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Autore: Lione94    01/10/2011    1 recensioni
L'amore? Sì grazie, ma non più lungo di un mese.
Questo è il pensiero di Alba Maggio, teenager di diciassette anni, che con l'universo maschile non riesce a stare in contatto per più di tre settimane.
Cosa succederà quando deciderà di mettersi in testa di essere il nuovo guru dell'amore?
Aggiungete un miglior amico dal sorriso irresistibile, una migliore amica senza peli sulla lingua e il disastro per un'estate appena iniziata è assicurato.
Dal secondo capitolo:
...Le sue parole mi colpirono come un colpo di sole alla testa davvero forte. Io gelosa?
Io non ero gelosa!
" E' il mio miglior amico " mi giustificai.
" Ah, e da quando gli amici notano fossette irresistibili sulle guance? " insistette lei.
Colpita e affondata, e nemmeno riuscii a ritornare a galla dato che la gelosia mi affogò definitivamente.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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  Vendette pericolose






Con un sospiro mi accasciai sul tavolo della cucina dando volontariamente una testata.
Che cosa me ne facevo di una grattugia multiuso? Che cosa diamine me ne facevo? Ci avrei potuto tritare Mary, Flavio e il mio povero cervello malato per crearci un delizioso piatto. Voilà, ecco la specialità della casa: “Insalata della folle folle folle gelosia”, oppure “Il triangolo no, non l’avevo considerato!”.
<< Sorellina, non dirmi che sei andata al centro commerciale e hai fatto acquisti solo per mamma >> disse Alessandra entrando in cucina per la colazione e guardando divertita la fonte della mia disperazione che era in bella vista sul tavolo accanto alla mia testa.
Mi raddrizzai tentando di sorridere ma ne uscì fuori solo un mezzo ghigno orribile che invece di un sorriso somigliava più a una smorfia per il mal di denti.
<< Oh tesoro, grazie >> disse mamma entrando dopo di lei insieme a papà. Mi diede un bacio sulla guancia e mentre iniziava ad armeggiare con la caffettiera disse: << Che dolce >>.
<< Chi, Alba? >> rise Ale sedendosi accanto a me.
<< Alessandra! >> la riprese papà prendendo posto di fronte a me e seppellendosi dietro un giornale.
<< Ma tu che ci fai sveglia a quest’ora? >> chiesi a mia sorella.
Di solito i miei quando si preparavano per andare al lavoro d’estate erano sempre soli dato che le loro tre figlie dormivano come ghiri in pieno letargo.
<< Mi sono svegliata, ho visto il tuo letto vuoto e mi sono alzata perché non riuscivo più a dormire >>
<< Pure tu >> osservai malcontenta.
<< Troppi pensieri per la testa >> borbottò papà voltando pagina del quotidiano.
Veramente, mio caro paparino, il mio di pensiero era uno solo, con i capelli rossicci e il fisico perfetto.


Non sapevo per quale ragione (bugia, sapevo il perché… ma era meglio non esplicitarlo troppo) il mio cervello aveva partorito la geniale idea di evitare il più possibile Flavio.
Iniziai a uscire con gli amici di mia sorella Claudia ma purtroppo il mio pregiudizio verso gli studenti del liceo classico - o semplicemente quello che erano amici di una piattola come Claudia - aveva preso il sopravvento e così mi ero appoggiata alla comitiva di Ale, dove c'erano alcune persone che venivano alla mia scuola e che quindi conoscevo. L’unica pecca era che c’era anche il fratello di Flavio, Riccardo, ma d’altronde lui non aveva nessuna colpa se era parente di quello che torturava con dolcezza la mia mente.
Strinsi amicizia con tutti, specialmente approfondii molto quella con Beatrice, la migliore amica di mia sorella, che già conoscevo perché veniva spesso a casa nostra. Quella ragazza mi ricordava molto Emma… Emma, la suddetta amica che ogni giorno mi telefonava per ramanzine assurde e che mi mandava e-mail minatorie. Era un vero uragano, ma le sue minacce mi stavano iniziando a mettere sul serio paura.
Il cellulare vibrò. Ecco un suo messaggio.
“Dove sei? :@”
“In giro con la comitiva di Ale :P”
Quel giorno, per rifugiarci dalla calura, eravamo andati al parco del quartiere a sdraiarci sotto l’ombra dei grandi alberi.
“Questa me la paghi! Muhaha °-°”
Ridacchiai (in verità un po’ spaventata) al suo messaggio. Mi sarei dovuta ricordare che lei trovava sempre il modo per attuare una vendetta… e me lo ricordai bene quando Riccardo arrivò insieme a un certo qualcuno, che oggi aveva deciso per puro caso (cioè Emma, quella… grrr!) di uscire con noi.
<< Flavio! Oggi sei anche tu con noi? >> domandò Bea allegra, inconsapevole che le sue innocue parole mi avevano fatto ghiacciare il sangue nelle vene.
Strinsi convulsamente il cellulare che avevo tra le mani e Alessandra mi lanciò un’occhiata stranita… probabilmente si stava domandando perché non gli saltassi addosso, attaccandomici come un koala, come facevo di solito per salutarlo.
Mi alzai a sedere come un automa per confutare ogni sospetto, infondo tra noi non era cambiato niente, no? Io non mi ero presa una cotta per il mio cosiddetto miglior amico e non erano giorni che lo evitavo, ma semplicemente volevo passare più tempo con nuove persone… Oh, ma a chi volevo prendere in giro! Per la mia mente tutto era cambiato e il leggero tremore che aveva catturato le mie mani (tipico segno di quando ero nervosa) ne era la conferma.
Non riuscivo a muovermi.
<< Non avrete mica litigato? >> mi domandò Ale notando il mio strano comportamento.
<< Ehm… no >> ammisi infine: non volevo inventare bugie. Avevo deciso che avrei estromesso semplicemente alcuni dettegli. Mi ributtai sulla fresca erba e dissi: << Non mi va di alzarmi >> …perché non so più come comportarmi con lui.
Il tempo sembrò passare più lento che mai.
Flavio era lì, a ridere e scherzare con gli altri del gruppo mentre io rimanevo sdraiata tra Bea e mia sorella, spiando ogni sua mossa con il cuore che mi arrivava in gola ogni volta che si girava e che credevo si sarebbe avvicinato. Insomma… perché non si avvicinava?!
Ok, ero diventata un po’ (tanto, troppo) incoerente. Non sapevo nemmeno io cosa volevo, ma essere ignorata così da lui mi stava semplicemente uccidendo.
Basta!
Mi misi in piedi con uno scatto improvviso, tanto che per qualche secondo mi girò forte la testa.
<< E adesso dove vai? >> mi chiese Bea, perplessa.
<< Mi sono stufata di stare qui sdraiata, vado al bar da Mario a prendermi qualcosa di fresco >> risposi, forse a voce un po’ troppo alta.
<< Vuoi che ti facciamo compagnia? >> domandò lei gentile mentre mia sorella annuiva.
<< No, non preoccuparti. Non starò via molto >> le sorrisi con una mezza smorfia brutta.
A mai più! Esclamò invece il mio cervello ed io gli diedi la mia completa approvazione. Sarei andata a seppellirmi la testa da qualche parte come uno struzzo vigliacco.
Veloce attraversai il parco per uscirne e mi diressi versi il bar lì vicino. Il chiosco di Mario era una costruzione di legno dalle grandi finestre che lasciavano entrare il sole all’interno, rendendolo luminoso.
<< Ciao Alba! >> mi salutò allegro il proprietario, un uomo sulla sessantina dai capelli brizzolati e lo sguardo vispo.
<< Ciao Mario! >> risposi dirigendomi verso l’angolo dei gelati dove c’era il figlio ventenne che stava servendo una bambina di sei anni che voleva il gelato al puffo.
<< Ehilà Alba >> esclamò appena si liberò << Sempre il solito? >>
Ormai ero diventata una cliente affezionata.
<< Sai che non rinuncerò mai al pistacchio e al cioccolato >> ribattei con un sorriso finalmente rilassato. Ora che ero sicura che nessuno mi avesse seguito mi sentito molto meglio: il confronto era stato evitato.
Mi sedetti a uno dei tavoli esterni dietro il bar e mi gustai il mio amato gelato. Non ero molto amante dei dolci ma il gelato pistacchio e cioccolato di Mario era troppo buono!
Troppo assorta nella venerazione del cioccolato non mi accorsi che qualcuno si era seduto vicino a me. Solo il rumore che aveva fatto la sedia sull’asfalto mi risvegliò dall’estasi che aveva preso le mie papille gustative.
<< Mi ero accorto che da qualche giorno eri strana, ma non credevo che la cosa fosse degenerata fino a questo punto >> disse la sua voce inconfondibile con un tono che andava dall’irritato al… forse preoccupato?
Incontrai il limpido sguardo castano di Flavio che sembrò volesse oltrepassarmi la mente per sondare i miei pensieri. Distolsi il mio prima che potesse intuire qualsiasi cosa e feci scivolare sul naso gli occhiali da sole che avevo sulla testa per nascondermi.
<< Sei arrabbiata con me? >>
Cosa?
<< Ciao anche a te >> dissi, schiarendomi la voce che mi era uscita bassa e mezza tremante.
<< Smettila! >> mi urlò contro perdendo la sua solita calma e togliendomi gli occhiali per costringermi a guardarlo, occhi negli occhi.
<< Ma sei impazzito? >> esclamai offesa. Il gelato mi cadde dalle mani e finì a terra.
Prima mi ignorava e ora mia trattava in questo modo?
<< Ehm va tutto bene, signorina? >> mi domandò un anziano signore seduto al tavolo più avanti che ci guardava.
<< Sì, ci scusi >> mi affrettai a rispondere.
In un gesto di strizza, mi alzai facendo cadere la sedia di plastica su cui ero seduta e mi allontanai ferita.
<< Finiscila di fare l’indifferente Alba! >>
Flavio mi rincorse e grazie alle sue gambe molto più lunghe delle mie, mi raggiunse in un attimo riuscendo a bloccarmi, afferrandomi per il polso.
Magari fossi indifferente!
<< Sei sparita per giorni, non rispondi alle mie chiamate… non ti eri mai comportata così. Mi dici che ti succede, per favore? >> chiese a denti stretti le ultime parole, cercando di non arrabbiarsi di nuovo.
Sentii uno strano calore avvolgermi per tutto il corpo e soprattutto bruciore dove la sua mano toccava la mia pelle.
<< Sei… sei preoccupato per me? >> mormorai impedendomi di sorridere.
Flavio fece un sospiro e chiuse per un attimo gli occhi: << Certo che sono preoccupato per te! >> disse lasciandomi il polso e riaprendo gli occhi, adesso il suo sguardo era indecifrabile.
<< Io sto bene Flà. Non sono arrabbiata con nessuno, volevo solo cambiare aria per un po’ >> dissi infine dopo un lungo e teso silenzio che si era creato fra noi.
Si avvicinò e mi porse gli occhiali che prima mi aveva rudemente strappato dal volto. L’ossigeno sembrò all’improvviso mancare, sarei potuta vivere del suo profumo.
<< Sabato vieni con noi al centro >> m’invitò, dandomi un buffetto sulla guancia e sorridendomi.
Mi era mancato quel sorriso!
Senza che ne rendessi conto, sfiorai con un dito la fossetta sulla sua guancia sinistra. Lui seguì il gesto con il volto, inclinandolo, e prima che ritrassi la mano la afferrò nella sua.
<< Domani parto per una settimana in montagna con la mia famiglia >> risposi senza riuscire a staccare lo sguardo dal suo, ipnotizzata.
Avevo sussurrato così piano che per capire che cosa stessi dicendo si era dovuto chinare verso di me. Le sue labbra erano così vicine che non resistetti e mi alzai sulle punte dei piedi per eliminare ogni distanza che ci separava.
S’irrigidì per un attimo ma una scarica d’eccitazione mi attraversò il corpo quando capii che invece di allontanarmi aveva seguito le mie labbra, schiudendo le sue, e stava ricambiando il bacio.
Non sapevo per quanto tempo eravamo rimasti a rincorrere l’uno le labbra dell’altro, finché lui non si staccò di colpo, confondendomi.
Mi lanciò uno sguardo stralunato.
<< Scusa, io… >> mi morsi a sangue il labbro inferiore, incerta su come continuare << Il caldo >>.
Che stupida cosa che avevo detto!
<< Già >> annuì lui distante e senza guardarmi più di tanto si allontanò del tutto da me << Adesso devo andare >>.
Mi lasciò lì senza darmi la possibilità di fare o dire qualcos’altro.
Mi portai una mano alle labbra dove sentivo ancora il suo sapore su di me e lo guardai sparire dalla mia vista.
Che cosa avevo combinato?


  
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