e sentiva che in qualche modo l'ascoltavano.
-Non dovresti essere a casa, ragazza?- le chiedevano, unite in una sola voce che solo le stelle potevano possedere. -Non ha importanza.- rispondeva, prima di chiudere gli occhi.
Si risvegliava nella stessa posizione in cui si era addormentata con i primi raggi di sole, si alzava e tornava a casa lentamente. Sospirava, togliendosi le scarpe seduta sul letto intatto.
Nessuna scenata isterica, nessun pianto.
Nulla. Sua madre non c'era.
La solitudine di Euridice era fatta di piccoli dolori che lei stessa si premurava di infliggersi.


Euridice si sporgeva ogni giorno per guardare i suoi occhi oltre il parapetto.
Magari l'avrebbe dimenticato. Magari il suo Orfeo sarebbe venuto a prenderla.
Magari avrebbero detto che era scivolata.

 

Cercherò il mio Orfeo, fino a quando lui non mi verrà a prendere.
Gli dirò di non voltarsi.

Euridice



Splik's corner

Cielo, devo avere qualche problema serio per scrivere cose del genere O_O
Grazie per aver letto!

 

  
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