Questo doveva
essere un mio regalo di in bocca al lupo alla Meg per i suoi esami… ma in
realtà il regalo è stato reciproco, perché mi ha concesso di scrivere un
piccolo missing moment dalla sua storia FANTASTICA “Gli Eletti –
Nati Per Uccidere” (…sono un Eletto anch’io, al momento sono in borghese…
^____-). Tra le varie belle coppie della storia, una che amo particolarmente è
quella di Harry e Luna… e siccome un’ispirazione improvvisa mi ha proprio
travolto, col permesso della Meg ho scelto di regalarle un momento che nella
sua storia non abbiamo visto, ma che io ho immaginato così… l’inizio della loro
love story! ♥♥♥
Speriamo di averle reso giustizia… commentini e pareri più che graditi,
thank you! ^____-
The One
So I find a
reason to shave my legs
Each single
morning
So I count on someone on Friday nights
To take me dancing and then
To church on Sundays
To plant more dreams
And someday think of kids
Or maybe just to save a little money
You're the one I
need
The way back home is always long
But if you're close to me I'm holding on
You're the one I need
My real life has just begun
Cause there's nothing like your smile made of sun
In the world full of strangers
You're the one I know
So I learned to cook and finally lose
My kitchen phobia
And so I got the arms to cuddle in
When there's a ghost or a muse
That brings insomnia
To buy more thongs
And write more happy songs
It always takes a little help from someone
You're the one I
need
The way back home is always long
But if you're close to me I'm holding on
You're the one I need
My real life has just begun
Cause there's nothing like your smile made of sun
You're the one I
need
With you my real life has just begun
You're the one I need
Nothing like your
smile made of sun
Nothing like your love
The One, Shakira
***************
“E’ inutile che
ci giriamo tanto attorno, la situazione è questa e non si può cambiare.”
L’uomo dai
capelli grigi che aveva appena parlato sospirò profondamente, come per
conferire più enfasi alle sue parole, e si tolse gli occhialetti rettangolari
dal viso per massaggiarsi le sopracciglia.
“Ho letto e riletto
i bilanci degli ultimi sei mesi, e parlano chiaro: il nostro giornale sta
vendendo sempre meno.”
Gli altri membri
presenti alla riunione si mossero instabilmente sulle sedie attorno al grande
tavolo, come se fossero seduti in maniera scomoda da ore, e una donna con dei
corti capelli neri scosse la testa.
“Stando alle
ultime statistiche, perfino il Settimanale delle Streghe ha venduto meglio di
noi.”
“Il Settimanale
delle Streghe è spazzatura.” Ribattè vivacemente l’uomo seduto accanto a lei.
“Il Cavillo esiste da più di quarant’anni, e non è mai successo che siamo
arrivati così in basso. Fra un po’ finiremo col culo nell’acqua.”
L’uomo con gli
occhiali che aveva parlato all’inizio annuì cupo, appoggiando la cartellina coi
documenti sul tavolo. “Il punto è che questo mese le spese di tiratura e stampa
hanno superato, sebbene di poco, i nostri introiti. E’ solo di poco, non è
allarmante il fatto in sé… ma è un primo segnale di quello che ci attende se non
facciamo qualcosa per rimettere in piedi il giornale.”
“Credo di
interpretare il pensiero di tutti,” mormorò una signora grassa, con tono
piuttosto sprucido. “Se dico che sarebbe fondamentale il parere della nostra
direttrice.”
I membri del
consiglio di amministrazione del Cavillo si voltarono quasi tutti
simultaneamente in direzione del posto di capotavola… per trovare la poltrona
vuota. Molti si guardarono in faccia, stupiti e confusi, poi trovarono una
spiegazione nello sguardo mortificato della segretaria, che stava indicando
sotto il tavolo con un’espressione parecchio imbarazzata.
“Ehm…” la
signora grassa si schiarì la gola. “Luna?”
“Si, si, vi
sento anche da qui!”
La voce di Luna
arrivava camuffata dalla presenza del tavolo sopra di lei. Imbarazzato dalla
situazione – non aveva ancora deciso se ridere o rassegnarsi – l’uomo coi
capelli grigi e gli occhiali si sporse verso il basso.
“Luna? Posso…
sapere che stai facendo qui sotto?”
La ragazza
bionda camminava carponi fra le gambe delle sedie e delle persone, guardando a
terra da tutte le parti… non si riusciva nemmeno a guardarla in faccia, per via
di tutte le ciocche di capelli che le ricadevano scompostamente dalla coda in
cui li teneva racchiusi, ma sembrava davvero presa da qualcosa…
“Greg, un
momento soltanto… sono sicura che deve essermi caduta qui sotto…”
“Cosa?”
“La bacchetta!”
Greg si passò
una mano sul viso, sentendo chiaramente i sospiri di disapprovazione degli altri
presenti alla riunione, e si abbassò ancora di più per parlarle a bassa voce.
“Come grande
amico di tuo padre e membro più anziano del consiglio, ti suggerisco di tornare
subito alla tua poltrona e dare ascolto ai tuoi colleghi… e se riesci a farlo in
breve tempo, è anche meglio.”
“Un attimo solo,
sono certa che è qui… oh, scusa Meredith, quella era la tua scarpa…” Luna
scosse la testa e ridacchiò fra sé. “Con quel tacco, ci credo che sembra una
bacchetta…”
Il tacco in
questione apparteneva alla scarpa della signora grassa dal tono acido, che
assunse un colorito verdastro per i nervi.
“Questo è
veramente troppo! E’ una pagliacciata, non una riunione! Rischiamo di finire
tutti in mezzo a una strada, e il nostro cosiddetto capo…”
“Ah-ah!”
Luna riemerse
finalmente dal tavolo, mostrando fiera la sua bacchetta che subito provvide a
sistemarsi nei capelli.
“Eccomi qui,
sono tutta vostra…”
“Sia ringraziato
il cielo.” Borbottò ironica la signora grassa.
“Non c’è bisogno
di aggiornarmi, ho sentito tutto quello che avete detto finora.” Luna si
spolverò la gonna lunga con due manate e andò a sedersi al suo posto. “Ho
capito, Il Cavillo sta andando in malora.”
La donna coi
capelli neri annuì. “Si, e anche rapidamente.”
“Ok.” Luna si
limitò ad annuire… poi notò che tutti gli occhi erano fissi su di lei, e
scrollò le spalle. “Suggerimenti? Proposte?”
“Dobbiamo
rimettere il nostro giornale in competizione.” Un uomo alto prese la parola.
“Offrire maggiore qualità ai nostri lettori, non gli possiamo dare la cronaca
perché non la trattiamo, ma potremmo aprire una rubrica nuova… qualcosa di più
mondano.”
“Mondano?”
La signora
grassa emise uno strano sbuffo di sufficienza. “Magari di più attuale delle
ricerche sui Vischiosi Lungacoda.”
Luna non gradì
il tono disgustato con cui la sua collaboratrice si era riferita a un suo
articolo. “Era attuale quando mi hai consigliato di scriverne due colonne in
più, Meredith.”
“Cos’altro
volevi che ti dicessi di fare, il nostro cronista di prima pagina si era
licenziato… o forse preferivi due colonne vuote?”
Luna alzò gli
occhi al cielo. Non sopportava quando le persone la trattavano con aria di
sufficienza solo perché la credevano fuori di testa… dal suo punto di vista,
anche molti di loro apparentemente normali ne avevano di rotelle fuori
posto…
“E se al
giornale aggiungessimo un gadget?”
“Ma siamo matti?
Cosa lo facciamo diventare questo, un giornaletto per i bambini?”
“Io voto a
favore dell’argomento mondanità.”
“Si, ma a questo
punto, mondanità nell’ambito della cronaca nera o di quella rosa?”
“Si può sapere
quando mai abbiamo trattato di cronaca nera noi?!”
“Ok, ok, basta
così, ho capito… statemi a sentire…SILENZIO!”
Finalmente scese
il silenzio nella sala, e Luna ottenne l’attenzione che voleva.
“Vi ringrazio
per i preziosi consigli, ma vi ricordo che bene o male sono la direttrice del
giornale… mi assumo tutte le responsabilità di quello che ci sta succedendo, è
ovvio, ma almeno lasciatemi l’ultima parola sulle decisioni da prendere per
salvare la baracca… intesi?”
Greg, l’uomo coi
capelli grigi e gli occhiali, annuì e le fece cenno di continuare. “Spiegaci
come vuoi proseguire, Luna.”
“Mi sembra di
capire che siete quasi tutti per l’aggiunta di una rubrica di cronaca mondana.”
L’uomo che aveva
fatto la proposta si sporse in avanti per farsi vedere. “Qualcosa che possa
interessare e incuriosire i lettori allo stesso tempo… interviste. Interviste a
personaggi di rilievo, qualcosa in cui inseriamo domande più personali e
domande che si attengano all’ambito professionale.”
“Mi sembra
un’ottima idea.”
“Hai il mio
appoggio, Stuart.”
“E gli diamo la
prima pagina.” La signora grassa marcò bene ogni singola parola. “Sarà il
nostro vero scoop settimanale.”
Luna si morse la
lingua per non rispondere per le rime… in fondo non ne valeva la pena. “E prima
pagina sia.”
Greg si grattò
la nuca. “E’ anche vero che per cominciare dobbiamo usare un personaggio di
rilievo… qualcuno che ci faccia fare notizia. Uno che non si lascia avvicinare
facilmente da flash e penne prendi-appunti, altrimenti non è uno scoop e la
novità non si evince.”
“Credo di sapere
chi fa al caso nostro.” La donna coi capelli neri s’illuminò in volto. “Cosa ne
dite… del misterioso e tormentato Harry Potter?”
Luna alzò di
scatto la testa.
“Mi sembra un
inizio altamente promettente.” Anche Stuart, l’autore della proposta, sembrava
molto convinto. “Schivo e famigerato, l’ultima intervista che sono riusciti a
strappargli quando è stato… un anno fa? Due?”
Meredith, la
signora grassa, battè le mani in segno di approvazione. “Senza contare che di
domande personali se ne possono fare più di mille su di lui, specie dopo la
storia della sua compagna… la ragazza Weasley, quella che ha tradito…”
Luna rimase a
bocca aperta. “Volete trasformare un articolo di mondanità in un pettegolezzo
da parrucchiere?!”
“Certo che no,
in questo sono d’accordo con lei.” Greg si rivolse verso il gruppetto dietro di
lui. “Abbiamo parlato di un discorso misto… anche perché vorrei ricordarvi che
Harry Potter non concede interviste da una vita. E’ già potenzialmente
improbabile che lo faccia se gli offriamo la possibilità di dire quello che
pensa… figuratevi un po’ se gli estorciamo i fatti suoi senza il minimo
ritegno.”
Stuart parve
pensieroso. “Certo, c’è il rischio che non voglia rilasciarci alcuna
dichiarazione… non abbiamo un compenso sufficientemente elevato con cui
adescarlo, il nostro fatturato non ce lo consente.”
La signora
grassa sorrise in modo sgradevole e malizioso. “Forse la nostra direttrice può
risolvere tutto.”
Luna si
accigliò. “Io?”
“Ma
naturalmente. Non eri tu che andavi a scuola con lui? Non eri sua amica? Avrai
di sicuro più possibilità di avvicinarlo di quante ne abbiamo noi.”
Luna scosse la
testa. “Puoi anche metterti l’animo in pace, Meredith, non vedo Harry da secoli
ormai… sarà un miracolo se si ricorderà di me.”
“Se me lo
concedi, cara, non sei il tipo che si dimentica facilmente.”
“Perché, perché
sono strana?”
Greg interruppe
la discussione schiarendosi la gola. “Va bene, diciamo che… Luna, è la prima
intervista mondana che proviamo a fare, perciò… ci facciamo una bella figura se
la prima firma è quella della nostra direttrice, non credi?”
Luna sospirò,
rassegnata. “Se la metti così.”
“Eccellente.
Stuart, la lista delle domande deve essere pronta entro stasera, mantieni
l’equilibrio fra personale e pubblico.”
“Va bene.”
Questa fu la
goccia che fece traboccare il vaso… Luna si alzò in piedi mentre tutti i membri
del suo consiglio di amministrazione uscivano dalla sala parlando fra loro, e
marciò dritta verso l’uomo coi capelli grigi.
“Greg, perché le
domande deve farmele Stuart? Insomma, avete appena detto che l’intervista è la
mia…”
Greg arricciò il
viso in una smorfia di imbarazzo. “Porta pazienza, Luna… ognuno cerca di dare
il suo contributo per far recuperare il giornale…”
“Perché, io cosa
faccio?! Nessuno ha fiducia in quello che faccio io?”
“Abbiamo piena
fiducia in te, capo.” L’uomo la prese affettuosamente per le spalle. “Ma è difficile
fare breccia con un osso duro come Harry Potter, e Stuart è un segugio in
queste cose, lo sai… poi se va male, almeno non sarà stata colpa tua. Su… pensa
che tuo padre farebbe lo stesso pur di salvare Il Cavillo.”
A quelle parole
Luna non potè replicare, si limitò solo ad annuire. Non appena fu rimasta da
sola nella sala, si lasciò cadere su una delle poltrone con le rotelle e prese
a ciondolarsi pigramente da una parte all’altra della stanza. Non le piaceva
per niente… Stuart le avrebbe confezionato un’imbarazzante intervista
indiscreta e lei avrebbe dovuto prestare la sua faccia e la sua dignità per il
rifiuto che Harry avrebbe certamente dato. Non lo vedeva da una vita, ma sapeva
quanto la storia di Ginny avesse sconvolto anche lui… sapeva che Harry per
abitudine tendeva a imbottigliarsi tutto dentro, ed era più che certa che non
avrebbe mai voluto spifferare nemmeno all’aria le sue questioni personali, men
che meno i suoi compiti di Auror e le sue missioni top-secret.
Con un piccolo
sorriso triste e amaro, Luna inclinò la testa e rimase a guardare lo spazio
vuoto davanti a lei… sarebbe stato molto meglio sostenere la proposta del
gadget.
***************
Harry sbuffò per
la terza volta in cinque minuti. Non aveva la benchè minima voglia di passare
l’intero pomeriggio a pattugliare Hogsmeade, ma non poteva nemmeno discutere
gli ordini del suo generale… in fondo, quello era il suo dovere. Proteggere la
gente. Proteggere i buoni. Peccato che nell’ultimo periodo si fosse
fatta un po’ di confusione fra chi facesse parte di uno schieramento e chi
dell’altro… la linea di demarcazione fra bianco e nero non era più così
marcata. Ogni tanto qualcuno preferiva passare dall’altra parte del campo di
battaglia… un vizio che avevano preso in tanti. Troppi.
“Senti, se non
hai voglia di ascoltarmi va bene…però per favore dimmelo, parlare da solo come
un fesso lo eviterei volentieri.”
Harry si
riscosse sentendo il tono seccato di Ron.
“Scusa, ero
distratto.”
“Si, questo l’ho
notato anch’io.”
Ron scosse la
testa e si infilò le mani nelle tasche, continuando a camminare con la sua
andatura lenta e pigra. Sembrava quasi che si trascinasse i piedi per terra…
nemmeno lui aveva gradito l’ordine del generale di mandarli di pattuglia. In
realtà era un periodo che non gli andava a genio niente del suo lavoro, benchè
cercasse di nasconderlo.
“Che stavi
dicendo?”
“Che è una presa
per culo questo turno di pattuglia, oggi non toccava a noi.”
Harry fece una
smorfia amara. “Toccava a Ox e Mochjan, e non credo che fossero troppo
disponibili… considerando che uno dei due è comodamente disteso quattro palmi
sotto terra, mentre l’altro se la sta spassando insieme ai Lestrange a un
festino in onore del suo cambio di bandiera.”
Ron sbuffò
sonoramente e si passò una mano fra i capelli. “Chiamami pessimista, ma sta’ a
vedere che sia questo dannato lavoro che porta male… finora gli Auror detengono
il primato di morti e traditori in questa cazzo di guerra.”
Ferita fresca che ancora brucia sia a me che a te, eh…
“Devo fare una
chiacchierata con Hermione… da quando sta con David, il tuo umore è molto
migliorato…”
“Quanto sei
idiota.”
Harry sorrise a
malapena, esattamente come per Ron si era trattato più di una smorfia che di un
sorriso. Non erano tempi da sorrisi e risate quelli.
“Ehi, e se
passassimo a salutare Tom?” Ron scrollò le spalle, coprendosi gli occhi dalla
luce del sole. “Tanto manca poco più di un’ora al cambio turno. E’ un po’ che
non lo vedo.”
“Si, ma
aspettiamo il cambio prima.”
“Perché?”
Harry fece un
sorrisetto losco. “Perché c’è Alicia dopo di noi… voglio togliermi lo sfizio di
dirle che andiamo a trovare il suo fidanzato mentre lei è inchiodata qua.”
Ron ridacchiò.
“Ti vuoi far prendere a calci in culo oggi? Stai sviluppando un non so che di
bastardo dentro…”
Harry annuì. “Si
deve pure ammazzare il tempo in qualche modo, no?”
“Scusate?”
“Mh?”
Harry si voltò.
Buffo che non si fossero accorti di quanto si era avvicinata quella ragazza
bionda che adesso li guardava con un’espressione mista di allegria e curiosità.
Aveva un che di familiare… era bionda con dei grandi occhi azzurri, teneva i
capelli raccolti in una coda ordinata, e a parte l’abbigliamento particolare –
pantaloni di stoffa verde scuro, maglietta azzurra, giubbetto bianco e scarpe
nere… un accostamento di colori quantomeno vivace…
– aveva un aspetto grazioso. E familiare, troppo familiare…
Dove ti ho già vista prima?
“Si?” Ron la
stava guardando con lo stesso cipiglio pensieroso… evidentemente anche a lui
ricordava qualcuno.
La biondina
sorrise. “Beh, quando si dice che il tempo passa…”
Ma allora ti ho già vista da qualche parte!
Harry fece un passo
avanti. “Scusa… ci conosciamo?”
Lei inarcò un
sopracciglio. “Non dirmi che senza il cappello col leone di Grifondoro non
riesci a riconoscermi.”
… io me lo
ricordo quel cappello…
Ron strabuzzò
gli occhi. “Luna??”
Harry sembrava
sorpreso quanto il suo amico. “Luna Lovegood?”
“In persona.”
Luna li abbracciò allegramente entrambi. “Voi siete cambiati molto più di me,
eppure ci ho messo la metà del tempo a beccarvi fra la folla.”
“Ehi, stai una
bellezza!” Ron le prese le mani e la guardò in lungo e in largo. “Sei proprio
in formissima.”
“E’ bello
rivederti, Luna.” Harry sorrise cordialmente alla ragazza. La ricordava
piacevolmente, era sempre stata additata come quella strana da tutta la scuola…
e per quanto bizzarra potesse sembrare a volte, si era sempre dimostrata onesta
e leale. Virtù più che rare, soprattutto negli ultimi tempi. “Come ti sta
andando il lavoro?”
Luna scrollò una
spalla. “Non c’è male. Come direttrice del Cavillo c’è un sacco da fare, ma va
bene così. E a voi?”
Ron si ciondolò
sui piedi. “Si tira avanti.”
“Mh.” Luna si
mordicchiò le labbra. Forse non era la domanda più adeguata da fare, vista la
storia di Ginny ancora recente, ma non ci aveva pensato…
Harry percepì il
suo imbarazzo, e decise di venirle incontro. “Ehi, sei in giro per interviste
stamattina? O te la sei chiamata di festa?”
“Magari fosse
così.” Luna contorse il viso in una smorfia mortificata. “Lavoro… devo
intervistare una persona, e non credo che sarà facile convincerlo. Io
preferisco scrivere articoli, non fare interviste, ma stavolta mi hanno
incastrato e devo proprio farlo.”
“E’ un uomo il
tuo obbiettivo?” lei annuì, e Ron sorrise furbescamente. “E allora che problema
c’è… fai gli occhi dolci, e quello si ammorbidisce. Tanto che gli costa
rispondere a quattro domandine.”
Luna sbattè gli
occhi. “Sei sicuro che funzioni così?”
“Ma certo!” Ron
le strizzò l’occhiolino. “Noi maschietti siamo facili da convincere, non è
vero, Harry?”
Il moro annuì. “Vai
tranquilla, il tizio si lascerà andare in un niente. Fai un po’ di scena,
quattro moine, e vedi come ti scuce perfino il suo numero delle scarpe.”
“Ah.” Luna
scrollò le spalle. “Beh, se lo dite voi… mi fido.”
Harry sorrise.
Era cresciuta, certo, chi di loro non lo era… ma sotto sotto la vedeva ancora
come allora, ancora pulita… sembrava quasi che gli orrori della guerra non
l’avessero sporcata. Aveva lo stesso sguardo un po’ sognante. Sognante, si, e
anche… cos’era quell’improvvisa espressione furbetta?
…che ti prende adesso?
Luna sorprese il
ragazzo avvicinandosi più del dovuto, invadendo il suo spazio personale, e
prendendogli la mano per giocherellare con le dita. “Lo sai che hai dei
bellissimi occhi?”
Harry poteva
giurare di avere gli occhi più larghi di un qualsiasi essere umano normale. Ron
non era molto diverso… anche lui aveva la mascella inferiore praticamente per
terra.
Luna continuò
con lo stesso tono tranquillo. “E anche i capelli, si… sono molto… neri, e a me
piace il nero.”
Harry divenne di
tutti i colori, soprattutto quando sentì Ron che lottava per trattenere una
risata di quelle esplosive, e fece un passo indietro quasi senza accorgersene.
Provò a sfilare la mano da quella di Luna… lo sguardo tranquillo e sincero di
quella ragazza lo mettevano più in imbarazzo di quanto non fosse mai stato.
“Ahem… Luna,
s-si… grazie…”
“E ora che ci
penso, hai anche una bella dentatura…”
Ron scoppiò a
ridere così forte che si piegò in due.
Luna gli rivolse
uno sguardo interrogativo. “Che c’è? Ho detto qualcosa di sbagliato?”
“No, certo che
no… voglio dire, grazie, sei…” Harry rifilò una gomitata nel fianco di Ron per
farlo smettere. “Ignoralo.”
Luna sospirò
pacatamente e scrollò le spalle. “Mi dispiace, non sono mai stata brava a fare i
complimenti a un ragazzo… non ho mai avuto di questi problemi, a dire il vero.”
Ron faceva
fatica a non continuare a ridere. “Fammi indovinare… è Harry che devi
intervistare, dico bene?”
Harry la vide
annuire. “Ma… Luna, Il Cavillo non si è mai occupato di cronaca… nemmeno di
gossip, voglio dire… che altro puoi volere da me?”
“Oh, è solo…”
Luna strinse gli occhi e si grattò il naso in un modo quasi infantile. “Niente,
abbiamo deciso di dedicare la prima pagina a un’intervista a personaggi noti, e
così…”
“E così hai
scelto me perché sono chi sono.” Harry nascose male il tono amaro. “Certo.”
“Oh, no no!”
Luna si affrettò a scuotere la testa. “Non devi farla per forza! Figurati, non
posso nemmeno pagartela… ho fatto un tentativo così, senza impegno, solo perché
alla redazione mi stanno alle calcagna con questa storia. Ma non ti devi
preoccupare, non fa niente.”
Harry comprese
dalla sua reazione di averle risposto con troppa acidità… l’aveva trattata come
una qualunque giornalista rompiscatole, mentre lei aveva affrontato la sua
“missione” con la spontaneità e la semplicità che l’avevano sempre
contraddistinta.
“Luna, non
fraintendermi…”
“Davvero, non
devi scusarti, semmai il contrario.”
“Non è per
cattiveria, ma non è il momento adatto per rivelare i fatti miei ai lettori di
un giornale, qualsiasi esso sia. Sono legato al segreto professionale, e la mia
vita privata è off-limits, non…”
“Te lo ripeto,
non mi devi spiegazioni. Va bene così.” Luna si sistemò meglio lo zainetto
sulle spalle e gli offrì un sorriso sereno. “Scusatemi se vi ho fatto perdere
tempo, però sono stata contenta di rivedervi.”
“E non sparire
di nuovo, eh.” Le disse amichevolmente Ron mentre si salutavano.
“Mi dispiace.”
Le mormorò di nuovo Harry, sinceramente mortificato di doverle rifiutare un
favore.
“E’ tutto ok. E
mi raccomando, se vi troverete mai a pattugliare la zona del laghetto prima di
Hogsmeade…” Luna abbassò la voce. “Attenzione ai Bradipi Pincopalla, sono là
dentro, anche se non sembra.”
“Grazie per la
dritta.” Harry la guardò allontanarsi e mescolarsi fra la folla… e solo allora
alzò il piede da quello di Ron, che subito reagì con una manata sulla nuca.
“Ma sei scemo?!
Mi hai ridotto il piede come un foglio di carta!”
“Stavi per riderle
in faccia… per la seconda volta!”
“Che colpa ne ho
io se è fuori come un balcone?!”
“Non è fuori!”
Harry si massaggiò la nuca. “Ok, è diversa… che c’è di male?”
“Che sia strana
lo devi ammettere, ma non c’è niente di male. Se vogliamo, è anche carina.” Ron
sprofondò le mani nelle tasche e riprese a camminare. “Forse è l’unica di noi
che è rimasta quasi la stessa.”
Harry continuò a
camminare guardando dritto davanti a sé. “Mi è dispiaciuto doverle dire di no…
ma poi che diavolo fanno al Cavillo, un’intervista a me? Si sono sempre
occupati di bestie strane…”
“Per essere uno
sveglio sai essere anche abbastanza stupido, sai?”
“Perché?”
“Perché non sai
fare due più due.” Ron fece un sorrisetto. “E’ così difficile da capire? Il
Cavillo starà per chiudere bottega, o qualcosa del genere.”
Harry strabuzzò
gli occhi e si bloccò, costringendo anche il suo amico a fermarsi. “E tu che
diavolo ne sai?”
Ron fece
spallucce. “Scusa, non è difficile… Luna non è la direttrice del giornale? Da
quando per un’intervista si scomoda il capo in persona? In più… non hai sentito
che cos’ha detto? Non poteva pagarti l’intervista. Te lo ricordi quanto era
pronto a darti il direttore della Gazzetta del Profeta per l’esclusiva sulla
storia di Ginny? E il Settimanale delle Streghe, quando avete rotto? Un
giornalista che ha bisogno di un personaggio gli offre anche le mutande per
ottenere quello che vuole. Luna ti ha chiaramente detto che non se lo poteva
permettere, e siccome Il Cavillo non ha mai venduto così tanto… evidentemente
sta andando in malora.”
Harry si
accigliò, improvvisamente cupo in volto. “Non credevo che le cose andassero
così male per lei.”
“Chi vuoi che si
interessi ai Bradipi Come-diavolo-si-chiamano in un momento come questo? E’ la
cronaca nera che va forte, quella rosa non morirà mai… il resto chiude
bottega.”
“E’ che… Luna
sembrava serena, non mi ha fatto capire di avere guai.”
“Abbiamo appena
detto che è un tipo strano. E’ un miracolo se si è resa conto che rischia di
fallire.”
“E sta’ zitto.”
Ron lo guardò
storto. “Beh? Che ti ha preso adesso?”
“Potresti almeno
cucirti la bocca.” Harry incrociò le braccia sul petto. “Strana o no, ha fatto
qualcosa che le costava fare pur di salvare il suo giornale… si merita
rispetto.”
“Chi glielo
toglie.” Ron scrollò le spalle. “Il problema è che il mondo non va avanti col
rispetto.”
Harry rimase in
silenzio per un lungo momento. Non si era sbagliato, Luna non era diversa dalla
ragazzina che andava a scuola con lui… particolare e insolita come allora, ma
anche dignitosa e coraggiosa. Pronta a tirar fuori tutti gli attributi
necessari all’occorrenza. Esattamente come aveva appena fatto… per salvare il
suo giornale aveva fatto un tentativo che probabilmente non aveva nemmeno
voglia di fare, sapendo quale sarebbe stato l’esito, ma ci aveva provato
comunque… si, Luna era sempre stata così. E c’era solo da ammirarla per questo.
Ron si accigliò.
“E adesso dove stai andando?”
Harry si voltò
verso di lui e gli strizzò l’occhiolino. “L’ultimo quarto d’ora te lo fai da
solo… ti devo un favore, ok?”
“Anche due, se è
per questo, ma… dov’è che devi andare tutto all’improvviso?”
“A premiare il
coraggio di chi ha le palle per mostrarlo.”
Ron si accigliò,
guardando il suo amico che si allontanava a passo sostenuto, e si grattò la
testa. “Non so se ho capito bene… ma se è così, me ne devi di spiegazioni, caro
mio.”
“Luna!”
Luna si voltò,
cercando di capire chi l’avesse chiamata, e rimase sorpresa nel vedere Harry
che le veniva incontro di corsa. “Harry?”
Il ragazzo rallentò
la sua andatura quando le fu accanto. “Ehi, sei di corsa?”
Luna inarcò un
sopracciglio. “Veramente no… stavo tornando al giornale.”
“Non potresti
tornarci più tardi?” Harry le sorrise. “Se hai tempo, potremmo prendere un
caffè insieme.”
“…più che
volentieri…” il tono di Luna era davvero stupito e confuso. Era difficile che
la invitassero a bere qualcosa, se non per educazione o lavoro…
Harry lesse
quella nota di legittimo stupore nei suoi grandi occhi blu. “Pensavo… magari
potresti farmi un paio di domande, per la tua intervista… insomma, vediamo un
po’ se c’è qualcosa a cui posso risponderti. Ti basta anche poco per il tuo
articolo, giusto?”
Luna s’illuminò,
sorpresa quanto felice. “Dici davvero? Ma si, certo che mi basta poco, anche
pochissimo… oh, Harry, grazie!”
Lui sorrise
genuinamente nel vederla così felice, e per delicatezza trattenne una risatina…
Luna non era cambiata affatto, stava prendendo il suo blocco per gli appunti
proprio lì, in mezzo alla strada.
Semplice e spontanea come una volta… sono
contento che almeno tu sia rimasta pulita, piccola Luna.
“Ehi, ehi,
aspetta…” Harry la bloccò prima che tirasse fuori anche la penna. “Guarda che
non scappo mica. Ci servirà un angolino tranquillo per parlare, no? Andiamo al
Paiolo Magico, lì non…”
“Sei matto?”
Luna scosse energicamente la testa. “Lì ti salterebbero tutti addosso, che ci
mettono a riconoscerti. Se ti vedono con una ragazza ti piomberanno addosso per
farti domande, e se capiscono che ti sto intervistando vorranno mettersi in
coda… no, vieni con me. Conosco un posto comodo e carino che fa al caso
nostro.”
Harry si stupì
della naturalezza con cui Luna gli aveva preso la mano e lo stava conducendo
oltre la folla… aveva avuto un pensiero molto premuroso, si ricordava bene di
quanto lui odiasse le folle di curiosi, e aveva subito provveduto a non farlo
sentire a disagio… forse perché lei lo capiva. Capiva cosa significasse
sentirsi “strani” rispetto agli altri, diversi perfino, non le doveva
spiegazioni. E ancora una volta, la sua spontanea sincerità e la sua tenerezza
lo avevano colpito profondamnete.
Abbastanza da
farlo sorridere per la terza volta in una manciata di minuti.
***************
Tu sei tutta strana…
Harry ridacchiò,
rassicurato dal fatto che la prima a riderci sopra era lei… ma l’idea di Luna
aveva dell’incredibile, se l’avesse raccontata nessuno ci avrebbe creduto. Il
posto comodo e carino scelto per
l’intervista era… il Nottetempo! Avevano pagato l’autista per fare tutto il
giro di Londra tre volte, più lentamente del solito, per di più, e adesso
sedevano su due letti opposti l’uno all’altro, Luna con le gambe incrociate e
il suo blocco appunti in mano, tutti presi da quella famigerata intervista. E
la cosa buona era proprio che su dieci domande che gli aveva fatto, nessuna si
era rivelata imbarazzante e non si era ancora trovato nella difficile posizione
di doverle rispondere “No Comment”… non ne aveva voglia, in realtà, finchè era
possibile voleva poterla aiutare a sfornare un buon pezzo. Se lo meritava. E
poi era maledettamente carina quando il Nottetempo curvava stretto, e lei e il
suo blocchetto rotolavano sul letto per poi tornare tranquillamente nella
stessa posizione di prima come se nulla fosse.
“Mmh… ok, allora…
il tuo colore preferito?”
“Rosso, blu…
qualche volta verde scuro. Boh, sai che non ci ho mai fatto caso?”
“Questo perché
sei svitato.” Luna sorrise divertita.
“Senti chi
parla!” ridacchiò Harry.
“Però io un
colore preferito ce l’ho.” Luna annuì. “Rosa, rosa color Porcellino d’India.”
Harry si
accigliò. “I Porcellini d’India sono rosa?”
Luna scrollò le
spalle, giocherellando con la penna. “Credo di si… tutti i porcelli sono rosa,
no?”
Harry rise. “Non
fa una piega.”
Luna sorrise
brevemente, poi riprese il suo blocco. “Andiamo avanti…” non fece in tempo a
finire la frase che un’altra curva la fece rotolare indietro.
“Ehi, amico,
mettici un po’ più di grazia quando giri quel volante!” urlò Harry all’autista,
mentre raccoglieva la penna e il blocco appunti di Luna.
L’autista si
voltò per rispondere per le rime… poi diede un’occhiata alla cicatrice di Harry
e alla sua uniforme di Auror, e brontolando fra i denti qualcosa sulla
celebrità rirprese a guidare.
Luna si rimise
in piedi e saltò a sedere sul letto. “Non fa nulla, non ti arrabbiare.”
Harry stava per
porgerle i suoi appunti… quando una cosa attirò la sua attenzione. La maggior
parte delle domande erano state cancellate con delle robuste strisciate
d’inchiostro… non si riusciva nemmeno a leggerne il testo.
“Grazie.” Luna
si armò di nuovo di carta e penna. “Ok, dicevamo…”
“Ehi, guarda che
la maggior parte di quelle domande sono state cancellate…”
“Lo so. Le ho
cancellate io.”
Harry la guardò
un po’ confuso. “Scusa, non capisco… ti prepari le domande e poi te le
cancelli?”
“Ehm…” Luna fece
una smorfia buffa. “E’ imbarazzante…”
Harry scosse la
testa. “Luna, non sentirti a disagio con me… sono quello che non ha il colore
preferito, no?”
Questo le
strappò un piccolo sorriso. “Già… beh, ecco… in redazione dicono che sono più
portata per scrivere gli articoli che per fare le interviste a bruciapelo,
così… le domande le ha preparate un mio collega rompipalle che avrebbe dato un
braccio per essere qui con me ora.”
“Ah.” Harry non
si stupì di vedere che il suo disagio era completamente svanito… ci voleva poco
per farla sentire tranquilla. “Se ti può consolare, la maggior parte dei miei
rapporti li scrive Hermione.”
Luna fece un
sorriso vispo. “Lo posso scrivere questo?”
Harry rise e
annuì. Quella ragazza aveva la capacità di portarlo indietro nel tempo, in un
periodo imprecisato della sua vita in cui le preoccupazioni della guerra, gli
Eletti, i mangiamorte e tutto il resto non erano la sua ossessione quotidiana…
“Vediamo un po’…
no, questa no…” Luna depennò altre due domande prima di tornare ad alzare gli
occhi. “Da quanto tempo non stai con una ragazza? O ne nascondi una in casa?”
Harry si
massaggiò la nuca, visibilmente a disagio. “Lo dovresti licenziare questo tuo
collega, sai?”
“Francamente ci
sto pensando anch’io…” Luna si scostò dalla fronte una piccola ciocca di
capelli che le era caduta dalla coda, e lesse ad alta voce dal taccuino. “…è un
problema per te girare per le strade vista la tua fama… al diavolo Stuart, con
quello che ti pago è questo il meglio che sai fare? Bleah.”
Harry la vide
cancellare la domanda con energia prima ancora che potesse risponderle. “Non
prendertela, la maggior parte dei reporter fa di queste domande.”
“Si?” Luna inarcò
un delicato sopracciglio, sorridendo furbetta. “Allora non ti metterà in
imbarazzo se ti faccio questa… non stai con una donna da un bel pezzo, non è
che ti sei scoperto omosessuale?”
Due secondi…
solo due secondi, e tutti e due scoppiarono a ridere così forte che non fu
necessaria l’ennesima curva stretta del Nottetempo per ricadere distesi sui
letti. Servì molto più tempo invece per ricomporsi… Harry fu il primo, e lo
fece a fatica.
“Mamma… questa
mi mancava!”
“Mi rimangio
tutto, Stuart se lo merita lo stipendio, non lo licenzio più.”
Harry ridacchiò.
“Mettiamolo alla prova… sparami la prossima.”
Luna annuì e
girò la pagina del blocco… il suo sorriso scivolò lentamente via man mano che
leggeva. Alla fine, senza preavviso né apparente senso, strappò via il foglio e
lo appallottolò, gettandolo dal finestrino del Nottetempo. “Mi dispiace
deluderti se ci stavi prendendo gusto, ma l’intervista è finita.”
Harry sbattè gli
occhi. “Di già? Mi avrai fatto si è no una decina di domande…”
Luna scosse la testa,
sorridendo dolcemente. “E’ più di quanto mi aspettassi, Harry. Va bene così.
Magari mi fai un autografo con dedica per i miei lettori, ok?”
“Luna, io
l’autografo te lo faccio volentieri…” Harry si grattò la nuca… voleva trovare
il modo più gentile e delicato per spiegarsi senza ferire il suo orgoglio di
professionista. “…ascolta, io non me ne intendo, ma dalle risposte che ti ho
dato i tuoi lettori sapranno si e no il mio colore preferito o il tipo di
animale che mi piace di più… non credo che sia… abbastanza per uno scoop,
ecco.”
“Vuoi scherzare?
La prima intervista di Harry Potter dopo anni di silenzio stampa, è già un
onore.” Luna mise penna e taccuino nello zainetto e lo richiuse, tenendo lo
sguardo basso.
Harry la studiò
per un momento. “Luna… quali erano le domande che hai cancellato? E perché hai
buttato l’ultimo foglio?”
“Resto sempre il
capo al mio giornale, no? Se una cosa non mi piace, la scarto.”
“Si, ma qual’era
il problema?”
“Harry, ti ho
già detto che va bene così…”
“E io ti ripeto
che non ci farai nulla con le poche cose che ti ho detto.” Harry incrociò le
braccia sul petto, deciso ad andare ostinatamente in fondo con la questione.
“Allora?”
Luna sospirò e
lo guardò dritto negli occhi, il suo sguardo più limpido e sincero che mai.
“Erano pettegolezzi.”
“Tutto qui?”
Harry allargò le braccia. “Qual è il problema, ci inventiamo qualche diavoleria
da…”
“Su Ginny. Su
voi due e la vostra storia.”
Harry si accorse
di essersi ammutolito quando sentì soltanto il rumore stridente delle gomme del
Nottetempo che strisciavano a velocità media sulla strada. I grandi occhi blu
di Luna continuavano a fissarlo mortificati, dolcemente intristiti, e per buona
parte anche intimiditi.
“Ginny era mia
amica.” mormorò piano la biondina. “Le ho sempre voluto bene, e gliene voglio
ancora… non è cattiva, non lo è mai stata e mai lo sarà.”
Harry distolse
lo sguardo. “Tu non sai come sono andate le cose.”
“Quello che so
mi basta.” Luna si mordicchiò le labbra. “Quello che ha fatto, quello che è
successo fra voi e tutto il resto non sono affari che riguardano i miei
lettori. Non mi interessa se verrà su uno scoop o una cosa banale, tu sei stato
fin troppo gentile a concedermi un’intervista senza volere niente in cambio… le
domande che ti ho fatto possono bastare più che abbondantemente.”
Harry la scrutò
a lungo. Nobile d’animo e leale, lo era fin nel midollo… era bello sapere che
esisteva ancora qualcuno così in quel mondo di odio e tradimenti. E Luna lo
era, lo era sempre stata, ma adesso che era più adulta, che le sue “stranezze”
sembravano piuttosto particolarità… il suo animo pulito e sincero era una
calamita per la sua stima.
Luna distolse lo
sguardo e lo abbassò… si sentiva le farfalle nello stomaco. Era stata
un’emozione rivedere Harry, lo ricordava un bel ragazzo, ma adesso… adesso era
un uomo, ed era anche carismatico e fascinoso, per di più. Continuare a
guardarlo negli occhi verdi non sarebbe stata una buona idea.
“Luna… senti…”
Prima che
potesse andare avanti, Harry si dovette aggrappare al materasso per non finire
a terra… il Nottetempo si era fermato senza preavviso. “Ma che diavolo… non
l’abbiamo finito il giro!”
Luna si sporse
per guardare dal finestrino. “Stanno salendo delle persone…”
“Ah.”
“Porca miseria…”
Luna si accovacciò ai piedi del letto di Harry. “Li conosco quei due, sono
della Gazzetta del Profeta! Se ti vedono, come minimo ti si appiccicano
addosso.”
“Andiamo.” Harry
si ritrovò a prenderla per mano prima ancora di capire come e perché. Una cosa gli
era chiara, però… era bello stringere di nuovo la mano più piccola di una
ragazza.
Le due persone
appena salite sul Nottetempo erano effettivamente due giornalisti… le Penne
Prendi-appunti fluttuavano alle loro spalle mentre i due parlavano accesamente
a proposito di un fantomatico scoop su un pezzo grosso del Ministero. Il più
alto dei due, un ragazzo con una folta capigliatura rasta nera, brontolò un
indirizzo all’autista del Nottetempo e gli porse due galeoni, poi si rivolse
verso il collega occhialuto e continuò il suo discorso fremente… Harry aspettò
che si fossero avvicinati a sufficienza, poi provò a passare alle loro spalle a
testa bassa, trascinandosi dietro Luna. E sarebbe anche andata bene… se la
dannata Prendi-appunti non si fosse fermata di scatto, travolta dal passo
veloce di Harry, attirando l’attenzione del ragazzo rasta. Luna trattenne il
respiro… al rasta servirono poco meno di una manciata di secondi per
riconoscere il ragazzo moro.
“Ehi… ehi, ma tu
sei lui! Sei Harry Potter!!” esclamò
tutto entusiasta.
Il ragazzo
occhialuto accanto a lui schioccò subito le dita, facendo avvicinare la
Prendi-appunti. “Signor Potter, che onore insperato…”
Harry scansò
leggermente Luna, parandosi davanti a lei. “Scusate, sono di fretta…”
“Soltanto un secondo!”
“Le ruberemo
solo un attimo!”
“Meno di un
attimo!”
“E’ in missione
in questo momento, signor Potter?”
“Cosa può dirci
sulla situazione al Dipartimento degli Auror dopo tutti questi cambi di
bandiera dei suoi colleghi, molti dei quali a lei così vicini?”
Harry sbuffò
sonoramente. “Forse non sono stato sufficientemente chiaro. Non rilascio
interviste. Andiamo, Luna.”
Benché avesse
voltato loro le spalle, i due giovani reporter continuarono a inseguire Harry,
che procedeva a passo sempre più svelto verso la porta del Nottetempo
trascinandosi dietro Luna.
“Signor Potter,
è vero che vogliono sciogliere gli Auror dopo tutto quello che è successo
ultimamente?”
“Ci conferma
queste voci?”
Harry continuò a
camminare senza voltarsi, ma gli venne istintivo digrignare i denti per la
rabbia. “Io non so chi diavolo vi ha fornito queste stronzate che definite
informazioni.”
“Signor Potter,
un’ultima domanda!”
Harry aprì la
bocca per rispondere a modo suo… ma rimase più stupito nel sentire la mano di
Luna scivolare via dalla sua. E quando si voltò indietro per capire…
“Guardate!!”
Luna indicò alle
spalle dei due cronisti, con uno sguardo decisamente terrorizzato.
“Il marchio
nero!!”
“Dove?!”
“Oddio mio, ora?!”
I due si
voltarono di scatto per vedere… un bel niente. Il cielo era terso e pulito,
nessuna traccia del marchio nero. E quando guardarono di nuovo dove un secondo
prima avevano lasciato Harry Potter e la ragazza che era con lui, l’unica cosa
che videro fu l’autista che si contava la tintinnante somma di sei galeoni
appena ricevuti.
Harry e Luna
arrivarono di corsa nel vialetto, spompati dall’andatura più che rapida… ma
soprattutto dal fatto che avessero corso ridendo come matti. Una volta al
sicuro dietro il muro che li proteggeva da occhi indiscreti, i due ragazzi si
concessero il diritto di ridere spensieratamente… sudati, spettinati, più
incasinati di prima… ma anche più allegri di prima.
“Poveracci…”
Luna si appoggiò di spalle al muro, ridendo ancora. “Staranno ancora guardando
il cielo in lungo e in largo.”
Harry riuscì
finalmente a placare la sua risata prorompente, e si appoggiò con una mano al
muro… incurante del fatto di essere fin troppo vicino alla biondina davanti a
sé. “Era un secolo che non ridevo così… non ci sono più abituato.”
Luna sorrise
dolcemente, e senza pensarci due volte allungò una mano per accarezzargli il
viso. “Beh, dovresti farlo più spesso… è bello vederti sorridere.”
Harry rimase spiazzato…
spiazzato dal suo gesto così spontaneo, dalla sua dolcezza, dalla semplicità di
quelle parole. Parole che aveva già sentito in passato… un’altra persona gli
aveva detto la stessa cosa… lo aveva sempre spronato a sorridere di più… e poi
era stata proprio lei a offrirgli su un piatto d’argento un buon motivo per non
aver più voglia di farlo. Forse era perché ne era passato di tempo dall’ultima
volta che si era lasciato andare con una ragazza, ma la carezza di Luna gli
aveva dato i brividi… e non era stato capace di scansarsi da lei, né di
smettere di guardarla negli occhi grandi e blu.
Luna si morse le
labbra, e vedendolo improvvisamente così serio pensò bene di ritirare la mano e
abbassare lo sguardo.
“Io… devo
tornare al Cavillo, ora.”
Harry sbattè gli
occhi. “Come?”
“Il mio
giornale.” Ripetè pazientemente Luna. “C’è un’intervista che deve andare in
stampa stasera.”
Harry annuì,
passandosi una mano fra i capelli. Per un momento, un piccolo momento, gli era
sembrato di…
“Grazie di
tutto, Harry.” Luna lo abbracciò per un breve attimo. “Spero di rivederti
ancora, anche se abbiamo il nostro da fare.”
“Già.” Harry
ridacchiò. “Magari la prossima intervista puoi farmela sulla mia vecchia
Firebolt.”
Luna fece un
sorriso stralunato. “Uuh, non ci avevo pensato… avremmo pure risparmiato i
soldi del Nottetempo! Avresti dovuto ricordarmelo prima, sai.”
Sei sempre tu…
Harry fece una
piccola smorfia. “Scusa.”
Luna gli strizzò
l’occhiolino. “Beh, ci vediamo in giro.”
“…guardati
sempre le spalle quando cammini, capito?” fece Harry premuroso. “Tieni sempre
la bacchetta a portata di mano.”
“Va bene.”
Harry esitò per
un lungo momento… rimase a guardarla mentre usciva dal vicoletto… e stringeva
gelosamente il suo zainetto con l’intervista… un’intervista censurata da lei
stessa pur di non metterlo a disagio… un’intervista che non le avrebbe fruttato
niente, e tutto per la sua bontà…
“Luna!”
La ragazza si
voltò. “Che c’è?”
Harry la
raggiunse rapidamente. “Scrivi nella tua intervista che quando sono stanco mi
capita di vedere i Thestral… e che di notte sento le voci.”
Luna si
accigliò. “Ma… scusa, che dici?”
“Avanti, prendi
nota.” replicò con entusiasmo lui.
Lei si passò i
capelli dietro l’orecchio e si guardò in giro, poi si sporse in avanti verso di
lui. “Li vedi davvero? E senti veramente le voci di cui stai parlando?”
Harry sorrise
largamente. “Assolutamente no.”
“Ma…” Luna si
strinse nelle spalle. “Non capisco, se scrivo queste cose… insomma, penseranno
che tu sia mezzo matto, e non è nemmeno vero!”
“Se scriverai
che sono sano di mente, nessuno ci crederà. Se invece darai ai tuoi lettori
quello che vogliono sentirsi dire, venderai il tuo giornale più di quanto non
ti sia capitato negli ultimi anni.”
Luna si morse le
labbra. “Non t’importa che ti considereranno… come fanno con me?”
Harry fece una
smorfia divertita. “Perché, come fanno con te?”
“Scappano.
Pensano che io sia pazza… però io non lo sono.” Luna lo guardò con un viso
stranamente supplice. “Non sono pazza, anche se non mi crede nessuno.”
Piccola Luna, non è cambiato niente dai
tempi di Hogwarts per te…
Harry le prese
il viso fra le mani, e con una dolcezza infinita le appoggiò le labbra sulla
fronte per un bacio carico di affetto. “Ben venga se mi definiscono come te,
allora.” Le disse amorevolmente. “Ne ho viste poche di persone speciali quanto
lo sei tu.”
Luna rimase
basita… immobile lì in piedi mentre lui si allontanava con le mani nelle tasche
dell’uniforme, rossa come un peperone, incapace di mettere due pensieri uno dietro
l’altro… ma un piccolo sorriso le spuntò sulla faccia accaldata.
Grazie, Harry…
***************
Alicia
s’incuriosì ancora di più quando si rese conto che le urla che sentiva nei
corridoi provenivano dalla stanza di Armstrong… chi era il malcapitato che gli
era finito per le mani stavolta? Era stata una giornata piuttosto tranquilla,
per lo meno per lei, che l’aveva passata alla base fra scartoffie e
allenamenti… e non sapeva di missioni o pattuglie andate a male. Dal corridoio
che stava percorrendo si sentiva solo il vocione tonante di Armstrong, ma non
quello che diceva… a quel punto la curiosità la spinse a raggiungere la stanza
del generale per vedere chi ne sarebbe uscito.
Un sorrisetto le
comparve sul viso quando vide Ron e Hermione in piedi davanti alla porta di
Armstrong, anche loro in attesa. Se loro due erano lì fuori, significava che
dentro c’era…
“CI MANCA CHE MI ACCUSINO ANCHE DI AVERE
PUPAZZI SPOSTATI, OLTRE AI TRADITORI! BRAVO, POTTER, I MIEI COMPLIMENTI!!”
Alicia
ridacchiò. “Ma che ha fatto stavolta?”
Hermione, che
fra i due sembrava quella più seccata, emise uno strano suono di
disapprovazione e sarcasmo. “Ha deciso di farsi dare del pazzo da tutti, ecco
cosa.”
“E dai, guarda
che è stata un’opera di carità umana.” Fece bonario Ron. “Ha solamente aiutato
un’amica in difficoltà.”
Hermione lo
incenerì con lo sguardo. “Tanto quando fate idiozie è inutile attaccare l’uno
senza che l’altro lo difenda, non è così? Perfino se in questo caso Harry ha
messo in pericolo se stesso. E se i nostri nemici avessero letto…”
“I mangiamorte
non perdono tempo a leggere il Cavillo, Hermione, sii seria.”
“Ah, detto da
te…!” Hermione lo guardò male, poi gli voltò le spalle e marciò verso le scale
a passi decisi e netti.
Ron scosse la
testa e sbuffò. “E ti pareva…”
Alicia ridacchiò
e si appoggiò con una spalla al muro, incrociando i piedi e le braccia. “Non
hai ancora capito come la devi prendere, e sì che sono più di dieci anni che la
conosci…”
“Senti, per
favore…”
“Spegni il fuoco,
Ron, non sono qui per litigare. Voglio solo capire cos’ha combinato Harry.”
“Ma niente di
grave.” Ron scrollò le spalle. “Ieri abbiamo incontrato una nostra vecchia
amica di Hogwarts, Luna Lovegood… il suo giornale, Il Cavillo, stava per
chiudere i battenti e lei ha fatto un ultimo tentativo intervistando Harry. E
in quest’intervista lui ha dichiarato di avere le allucinazioni e sentire le
voci, o che so io…fatto sta che da questa mattina ad ora, mezzo Mondo della
Magia ha saccheggiato le edicole per leggere che Harry Potter è pazzo.”
Alicia scoppiò a
ridere prima ancora di trattenersi. “A parte che mi sembra una barzelletta più
che una storia realmente accaduta… ma perché Armstrong se la sta prendendo con
Harry? Si sa che i giornalisti scrivono quello che diavolo vogliono…”
“Nah.” Ron le
fece cenno di non con l’indice. “Il bello è che è stato Harry a rilasciare
questa dichiarazione di sua spontanea volontà.”
Alicia inarcò le
sopracciglia. “Lui?!”
Ron annuì.
“Almeno è quello che va dicendo… e credimi, conosco Luna, non è il tipo che
metterebbe nei guai qualcuno mettendogli in bocca parole non sue.”
“Mmh…” Alicia
strinse gli occhi e fece scoccare la lingua. “E’ bella questa Luna?”
Ron la guardò
perplesso, poi rise e scosse la testa. “Tutte uguali voi donne, dovete sempre
pensare che c’è un secondo fine…”
Alicia non si
scompose. “Tutti uguali voi uomini, o ragionate usando l’organo sessuale come
radar, o non ragionate affatto.”
“Stronza.”
“Rintronato.”
“Ma dai, Harry e
Luna…” Ron scosse la testa. “Voglio dire, lei è carina, ma non è proprio il
tipo di Harry…”
“E tu che ne
sai?”
“E ADESSO LEVATI DI TORNO!”
Alicia iniziò a
ridere prima ancora di guardare in faccia Harry… se aveva visto giusto – e questo
lo confermava – quella canaglia del suo amico non aveva ascoltato una sola
parola della strigliata del generale. E il sorrisetto divertito che esibiva
come un trofeo ne era la dimostrazione evidente.
“Ti è andata
bene.” Mormorò divertito Ron. “Mi aspettavo di vedere la stanza prendere
fuoco.”
Harry fece una
smorfia di menefreghismo. “Aveva un po’ di stress accumulato da scaricare.”
“E così hai le
allucinazioni, eh?”
Harry guardò
Alicia. “Che brava, hai comprato anche tu Il Cavillo.”
“Non esattamente,
ma da quanto mi è stato detto, l’ha fatto il resto del Mondo della Magia.”
Harry sorrise
soddisfatto e si avviò lungo il corridoio.
Alicia gli andò
dietro, urtando Ron con la spalla. “E tu hai anche il coraggio di negare.”
Ron si mise al
passo con entrambi i suoi amici. “Insisto, sei malata di romanticismo.”
Harry si
incuriosì. “Di che parlate?”
“La tua amica
Alicia sostiene che ti sei venduto alla stampa perché ti piace Luna.”
Alicia gli
rivolse uno sguardo in tralice. “Magari le ha fatto anche lo sconto sulle
dichiarazioni che le ha rilasciato.”
Ron alzò gli
occhi al cielo. “Non si è preso il becco di un quattrino.” Alicia fece un
sorriso enorme e vittorioso. “Ehi, lei non poteva pagarlo, te l’ho detto che
rischiava la bancarotta!”
“La smettete
tutti e due?” replicò placido Harry, continuando a camminare. “Sembrate due
bambini dell’asilo.”
“Stai
scherzando?” Alicia gli diede una botta sulla spalla. “Harry Potter ha riaperto
le porte al mondo delle donne, e tu vuoi che me lo perda? Questo è un momento
storico, da raccontare ai nipotini… credevo saresti arrivato prima alla
riproduzione asessuata.”
“Ah ah ah.”
Harry le diede una piccola spinta. “Solo perché tu stupri dalla mattina alla
sera quel povero disgraziato che ha accettato di stare con te, non significa
che dobbiamo essere tutti così.”
“Meglio
l’astensionismo?”
Ron arricciò il
naso. “Su questo sono assolutamente d’accordo con Aly.”
“Non cantare
vittoria, bellezza.” Harry ridacchiò. “E smettila di guardarmi così.”
“Adesso mi devi
portare a questo giornale perché la devo vedere…” Alicia si sfregò le mani. “Ti
serve un parere femminile.”
“Aly, mi ricordo
ancora come si conquista una donna, grazie tante… e comunque non è questo il
caso.”
“No?”
“No.”
“Non ti piace?”
“E’ dolcissima e
graziosa, ma non fa per me.”
Ron si fermò,
costringendo gli altri due a fare altrettanto, e appoggiò le mani sui fianchi
con fare da vincitore. “Che cosa ti avevo detto io?”
Alicia gli fece
cenno di stare zitto. “Non ti ho chiesto se ti sei innamorato, ti ho solo
chiesto se ti piace. Si inizia così, sai… tu mi piaci, io ti piaccio, ci
baciamo, pomiciamo, poi facciamo sesso, poi ci dichiariamo amore eterno o
meno…”
Harry incrociò
le braccia sul petto. “Aly, mi stai facendo sudare freddo.”
“E’ un buon
segno.” Alicia gli strizzò l’occhiolino. “Allora, andiamo a conoscerla?”
“Sai, credo che
non ci sia bisogno di spostarsi di tanto.” Ron indicò un punto alle loro
spalle.
Harry e Alicia si
voltarono… alla fine del corridoio una giovane matricola stava indicando verso
di loro, mostrando la strada a una ragazza bionda coi capelli sciolti che le
ricadevano morbidi e ordinati sulle spalle, e si muovevano con lei quasi con la
stessa grazia con ondeggiava il bordo della sua gonna lunga. Anche in
lontananza spiccavano i suoi grandi occhi blu e la felicità che sprizzavano da
tutti i pori.
“E’ lei?”
domandò Alicia, ma la risposta la ebbe solo da Ron, che annuì… Harry stava
sorridendo a Luna, che gli veniva incontro di corsa. Quando lo ebbe raggiunto,
gli gettò le braccia al collo con tutta la spontaneità gioiosa di una ragazzina
felice il giorno di Natale… e Harry, ridendo a sua volta, non mancò di
stringerla fra le braccia seppur preso alla sprovvista da quel gesto.
“Grazie, grazie,
grazie!” gli mormorò Luna, quasi commossa dalla gioia. “Ci hanno chiesto
perfino una seconda ristampa delle copie di oggi, Il Cavillo è andato a ruba
come non succedeva da anni!”
“Te l’avevo
detto che sarebbe andata alla grande!” replicò allegro Harry, stringendola
forte. “Congratulazioni, sono contento per te!”
Luna finalmente
si districò dall’abbraccio del ragazzo, continuando però a guardarlo come se
fosse la fonte di tutta la sua gioia, e per un attimo dimenticò tutto… dov’era,
chi altro c’era, chi la stava guardando… c’era lui, e questo bastava. E poi era
così dolce il modo in cui anche lui le stava sorridendo…
Alicia scoccò un
sorrisetto furbastro a Ron e fece un passo avanti. “Immagino che tu sia Luna.”
Luna si riscosse
e istintivamente fece un passo indietro, guardandosi in giro. “Ups, mi
dispiace… magari stavate lavorando…”
Harry le
appoggiò una mano sulla spalla. “Stai tranquilla, il nostro turno è
praticamente finito.”
Luna guardò
Alicia, ben più alta di lei, e le sorrise. “Ooh… che bello, hai i capelli dello
stesso colore delle Libelle Migratorie!”
Alicia inarcò un
sopracciglio, ma il suo sorriso non vacillò. “In realtà non le conosco, ma ti
ringrazio… sono Alicia, piacere di conoscerti.”
“Piacere mio, io
sono…”
“Luna.” Alicia
guardò Harry con aria di sfida. “Harry mi ha molto parlato di te.”
“Davvero?”
domandò sorpresa e felice Luna… per la sua buona fede non si girò a cercare
conferma nello sguardo di Harry, o avrebbe visto le occhiatacce del ragazzo
all’indirizzo della sua collega.
“Altrochè.” Fece
imperterrita Alicia.
Ron decise di
venire in soccorso di Harry. “Luna, complimentissimi… mi sa che se voglio una
copia del tuo giornale, dovrò aspettare la ristampa.”
Alicia approfittò
del fatto che Luna stesse parlando vivacemente con Ron per rivolgersi a Harry e
fargli un gesto di approvazione, sollevando in alto i pollici e strizzandogli
l’occhiolino. Harry per tutta risposta le fece un gesto ben poco lusinghiero.
“Oh, quasi mi
dimenticavo…” Luna rovistò nella lunga borsa a tracolla finchè non tirò fuori
una decina di banconote. “Harry, adesso posso pagarti l’intervista.”
“Stai
scherzando?” Harry scosse la testa. “Ci mancherebbe altro.”
“Ma no, davvero…
tu sei stato fin troppo gentile con me.”
“Potrei dire la
stessa cosa.” Harry la guardò in modo abbastanza allusivo. “E poi mi sono
divertito molto.”
Luna scrollò le
spalle e sorrise. “Considerala un’indennità di risarcimento… visto che adesso
tutti ti ritengono un po’ strano come me.”
“Non è una
novità che mi vedano strano.” Harry le appoggiò una mano sulla sua. “Anzi, sai
che ti dico? Se proprio ci tieni, di quei soldi possiamo farne un uso
decisamente migliore… lì dentro ci sta una bella cena per festeggiare il
successo della tua nuova rubrica. Ti va?”
Luna sbattè gli
occhi, stupita. “Mi stai invitando a cena?”
“Si, se non hai
niente di meglio da fare.” Harry diede un’occhiata all’orologio. “Il tempo di
cambiarmi e sono pronto. Però stavolta scelgo io dove andare.” mormorò con un
sorriso vispo.
Luna rimase con
le labbra socchiuse e l’aria frastornata per qualche istante, poi fece un
piccolo sorriso. “Wow, beh… accidenti, certo che ci vengo! Ne sarei
felicissima.”
“Andiamo,
allora.” Harry accennò un saluto in direzione di Alicia e Ron. “A domani.”
“E’ stato un
piacere.” Anche Luna li salutò.
Ron sollevò una
mano, Alicia invece fu molto più calorosa. “Divertitevi, e abbuffatevi anche
per noi!”
Harry quasi pensò
di voltarsi per guardarla in tralice… ma dimenticò tutto quando sentì la mano
più piccola di Luna scivolare nella sua. La osservò per un attimo… era felice.
Felice come se gli orrori del mondo fuori non esistessero… con la stessa
semplicità e purezza di una bambina. Strana, bizzarra, diversa, eppure limpida
come un cristallo, la sua spontaneità era disarmante. Se fosse stata una
ragazza di quelle “normali” non gli avrebbe mai preso la mano così, in pieno
quartier generale, come se fossero intimi… e anche a lui avrebbe dato fastidio.
Ma così no, così era tutto diverso… era la dolcezza di un gesto spontaneo
dettato dalla felicità e dalla gratitudine.
Piccola Luna, non te ne accorgi eppure
sei un’esplosione di energia positiva…
E anche Harry le
sorrise… in modo genuino, proprio come stava facendo lei.
Alicia non
riusciva a cancellarsi dalla faccia la sua espressione di allegria.
“E’ lei.”
“Lei chi?”
“E’ quella
giusta.”
Ron alzò gli
occhi al cielo. “Tra un po’ gli prepari anche le partecipazioni per il
matrimonio.”
Alicia incrociò
le braccia sul petto. “Non ho detto che è la donna della sua vita, non
necessariamente… ma è lei che riuscirà a sbloccarlo.”
“Non è
improbabile, anche se è strano.” A Ron scappò un sorrisetto. “Beh, in fondo
sono strani tutti e due, per cui…”
“Può darsi.”
Alicia lo guardò sorniona. “Ma era un pezzo che non vedevo il sorriso di Harry
raggiungere anche i suoi occhi. Solo per questo dovremmo essere grati a quella
ragazza.”
Ron scrollò le
spalle. “Ok, allora… stiamo a vedere cosa succede.”
“E comunque ci
ho preso io.”
“Stronza.”
“Rintronato.”
***************
“E l’hai fatto
davvero?”
“Certo che si!
E’ stata la riunione più bella di tutte quella. Solo che il tipo che voleva comprare
Il Cavillo continuava a non vedere le Lucciole Tumpitoste, pensava che lo
stessi prendendo in giro… dov’è che mi ha mandato? Ah, si! A fare in culo, però
ha avuto la decenza di dirlo in modo elegante, credo fosse francese…”
Harry rise di
cuore per l’ennesima volta in poche ore. Era da tanto tempo che non si
divertiva tanto. Ginny lo faceva ridere così. O forse no, non lo ricordava
nemmeno lui… Una cosa era certa: stava passeggiando di sera per Hogsmeade, e
non aveva paura di dover mettere mano alla bacchetta per difendersi o
attaccare. Al diavolo i mangiamorte, gli Eletti, gli Auror perfino… in quel
momento stava ridendo con una ragazza strampalata e dolcissima che aveva il
dono di fargli dimenticare il mondo intorno a sé. Quello che raccontava, e il
modo in cui lo raccontava… con quella spontaneità che lui negli anni aveva
perso completamente, mentre lei aveva mantenuto intatta. Il fatto che stessero
camminando per mano senza che lui dovesse sentirsi oppresso dall’idea di cosa
questo dovesse significare… perché Luna era così, quello era il suo modo di
dimostrare affetto senza chiedergli niente in cambio. E poi la sua mera
presenza metteva allegria. La storia del cappello, per esempio… al ristorante
tutti continuavano a fissarlo per capire se il loro fosse un appuntamento
romantico, per capire chi era stata la privilegiata scelta dal “grande” Harry
Potter, e Luna aveva intuito il suo disagio… così, senza scomporsi minimamente,
aveva trasfigurato un fazzoletto in un berretto e gliel’aveva messo in testa. Se non vedono la cicatrice non ti
riconoscono. Forse li avevano scambiati per due pazzi a cenare coi
cappelli, ma aveva funzionato.
“Chissà perché
la gente pensa che offendere in francese sia meno grave.” Luna scrollò
tranquillamente le spalle. “Non è che cambiando lingua la parola perda il suo
significato.”
“Però ha un
suono più scivoloso.” Harry la guardò, incapace di smettere di sorridere. “A te
com’era vaffanculo in francese?”
“Ahm…” Luna
arricciò il naso e ridacchiò. “Non lo so, era tutto un arricciamento della
lingua…”
Harry rise
forte. “Posso immaginare.”
“Già.” Luna si
divincolò dalla sua mano – Harry ne sentì l’immediata mancanza, in tutte quelle
ore ci aveva fatto l’abitudine – e saltellò sul primo gradino di una serie di
scalette che davano al portone di una palazzina d’epoca a pochi piani. “Io sono
arrivata… vivo qui. E’ la casa col balcone pieno di fiori, quello lassù.”
“Hai il pollice
verde, le tieni bene le piante.”
“Basta parlarci
con le piante, non sono mica uomini.”
Non immagini neanche la ragione che hai a
dire questo…
“Ad esempio
quella piantina coi fiori rossi lassù, la vedi? Si chiama Lillo. Credo sia un
maschio.”
“Certo.” Harry
sorrise, intenerito dalla convinzione con cui quella ragazza affermava tutte le
sue stramberie, tranquilla di avere in lui un valido ascoltatore.
Luna lo scrutò
un attimo in volto. “Non è che ti sto annoiando, vero?”
“No,
nient’affatto.” Harry si appoggiò al corrimano delle scalette, avvicinandosi di
più a lei. “Stavo pensando che sono stato molto bene con te oggi. E’ stato
divertente.”
Luna sorrise… e
senza starci a pensare gli si avvicinò e lo abbracciò. “Grazie, Harry.”
Sussurrò, avvinghiandosi alla sua spalla. “Per non avermi mai tagliata fuori
dall’ES anche se nessuno mi voleva… per avermi aiutato col giornale… e per la
bellissima serata. Nessuno mi aveva mai invitato se non per lavoro, sai.”
“Idiota chi non
l’ha fatto.” Harry sentì il bisogno di abbracciarla forte.
Luna chiuse per
un momento gli occhi e appoggiò la guancia sulla sua spalla. “Mi piace stare
così.” Sussurrò piano. “Ci starei sempre.”
Sai cosa? Anch’io…
“Ehm… scusami.”
Luna si fece indietro, sistemandosi i capelli senza farci caso, e sorrise
brevemente. “Non volevo metterti in imbarazzo, mi dispiace.”
Harry non riusciva
a smettere di guardarle i grandi occhi blu. “Non ti scusare.”
“…si è fatto
tardi, è meglio che vada.”
“Luna, aspetta.”
La biondina
sussultò quando si sentì afferrare per un polso dal ragazzo. Harry la fece
voltare dolcemente, e si portò sul suo stesso gradino per poterla guardare più
vicino che mai.
“Aspetta un
attimo…”
Si ritrovò ad
accarezzarle il viso prima che potesse chiedersi cosa stesse facendo… lo
inteneriva quell’espressione di stupore e timidezza che le leggeva negli
occhioni blu, suscitava in lui un desiderio di proteggerla… di prendersi cura
di lei… e sì, di baciarla. Di assaporare quelle labbra rosa che erano a stento
velate da un lucidalabbra, semplici e delicate…
…e prima che lei
potesse comprendere cosa stava capitando, Harry la baciò.
Fu un bacio
dolce… Luna, che riusciva a non imbarazzarsi per le cose più folli, era
chiaramente tesa… probabilmente non era mai stata baciata prima, o soltanto
poche volte nella sua vita, lo si percepiva dal modo in cui si era irrigidita e
teneva le braccia lungo il corpo, come se non sapesse che farne. Harry
trattenne l’impulso di sorridere… poco alla volta provò a muovere le labbra
contro le sue, quel tanto da metterla a suo agio e farle capire che era
sufficiente rilassarsi perché tutto funzionasse alla perfezione. Le passò le
braccia attorno ai fianchi e la racchiuse nel suo abbraccio, desideroso di
farle capire che era al sicuro con lui… e fu una sensazione divina quando sentì
le sue mani timide appoggiarsi sulla sua schiena, aggrappate alla sua maglia
come se avesse paura che fosse tutto una nuvola di fumo. E un po’ alla volta
anche il bacio divenne un bacio vero, profondo, completo… intenso…
…finchè Harry
non si staccò all’improvviso, come se avesse preso la corrente. Luna barcollò
in avanti ad occhi ancora chiusi, e per un pelo non cadde dalla scala. Quando
riaprì gli occhioni blu, il suo viso arrossito era disteso in una smorfia di
stupore.
“Scusami.”
Harry, nervoso come non era stato fino a un momento prima, scese i due gradini
e arretrò lungo la stradina senza però riuscire a voltarsi… sentiva il bisogno
di mettere quanta più distanza possibile fra lui e quella ragazza. “Io… scusa.”
Luna si strinse
nelle spalle. “Ho sbagliato qualcosa?”
Harry scosse la
testa e si passò una mano fra i capelli… sentirla tenera e confusa gli faceva
venir voglia di correre ad abbracciarla, mentre in quel momento era meglio
andar via.
“Tu non hai
sbagliato proprio niente, non è colpa tua… è solo mia, ok?”
Luna socchiuse
le labbra per dire qualcosa, poi tacque e lo fissò con uno sguardo triste.
“Ok.”
“Non so davvero
come… ti chiedo ancora scusa.” Harry incespicò sui piedi, ma finalmente riuscì
a voltarsi e a prendere le distanze dalla scalinata dove Luna, in piedi lo
stava certamente guardando ancora. Non ebbe il coraggio di girarsi a salutarla,
semplicemente si allontanò fino a scomparire nel buio della notte.
***************
Alicia sbadigliò
rumorosamente mentre entrava negli spogliatoi della palestra. Era mattina
presto, il quartier generale era ancora semivuoto, e lei era veramente a pezzi…
il turno di notte l’aveva sfiancata. E poi le aveva impedito di vedere il suo
Tom, il che non era poco. Per fortuna l’alba era arrivata, il che significava
che lei era libera. Ora le serviva solo di prendere alcune cose nel suo
armadietto, nello spogliatoio, e poi poteva darsi ad una bella dormita
rifocillante…
La stupì non
poco sentire dei rumori dalla palestra, proprio prima dello spogliatoio. Chi
poteva aver voglia di allenarsi a quell’ora immonda della mattina? Alicia tese
le orecchie e si fermò. C’era qualcuno che si stava dando all’esercizio fisico
di sicuro, lì dentro… e i suoi sospetti furono confermati quando socchiuse la
porta e vide Harry che faceva le flessioni piuttosto rapidamente… un po’ troppo
energicamente, vista l’ora.
Alicia inarcò un
sopracciglio divertito. “Fammi capire… ti è andata buca e ti stai sfogando
così?”
Harry non la
prese nemmeno in considerazione, continuò con le sue flessioni sbuffando fuori
forte l’aria.
“Uh, è peggio di
quanto pensassi.” Alicia si sedette per terra accanto al ragazzo. “Se la smetti
di ammazzarti, possiamo anche parlarne.”
“Non ne ho
voglia.” Ringhiò Harry fra gli sforzi.
“Beh, non hai
grosse alternative, sai. Ron e Hermione hanno cominciato il loro turno
esattamente dieci minuti fa, e tra qualche minuto scarso scatta il gong anche
per me. E’ prendere o lasciare, Potter.”
Harry andò
avanti ancora per qualche attimo con le flessioni, ma poi si fermò e si
appoggiò bruscamente con le ginocchia per terra, respirando forte. Il sudore
gli colava lungo la schiena e gli bagnava la maglietta, ma soprattutto gli
imperlava la fronte e il resto del viso. Il ragazzo se l’asciugò
sbrigativamente con una manica.
Alicia lo
osservò per capire qualcosa. “Non è andata bene ieri sera?”
Harry respirò
forte ancora qualche attimo, poi annuì. “E’ andata fin troppo bene.”
Alicia
s’illuminò. “E…?”
“Se vuoi sapere
se sono andato a letto con Luna, la risposta è no.”
“Avresti fatto
abbastanza schifo a provarci già al primo appuntamento.”
“Ho fatto schifo
comunque.” Harry sospirò pesantemente e nascose il viso fra le mani. “L’ho
baciata.”
“E lo dici con
quel tono?!” esclamò entusiasta Alicia. “La prima buona notizia che mi dai…”
“Aly, sono stato
ingiusto nei confronti di Luna.”
Alicia tacque
per un lungo momento. “Non ti piace, Harry?”
“Si…” il ragazzo
si passò una mano fra i capelli umidi. “Si, cazzo, si… pericolosamente si.”
“E allora scusa,
non ti seguo.”
“Aly, quella
ragazza è dolcissima e meriterebbe il meglio…”
“Aspetta,
aspetta… andiamo per gradi, non mi stai facendo capire niente.” Alicia incrociò
le gambe. “Dunque, ieri siete usciti insieme, e siete stati bene… giusto?”
Harry annuì. “Tu eri a tuo agio con lei, dico bene?”
Harry fece un
sorriso quasi malinconico. “E come fai a non essere a tuo agio con Luna… è
tutta matta, nel senso buono del termine. E’ diversa, come me, è strampalata ma
ha il coraggio di mostrarsi così com’è senza retrocedere solo perché la società
la taccia di follia… è forte e fa una gran tenerezza allo stesso tempo.”
Alicia appoggiò
il mento su una mano. “Ti piace proprio.”
“Si.”
“E alla fine
della serata l’hai riaccompagnata a casa… e l’hai baciata, magari sotto il suo
portone, dico bene?”
Harry annuì.
Poteva ricordare ogni dettaglio di quell’istante di magia, di come lei era
stata per un momento completamente sua, di come poco alla volta si era lasciata
andare, della sua dolcezza…
“Ti ripeto la
domanda perché mi rendo conto che non mi hai proprio sentito… lei ha risposto
al bacio oppure no?”
“Come?” Harry
sbattè gli occhi. Sentiva ancora sotto la bocca le labbra morbide di Luna…
prima immobili, poi… “Si… si, è stato… reciproco.”
Alicia battè le
mani, soddisfatta. “Questo volevo sentirti dire.”
“Questo non
doveva succedere!” Harry strinse i pugni. “Luna non merita di soffrire… e io
non voglio farle del male.”
“Perché dovresti
fargliene, scusa? Se ti ha baciato anche lei vuol dire che anche lei prova
qualcosa per te.”
“Ma io non sono…”
Harry serrò i denti e si diede una botta sul ginocchio. “Non sono mai stato un
buon compagno, guarda com’è andata a finire con Ginny…”
Alicia scosse la
testa. “Non farti una colpa di quello che è successo a Ginny, non è certo
dipeso da te. Certe cose succedono e basta.”
“Ecco, appunto.
E io non ho voglia di… sto bene così per il momento. Forse non sono ancora
pronto per rimettermi in discussione come compagno.”
“Stai facendo
incancrenire una piaga che prima o poi ti porterà via tutto il cuore, Harry.”
Alicia gli prese dolcemente la mano e gliela strinse. “Io lo so bene cosa vuol
dire avere paura di amare, perché amare significa rischiare di avere tutto e un
attimo dopo più niente… è la cosa più rischiosa che esista al mondo. Ma tu sei
coraggioso… tu hai rischiato per una vita intera, hai imparato quando il gioco
vale la candela. Sei in grado di stabilire se Luna vale il tuo tentativo di
ricominciare tutto dall’inizio?”
Harry guardò
dritto davanti a sé e si massaggiò stancamente le tempie. “Non lo so… non lo
so. Che mi piaccia non è in discussione… mi piace, e ci sto benissimo.”
“Lo so. Ti ho
visto sorridere come ai vecchi tempi mentre eri con lei.”
Il ragazzo la
guardò dritto negli occhi. “Non so se sono pronto ad amarla.”
“Non devi
innamorarti di lei in questo preciso istante.” Alicia s’inumidì le labbra.
“Prenditi tutto il tempo che ti serve… parla con lei, spiegale la situazione.
Sii sincero. E’ una ragazza semplice e spontanea, non avrai bisogno di
chiederti cosa sta pensando, te lo dirà lei stessa.”
Harry scosse la
testa. “Vorrei che fosse così semplice.”
“E’ semplice.” Alicia si mise sulle
ginocchia, prendendo Harry per le spalle e costringendolo ad ascoltarla. “Vai a
parlarle… non fartela scappare, Harry, se davvero vuoi ricominciare dall’inizio
con le donne, non potevi avere di meglio.”
“Ma non vorrà
parlarmi lei, Aly.” Harry si passò una mano sulla faccia. “Quando l’ho baciata…
dopo me ne sono andato via di corsa senza dirle niente.”
Alicia spalancò
la bocca. “Ma sei scemo?!”
“Già.”
“Già un corno!
Muovi il culo e vai subito da lei, avanti! Quella povera ragazza merita almeno
una spiegazione… ma guarda che cretino che sei, ti affogherei con le mie mani!
Se te la sei giocata per una cazzata simile…”
“E’ l’esempio
palese che non la merito!” replicò rabbiosamente Harry.
Alicia si calmò
nel sentire il suo tono… non era rabbia, era sdegno per quello che aveva fatto.
Con un piccolo sorriso, la ragazza si rimise in piedi. “Vai da lei.” Gli disse
amichevolmente, di nuovo serena come prima. “Il resto verrà da sé.”
Harry sbuffò e
si coprì il viso con le mani. In qualche modo sapeva che la cosa più sana da
fare era restare lontano da quella ragazza… gli piaceva, gli piaceva
maledettamente, e lui non voleva più rischiare di andare troppo vicino al
fuoco, non voleva scottarsi… ma non riusciva nemmeno a dimenticare com’era
stato tenerla stretta a sé, baciarla, farla sentire protetta…
Con un
sorrisetto ironico, Harry si rimise in piedi e si avviò verso la doccia. Non
avrebbe dato ad Alicia la soddisfazione di sapere che sotto sotto aveva ragione
lei… benchè probabilmente non era necessario che le dicesse proprio niente.
Alicia, in quanto donna, e soprattutto donna innamorata, ci sarebbe arrivata
prima di lui.
***************
Luna non si
accorse di stare fissando il vuoto da ore… in realtà non sentiva nemmeno la
voce del suo fidato collaboratore Greg, che seduto al di là della sua scrivania
si stava complimentando con lei per essere riuscita a rimettere in piedi Il
Cavillo. Aveva la testa appoggiata sulle braccia raggomitolate al petto, con
una mano si accarezzava distrattamente la treccia bionda che le ricadeva
morbida sulla spalla, e di tanto in tanto socchiudeva gli occhi per poter
vedere quello che lei voleva vedere.
Nel suo mondo
ideale la scena della sera precedente si concludeva in un altro modo… nei suoi
sogni Harry non fuggiva da lei come se avesse baciato una lebbrosa, no…
rimaneva, e rimaneva per dirle che aveva voglia di uscire ancora con lei per
passare giornate indimenticabili con lei… perché era stata indimenticabile
quella serata. Non si era mai divertita tanto. Con Harry non si sentiva mai
mortificata per il fatto che fosse più… fantasiosa… degli altri. Harry si era
divertito con lei, l’aveva spronata a raccontargli ancora altre storie, l’aveva
ascoltata con interesse e non per prenderla in giro… e quando non l’aveva
ascoltata, ci avevano riso insieme.
Ma come tutti i
bei sogni, anche quello era finito. D’altra parte Harry non poteva restare a
lungo con una come lei. Avrebbe dovuto immaginarlo prima ancora di vedere la
fine della serata.
Adesso l’unica
cosa che contava era dimenticare tutto. Tutto quello che era successo. In
questo modo sarebbe stato un po’ come riprendere la vita sonnacchiosa che aveva
sempre condotto, facendo finta di non essersi mai svegliata. Si. Era l’unica
soluzione. Triste e pure difficile, ma era davvero l’unica.
“Luna? Non mi
ascolti?”
Luna voltò la
testa in direzione del collega, senza alzarla dalle braccia. “Veramente no.”
“Di questo me
n’ero accorto.” Greg si tolse gli occhiali. “Che ti è successo? Sei strana
oggi.”
Luna sorrise in
modo malinconico. “Sono sempre strana, Greg.”
“No, non volevo
intendere in quel senso… voglio dire… tesoro, che tu sia… originale… non è una
novità, mentre oggi ti vedo…”
“Le ho detto che
la direttrice è in riunione, non può passare!”
“E io le ripeto
che non mi riguarda.”
“Ma non può passare,
aspetti…!”
Luna sussultò
nel vedere la porta del suo ufficio spalancarsi e sbattere contro la parete.
Stava quasi per domandare spiegazioni, quando vide entrare… lui…
“Dico, siamo
impazziti?” esclamò ferocemente Greg, balzando in piedi. “Come si permette?”
“Mi dispiace,
signor Smith!” fece l’agitata segretaria che smanettava alle spalle di Harry.
“Ho cercato di fermarlo, ma…”
“Questo è un
ufficio, e noi stiamo lavorando!” proseguì l’uomo. “Un po’ di rispetto, che
modi sono?!”
“Mi dispiace.”
Harry non battè ciglio… i suoi occhi erano fissi su Luna, che si stava alzando
in piedi lentamente. “Ho assoluto bisogno di parlare con Luna.”
“Luna sta lavorando. Prenda un
appuntamento e si degni di aspettare fuori senza demolire altre porte.”
“Va tutto bene,
Greg.” La voce soffice di Luna attirò l’attenzione di tutti i presenti. “Sono
stata sbadata io… ho dimenticato di aver preso appuntamento col signor Potter.
Non farmi fare brutta figura più di quanto abbia già fatto, per favore,
possiamo riprendere il nostro discorso più tardi.”
Harry la guardò
grato… si rese conto che nessuno dei due stava ascoltando quello che diceva
l’altra persona nella stanza, si stavano semplicemente fissando. Alla fine il
suo collega comprese di non avere scelta e li lasciò da soli, e Harry si sentì
libero di osservare Luna in ogni piccolo dettaglio. Aveva un’aria confusa, gli
occhi blu grandi e un po’ spaesati più indecisi del solito, lo guardava
silenziosa quasi come se fosse mortificata di qualcosa… e non si rendeva conto che
ai suoi occhi era bellissima. Infinitamente dolce. Faceva venir voglia di
abbracciarla fino a soffocarla.
E chi diavolo dovrebbe impedirmelo?
Luna spalancò
gli occhi quando lo vide marciare verso di lei in poche falcate. Socchiuse le
labbra per chiedergli che cos’avesse, ma non ne ebbe il tempo. Si ritrovò la
sua bocca sulla propria in una manciata di attimi.
In un primo
momento l’aveva letteralmente agguantata per gli avambracci, convinto che si
sarebbe dimenata per non lasciarsi prendere in giro una seconda volta, e lui
non poteva fermarsi… aveva un bisogno disperato di baciarla ancora. Di
assaggiare il suo sapore. Di sentire il suo corpo minuto schiacciato contro il
proprio. Di vedere se lo stomaco gli si appallottolava esattamente come la
notte prima. Di capire se la voleva per davvero, o si era solo illuso. E per
fare questo, doveva solo baciarla… tanto, a modo suo, a lungo… non poteva
permettersi di ricevere il rifiuto che quasi sicuramente sarebbe giustamente
arrivato da lei.
Il bello fu che
quel rifiuto non arrivò.
Harry si sentì
quasi uno stupido quando quelle braccia sottili che stava trattenendo si
spinsero leggermente in avanti per aggrapparsi alla sua camicia. Luna lo stava
baciando… non si stava negando. La risposta del ragazzo fu immediata. Non smise
neanche per un istante di baciarla, ma le lasciò le braccia per poterla
racchiudere in un abbraccio serrato e protettivo, passionale e affettuoso
insieme. E più sentiva la risposta di lei farsi meno timida e un po’ più sicura
di sé, più doveva trattenere tutti i suoi impulsi…
Nessuno dei due
si fece un’idea vaga di quanto tempo passarono a baciarsi in quel modo, ma
Harry si accorse che dovevano aver passato certi limiti quando sentì le piccole
mani di Luna spingerlo lievemente indietro per sottrarsi alle sue labbra. Le
concesse il fiato che voleva smettendo di baciarla, ma non di tenerla stretta
fra le sue braccia… l’immagine di lei col fiatone, gli occhi ancora chiusi e un
piccolo sorriso confuso sulle labbra era inebriante.
“Scusa.” Le
sussurrò sorridendo, quando si rese conto che le aveva letteralmente mozzato il
respiro.
Luna sorrise
dolcemente e riaprì gli occhi. “Questa cosa che ogni volta che mi baci poi mi
chiedi scusa… mica è troppo normale.”
Harry le baciò
la punta del naso. “Ma a noi la normalità non piace, no?”
“Hai ragione.”
Harry ebbe la
tentazione di chinare di nuovo la testa per un’altra sessione di baci… poi si
ricordò che prima dovevano parlare. Era necessario e doveroso. Non poteva
permettersi di rimandare. “Io e te dobbiamo parlare.”
Luna lo guardò
incuriosita. “E’ già si.”
“Come?”
“Ti ho risposto
si… scusa, mi hai baciato, no? Adesso vuoi chiedermi di stare con te… la mia
risposta è si.”
Harry sorrise e
le accarezzò il viso… non potè evitare di darle un piccolo bacio. “Piccola,
io…”
Luna sbattè gli
occhi. “Non vuoi stare con me? Allora… perché mi baci, scusa?”
“Vieni qui.”
Harry si sedette su una delle poltrone vuote e fece in modo che Luna potesse
sistemarsi sulle sue gambe. “Luna… io voglio stare con te. Lo voglio da
impazzire.”
Luna sorrise.
“Davvero? Vuoi stare proprio con me? Wow, è la prima volta che me lo dicono.”
“Ma non ti sto offrendo
una cosa semplice.” Harry le prese le mani. “Luna, io sono un pessimo compagno,
e oltretutto per quello che significo… ti metto solo in pericolo. Posso
offrirti molto meno di quello che vorrei, sulla bilancia pesano più i difetti
che i pregi.”
Luna scrollò le
spalle, guardandosi in giro con aria sognante, e prese a giocherellare coi
capelli neri e spettinati del ragazzo davanti a lei. “Mh mh… certo che sei
svitato. Vuoi stare insieme a una mezza pazza, e ti preoccupi di quello che
puoi offrirle?”
“Tu non sei mezza pazza.”
“E allora perché
tutti scappano da me?”
“Perché sono una
marea di stronzi che non capiscono come sei veramente.” Harry le accarezzò i
capelli racchiusi nella morbida treccia sulla spalla. “Io ti vedo come sei
fatta dentro… e mi piaci, mi piaci maledettamente.”
Luna si
accoccolò con la testa nel suo collo, avvinghiandosi alla sua spalla. “Vuol
dire che il resto non mi importa… puoi avere tutti i difetti del mondo, ma chi
non ce li ha… anch’io ne ho tantissimi. Andremo avanti insieme.”
Tu meriti tutta la mia sincerità…
“Io ho…” Harry
abbassò gli occhi. “Ho già visto cos’è l’amore, quello vero… e adesso ne ho
paura. Ho paura di innamorarmi. Ho giocato col fuoco già una volta, e mi sono
scottato… adesso ci penso duemila volte prima di lasciarmi andare del tutto.”
“Va bene.”
Rispose morbidamente Luna, senza abbandonare quel posto sul suo petto che
sembrava piacerle tanto. “Vorrà dire che ce la prenderemo comoda, un passetto
alla volta… tanto io non vado da nessuna parte. E non ho nemmeno fretta… non
sono mai stata con un ragazzo, quindi non sono un’esperta, ma non credo che le
cose fatte di corsa funzionino bene… noi andiamo piano piano. Tanto siamo
insieme… che ci importa degli altri?”
A Harry venne da
sorridere, e strinse la piccola mano che gli stava accarezzando il petto. “Già…
non ci importa.”
Luna si mise di
nuovo seduta, sorridendo allegra. “Saremo strani insieme, che ci frega? Tanto
ci siamo abituati.”
“Si, eh?” Harry
l’attirò giù per il mento, per rubarle un piccolo bacio a fior di labbra. “Da
oggi voglio l’elenco scritto dei nomi di chi ti chiama strana, però.”
Luna rise, e la
sua risata gli riempì il cuore. “E che vuoi fare, picchiarli tutti? Ti ci
vorrebbe una settimana intera. E poi guarda che sei messo molto peggio di me…
dopo il mio articolo tutti sanno che Harry Potter non ha un colore preferito.”
Harry non si
trattenne, esplose in una risata di gusto… Luna era così. Mezzo mondo pensava
che lui fosse pazzo per via delle finte allucinazioni che aveva dichiarato di avere,
e lei era convinta che il vero problema fosse il colore preferito.
“Beh?” Luna lo
zittì con un piccolo bacio. “Cosa ridi… è grave, sai.”
Harry annuì.
“Non devi più preoccuparti… ho fatto la mia scelta.”
“Davvero?” Luna
si sistemò meglio sulle sue gambe, emozionata come una bambina. “E quindi?”
Harry fece un
sorrisetto furbastro. “In realtà ero indeciso fra il rosa color Porcellino
d’India e il verde delle foglie della Mandragola… ma alla fine ho scelto il
blu.”
“Il blu?”
Harry le
accarezzò la guancia. “Il colore dei tuoi occhi.”
Luna si sciolse
in un sorriso felice e si lasciò attirare giù per un altro bacio, passandogli
le braccia attorno al collo. Per la prima volta in vita sua si sentiva
speciale… non diversa, non strana… semplicemente speciale. Speciale insieme a
qualcuno ugualmente speciale. E le piaceva tanto… le piaceva da morire. Era
vero, non ne sapeva nulla di ragazzi, nessuno l’aveva mai presa in
considerazione… ma avrebbe fatto anche i salti mortali per rendere felice
Harry. Come aveva detto lui… un passettino alla volta. Un passettino alla volta
sarebbe diventata come voleva lui.
Harry nascose il
viso nel suo collo morbido e profumato di vaniglia, e la strinse di più a sé.
Un passettino alla volta… non si sentiva spaventato all’idea. Voleva solo darle
il meglio di sé, questo si, perché lei meritava tutto il bene del mondo… ma
sentiva che in qualche modo era come se i loro modi di essere fossero in
sincronia l’uno con l’altro. E mentre accennava piccoli baci sul suo collo,
mentre la teneva stretta il più possibile nel suo abbraccio per la paura che
potesse svanirgli fra le mani, sentì di poter tirare un piccolo sospiro di
sollievo… non aveva paura. Un passo dopo l’altro, e forse sarebbe riuscito a
farsi una camminata… poi una corsa… chi poteva dirlo. Di certo non era più
solo. Bastava questo a farlo sentire bene.
“…Harry?”
Lui non staccò
le labbra dalla sua pelle liscia. “Mmh…”
“…il blu non è
anche il colore degli occhi del tuo amico Ron?”
Piccola Luna, mi farai impazzire un
giorno o l’altro… e sarò il pazzo più felice della terra.
** The
End **
In bocca al lupo
a tutti quelli che devono dare esami nei prossimi mesi! ^________-