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Autore: Keskiyo    02/10/2011    0 recensioni
Isotta è una ragazza invisibile ai suoi stessi occhi. Vuole lasciare il segno su una persona,che neanche sa della sua esistenza. Ma lei dovrà confessare ancora una volta che i ricordi e la memoria s'intrufolano nel suo letto la notte e la tormentano
Spero vi piaccia,ho dovuto pubblicarlo di nuovo perché era illeggibile la scrittura :)Recensite se volete.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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Libro aperto
Il vento mi avvolge con spirali tiepide lungo la strada che mi porta al campetto da tennis. E penso come al solito. Penso del perché sono così attaccata a Riccardo dagli occhi blu,a quanto Ambra riesca a farmi ribollire di una crescente,nostalgica rabbia per qualcuno che vuoi. Ho paura di essermi di nuovo stretta ad una persona nella mia vita che non c’è. Riccardo … lui non c’è e suppongo neanche ci sarà. Sto portando un velo di malumore da quando sono uscita da scuola;non riesco neanche a godermi la bella giornata. Prendo il libro che mi sono portata da casa e rileggo il titolo:<<  Madame Bovary  >>. Lo rimetto nella borsa a tracolla verde che ho appesa alla spalla. Vicino al campo dove si gioca con quelle stupide racchette,c’è un salice piangente immenso. Mi piace nascondermi lì dai miei pensieri. Ed ecco l’erba che si avvicina ai miei jeans caldi,ho tolto il giubbotto e ho lasciato la felpa gigante nera. Madame Bovary mi accoglie con pagine di stampa mangiucchiate dal tempo. Primo,secondo,terzo capitolo. Sono al dodicesimo ed è passata un ora. Guardo giocare a tennis una coppia. Quanto sono così falsamente felici. <<  Oh amore una palla!  >><<  Oh amore un'altra palla ancora!  >>,continuo a imprecare che qualcuno dei due si faccia male,così la storia è diversa. Quando torneranno a casa,non racconteranno ai propri cuscini che hanno una pelle più tirata,una pelle da un vecchio che si da vent’anni ma racconteranno che si sono spappolati qualcosa e alla loro età ci vuole più calcio per le ossa. Nonostante tutto sono giovani,avranno sulla trentina. Il sole sta per tramontare,questo dannati colori crepuscolari mi ovattano la vista. Non vedo qualcuno che si avvicina. No,forse è più un’allucinazione. È un ragazzo con un libro. Decisamente un’allucinazione. Poggio ancora una volta gli occhi sulla pagina. Sento che si siede non troppo distante da me,posato con la schiena,come me,al tronco del salice. È strano non riesco più a leggere. Mi sento osservata,ho freddo e sto forzando la mia coscienza a dirmi qualcosa di brutto,di valido salvandomi così da un futura,arrogante sensazione. Ma ecco l’attimo che tutti vorrebbero e che solo io non dovrei avere,ci guardiamo nello stesso istante,collisione di corpi astratti,in un secondo risucchia tutto ciò che ho dentro,lo trattiene e poi …<<  Ciao  >>. Mi parla.<<  Ciao  >>.<<  Che leggi?  >>.Ho la voce ridotta ad un bisbiglio.<<  ”Madame Bovary”  >>.<<  Mmh … palloso?  >>.<<  è pieno di descrizioni,non le reggo molto  >>.<<  Ti capisco,ma allora perché lo leggi?  >>.<<  Ero curiosa di sapere com’era,ma penso che lo rimetterò dove l’ho trovato  >>.<<  ”La signora delle camelie”è più bello  >>.<<  E tu che leggi?  >>.<<  ”E così vorresti fare lo scrittore?”di Bukowski  >>.<<  Dovrei leggerlo  >>.<<  Comunque piacere Armando  >>.Mi stringe la mano con una delicatezza assurda.<<  Isotta  >>.<<  Bel nome  >>.<<  Grazie  >>. Mi sta prendendo in giro o lo dice veramente?Non lo so,dovrei fare più attenzione a cosa dicono questi esseri chiamati maschi. Le spalle si appoggiano automaticamente alla corteccia. Sospiro. Mi chiama con i suoi occhi verde erba.<<  Non ti ho mai vista in giro  >>.<<  Sinceramente neanche io  >>.<<  Come mai vieni qui?  >>.<<  Per stare un po’ tranquilla e per leggere,ma oggi mi è andata male  >>. Storco il naso e lui pare offeso.<<  Scusa per il disturbo allora  >>. Fa per alzarsi,ma lo tiro giù e mi correggo.<<  Mi è andata male nel senso che il libro non mi piace affatto  >>.Trattiene un sorriso,si gira dalla parte opposta. Sto continuando a guardarlo. Mi mordo il labbro. Mi tiro indietro i capelli con la mano. Finalmente si gira,mi guarda. Ride. Mi affretto a chiedergli:<<  Perché ridi?  >>.<<  Sei carina  >>. Sbianco e mi viene la mia solita ridarella isterica. <<  Ma non è vero!  >>,ribadisco. Fa la faccia stupita e mi afferra la borsa. Ma che diamine fa! <<  La rivuoi?  >>. Mi alzo di scatto.<<  Armando,ti faccio rimpiangere di essere un ragazzo!  >>.<<  Che paura! La signorina è troppo pigra per prendere la borsa fin quassù?O troppo bassa?  >>.Ora m’incazzo sul serio,non hanno mai avuto da ridire sulla mia altezza! È come quella delle altre,è lui che è troppo alto!Ovviamente alza la borsa dove io non arrivo e mi guarda con occhi di sfida. Dichiaro:<<  Okay l’hai voluto tu!  >>. Da una distanza ben calcolata faccio finta di tirargli un calcio fra le gambe,non lo sfioro neanche. Ha una faccia impagabile,sono soddisfatta e appena abbassa un po’ la borsa l’afferro e ritorno sotto l’albero. Prendo il libro che è rimasto sotto lì e anche il suo posato sul mio distrattamente. Mi giro di scatto e me lo ritrovo di fronte,vicinissimo,troppo vicino. Mi cedono per un secondo le ginocchia,faccio per aggrapparmi all’albero ma subito come se sapesse già cosa stava per accadere,mi prende alla vita con una mano,con l’altra mi tiene fra le due scapole. Respiro. Ma mi sta ancora guardando,io sono ancora piegata un po’ indietro. Decide di alzarmi,ma non di lasciarmi andare. <<  Stai bene?  >>. Annuisco e mi rimetto dritta. << Scusami … mi sto comportando da idiota >>. << Bè in effetti sì,però anche io mi sto comportando da bambina >>. Ride e mi risponde. << Pensavo mi dicessi la solita frase come “no,non è vero”! >>. << Nah … non sono così dolce >>. Si rimette seduto. Faccio lo stesso. << Dove vai a scuola? >>. << In un carcere >>,ribatto. Mi guarda perplesso. Ridacchio. << Sì,è vero distribuisco i libri nelle celle,lavoro alla mensa e pulisco i pavimenti,non è male!Mia madre è stata mandata in carcere per cannibalismo e io ho deciso di starle accanto,mio padre è fuggito con una spazzina alle Maldive >>. Sembra crederci. Scoppio in una risata fragorosa. << è così facile impressionarti? >>. Balbetta. << Ma … ma quindi non è vero?! >>. << Vado al liceo scientifico qui vicino anche se odio la matematica,mia madre lavora in uno studio legale e mio padre è un ragioniere. Sembri deluso >>. << No,cioè anche se avessi lavorato in un carcere … e avresti rischiato di morire almeno novantanove volte al giorno,insomma che fa? >>. Lo guardo di sottecchi e alzo il sopracciglio. << Mmh appunto,nulla >>. << Eh vedi?Antipatica >>. Sembra offeso. << E tu invece che scuola fai?Hai la faccia di uno che frequenta la ragioneria >>. << Come hai fatto ad indovinare?! >>. << Ho una zia veggente,dono di famiglia >>. << Ma che …? >>. << Se faremo mai una gara su quanto puoi abboccare alle mie stronzate … bé vinceresti! >>. << Antipatica!Comunque si faccio la ragioneria … ultimo anno >>. << Ma i bravi bimbi come te a quest’ora stanno a casa a studiare e ad ingozzarsi di ciambelline! >>. << Chi ti ha detto che sono bravo? >>. << Ho avuto una rivelazione dall’arcangelo! >>. << E di cosa si era fatto,prima di questa misericordiosa rivelazione? >>. << Di ambrosia o erba angelica,che ne so io che droga gira in paradiso?! >>. << Pensavo ne facessi parte come spacciatrice ufficiale! >>. << Perché ho la faccia da spacciatrice?! >>. Lo guardo accigliata. << Devo essere sincero? >>. Mi fissa con fare ironico. << Ma che bastardoo! >>. << E quindi vuoi una ciambellina adesso? >>. Risponde il mio stomaco per lui. Cazzo no. << Andiamo a prendere qualcosa >>. << No,no io sto bene così! >>. << Ma se hai fame! >>. << No,macché! >>. Mi sfida con lo sguardo. << Muoviti o se no ti trascino fino al bar >>. << Non ti permettere! >>. Mi prende per la mano,si mette in spalla la mia borsa e mi fa strusciare per tutto un tratto sul prato,quando vedo il cemento mi preoccupo. << Aspetta! >>. Si gira trionfante. << Sì? >>. << Non ho soldi e neanche ci conosciamo,non mi va di farti offrire! >>. << Preferisco offrire che farti morire di fame! >>. << Bé io no! >>. Siamo al bar oramai,dopo tutti gli insulti che gli ho tirato dietro,non si è mai fermato e io come una stupida,l’ho seguito. Siamo al bancone dove servono,mi guarda speranzoso,ma io sono voltata,non gli parlo neanche. << Un caffè e un “ventaglio” >>. Il barista glielo porge. Mi sta venendo l’acquolina,io adoro quel dolce fatto di pasta sfoglia!Armando da il primo morso solo quando ci siamo seduti al tavolino. Sorseggia il caffè e mi osserva. << Vuoi? >>. Mi sventola davanti il dolce che amo. << No >>. Dico,ingoiando la voglia di assaporarlo. Ne spezza una parte. << Lo so che ti va >>. << No,grazie! >>. E invece sì,non ne vorrei solo un pezzo. Me lo lascia lì,su un fazzoletto. Passano cinque minuti precisi,scanditi dalla mia fame. Prendo il pezzetto e inizio a mangiarlo. Armando non mi ha rivolto la parola fino ad adesso. << Ce l’hai fatta >>. << Sta zitto >>. Gli sorrido con riconoscenza e lui ridacchia.
 Vorrei dirgli tante cose,ma ne dico solo una:<< è sera  >>. <<  Sì,l’ho notato … devi andare?  >>. Dovrei ma non voglio. Forse legge le mie parole non pronunciate negli occhi. Mi sento tanto un imbecille. Odora di mare,di menta e di sigarette. Cazzo quanto vorrei rimanere. Lo conosco così poco. Mi libera dai suoi occhi e riesco a parlargli.<<  Sì devo andare  >>. La frase è talmente tanto aspra che mi servirebbe un po’ d’acqua.<<  Ti dispiace se ti chiedo il numero?  >>. <<  Perché dovrebbe?  >>.<<  Non lo so,magari non è giornata per chiedere i numeri  >>. <<  E questa da dove ti è uscita?  >>. Gli do quella cifra di dieci numeri. Mi sta guardando,se non la smette creperò d’infarto. I capelli mi stanno svolazzando davanti. <<  Grazie  >>. Mi dice. <<  Grazie a te  >>. Non so veramente quella parola a cosa è riferita,ma ci capiamo. <<  Quando posso chiamarti?  >>. <<  Quando vuoi  >>. Quasi non ci crede,ma tiene lo sguardo basso e vedo solo un sorrisetto nascosto dall’ombra. Vede che prendo la borsa. E si sbriga a prendere il suo libro a terra. <<  è tanto lontana casa tua?Forse è meglio se ti accompagno  >>. La strada è buia,anche se casa è vicina,non so che fare. Mi fido così tanto da farmi accompagnare?<<  No,casa è qui. Non ti preoccupare  >>. C’incamminiamo. Superiamo il campo da tennis,io giro a destra,la strada è sempre più buia. Lui mi segue,casa sua è in questa direzione,solo che prima di arrivare da me c’è un altro incrocio dove dovrebbe girare. Lo guardo nella penombra dei pali illuminati,non so che fare. La sua voce sembra zucchero filato. <<  Ti accompagno a casa,insisto  >>. Immagino che ha visto la mia faccia impaurita mentre lo guardavo prima. Ma se mi voleva far male già da prima aveva l’occasione. Non resta che fidarmi. <<  Grazie  >>. Così facciamo la strada buia insieme,passo dopo passo,in silenzio,ogni tanto giro la testa e mi accorgo che mi guarda,appena me ne rendo conto lui volta lo sguardo altrove. Sento freddo. Infilo la giacca e tiro fuori i capelli. Siamo avvolti da una vaga penombra di un lampione lontanissimo,siamo quasi arrivati a casa mia. Ci fa caso,perché guardo ogni abitazione. Sento il rumore delle mie converse sul marciapiede ampio. Sento una leggera mossa vicino la mano. Aspetto un po’ rallentando,lo fa anche Armando. La sua mano sfiora il dorso della mia. Per paura la ritrae. <<  Mi chiamerai vero?  >>,perché non mi sto zitta?!<<  Certo che lo farò,se no non ti chiedevo il numero  >>. <<  Scusa per la domanda stupida  >>. <<  Figurati … tra quanto è casa tua?  >>. <<  Fra altri due cancelli  >>. Rallenta di colpo. Ma casa è qui,con le luci accese,le piante nere all’oscurità ed il cancello chiuso. Sento odore di magnolia. <<  E così la madama è arrivata sana e salva  >>. Mi sorride. <<  E il signore si è fatto un casino di strada in più  >>. Sorrido anche io. <<  Almeno è stato con piacere  >>. Abbasso lo sguardo,sto sbiancando. Apro il cancello con le chiavi. Devo entrare. Appena mi volto neanche il tempo di parlare che mi tira a sé. Mi fissa e invece di baciarmi come qualsiasi altro ragazzo,mi abbraccia. Menta,salsedine e sigarette mi anestetizzano la mente. Di cosa odoro io?Mi lascia andare,mi sorride e io ricambio. <<  Notte Isotta  >>.<<  Notte Armando  >>. Se ne va,camminando tranquillamente, con le converse bianche a righe nere,pantalone nero,la felpa dello stesso colore,i capelli castano chiaro scompigliati e le mani nelle tasche. Varco la porta. Sono le otto,puntuale per la cena. Salgo in camera mia,butto la borsa sul letto e annoto sul diario la data. Continuerò a scrivere dopo mangiato. Mi guardo allo specchio c’è qualcosa d’indecifrabile,sembra che sto per morire però con felicità. Sono bianca cadaverica e ho gli occhi che tradiscono su come è andato il mio pomeriggio. Poso il cellulare sulla scrivania e scendo a cenare.Mia madre ha ragione,sono un libro aperto.

  
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