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Autore: Victoria McKagan    06/10/2011    3 recensioni
Il biondo non accennava a smettere, e il suo pianto diventava sempre più forte e lamentoso di secondo in secondo.
Sembra uno gnu che gnua... gnua... si dice gnua? ...Già, ma che verso fa lo gnu?
Il suo migliore amico era sull'orlo dell'esaurimento nervoso, sciolto in lacrime fra le sue braccia, e lui stava a pensare agli gnu. Si diede nuovamente dell'imbecille.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Innanzitutto, grazie mille ad Ormhaxan e ad Amy e Clau, le prime che hanno avuto il coraggio di recensire quest'assurda fanfiction. Buona lettura!






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2. Who's Afraid of South Central?!




-Brutto cretino, stupido, cazzone e imbecille!
-...Falla finita.
-Falla finita un paio di coglioni! Ma che ti dice quella testaccia?! - Era strano. Stranissimo. Quel giorno era tutto al contrario. Duff disperato, Duff che si ubriacava, lui che lo soccorreva, lui che poi gli faceva la ramanzina.
Ma quella non era una ramanzina. Quella era una sfuriata, e che sfuriata!
-Ma io non lo so! Se ripenso a stamattina.. anzi, a tutta la settimana! E anche a quella prima! ...Ah, mi verrebbe da staccarti tutti quei brutti fottutissimi capelli ossigenati che hai in testa, uno ad uno! Idiota! - non ci poteva credere. Tutte quelle giornate di mistero, di apatia, di nervosismo... per una donna.
-Ti ho detto di farla finita.
-Oh no che non la faccio finita! Ti rendi conto?! Ma che dico, tu non ti rendi conto proprio di un cazzo.. io stamattina stavo per prenderle! Da te! E per cosa? ...per una figa!
-Slash, non sai di cosa parli. - Il riccio gli si girò contro, e alzò un sopracciglio. Quello era il suo campo lavorativo. Non poteva dargli dell'ignorante nella sua materia.
-Amico, - riprese più pacato - al mondo siamo sette miliardi. Sette-miliardi. Ma lo sai quante fighe ci sono in sette miliardi di persone?! Tu sei malato! Un fottutissimo complessato! E poi Mandy, dove la metti?!
Così dicendo, aprì la porta di quella che chiamavano casa. Erano stati un'ora da Morgan per capire cos'aveva, finché, dopo la grande rivelazione, Slash non l'aveva fatto smettere di piangere a scapaccioni (rischiando di nuovo di prenderle da quell'armadio, ma ormai la rabbia gli aveva dato alla testa e non glie ne importava più niente) e l'aveva trascinato via.
Tutto spedito si buttò sul divano sgangherato, mentre il biondo per niente vitale richiuse la porta.
-Ci siamo persi qualche cosa, sicuramente. - disse Axl dopo aver trangugiato il suo caffè corretto.
-Tranquilli, non vi siete persi nulla! Solo un coglione!
All'ennesimo suo insulto, il biondo si ridestò dal torpore che l'aveva lasciato fermo sull'usciò e si infilò in camera sua, sbattendo la porta già malandata che minacciava di venir giù da un momento all'altro, ora più che mai.
-Starà andando in andropausa...- sbuffò di nuovo Axl.
-Povero Duff! Così giovane! - a quanto pareva Steven non aveva afferrato l'ironia, e si rammaricava per l'amico.
Accese la televisione, scansandosi i ricci dal viso per riuscire a vedere qualche cosa. Quando finalmente sembrò trovare un bel documentario sulla fauna dello Zimbabue degno della sua attenzione, le note del ritornello di Save me rimbombarono nella casa ad un volume improponibilmente alto. Pur alzando a manetta il volume della TV non avrebbe potuto contrastare i Queen, ne tantomeno il giradischi infernale di Duff. Spense il televisore, imbestialito.
-Io lo amazzo. Prima o poi giuro che lo faccio. Lo avveleno al Raimbow, così sembrerà colpa del barista e non mi arresteranno... - Immerso nel fiume di minacce destinate al bassista, non si accorse del mesto chitarrista che gli si era seduto accanto.
-Io forse ne so qualcosa più di te. - disse tranquillo. -L'ho vista una volta.
...Allora Izzy era onniscente! E, ovviamente, non ne aveva fatto parola con nessuno. Tipico di Izzy.
-Deve essere un paio di tette con le gambe per aver fatto questo casino nella testaccia di quel... quel...- aveva finito l'archivio di improperi.
-Nah, terza scarsa.
-...Oh. E allora? E' carina? Ti prego, fa che sia almeno scopabile! Non come quella punkettona di Camden coi capelli fuxia che ci riportò a casa per la sua ultima sbandata...
-No, no, niente di preoccupante, anzi. Non è carina. Ha molto... fascino, ecco.
-...Ok, è un cesso, ho capito.
-Bah, vedila come ti pare. Per me, è un po' tipo una femme fatale. E' bella, Slash.
-Oooh.
-E tutte le donne belle sono come la droga, portano solo un sacco di guai. E ammazzano i cuori dei bassisti.
Slash rifletté. Forse Duff aveva bisogno davvero dell'aiuto di qualcuno. Non poteva essere sempre lui il crocerossino di tutti, a volte anche lui doveva essere soccorso.
-Izzy, se vuoi scusarmi ho da parlare un po' col re della birra.
-Vedi di dire cose intelligenti, e di essere efficace. Non se ne può più..
Bussò alla porta, dubitando che il biondo potesse sentirlo. Provò ad urlare "Duff", ma niente, provò ad aprire, ma la porta era chiusa a chiave. Fortunatamente le porte di quel posto avevano delle serrature che facevano ridere i polli, quindi con una leggera spallata fece cedere la chiusura.
Duff giaceva sul letto col suo basso sulla pancia, strimpellando note che non c'entravano niente con la canzone suonata dal giradischi. Si avvicinò al diabolico affare, e non sapendo come spegnerlo tolse via il disco e lo volò per terra.
-Esci. Rimetti i Queen ed esci. Voglio soffrire in solitudine.
Slash, a sentirlo dire quelle parole, si spiaccicò sonoramente la mano sugli occhi in segno di disperazione. Sarà più dura del previsto.
-Avanti man, non fare così. Scusa se non ti ho capito, ma... dai, lo sai come sono fatto... sai che le cose che io considero serie sono diverse da quelle che tu consideri serie...
-Le tue sono perlopiù boiate.
-Effettivamen... No no no, non è questo il punto! Senti man, io ti voglio aiutare, davvero... ma non so come, nessuno di noi sa come, e non ce la facciamo più a vederti in questo stato...- A sopportarti, in questo stato...
-Semplicemente non puoi. Non c'è possibilità. Sono fottuto, Slash. Fottuto dall'amore.
-Eeeeh, amore, che paroloni! Senti, ma Mandy? La povera cara Mandy che dovresti anche sposare? Dove diavolo è andata a finire Mandy?
Silenzio. Duff avrebbe dovuto sposarsi con Amanda entro un paio di mesi. E pensare che era stato lui a chiederglielo... sembrava essersene totalmente dimenticato.
-Mandy non è niente.
-...Eccoci. E ora ci salta tutto.
Il biondo scoppiò in un'inaspettata risata isterica, seguita da un singhiozzo che, guardando la bottiglia di vodka vuota sul comò accanto al letto, Slash potè interpretare come segno di ubriachezza.
Forse, stando così le cose, qualcosa per Duff avrebbe potuto fare...
-Sì sì, molto divertente, sì... senti man, dove hai detto che abita la tua nuova amica? - Era risaputo che il bassista da ubriaco non solo diventava più lunatico di Axl, ma toglieva anche qualsiasi freno alla lingua.
-South Central... la via fra la seconda e la terza, numero 317... - South Central?!? Col cazzo! Non sarebbe mai e poi mai andato in quel postaccio. I primi tempi in cui si era trasferito a Los Angeles ci era entrato tranquillamente, ignaro della fama del luogo, e per poco non ci aveva lasciato la pelle.
-Ah... ehm, ok, senti, cerca di dormirci un po' su, eh? - Lasciò l'amico mezzo collassato sul letto.

-Hey, Izzy, come si chiama questa?
-Un nome strano... Tamara, Rimira... Amira!
-Amira? Bah...
Era deciso. Sarebbe andato a parlarci, a sistemare le cose al posto di Duff, visto che lui sembrava non poterne (e non volerne) uscire vivo. Voleva sapere come stavano le cose e che intenzioni aveva col biondo, anche se comportava dover entrare in South Central. Ormai era irremovibile.
Prese le chiavi della vecchia Chevy rossa di porprietà comune, parcheggiata dirimpetto alla strada, ed uscì.
Guidò per una ventina di minuti, pensando e ripensando a se stesse facendo la cosa giusta o meno. Forse quelle cose, le cose amorose, dovevano essere risolte fra i due innamorati della situazione, pensò. Al diavolo! Ci pensa Slash!!
Eccolo, il cartello sgangherato e bucato, probabilmente da un proiettile, che segnava l'entrata di South Central; con la paura alla vista del cartello anche le sue budella cominciarono ad agitarsi. Ma ormai non sarebbe tornato indietro ...anche se ho bisogno di un bagno!
-Seconda, Terza... Ecco il vicolo! - Prometteva poco di buono. Un paio di tizi dall'aria losca stavano discutendo per dei soldi, a quanto poteva capire dal finestrino aperto.. Si fece coraggio, e inforcò la via.
-311, 313, 315... 317! - Accostò al marciapiede. Un portone di legno massiccio mezzo marcio e dipinto da bombole spray lo attendeva, imponente. Scese dalla macchina (assicurandosi di averla chiusa a chiave), e con mani tremanti batté tre colpi sull'uscio.
Niente. Oh, quasi quasi ci speravo... Bene Slash, hai fatto ciò che dovevi, hai cercato di aiutare Duff ma, guarda un po', hai sbagliato i tempi! Però adesso hai la coscienza apposto, quindi puoi anche andartene via e tornartene a casuccia!
Sebbene la sua parte ragionevole gli dicesse di andarsene a gambe levate prima che qualche brutto ceffo sbucato da chissà dove lo menasse a sangue, una vocina, quella che lui odiava tanto, gli urlava dal profondo di insistere, se aveva un cuore, tant'è che non poté fare a meno di ascoltarla.
Bussò più deciso e con più vigore alla porta. -Heiiii c'è nessuno?!?- aveva persino attaccato ad urlare.
Preso dal suo bussare frenetico, non si accorse che il legno duro gli era venuto a mancare da sotto le nocche, lasciando il posto ad una figura umana.
Quando se ne accorse e mise a fuoco la situazione, per un attimo gli mancò la terra da sotto i piedi.


No... non era decisamente ciò che si aspettava fosse la musa ispiratrice di Duff.







-


Nota dell'autrice:
Tenete duro ancora un po' nella battaglia contro la sonnolenza, nel prossimo capitolo comincia l'azione!

Au revoir!
Vick.
  
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