I am not the enemy
I am not the enemy
I will try one last time
Are you listening to me?
I will fight, the last fight
I am not the enemy
Bullet for my Valentine, The last fight
Non
poteva vedermi, era troppo occupata a combattere per rendersi conto che mi
stavo avvicinando. La cosa strana di tutto quello che stava succedendo era che
non volevo farle del male, per la prima volta nella mia vita volevo combattere
per qualcosa di sensato e non per le idee razziste e classiste di mio padre.
Non che
non mi fosse piaciuto prenderla in giro per sei interi anni, eppure questo era
prima. Prima di rendermi di esser diventato il nemico, prima di accorgermi che
rivolevo la mia vita di sempre e l’unico modo per ottenerla era che la guerra
finisse.
Solo in
quel momento, sudato e con il volto sfigurato dalle fatiche della battaglia che
avevo appena combattuto cominciai a pensare seriamente alla mia vita, a ciò che
volevo, a ciò che non avrei più avuto e a ciò di cui avevo estremamente
bisogno.
Può
sembrare strano, anzi era proprio una pazzia, ma io non volevo che lei morisse.
Non
sapevo neanch’io cosa mi fosse venuto in mente, cosa mi avesse fatto cambiare
idea.
Forse
era stato il volto privo di vita di quella cugina che non avevo mai conosciuto,
forse alla fine le parole che Silente ripeteva in continuazione prima di morire
erano servite a qualcosa e mi stavano cambiando, forse semplicemente mi stavo
rendendo che avevo bisogno di litigare con lei almeno una volta alla settimana
per stare davvero bene.
Non sto
parlando di amore, anzi è proprio l’incontrario perché io odio Hermione
Granger, eppure avevo bisogno di vederla combattiva e pronta ad insultarmi...
Merlino!
Stavo impazzendo, pensando cose prive di significato!
Cancellai
quei stupidi ragionamenti troppo confusi e mi fermai a pochi passi da lei.
Una
cosa era sicura: io non ero il nemico.
Non in
quel momento, non quel giorno, non in quella vita.
Per lei
non volevo essere il nemico.
Quindi
quando mia zia mi sorrise, quasi volesse invitarmi a uccidere la Mezzosangue
per primo, io non guardai lei, ma la mia coetanea.
Era
arrabbiata, dio quanto era sexy!
Gli
occhi lanciavano scintille di astio puro dirette verso di me, erano stanchi, ma
ugualmente fieri e orgogliosi come solo quelli dei Grifondoro potevano essere.
Il volto era sporco e i vestiti strappati e macchiati di sangue un po’ ovunque.
Sembrava
un angelo pronto a vendicare tutte le ingiustizie del mondo.
Non
avevo mai pensato alla Granger in questo modo, l’avevo sempre considerata
bruttina e troppo secchiona, eppure il mondo stava finendo e io volevo
concedermi la pazzia di proteggerla, di difenderla da quella pazza di mia zia e
magari di dirle che non ero il nemico, o almeno non il suo.
Fidati
di me, pensai, mentre le puntavo contro la bacchetta e pronunciavo un incantesimo
che sprigionò una luce verde muschio e che la fece cadere a terra.
Mia zia
credette che l’avessi uccisa e se ne andò saltellando felice, era una scena
buffa e allo stesso tempo terrificante da vedere.
Appena
scomparve dietro ad un gruppo di duellanti, forse diretta dal suo amato
Voldemort, io mi avvicinai alla Mazzosangue e la presi in braccio, stando
attento e non farle male.
Camminai
fino a trovarmi nella foresta proibita, dove riuscii per miracolo a
smaterializzarmi.
Ero
comparso vicino alla porta della casetta in Francia sulla Costa Azzurra dove di
solito passavo le estati. Entrai all’interno della villetta e la adagiai sul
letto matrimoniale dei miei che si trovava al piano terra. Feci il contro
incantesimo e aspettai che si svegliasse.
Ti
prego Granger, svegliati!
Continuavo
a pensare mentre le accarezzavo distrattamente i capelli scuri e mossi.
Quando
i suoi occhi color cioccolato incontrarono i miei mi sentii invadere il petto
da un dolore stranamente piacevole.
«Sono
in paradiso?» , chiese con la voce impastata, come se fosse appena svegliata da
un lungo sonno: «Eppure hai un volto famigliare...»
Ci fu
una breve pausa dove gli unici rumori nella stanza furono i nostri respiri e i
nostri cuori che pulsavano sangue poi sbarrò gli occhi: «Malfoy? Cosa...?
Aspetta, ma tu mi hai ucciso... o no? Tu mi hai fatto qualcosa. Perché...?»
Scossi
la testa, leggermente infastidito da tutto quel parlare: «Mi dispiace deluderti
Granger, ma non ti ho uccisa, anche se un tempo avrei dato qualsiasi cosa pur
di averne l’occasione»
«E
allora perché non l’hai fatto?»
«Perché
non voglio essere il nemico, non volevo lasciarti morire perché sapevo che
sarebbe stato sbagliato, hai capito? Mi hai sentito? Non sono io il nemico, non
il tuo almeno»
«Ma...
tu... t-tu mi odi»
«No,
non ti ho mai odiato. Trovavo solo divertente la tua espressione combattiva
mentre ti dicevo qualche cattiveria. Tutto qui», confessai ridacchiando, mentre
mi alzavo in piedi.
Scioccante
il fatto che fossi stato inginocchiato accanto a lei per tutto quel tempo.
Scioccante
che non l’avessi ancora insultata.
Scioccante
soprattutto il fatto che l’avessi salvata.
«Ma...»
«Di
ancora una parola Granger e ti stacco la lingua», minacciai sentendomi me
stesso.
Finalmente
mi riconoscevo!
La
fissai, mentre si metteva a sedere e mi scrutava a sua volta incuriosita.
Poi la
sentii sospirare: «Grazie Malfoy»
Quelle
parole mi fecero sussultare, l’orgogliosa e fiera Grifondoro mi aveva davvero
ringraziato’ mi ero immaginato tutto?
No, era
vero, ogni singola parola in quei pochi istanti era stata vera, reale.
«Prego»
Uscii
dalla stanza, dalla casa e mi fermai a fissare il mare poco lontano.
Sarei
dovuto tornare a combattere ma non volevo, non era la mia guerra, io non volevo
morire, non volevo rischiare la mia vita per uno stupido pazzo Mezzosangue con
manie di protagonismo e grandezza.
Io
volevo essere felice.
«Malfoy?»
Era la
Granger.
E ora
cosa voleva da me?
«Si?»,
chiesi gentilmente.
«Dato
che è la prima volta in sette anni che riesco a parlare con te senza venire
insultata volevo chiederti cosa hai intenzione di farne di me»
Io le
lanciai uno sguardo confuso: «Io non voglio niente da te, te ne puoi anche
andare, tornare a quella stupida guerra, ma non ti aspettare che ti segua e che
mi comporti da eroe per il resto della vita; non accadrà mai»
«Malfoy?»
«Si?»
Stavo
perdendo la pazienza.
Vattene
e lasciami in pace, pensai, ma non ebbi il coraggio di dirlo ad alta voce.
Sentii
una mano appoggiarsi sulla mia spalla e sentii dei brividi in tutto il corpo,
eppure non faceva freddo.
«Prima
di morire io...»
Si
bloccò e io mi voltai per guardarla negli occhi un’ultima volta prima che
scomparisse per sempre.
Aveva
le guance arrossate, era in imbarazzo.
«Granger?
Cosa...?»
La sua
bocca si appoggiò sulla mia, facendomi sentire quanto era dolce il suo profumo
e permettendomi di assaggiare la morbidezza delle sue labbra.
«Grazie
per avermi salvato»
«Perché
l’hai fatto?», domandai sconvolto facendola sorridere timidamente.
«Non ci
crederai Malfoy, ma era da una vita che volevo farlo»
«Perché?»
La sua
bocca si scontrò di nuovo con la mia, questa volta però approfondendo il
contatto e assaggiandomi in un modo talmente dolce e accattivante che la
strinsi più vicina a me e le accarezzai la schiena.
«Perché
è dalla prima che ho una cotta non corrisposta per te e perché questi
potrebbero essere gli ultimi minuti della mia vita e voglio essere felice
quando morirò»
«Hai
una cotta per me?!», chiesi sconvolto.
Lei
sorrise: «Sai, non credevo che sarei mai riuscita a poterlo dire Malfoy, ma
baci da Dio»
Si
avventò di nuovo su di me e questa volta non pensai nemmeno per un istante se
dovessi allontanarla o no perché sapevo già la risposta.
Merlino!
Lei aveva una cotta per me!
Impossibile.
Mi
prese per mano e mi trascinò fino a quando non ci trovammo davanti al letto
matrimoniale dei miei.
Dire
che ero confuso era dir poco, non volevo credere a quello che stava succedendo,
a quello che voleva perché era ovvio che non volesse solo un bacio della buona
notte, lei non voleva proprio dormire per tutta la notte!
«Che
stai facendo Granger?», le chiesi mentre la vedevo togliersi la maglietta.
Lei mi
lanciò uno sguardo spaventato, eppure sicuro e fiero: «Prova ad indovinare, ti
concedo due possibilità»
Il modo
il cui lo disse, in cui si sporse verso di me per baciarmi e poi per sfilarmi
la camicia mi fece girare la testa.
«Credo
che tu sia sottovalutando il mio autocontrollo», mormorai rauco, mentre la
sentivo sfilarmi i pantaloni.
«Io non
lo voglio proprio il tuo autocontrollo», sussurrò baciandomi il collo.
«Perché
lo stai facendo?», chiesi, non riuscendo ad impedire alle mie mani di
stringerla e alle mie braccia di circondarla in un abbraccio protettivo.
«Te
l’ho già detto, voglio morire felice. E l’unico modo è essere tua e non provare
a chiedermi se sono o no sicura perché lo sono se no non mi troverei qui in
questo momento»
Il
discorso era sensato, inoltre io non riuscivo già più a pensare lucidamente.
Chiusi
gli occhi e mi lasciai trasportare dalla magnifica sensazione di averla tra le
braccia, di sentirle sussurrare il mio nome contro le mie labbra, di sentirla
impazzire dal piacere e di vederla arrossire ad ogni carezza più audace di
quelle che l’avevano preceduta.
Fu la
pazzia di un momento, eppure sapevo che non aveva paura di me.
Perché
io non volevo farle del male.
Io non
era il suo nemico.
E lei
non era il mio.
The end
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Ciao a tutti!:)
Spero che questa Dramione (la seconda!!) non abbia deluso nessuno. Ho scritto questa one-shot perché la precedente mi lasciava l'amaro in bocca. Ho deciso di non mettere un vero e proprio finale perché voglio che v'immaginiate voi come finisce la storia. Se volete sapere il mio finale ideale vi dico soltanto che sono una romanticona e che io concluderei tutte le storie con un vissero felici e contenti, sfortunatamente però non è sempre così e sono costretta a scrivere anche cose tristi e malinconiche...
Beh, non voglio annoiarvi troppo quindi dico solo più due cose brevi brevi e vi lascio:
1. A tutti coloro che hanno voglia e tempo chiedo pochi secondi della vostre vita per recensire questa one-shot ^^
2. Inoltre ringrazio tutte le persone che hanno letto la storia!!!=)
Thanks!
Lazysoul