-CAPITOLO 3-
-PAGINE STRAPPATE-
Su e
giù. Si sale e si scende. Così fa il sole, così fa la vita. Sale, percorre il
suo cammino, lo stesso identico cammino di sempre, poi scende e si nasconde per
risalire un’altra volta il giorno dopo, e quello dopo ancora. E la vita inizia
così, prima è piccola, appena sveglia, poi inizia ad allargarsi, inizia a
salire per le gioie e le aspettative che ti da costantemente, fino a scendere
ad un certo punto e spegnersi alla fine del tempo. Il giro è sempre identico,
ruota attorno ad un disegno più grande di tutti, più grande di se stessi. E se
non fosse più così? Se qualcuno avesse girato la ruota nel senso opposto cosa
accadrebbe? Se invece di andare avanti si tornasse indietro sarebbe lo stesso?
E’ possibile fare scelte diverse, ripercorre i propri passi senza alcuna
conseguenza?
Seiya
e Bunny si stringevano tenacemente la mano mentre osservavano il sole calare ad
est di fronte ai loro occhi ed il buio impossessarsi dell’ovest alle loro
spalle. Sembrava quasi che stessero vivendo all’incontrario. Non c’erano
spiegazioni, non era scienza. Era qualcosa di sbagliato, qualcosa che era
cambiato. Ma perché? La palla di fuoco rosso incandescente appariva tranquilla
mentre sviava la strada per la quale era stata creata. Stava andando contro le
regole, contro ciò che era stato prestabilito per lui.
Bunny
si rivedeva in fondo in quel sole. Anche lei aveva sgarrato alle regole, non le
aveva rispettate. Anche lei aveva deciso per una strada diversa, per un destino
difforme. Ma nella sua mente correva lo stesso pensiero fisso, la stessa
convinzione: il sole stava sbagliando. Non doveva tramontare ad est. Da sempre,
da quando conosceva questo mondo, lei sapeva che avrebbe dovuto tramontare ad
ovest, non poteva fare l’incontrario come aveva fatto…lei. E allora perché lei
si e il sole no? Perché avrebbero dovuto avere un trattamento diverso? In fondo
anche lui apparentemente aveva scelto una vita diversa da quella che gli era
stata predestinata. Forse perché era così e basta? Non se lo spiegava ma vedere
il sole tramontare dal lato opposto la terrorizzava. La terrorizzava il
pensiero che forse non tutte le scelte sono giuste. Forse nemmeno la sua.
“Bunny!
Bunny!”. Seiya le scosse il braccio. La osservava come imbambolata davanti a
quello spettacolo così inusuale, con gli occhi sbarrati sui raggi che si
addormentavano su un fianco diverso dal solito. E questo non lo tranquillizzava
affatto. “Bunny dobbiamo tornare al Palazzo, dobbiamo informare la
Principessa!”
“Sta
cambiando tutto” sussurrò, mentre l’ultimo spiraglio di luce li abbandonò al
buio “Ora cambierà tutto”
“Ma
cosa stai dicendo? Bunny! C’è qualcosa che non mi hai detto?”.
Bunny
lo osservò. Non poteva dire niente, l’aveva promesso, non poteva fare altro che
mentire. Scosse il capo, facendo finta di niente, sperando che quello bastasse.
Seiya non chiese altro, era cosciente che non le avrebbe detto niente, almeno
non in quel momento.
Corsero
giù per la collina, riconducendo i cavalli al loro posto, dove sarebbero
rimasti al sicuro. Almeno loro. La moto tuonò lampante, riportandoli al Palazzo
in men che non si dica. Il paesaggio era così diverso da come l’avevano
lasciato. I fiori non risplendevano più con i loro colori vivi e puri, i petali
si erano racchiusi in se stessi, spaventati dalla notte, quasi fosse una nemica
che li avrebbe circondati per moltissimo tempo. Gli alberi si muovevano in modo
strano, sembrava che la natura stesse percependo qualcosa che ai loro occhi era
totalmente inesistente.
La
rampa si abbassò al passaggio della moto su un apposita tavoletta incastonata
nel pavimento, permettendoli di riporla al suo posto, prima che qualcuno in
particolare si accorgesse della sua assenza. Ma era troppo tardi.
Ad
attenderli, con la schiena appoggiata all’umido muro del sotterraneo, Yaten non
aspettava altro che urlare contro al fratello, ignorando ciò che stava
accadendo.
“Seiya,
dobbiamo parlare!”
“Non
ora Yaten” rispose frettoloso, aiutando Bunny a scendere dalla moto. Yaten
s’indispettì, non facendo caso alla fretta che stavano mettendo nel fare ogni
movimento “Non puoi andartene in giro con la mia moto e poi rispondermi in
questo modo! Un “mi dispiace” sarebbe gradito”
“Non
ora, ti ho detto” ribatté crudo, salendo velocemente i gradini interni
all’edificio che l’avrebbero condotto nell’ampio salone d’entrata. Yaten li
seguì inviperito, provava profondo fastidio quando non veniva considerato. Il
suo egocentrismo a volte era davvero eccessivo.
Salirono
svelti le scale, correndo lungo tutto il corridoio, non si vedeva nessuno in
giro, ma quello era un problema successivo.
“Mi
volete dire che sta succedendo?” urlò Yaten, persistendo nell’inseguimento.
I
passi pesanti e ripetuti sul parquet fecero vibrare le stanze circostanti,
insospettendo chi vi era al suo interno. A metà del passaggio, una prima porta
si aprì, lasciando che lunghi ciuffi neri vi sbucassero all’esterno “Ma che
succede?” domandò Rea, vedendo poco dopo Seiya, Bunny e Yaten passare di fronte
a lei in rapida camminata. Li vide allontanarsi sempre di più, ma l’espressione
preoccupata dei loro volti non passò inosservata.
“Ehi
aspettatemi!” urlò uscendo dalla stanza “Rea, dove vai?” chiese Morea, poco
dietro di lei ma non fece in tempo a sentirne la risposta che era già lontana.
Morea si affacciò al corridoio, girandosi poi velocemente alle sue spalle
“Andiamo ragazze!” incitò a Marta ed Amy, sedute sui rispettivi letti “sta
succedendo qualcosa!” disse, seguendo anch’essa Rea in quella che sembrava
essere diventata una gara campestre.
Da
tre che erano si ritrovarono in sette a correre nella stessa direzione, dei
quali solo due conoscevano la destinazione. Il lunghissimo corridoio stava per
giungere alla fine ma un’altra anta si spalancò prima di arrivarci “La smettete
di fare questo fracasso?”. Taiki uscì dalla sua camera, con un libro stretto
fra le mani, accorgendosi così di cosa stava accadendo fra le mura del Palazzo
“Yaten…” sbuffò fra se e se. Ripose il libro a terra e li seguii, fino a
giungere ad un’altra porta ancora, l’ultima porta. La porta di Kakyuu.
Era
ancora chiusa, esattamente come la sua mente, intrecciata da angusti pensieri.
Seiya sbatté il pugno sul legno più di una volta, senza tuttavia aver mai
risposta. Voltò gli occhi verso Bunny, quasi a voler cercare un’approvazione.
Entrambi non avrebbero voluto disturbare la Principessa, se non vi era stata
risposta un motivo doveva esserci di sicuro. Ma il loro bisogno di sapere in
quel momento era più forte del rispetto che provavano verso di lei, che si
obbligavano ad avere. Aprì la porta.
Seduta
sul balconcino interno ornato di cuscini color panna, Kakyuu osservava la
notte, con la testa appoggiata al freddo vetro della finestra dai lucenti
infissi bianchi. La forma esagonale le permetteva di distendere le gambe ed
aderire comodamente alla stessa, tentando di rilassarsi senza visibilmente
riuscirci.
Seiya
fece qualche passo avanti con Bunny poco dietro di lui, richiudendo poi la
porta alle sue spalle prima che altri potessero accedervi “Principessa, ti
chiedo scusa ma ho bisogno di parlarti…abbiamo bisogno di parlarti”.
Kakyuu
inspirò profondamente, stringendo fra i pugni la pagina di un vecchio libro da
poco strappata. Il rumore della carta che si piegava fra le sue mani echeggiò
incontrastata, come se fosse l’unico suono esistente nell’aria. Bunny fissò
intensamente quel grumo di carta, sentiva qualcosa che non riusciva a spiegare,
sentiva che le parole contenute nello stesso erano di grande importanza.
“Il
nostro è il Pianete delle Stelle”. Kakyuu la distrasse, continuando a guardare
all’esterno, ad osservare il cielo ma in modo diverso da tutte le altre volte.
“Si…lo
è…” rispose Seiya, anche se quella era tutt’altro che una domanda. Kakyuu posò
la mano sul vetro, rilasciandovi l’impronta quasi invisibile “Come può esservi
in un Pianeta Stellato…una notte senza stelle?”.
Storditi
da ciò che aveva appena detto, Bunny e Seiya si avvicinarono lentamente al
vasto finestrone, alzando gli occhi verso il cielo. Un cielo buio, nero, scuro.
Un cielo privo di stelle, un cielo che non si era mai visto e che mai avrebbero
voluto vedere.
Scossa
e con i sensi di colpa sempre più crescenti in lei, Bunny si sedette accanto a
Kakyuu, ponendo la mano sopra quei pugni che la Principessa ostentava a
trattenere così ferocemente.
“Ti
prego…cosa sta succedendo?”. Kakyuu la guardò, mentre una lacrima le velava gli
occhi, una lacrima splendente come quelle stelle mancanti dal suo mondo.
“Sta
cambiando, Bunny...anche se non pensavo così in fretta”
“Ma
cosa sta cambiando?” “Tutto”
“Tutto?”
“Tutto”.
Seiya
tentava invano di seguire i discorsi ma le loro parole non facevano altro che
mandarlo ancor più in confusione “Ma di cosa state parlando? E perché dovrebbe
cambiare?”. Bunny abbassò lo sguardo, quella era la terza volta che le chiedeva
una spiegazione e per la terza volta sapeva di non potergliela dare.
Kakyuu
le alzò il mento, asciugandosi il volto “Ora non ha più senso mantenere il
segreto. Devi raccontare tutto, Bunny”
“Ma…non
posso…” “Non è che non puoi. Devi” disse, alzandosi velocemente e nascondendo
la pagina in tasca “Ora devo andare, starò via per qualche giorno”
“Come
te ne vai? Abbiamo bisogno di te” replicò Seiya
“Ho
bisogno di capire una cosa e solo una persona può darmi in questo momento le
risposte che sto cercando”. Seiya tacque ma i suoi occhi parlavano da soli. Lei
era sempre stata il suo punto di riferimento, per qualsiasi cosa. Vederla
allontanarsi nuovamente era sinonimo di smarrimento, insicurezza in quello che
faceva ed avrebbe fatto.
“Non
te ne puoi andare…” disse, allungando la mano affinché l’afferrasse, affinché
rimanesse con loro. Kakyuu sorrise, sfiorandogli le dita, prima che una luce
fioca l’avvolgesse e la risucchiasse al suo interno, con un’esplosione di
energia porpora che la dissolse, trasportandola chissà dove.
Il
cigolio della porta che si apriva lentamente li attirò verso l’entrata “Dov’è
la Principessa?” chiese Taiki, mentre ignaro la cercava con gli occhi “Se ne è
andata” rispose Seiya, con sguardo fisso a terra.
“Cosa
significa?” domandò Yaten, ancora scocciato, ma nessuno rispose.
Il
silenzio piombò nella stanza, l’amarezza per qualcosa di sconosciuto, la paura
per qualcosa di futuro. Bunny e Seiya si guardavano, occhi vicini ma corpi
lontani, un segreto li divideva in quell’istante, un segreto che non avrebbe
più dovuto essere tale.
“Lasciateci
soli un attimo…per favore”
“Seiya
non pensi che se c’è qualche problema sia giusto che anche noi ne veniamo a
conoscenza?”
“Certo,
Taiki. Ma prima ho bisogno di parlare con Bunny. Ti prego”. Taiki annuì, anche
se non era convinto della sua scelta. Mise la mano sulla spalla di Yaten,
esortandolo ad uscire dalla porta e così fecero le ragazze, dopo essersi
scambiati inquieti sguardi con l’amica, rimasta immobile accanto alla finestra.
La
stanza vuota ridonò loro un po’ di pace e tranquillità, un po’ di solitudine
che avrebbero utilizzato per far chiarezza sugli ultimi avvenimenti, sulle cose
non dette.
Seiya
la raggiunse, sedendosi accanto a lei per poi specchiarsi nei suoi occhi persi
nel vuoto. Era preoccupata, riusciva a percepirlo dal respiro affannato che la
contraddistingueva e non riusciva a spiegarselo.
“Bunny,
sfogati, confidati con me, sai di poterlo fare, sai che non giudicherò mai le
tue scelte, le tue azioni, io…”
“Sono
tornata indietro nel tempo” disse svelta, senza pensarci un attimo, senza
riflettere, prima che potesse cambiare idea. Seiya tacque. Forse quella era
l’unica risposta che mai si aspettava potesse dargli, che mai avrebbe
immaginato.
“In
che senso…Bunny non capisco…”
“Sono
tornata indietro nel tempo. Il Tabula Rasa, la mia memoria cancellata, è
accaduto tutto. Ma…non ha funzionato”
“Non
ha funzionato? E’ impossibile…” “Invece è possibile, ho ricordato tutto. E’
stato l’amore a farmi ricordare. Sei stato tu”. Seiya la osservò impallidito. Quelle
parole, quella serietà che stava impegnando nel pronunciarle. Non sembrava
nemmeno lei.
“Sono
successe così tante cose da quando sono tornata sulla Terra” iniziò, con le
lacrime che le rigavano intensamente il volto, come graffi sulla pelle di un
dolore che faceva fatica ad andarsene “abbiamo incontrato così tanti nemici,
tutti volevano sempre la stessa cosa, mi hanno ossessionata, braccata…hanno
lasciato che perdessi me stessa”. Seiya seguiva il discorso attentamente, come
un bambino fa durante il racconto di una storia fatta di magia ed avventura, rapito
dalla sua bocca che si muoveva all’unisono con il cuore.
“Ma
poi sei arrivato tu. Sei arrivato e mi hai salvata…un’altra volta” rise, ed una
lacrima cadde all’interno del labbro inferiore, confondendosi con suo il
rossore.
“E
poi…” proseguì seria “poi ti ho perso, ti sei sacrificato…per me. Ed io non
avevo scelta, non potevo sopportarlo, non più. E così sono tornata indietro nel
tempo…e quando ti ho rivisto, li, sul quel terrazzo, davanti a me…quando ti ho
visto ho capito una cosa…”
“Cosa…?”
domandò, impaziente e terrorizzato allo stesso tempo.
“Ho
capito che ciò che fin’ora ci ha consumato, ciò che ci ha diviso…ci ha solo
uniti ancora di più”.
Seiya
indugiò per molti secondi. Le dichiarazioni di Bunny l’avevano sopraffatto,
erano tutto ciò che da sempre aveva desiderato, sognato, voluto con tutto se
stesso. Ed ora era la, era sua, e quelle lacrime che così intensamente stava
versando erano la prova di ciò che il suo cuore sentiva per lui, di ciò che la
sua mente temeva se lui fosse stato lontano.
“Mi
stai dicendo che hai rischiato tutto, mettendo tutti in pericolo…”. Bunny ne
rimase affranta, abbassando immediatamente lo sguardo “…o mi stai dicendo che
hai rischiato tutto…per me?”.
Levò
immediatamente gli occhi, posandoli sui suoi. Lo vide sorridente, felice,
incredulo.
Seiya
allungò la mano, ponendola sulla guancia ed asciugando le lacrime con il
pollice. Aveva il viso caldo, pieno di ardore e sentimento, un sentimento a
lungo celato e troppo poco espresso.
“Hai
rischiato tutto per me, Bunny”. Bunny chiuse gli occhi, adagiando meglio la
gota alla sua mano e stringendone il palmo con la sua “Ho paura, Seiya. Ho
paura di quello che accadrà, ho paura che succeda qualcosa per causa mia”
“Non
devi aver paura, Bunny. Siamo io e te, ricordi? Finché staremo insieme non
succederà niente”
“Tornando
indietro ho cambiato tutto, ho modificato ciò che era scritto”
“Il
nostro futuro ce lo creiamo noi, Bunny. Ricorda…” disse, avvicinandosi
efficacemente a lei, tanto da poterne condividere il calore “l’amore non è
scritto…l’amore è vissuto”.
Afferrò
il viso fra entrambe le mani per avvicinarla al suo e lasciarsi in un bacio
senza tempo. Aderite perfettamente le labbra, Seiya la cinse per i fianchi,
mentre Bunny si avvicinava sempre di più fino a toccarne il petto ed incrociare
le gambe dietro al suo busto. Non erano mai stati tanto vicini da quella prima
volta in cui i loro sguardi s’erano incrociati, da quella volta in cui capirono
che le loro vite sarebbero cambiate radicalmente. Quello non era un bacio
qualunque, non era il primo, non era l’ultimo. Era il bacio, quello vero,
quello sincero, quello che ti fa palpitare, quello che ti fa comprendere
veramente la ragione per cui vivi, per cui sei.
Staccandosi
leggermente dalla sua esistenza, Seiya le accarezzò la fronte, portandole
indietro i ciuffi scompigliati dal vento di quel tramonto così bizzarro “Non so
quello che accadrà, non so cosa dovremmo ora affrontare. Ma qualunque cosa sia
riusciremo a superarla, te lo prometto. E quando tutta questa storia sarà
finita, vorrei tanto che tu rispondessi ad una domanda…”
“…di
cosa si tratta?”. Seiya la scrutò, dandole un tenero bacio sulla punta del
naso, con la piena coscienza che ciò che stava per dire avrebbe davvero
modificato tutto, per sempre.
“Sposami”.