Gli
Affetti
Legal Desclaimer: io
non sono l’autrice di “Animorphs”. Tutti i diritti sui personaggi sono
dell’autrice Katherine Applegate. Questo è il lavoro di una semplice fan.
***
Jake
23 Luglio
Il mio
nome è Jake.
Quasi certamente saprete perché non vi dico il mio cognome né dove vivo, ma ve
lo ripeterò.
Circa tre anni fa, in un cantiere abbandonato, io, Rachel, Marco, Cassie e
Tobias, cinque ragazzi come tanti altri, incontrammo un alieno, un Andalita,
chiamato Principe Elfango Sirinial Shamtul, ferito a morte, che ci donò la
tecnologia della metamorfosi creata dalla sua gente per darci la possibilità di
lottare contro una razza di alieni, gli Yeerk, parassiti che s’insinuano nel
cervello delle loro vittime e ne prendono il pieno controllo. Da allora,
lottiamo con tutte le nostre forze contro il capo di questi Yeerk, il, da poco,
Visser I, che punta a distruggere molte forme di vita del nostro pianeta e usare
tutti i nostri corpi come esseri ospitanti.
A noi si è unito anche Aximili Esgarrouth Ishtill, fratello d’Elfangor e cadetto
andalita.
Essere Animorphs ha portato me ed i miei compagni a prendere molte, dure
decisioni, tra le quali quella che ora ci sta sconvolgendo la vita, insieme a
quella delle persone che amiamo: l’esilio per tutti noi, e, per me, la perdita
di tutta mia famiglia.
Per di più, tutto ciò è soltanto colpa mia. Sono stato io ad abbandonare i miei
genitori e mio fratello Tom proprio quando eravamo così vicini alla
salvezza.
Ora sono dei controller, ma almeno ho dato loro una speranza, tramutandomi di
falco di fronte a loro.
Sanno che loro figlio combatterà con tutte le sue forze per salvarli.
Una fioca fiamma di speranza per loro.
Un gran senso di colpa da sopportare per me, incapace di agire in fretta, come
invece avrei dovuto.
Come se tutto ciò non bastasse, la maggior parte delle reclute che abbiamo
assoldato tra i ragazzi del centro di rieducazione motoria sono completamente
inermi quando non sono in metamorfosi, durante le battaglie, quindi sono una
risorsa da dosare con il contagocce.
Non voglio che loro, che sono Animorphs da così poco tempo, debbano perdere la
vita per una battaglia incominciata da noi sei: Marco il mio migliore amico
rompiscatole; Rachel la mia indomita cugina; Tobias il falco dalla coda rossa
pseudo-ragazzo di Rachel, Ax l’Andalita, fratello del principe Elgangor Sirinial
Shamtul, nonché zio di Tobias, e me, il prode Jake, leader del gruppo.
Poi, naturalmente, c’è Cassie, la pacifica Cassie, migliore amica di Rachel,
nonché la terza cosa che mi dà da pensare in questo periodo.
Non siamo più gli stessi di prima, da un po’ di tempo a questa parte, primo fra
tutti io, ma con Cassie non c’erano mai stati problemi troppo grossi.
Naturalmente fino a quella maledetta notte.
Durante la battaglia mio fratello Tom aveva rubato il cubo della metamorfosi ed
io l’avevo seguito, in metamorfosi da tigre, come il predatore insegue la sua
preda.
L’avevo quasi preso, era in mio potere, quando Cassie mi azzannò una zampa nel
tentativo di fermarmi ed io la ferii ad un fianco, per risposta.
Forse lei non se ne rende conto, ma questo l’ho considerato e lo considero
tuttora un vero e proprio tradimento, non solo nei miei confronti, ma anche in
quelli dell’umanità intera.
Ha donato, deliberatamente, agli Yeerk il potere della metamorfosi.
Ora il nostro unico vantaggio sparirà e gli Yeerk diverranno molto più
forti.
Quella sera mio fratello fuggì con il cubo della metamorfosi, portandosi via il
duro risultato di tre lunghi anni di battaglia, e questo non riesco a
sopportarlo, come anche la dolcezza di Cassie nei miei confronti, da un po’ di
tempo a questa parte.
Non so se lei si senta in colpa o no, ma il suo affetto, in un certo senso, mi
da fastidio.
Ha un sapore che ha troppo di compassione, per i miei gusti.
Forse il mio fastidio è dovuto anche al fatto che tutti hanno con sé la loro
famiglia: Cassie ha i suoi genitori Walter e Michelle; Rachel ha portato con sé
sua madre Naomi e le due sorelline Sara e Jordan; Marco ha persino riavuto con
sé la madre Eva, l’ex corpo ospite del vecchio Visser I; Tobias ha ritrovato la
madre, che credeva l’avesse abbandonato.
Solo io, non ho con me nessuno dei miei familiari.
Tranne Ax, certo, ma lui è un alieno, e non conta, in questo caso.
Nonostante non volessi ammetterlo, quando non pensavo agli Yeerk, i miei
pensieri erano rivolti a Cassie.
In fondo, prima che la cosa arrivasse a questo traguardo di esasperazione, io e
Cassie eravamo più che amici.
Diciamo una coppia di timidi incalliti.
In tutto il tempo che sono stato innamorato di lei, ed ancora ora credo di
esserlo, nonostante l’atroce sospetto di tradimento che mi strazia il cuore, le
ho dimostrato i miei sentimenti molto raramente, ed ora che la guerra è arrivata
alla sua fase finale, perché ormai siamo vicini all’apice che porterà alla fine,
lo sento, io e lei siamo divisi da un muro invisibile che non ci siamo neppure
accorti di aver eretto.
Quel giorno, decisi di andare a cercare Cassie per risolvere definitivamente i
nostri problemi.
Non sapevo come lo avremmo risolti, ma qualcosa dovevamo farlo alla svelta,
prima di diventare degli estranei.
Soprattutto, le volevo chiedere perché avesse tradito la nostra causa.
"Naomi, hai per caso visto Cassie?" chiesi alla madre di Rachel, che stava
facendo lezione agli Hork-Bajir liberi, enormi alieni dalla testa di serpente e
zampe da tirannosauro, definiti taglia erbe viventi a causa delle numerose lame
che avevano alle ginocchia, ai gomiti, ai polsi e sulla coda.
"L’ho vista andare verso la foresta, ma non so perché andasse lì."
Dalla sua espressione traspariva un senso di spossatezza e quasi disperazione,
ma ne capivo il perché.
Gli Hork Bajir non sono esattamente dei cervelloni, tranne i Veggenti, coloro
che nascono con intelligenza superiore e spiccate doti extrasensoriali, come
Toby, la figlia di Ket Alpak e Jara Hamee, i primi due Hork Bajir che avevamo
liberato dalla schiavitù degli Yeerk.
Le feci un cenno di mano e mi allontanai nella boscaglia.
Volevo assolutamente chiarire la situazione.
Stavo ancora girovagando senza meta, sotto metamorfosi di lupo, quando percepii
il suo odore.
Eravamo distanti dalla valle dove c’eravamo accampati insieme agli Hork-Bajir, e
solo quando la trovai e tornai in forma umana, capii come mai ora si trovasse
lì.
Eravamo piuttosto distanti dal luogo che attraeva la sua attenzione, ma il
fienile rosso era inconfondibile.
Cassie era andata lì per poter vedere casa sua.
In fondo anche io sento ogni tanto il bisogno di rivedere la mia vecchia casa,
ma, essendo in città, non è consigliabile andare da quelle parti, soprattutto
perché i miei genitori probabilmente vivono ancora lì, e non senza lo stretto
controllo di un vasto plotone di forze d’assalto Yeerk.
Rispetto a me si trovava di spalle e stava appoggiata con la schiena ad un
albero, talmente assorta nei suoi pensieri che non notò il mio arrivo, dato che
trasalì, quando la salutai.
"Ciao Cassie."
"Oh, sei tu, Jake" disse poi, appoggiando anche il capo contro il tronco.
Dal tono della sua voce, ebbi la sensazione che fosse particolarmente
malinconica in quel momento e non avevo idea di che cosa le potessi dire.
Non so perché, ma quando Cassie è malinconica ho il desiderio di abbracciarla e
consolarla come se fosse una bambina.
Tra noi sei, probabilmente lei è l’Animorphs più fragile e più forte allo stesso
tempo.
So che è contraddittorio, ma la sua sensibilità, che al primo acchitto potrebbe
apparire un segno di debolezza, è la sua forza più grande. Tutti noi, in un modo
o nell’altro, siamo scesi a patti con i nostri ideali. Tutti tranne Cassie. Lei
è sempre rimasta fedele ai suoi ideali, anche se è anche stata fedele a me.
Nei casi in cui è andata contro i suoi ideali, è sempre stato perché era una
decisione di noi Animorphs.
"Cassie, tutto bene?"
"Sì, non preoccuparti."
"Sicura?"
"Sì, Jake. E tu come stai?" chiese Cassie, sedendosi contro il tronco.
"Bene, come sempre."
"Jake, vuoi parlarne?" chiese Cassie, come se le avessi detto che avevo un
grosso problema.
Me lo aspettavo, comunque.
Cassie già di suo è molto sensibile, ed io negli ultimi tempi sono stato
palesemente giù di morale.
Mi sedetti accanto a lei e cercai di stirare un sorriso, ma il risultato non fu
dei migliori.
"Come è cambiato il tuo sorriso!" disse lei.
"Cosa vuoi dire?"
"E’ sempre molto bello, questo è un fatto innegabile - disse, distogliendo lo
sguardo per non mostrarmi il suo palese imbarazzo - ma è triste, ora."
"Non ho molti motivi per essere felice, in questo momento" le risposi,
cinicamente.
"Lo so. Ed ora ci sono anche io che ti do molto da pensare, giusto? Pensi al mio
tradimento, lo so, Jake. E non negare il fatto che tu l’abbia preso come un
tradimento, perché credo di conoscerti e sapere cosa pensi."
Non so come faccia a capire sempre come si senta una persona ed arrivare dritta
al problema.
Non potei fare a meno di assentire.
"Non me ne pento, Jake. Non mi pentirò mai di averti impedito di uccidere tuo
fratello Tom" mi disse, guardandomi con aria seria.
Questo mi fece saltare i nervi, ma tentai di controllarmi.
Quella era una questione tra Tom e me, e lei non avrebbe mai dovuto
interferire.
"E’ la guerra e andava fatto" le disse, freddo.
"No."
"E me lo spieghi come mai non avrei dovuto farlo?" chiesi, con voce acida.
"Vuoi saperlo proprio? Non voglio che tu diventi un pazzo, Jake. Ti sembrerà
egoistico, ma noi Animorphs abbiamo bisogno di un capo, ed un pazzo non è ciò di
cui abbiamo bisogno. Siamo tutti sull’orlo di una crisi di nervi, e lo sai.
Abbiamo bisogno della tua presenza cosciente."
"Solo per questo? Perché non fate James, capo, se proprio ne volete uno? Non vi
deluderà."
"James è un ragazzo inesperto che non ha ancora capito a pieno quello che stiamo
facendo. Lui non sa quante ne abbiamo passate noi sei."
"Tutto qua?"
"No, non ho ancora finito. La risposta più semplice, ma la più chiara e completa
di tutte è perché tu sei il nostro capo dall’inizio di questa faccenda."
"Tutto ha una fine. Ed io sono stanco di essere il vostro capo."
Cassie si alzò, furiosa.
"Vuoi scaricarci, non è vero? Tu non volevi uccidere Tom solo per riprendere il
cubo della metamorfosi. Volevi uno scontro finale che, comunque fosse andato a
finire, ti avrebbe distrutto. Se fosse stata una fine psicologica o fisica, a te
non importava. Volevi solo finire d’esistere."
"Come fai a dire certe cose?" chiesi, scattando in piedi di fronte a lei.
Essendo più alto, per guardarla negli occhi chinai il capo, mentre lei era lì,
fiera, che mi fronteggiava, ma nei suoi occhi potevo leggere quanto le facesse
male questo scontro aperto.
"Perché Cassie? Perché mi hai detto quelle cose?"
"Perché tu non sei più lo stesso Jake di tre anni fa. Allora tu volevi salvare
tuo fratello, non ucciderlo. A quel tempo tu volevi vivere e lottare! Non ti
saresti mai, mai arreso. Avresti lottato fino alla morte, se fosse servito."
"Le persone cambiano, Cassie."
"Lo so, ma non è sempre un bene."
Quello sguardo ferito mi colpì al cuore, ma non per questo la mia lingua si
fermò dal ferirla ancora di più.
"Come pretendi di sapere quello che provo, Cassie? Tu non hai mai rischiato di
perdere una persona cara. Sono tre anni che lotto per salvarlo, ma ora ho perso
la speranza. Come puoi sapere quanto duramente io abbia lottato per salvare mio
fratello. Ormai non c’è più nulla da fare."
"E’ vero, io non lo so quanto duramente tu abbia lottato per liberare Tom perché
non sono nella tua testa. Ma non venirmi a dire che io non ne so nulla. Io non
ero forse lì con te mentre lottavi? Non ti ho forse visto rischiare la vita? Non
ti ho visto persino gettarti nel vuoto per il bene dell’umanità? Sono tre anni
che ho paura di perdere delle persone a me care, Jake, ed ho visto anche te
soffrire della stessa paura, ma a quanto pare tu sei talmente cieco ed
egocentrico da vedere soltanto te stesso. Io ho sofferto quanto te, per paura di
perdere i miei amici! Perché non riesci a capire questo semplice concetto? Io
non voglio per…"
Fu come un riflesso: un attimo la mia mano era lungo il mio fianco ed un attimo
dopo era lì, di fronte a me, tremante, per il gesto che aveva compiuto.
Cassie era caduta a terra per la forza dell’impatto e teneva premuta una mano
sulla guancia.
Cassie, con le lacrime che le scorrevano in volto, sgorgate da quegli occhi che,
profondamente feriti, fissavano me, l’alto ragazzo dai capelli castani, disse
con voce abbastanza ferma, dopo essersi alzata in piedi per poterlo guardare da
una posizione più rialzata:
"Adesso arrivi anche ad alzare le mani contro di me, leader degli Animorphs? E’
già la seconda volta che me lo fai, ed ogni volta fa sempre più male. Prima non
ti saresti mai sognato di fare una cosa del genere ad anima viva. E’ proprio
vero. Il vecchio Jake non esiste più. Piacere, nuovo Jake, io sono Cassie, e ti
avverto, non provare mai più a mettermi le mani addosso, o sarà peggio per te.
Ora me ne vado. Con te non si può parlare diplomaticamente. Non si possono
neppure esprimere i sentimenti che uno sta provando, nel tentativo di farti
capire che non sei solo. Se ripassa il vecchio Jake, digli di dimenticarsi di
me, perché mi ha lasciato in balia di una bestia come te, e da lui un gesto del
genere non me lo sarei mai aspettato. Ti odio, nuovo Jake. Ti odio!
Detto
questo, lei divenne un lupo e corse via. E pensare che ero andato a cercarla per
chiarire tutto!"
Ma aveva ragione.
Era la seconda volta che la colpivo per aver perso la pazienza.
Per la prima volta da quando ero diventato un Animorphs, arrivai vicino al
rendermi conto pienamente di quanto io potessi essere stato cambiato da quella
guerra.
Ero talmente immerso nei miei pensieri che non feci neppure caso che era
trascorsa già un’ora e mezza, quando gli uccelli smisero di cantare e si sentiva
rumore di rami spezzati, come se un carro armato fosse in avvicinamento.
Cassie
Salve, il mio nome è Cassie, e non riconosco più quello che per me è stato, ed è
ancora, il grande amore della mia vita.
Jake non è più lo stesso, e ne soffro enormemente.
Mi ha colpito di nuovo, stavolta era in forma umana, e l’ha fatto per rabbia,
perché io gli ho detto cosa pensavo, ossia che era diventato talmente
egocentrico che non si era accorto di quanto soffrivo nel vederlo cambiato e
probabilmente vicino alla pazzia.
Allora, nonostante piangessi, gli ho detto che poteva anche dimenticarsi di me e
che l’odiavo, sono diventata un lupo e sono scappata via, lontano da lui.
In un piccolo angolo del mio cuore, ho sperato che m’inseguisse, ma così non è
stato, quasi a darmi la prova che le mie parole, dette in un momento di rabbia,
fossero le più veritiere che abbia mai detto in vita mia.
Adesso sono così triste che neppure l’istinto del lupo, da cui lentamente mi
sono fatta sommergere, riesce a lenire del tutto le ferite che lui ha inflitto
al mio animo.
Non è riuscito a capire che cosa io stessi tentando dirgli e neppure che lo
facevo per il suo bene.
Invertii la metamorfosi dopo poco più un’ora e mezza perché mi sono sempre
ripromessa di affrontarli i miei problemi, e mi resi conto di trovarmi non molto
distante dal luogo della discussione.
Era inutile cercare di nascondersi nella mente del lupo.
Anche così, i miei pensieri tornavano verso Jake, che era sempre stato un
ragazzo d’oro, premuroso e generoso, mentre ora è diventato un generale e,
peggio ancora, una persona insofferente all’aiuto che voglio offrirgli. Non
riesce a sopportare che qualcuno possa soffrire nel vederlo soffrire e per
questo cerca sempre di non stare accanto a me. Io percepisco il suo malessere
interiore e vorrei aiutarlo, se soltanto non fuggisse da me.
Questa volta però aveva superato il limite: una cosa era evitarmi, un’altra è
darmi un ceffone perché voglio spiegargli che so anche io che cosa è il
malessere che ti squassa l’animo quando sei in pensiero per persone a cui sei
affettivamente legato.
Stavo per incamminarmi verso la valle quando, improvvisamente, udii un ruggito
rimbombare tra gli alberi.
Il ruggito di una tigre siberiana.
E l’unica tigre siberiana che avrebbe potuto ruggire in quella foresta era
Jake.
Senza pensarci due volte, tornai in forma lupesca e corsi verso il luogo da cui
i ruggiti provenivano e lo vidi.
Rideva come un pazzo, mentre vedeva tre Hork-Bajir ferire la tigre che,
azzoppata e ferita gravemente, giaceva a terra e cercava di difendersi con
fendenti delle poderose unghie, senza ottenere un buon risultato, soprattutto
perché il suo sguardo era fisso sulla persona che stava ridendo.
Altri due Hork-Bajir giacevano a terra, senza vita.
Certamente quella era opera di Jake, ma ora non poteva più fare nulla.
Era compito mio cacciare i tre Hork-Bajir e soprattutto acciuffare Tom, il
fratello di Jake.
Dovevo assolutamente catturarlo e portarlo via con noi, per liberarlo dallo
Yeerk che si era impossessato di lui.
E magari questo gesto avrebbe fatto capire a Jake che non ero la traditrice che
pensava.
Balzai fuori dai cespugli come una furia, caricata da una rabbia che mi bruciava
dentro da tanto.
Io stavo perdendo Jake per colpa dello Yeerk che si era impossessato di Tom?
Perfetto, ed io avrei preso a calci quello Yeerk e liberato Tom, per salvare
Jake, fosse stata l’ultima cosa che avessi dovuto fare in vita mia.
L’Hork-Bajir sul quale atterrai non ebbe il tempo di reagire.
Le mie zanne gli avevano aperto un foro nella schiena prima che se n’accorgesse
e, quando saltai via, portai con me buona parte della carne, mettendo in bella
mostra gli organi interni dell’enorme bestione alieno.
Mi dispiace uccidere, ma quella volta, per la prima volta in vita mia,
l’ebbrezza del sangue mi pervase e capii come mai a Rachel piaccia così tanto
combattere.
Mi disgustai di me stessa, ma mi ripromisi di non provare più un’ebbrezza simile
per una cosa così empia come uccidere.
Mollai il pezzo di carne mentre atterravo proprio di fronte a Jake, e digrignai
i denti, ringhiando e mettendomi in posizione d’attacco, pronta a balzare di
nuovo e colpire, se fosse stato necessario.
"C… Cassie" riuscì a mormorare Jake, in un messaggio
privato, prima di perdere conoscenza.
Tom sorrise e fece cenno agli Hork-Bajir di fermarsi. Fui sorpresa da questo
comportamento e lo fissai.
Guardò me e sorrise:
"Lasciami indovinare. Tu sei la carissima Cassie. Ti devo un favore, piccola
lupacchiotta. Senza di te non sarei mai potuto diventare ciò che sono diventato
adesso."
"Sei capace della metamorfosi, non è
vero?" dissi, con furore.
"Sì, Cassie, è così" disse Tom, puntandoci contro una pistola simile ad un
raggio Dracon.
"Tu non farai del male a Jake. Te lo impedirò a
qualsiasi costo, Tom."
"Qualsiasi costo?" disse lui, ghignando.
"Sì."
"Allora ti farò un regalo. Grazierò il tuo caro Jake" mi disse Tom, continuando
a sogghignare.
Mi sentii afferrare alle spalle e compresi l’errore che avevo fatto.
Mai focalizzare l’attenzione su un solo nemico, se ce ne sono degli altri.
L’Hork-Bajir mi portò di fronte al fratello di Jake e lui mi sparò un colpo
dritto in testa.
Un dolore lancinante mi trapassò il cervello, mentre sentivo un piccolo ago mi
s’intrufolava tra le circonvoluzioni del mio encefalo, fino a conficcarsi nella
materia bianca.
I miei sensi scomparvero per qualche istante, poi tornò tutto nitido e
normale.
L’Hork-Bajir mi gettò a terra come se fosse un sacco di patate e si ritirò verso
il suo compagno sopravvissuto.
"Vedi Cassie, tu mi hai dato un’altra possibilità di vita, ed io non sono uno
Yeerk ingrato. Volevo fare qualcosa per te, non mi piace avere dei debiti di
riconoscenza verso i miei nemici, ed ora ti ho reso il favore. Ti spiego cosa
accadrà. Jake sarà libero di fare ciò che vuole mentre tu, con quel coso nel
cervello, non potrai entrare in metamorfosi, a meno che tu non voglia morire. Si
attiverà tra un quarto d’ora, quando tu sarai già tornata umana, ma da quel
momento in poi, tu sarai ridotta alla stregua di una statua. L’unica cosa che
potrai fare liberamente sarà attuare le metamorfosi, ma, come ti ho detto prima,
se ne compirai anche una soltanto, il veleno contenuto nell’ago agirà. E’ un
composto alieno e non si è a conoscenza d’antidoti presenti sul pianeta Terra.
Morirai lentamente, tra dolori atroci, ti avverto, ma saresti libera dalla
paralisi che ti colpirà da qui a pochi minuti. Ti chiederai dov’è la mia
riconoscenza, anche se suppongo che tu lo abbia già intuito. Quello che ti ho
inettato era destinato a Jake, ma tu ti sei messa di mezzo ed mi hai detto
apertamente che l’avresti difeso da me a qualunque costo. Io l’ho presa come una
richiesta, che ho accettato proprio per saldare subito il mio debito con te. O
forse ho fatto male, Cassie, a prenderti alla lettera? Guarda che potrei anche
estrarlo e metterlo nel cervello di Jake. Non sarebbe un problema, sappilo
bene."
Non sapevo cosa pensare, tranne che quello Yeerk doveva essere un tipo
genialoide e forse un po’ pazzo.
Ma l’importante per me era ed è che Jake non debba soffrire, quindi dissi:
"No, non preoccuparti. Se questo sarebbe toccato a Jake,
sono contenta d’avere io questa cosa nel cervello."
"Se non fossimo dei nemici, Cassie, saresti un perfetto luogotenente, Cassie.
Fedeltà e generosità incrollabili nei confronti di un compagno di battaglia.
Jake è stato davvero fortunato ad avere te nella vostra sgangherata squadra
d’esseri capaci di metamorfosi" mi disse, sorridendo, poi si allontanò, seguito
dai due Hork-Bajir superstiti.
Nonostante la situazione fosse disperata per me, non ero scontenta per com’era
andata a finire.
Jake avrebbe potuto continuare ancora a guidare gli Animorphs, e questa era
l’unica cosa importante.
Lui è il nostro capo e senza la sua guida il nostro gruppo si sgretolerebbe nel
giro di pochi giorni.
Tornai umana e, con pazienza, attesi che Jake si riprendesse ed il mio destino
arrivasse a compimento.
Qualche minuto dopo che Tom con i suoi Hork-Bajir si furono allontanati, Jake
riprese conoscenza ed invertì la metamorfosi.
"Grazie" disse, impacciato, sedendosi e guardando me, che stavo seduta sui
talloni, in attesa.
"Di nulla, Jake. Sei un mio compagno d’avventura e dovevo farlo. Non possiamo
permetterci di perdere uomini in una semplice imboscata- disse, cercando di
apparire un po’ distaccata."
Sapevo che se avessi fatto crollare quella barriera d’indifferenza avrei
rischiato di rivelargli cosa sarebbe accaduto da lì a pochi istanti, e lui si
sarebbe sentito responsabile della mia decisione.
Dovevo tenere duro fino alla fine, o mi sarei sacrificata per nulla.
"L’hai fatto soltanto perché sono un tuo compagno?"
"No" risposi, impulsivamente, maledicendomi mentalmente per non aver risposto
con un sì.
"E allora perché, Cassie?"
"Sei mio amico, Jake. Non potevo lasciarti morire" dissi, con un tono forzato di
distacco.
"Ho capito" replicò lui, con tono triste.
"Tu faresti lo stesso per me?" gli chiesi, di nuovo cedendo all’impulsività.
"Sì, certamente. Sei mia amica. La mia più cara amica" disse lui, stavolta con
veemenza.
"L’unica che ti è rimasta, generale Jake" dissi, con del freddo cinismo, che
camuffava perfettamente la gioia che quell’affermazione aveva scatenato nel mio
cuore.
"E Rachel per te non conta?" chiese, leggermente alterato.
"E’ tua cugina."
"Ma io la considero come un’amica. Sei tu la mia amica più cara, Cassie. Lo sei
da tanto, tantissimo tempo. Anzi, sei molto più di una semplice amica" disse
lui, afferrandomi per le spalle con veemenza mentre mi guardava con quei suoi
occhi capaci di ammaliarmi.
Stavo per rispondergli di nuovo con la mia vena impulsiva, per dirgli quanto
affetto provavo per lui, scoppiando in lacrime alla vista di quel Jake, così
diverso dal generale che, freddo come una macchina da guerra, ci guidava da un
po’ di tempo, ma non n’ebbi il tempo.
Un dolore acuto al cervello mi bloccò ogni muscolo del corpo e caddi a terra,
incapace di muovere un singolo muscolo.
Ecco, ero diventata ciò che Tom aveva detto: un sacco pieno di farina dotato di
cervello, una mente imprigionata in un corpo inutile, quasi come Pedro, il
ragazzo del centro di riabilitazione motoria, capace solo di sbattere gli occhi.
E nonostante tutto, ero ancora contenta di me.
Sapevo di aver fatto la cosa giusta, e non m’interessava se la mia vita d’ora in
poi sarebbe stata quella di un vegetale.
Se ciò fosse accaduto a Jake, lui sarebbe uscito di testa e sarebbe impazzito in
quel limbo d’immobilità e incomunicabilità.
Se questo fosse accaduto, avrebbe significato anche che io avevo mancato a ciò
che mi ero ripromessa di fare da quando Jake aveva perso i suoi genitori:
proteggerlo dal crollo psicologico e mi ero lasciata sfuggire la possibilità di
fare qualcosa per impedirlo.
L’avevo fatto di nuovo: per la seconda volta, avevo protetto Jake dalla follia
che cominciava a farsi strada nella sua mente.
Ma, per un attimo, ebbi un pensiero inquietante: lo stavo facendo davvero per
proteggere Jake, oppure era per evitarmi quegli scomodi sensi di colpa che mi
avrebbe causato la perdita di una persona cara?
Jake
Cassie
cadde a terra come se fosse fatta di stracci.
Un attimo prima era normale, ed ora sembrava diventata una bambola.
"Ma cosa ti succede, Cassie?" chiesi, guardandola in faccia.
I suoi occhi erano aperti e sembravano presenti, ma non si muovevano.
Sembrava che stesse guardando tutto e nulla allo stesso tempo.
Inoltre, non mi rispondeva.
Io la scuotevo come se fosse una bambola di pezza, ma non reagiva minimamente a
tutto questo.
Decisi che era molto meglio portarla dai suoi genitori.
Forse la loro conoscenza medica poteva fare qualcosa per lei, ma ero in
errore.
Loro tentarono di fare qualcosa, ma nulla le giovò.
Secondo loro, fisicamente, Cassie era sana come un pesce e poteva trattarsi di
un problema psichico, magari un improvviso blocco causato da uno shock o
qualcos’altro.
Ma quale shock aveva mai avuto?
Fino ad un attimo prima che si bloccasse, parlava perfettamente e nei suoi occhi
avevo visto splendere la gioia.
Non stava male, eppure, un attimo dopo, era ridotta ad una statua. Che sia
accaduto qualcosa durante la battaglia contro gli Hork-Bajir e Tom?
E se le avessero fatto qualcosa di male?
Ma Cassie me l’avrebbe detto.
Lei mi ha sempre detto tutto.
Oppure no?
Che Cassie mi abbia nascosto qualcosa?
E soprattutto, il suo iniziale tono distaccato, era dovuto all’arrabbiatura che
le ho fatto prendere schiaffeggiandola?
Oppure stava lottando con se stessa per nascondermi qualcosa?
Mi sento così impotente! Vederla lì, ferma, come uno straccio, che mi guarda e
al tempo stesso non mi guarda.
Non parla, non da nessun segno di vita, sembra quasi che non respiri. Ma perché
è accaduto questo?
Cassie
Com’è strano!
Sono viva, ma eppure mi sento… morta.
Sto facendo soffrire tutti, per questo fatto, ma non mi pento di aver preso il
posto di Jake per un posto in questo inferno.
Li ho visti come mi guardavano e quante ne hanno tentate i miei genitori per
liberarmi, ma il foro d’entrata non si nota.
E’ stato al lupo che loro hanno sparato un ago nel cervello, non alla Cassie
umana.
E anche se potessi entrare in metamorfosi senza morire, neanche su lupo ci
sarebbero tracce di ciò che è accaduto.
Nessuno saprà mai cosa mi è accaduto. Nel momento prima di bloccarmi, stavo per
dirlo a Jake a cosa mi aveva portato l’affetto che provavo per lui, ma, in un
certo senso, la mia fortuna è stata proprio quella di bloccarmi in questo
momento, prima che la mia barriera crollasse.
Ho fatto bene a non dirgli nulla, non volevo che soffrisse più di quello che sta
soffrendo ora che si è seduto accanto a me e mi fissa con i suoi occhi castani,
insieme agli altri componenti del nostro gruppo.
"Cassie, cosa è successo?" mi ha appena chiesto Rachel.
Sa che non gli posso rispondere, ma posso vedere i suoi occhi e, nonostante sia
molto più forte di me, lo vedo che ha le lacrime agli occhi e che desidererebbe
tanto farsi un lungo pianto.
Accanto a lei c’è Tobias, in forma umana, che le ha passato un braccio attorno
alle spalle.
Se potessi, sorriderei.
Sono davvero molto carini, insieme, loro due.
Formano una bella coppia, lui un ragazzo, scottato dalla vita tante volte, e
lei, una ragazza che nasconde, dietro una scorza d’imprudenza, tutte le sue
paure.
Accanto a loro c’è Marco, che ha l’aria cupa.
Gli dispiace molto, ed è molto preoccupato per me, ma soprattutto per Jake.
Lo vedo.
Lancia degli sguardi furtivi a lui, ed in effetti, non è che Jake abbia una
bella cera.
"Perché non mi hai detto se ti avevano fatto qualcosa, prima che tu ti
bloccassi? Io non avrei proprio potuto fare niente per impedirlo, Cassie?"
Queste parole mi hanno fatto gelare il sangue nelle vene.
Che Jake si senta ugualmente in colpa?
Che abbia intuito qualcosa?
Ha capito che c’è qualcosa che gli ho nascosto, ma non m’importa come si senta
lui, sotto questo punto di vista.
Lui non sa che quel proiettile era diretto a lui, e non a me, e non lo saprà
mai, lo ripeto.
Se scoprisse la verità, non riuscirebbe a comprendere.
E soprattutto, se lo conosco abbastanza bene, si darà la colpa fino alla fine
dei suoi giorni, ed è l’ultima cosa che vorrei.
"Cassie, non so se comprendi cosa ti stiamo dicendo e se mi
senti, ma sappi che noi ti siamo accanto e ce la faremo a liberarti. Il principe
Jake ha già avuto un’idea, non preoccuparti."
Il buon vecchio Ax.
Se solo sapesse che non esiste cosa che mi possa liberare da questa cosa!
Non è come quando gli aprii il cranio ed estrassi quella ghiandola. Questa cosa,
lo sento, è conficcata a fondo nella mia sostanza bianca, e sembra molto, molto
fragile, come se si potesse rompere al solo tocco.
Credo che il solo tocco la spezzerebbe, e allora sarei libera, almeno per
qualche ora, o forse giorno, ma morirei completamente.
Se proprio dovessi liberarmi di questo coso, spezzandolo, lo farei per aiutare
gli altri in battaglia.
Credo che ridurrebbe anche la lunghezza della mia agonia.
"Ehi, Jake, credi che ci senta?" gli chiese Marco.
"Sono certo di sì. Lei deve sentirci. Deve sentire che le vogliamo bene e le
siamo vicini. E noi non ci arrenderemo, hai capito Cassie? Noi ti riporteremo
alla normalità, costi quel che costi."
Come avrei voluto portegli dire “Sì, vi sento e per me va bene.
Sono felice che voi pensiate a me”, magari usando il pensiero, ma sappiamo da
molto tempo che non è possibile. Solo in metamorfosi possiamo comunicare con la
telepatia, e chissà se ora l’ago non mi precluda anche questa possibilità di
comunicazione.
"Vedrai Cassie, ce la faremo" disse Tobias con aria determinata, la stessa
espressione che vidi sul suo volto la notte in cui diventammo gli Animorphs,
quando decise che avrebbe combattuto questa guerra fino a quando non avremmo
sconfitto tutti gli Yeerk.
Pochissimi anni sono trascorsi da quel giorno, ma siamo cambiati tantissimo.
Abbiamo combattuto e molto spesso abbiamo rischiato di non farcela, ma siamo
sopravvissuti ed ora viviamo in questo luogo, tra i boschi, in esilio volontario
per proteggere i nostri cari.
Loro sono tutti qui.
Tutti, tranne i genitori di Jake, catturati proprio il giorno in cui eravamo
andati a prenderli.
Credo che sia stato anche questo a far cambiare Jake, a trascinarlo sull’orlo di
una crisi di nervi e a farlo arrivare al punto di desiderare di uccidere suo
fratello Tom.
Ecco, se ne vanno tutti.
Forse andranno ad indagare su che cosa mi possa essere successo. Peccato che io
non abbia speranza. La mia vita di Animorphs è finita. Per sempre.
Jake
15 Ottobre
Sono
trascorsi tre mesi.
Tre mesi in cui abbiamo tentato in tutti i modi di trovare qualcosa che possa
riportare Cassie alla vita.
Il risultato?
Nulla di nulla.
Non abbiamo neppure capito che cosa possa mai esserle accaduto.
I nostri inviati tra gli Yeerk, i Chee, non hanno potuto aiutarci.
Dicono che tra gli Yeerk non si sa nulla di nulla di una nuova arma e che Tom è
scappato poco più di tre mesi fa con un Kandrona portatile e molti Controller al
seguito.
Per nostra fortuna non ci troveremo a combattere contro due battaglioni di
Yeerk, visto che è palese che le due fazioni si odino e stanno combattendo l’una
contro l’altra, riducendo quasi a zero i processi d’infestazione di nuovi
Controller ed evitando la caccia agli Animorphs.
Ma in questo periodo di pace, non riesco ad essere felice.
Potremmo attaccare, ma senza Cassie, io non ci riesco.
So che basterebbe chiamare gli altri Animorphs e coglierli di sorpresa, ma senza
Cassie è come se mancasse, in un certo senso, l’umanità, al nostro gruppo.
Tutti noi siamo decisi a vincere, costi quel che costi, invece Cassie ha sempre
pensato prima alle persone innocenti che venivano manovrate dagli Yeerk.
E’ lei che ci ha portato a risparmiare parecchie vite umane, e le sono grato,
per questo.
Io… non posso combattere senza Cassie al mio fianco, e gli altri del primo
nucleo lo accettano.
I nuovi Animorphs si attengono a ciò che decidiamo noi altri.
Almeno fino ad ora.
Marco e Ax sono penetrati in centinaia di siti, in cerca di qualcosa che possa
liberare Cassie, ma è tutta fatica sprecata.
Pare che sulla Terra non ci sia nulla che possa causare una cosa del genere.
Io so chi è l’unica persona che potrebbe aiutarci a liberare Cassie. L’unico che
può farlo è Tom.
Ma come rintracciarlo?
Da quel che ne sappiamo, potrebbe essere accampato a due chilometri da qui come
può trovarsi su un qualsiasi altro pianeta dell’universo.
Se soltanto ci attaccasse…
Ma che cosa vado a pensare?!
Sto sperando che il nemico ci attacchi!
E’ proprio vero.
Credo di cominciare ad impazzire.
Ho soltanto sedici anni, e da tre sulle mie spalle pesano le sorti dell’intero
pianeta e anche più.
Forse è proprio per questo che Cassie mi ha fermato.
Tante volte me l’ha detto, ed io non l’ho mai capito, almeno fino ad oggi.
Lei voleva aiutarmi a non scivolare nella più cupa follia, quella sera, e forse
era perché aveva timore che potessi stare male, che non aveva rincorso e fermato
mio fratello Tom.
Ma perché soltanto ora riesco a capire che cosa mi voleva dire, ora che lei è
ridotta ad una bambola di pezza?
Fu in quel momento, in cui stavo confidando i miei pensieri all’immaginario
diario che, suppongo, ognuno di noi tiene nella propria mente, che udii i sibili
dei raggi Dracon, molto vicini al luogo che divedevamo con gli Hork-Bajir
liberati dalle nostre varie incursione alla vasca yeerk ed i genitori liberi di
noi Animorphs.
Vidi Tobias planare verso di me, e dal suo odore, compresi che qualcuno aveva
pensato bene di sparargli, colpendo però soltanto piume.
"Jake, sono qui!"
"Come qui?"
"Qui, fratellino."
Lo vidi in quel momento, il mio fratello perduto.
Stava uscendo dagli alberi proprio in quel momento, seguito da un’ampia scorta
di Hork-Bajir Controller e Taxxon Controller, per un totale di circa trecento
corpi ospiti.
Allora realizzai l’idea di “ in trappola” in tutta la sua interezza.
Non avevamo via di scampo.
La nostra guerra era finita.
Eravamo completamente circondati e cinque Animorphs, coadiuvati da una
settantina di Hork-Bajir non erano certo in grado di fermare quell’armata di
macchine da guerra.
In un moto di disperazione, gridai:
"Attacchiamo!"
Cassie
Udii il
rumore dei raggi Dracon che distruggevano gli alberi, le parole di Tom ed infine
il disperato grido di Jake.
Si stavano lanciando tutti in battaglia contro l’invasore.
Tutti tranne me, Cassie, “la statua che respira” come mi sono ribattezzata.
Ho paura e una morsa mi stringe lo stomaco, al solo pensiero di quello che Tom
potrebbe fare agli altri.
Ridurli come me. Ridurre persone innocenti a statue che respirano.
Fu in quel momento che i miei pensieri presero il sopravvento.
No, non posso permetterlo.
So che questo segna la mia condanna a morte, ma per fermare Tom senza fare dei
morti, c’è soltanto un modo, ed io so quello che devo fare.
Crudele e spietata, ecco cosa dovrò essere per proteggere le persone a cui
tengo.
Sono pronta a concentrarmi sulla metamorfosi.
Sento le mie ossa liquefarsi e i miei organi spostarsi.
Sento anche l’ago spezzarsi nel mio cervello.
Che male quel maledetto ago!
La mia condanna a morte.
La mia arma contro Tom.
Il mio volto si sta allungano in un muso.
Ecco, la metamorfosi è completa, e sono di nuovo su quattro zampe.
Posso muovermi.
Posso correre.
Posso combattere.
Scattai fuori dalla capanna dove Jake mi aveva adagiato tre mesi prima e li
vidi.
I miei amici erano in un bagno di sangue, mentre gli Hork-Bajir cadevano come
mosche sulla terra, resa pesante perché intrisa di sangue.
Lanciai il mio ululato di sfida e mi gettai verso Tom, con la bava verde alla
bocca.
Nessuno mi fermò, erano tutti troppo impegnati a combattere per notare un lupo
che corre verso una tigre ed un ragazzo che si fronteggiavano con lo sguardo,
l’uno di fronte all’altro.
Jake, la tigre, guardava feroce suo fratello Tom, stesa sul terreno perché con i
tendini di tutte e quattro le zampe recisi.
Tom le puntava alla fronte una pistola, la stessa che aveva usato contro di
me.
Nessuno dei due mi aveva notato.
L’odio mi diede alla testa e, balzando da dietro Jake, afferrai, senza affondare
troppo le zanne, il braccio di Tom, facendo volare via la pistola e gettandolo a
terra.
"Bastarda!"
"Zitto Tom."
"Cassie, mollalo!" m’ingiunse Jake, con rabbia.
"No, mai!"
"Mollalo!"
"Ho detto di no!"
"Cassie, ti ordino di mollarlo!"
"Jake, chiudi il becco, una volta tanto. Inverti la
metamorfosi oppure fa quello che ti pare, ma non devi disturbare noi, chiaro? Io
e tuo fratello dobbiamo trattare. Non è vero, Tom?"
"Cosa vorresti trattare?"
"La vostra resa."
"Mai!"
" Allora sarò costretta ad affondare i denti."
"Credi di spaventarmi?"
"Sì."
"Non ce la puoi fare."
"Credi?"
"Cosa vorresti fare?"
"Farti fuori con la tua stessa arma."
"Cosa vuoi dire?"
"Tu mi hai avvelenato, ed ora io posso avvelenare
te."
"Il veleno?"
"E’ già. E’ in circolo nel mio corpo."
"E con questo?"
"E’ anche nella mia bava, mio caro Yeerk. Se si
mischiasse con il tuo sangue, sono sicura che tu non starai troppo
bene."
"Cosa vuoi in cambio?"
"La resa. Dovrai ordinare ai tuoi Hork-Bajir di
lasciarsi intrappolare e liberare dagli Yeerk. E la stessa sorte dovrai seguirla
anche tu."
"Sciocca, se avvelenerai il ragazzo, lo ucciderai."
"E’ un prezzo che va pagato, se è per la pace."
"Non oseresti mai."
"Preferisco prendermi io la colpa della tua morte,
piuttosto che scaricarla su Jake."
"Ma io potrei anche fuggire da questo corpo, e il suo sacrificio sarebbe del
tutto vano."
"Ma io so anche questo. Se uscirai, io mollerò Tom e
acchiapperò te."
"E cosa mi farai? Uccidermi?"
"Non esattamente. Ti porterò dal tuo Visser."
"Non lo potreste fare. Vi ucciderebbe."
"Non se vendessimo te per qualche minuto sufficiente ad
allontanarci."
"Sei crudele, fredda e spietata, Cassie."
"Preferisco esserlo, se è per una giusta causa. Allora,
ti arrendi?"
"Hai vinto - sibilò, poi, ad alta voce, gridò - Fermi. Abbiamo perso. Lasciatevi
catturare."
"Ottima scelta."
Avevo battuto Tom.
Ce l’avevo fatta.
Sarei morta, ma avevo fermato Tom.
E senza causare più morti di quelli che già erano caduti.
Tom, i Taxxon e gli Hork-Bajir vennero chiusi in robuste celle dove non
sarebbero riusciti a scappare, sorvegliati da Hork-Bajir per i tre giorni che
sarebbero seguiti, fino alla morte degli Yeerk che avevano nel cervello.
Solo quando furono tutti rinchiusi, tornai in forma umana e mi avvicinai ai miei
amici, che con gli occhi sgranati mi fissavano.
"Finalmente sei tornata normale, Cassie" disse Ax,
il primo a rivolgermi la parola.
Annuii ma non parlai.
Ero davvero stremata e sapevo qual era causa.
"Perché non mi hai fatto affrontare Tom?" chiese Jake, rivolgendomi uno sguardo
furente.
"Perché non saresti sopravvissuto."
"Come facevi a saperlo?"
"Lo sapevo e basta, Jake."
"L’importante è che abbiamo vinto e che tuo fratello presto sarà libero, no
Jake?" disse Marco, cercando di stemperare la tensione che si era creata tra
noi.
"Credo di sì."
"Ora, se non vi dispiace…" cominciai a dire, ma in giramento di testa mi fece
vacillare.
Un sorriso amaro mi attraversò il viso, mentre mi portavo una mano alla tempia
destra.
Lo sapevo cos’era.
Il veleno cominciava ad avere effetto.
"Ti senti bene?" mi chiese Rachel, preoccupata.
"Non preoccupatevi per me. Devo soltanto riposare un po’. Davvero, non è
niente."
"Ti accompagno" disse Jake, che mi sorresse mentre camminavamo ed entravamo
nella capanna.
Mi stesi sul giaciglio che avevo occupato per tanto tempo e mi passai un braccio
sugli occhi, concentrandomi nel tentativo di limitare l’irregolarità del mio
respiro.
Non volevo ammetterlo neppure a me stessa, ma Tom aveva ragione: stavo proprio
male, ma non volevo che gli altri se n’accorgessero.
"Cassie, sei sicura di stare bene?" mi chiese Jake, sedendosi accanto a me e
prendendomi una mano tra le sue.
Mi dissi che aveva le mani davvero fredde, ma, riflettendoci, forse ero io ad
essere eccessivamente calda.
"Sì, non preoccuparti per me."
"Posso farti una domanda?"
"Certo."
"Di che veleno parlava Tom?"
"Che veleno?"
"Quando stavate trattando. Lui ha accennato ad un fantomatico veleno, che se ho
capito bene, tu hai."
Aveva sentito parlare del veleno. Allora era inutile nascondermi dietro un
dito.
Non me la sentivo di mentirgli, così prese fiato e dissi:
"Sì, hai ragione. Non voglio nascondertelo. Non ora. Questo veleno esiste
realmente."
"E dove l’hai preso?"
"Che tu ci creda o no, me l’ha dato Tom."
"Come?"
"Ricordi la pistola che ti ha puntato contro?"
"Certo che sì."
"Spara un ago contenente del veleno."
"E cosa fa quest’ago?"
"L’ago ti impedisce qualsiasi movimento, Jake."
"Ecco perché non potevi più fare nulla! Era il veleno!"
"Esatta solo la prima parte."
"Cosa vuoi dire?"
"Che il veleno agisce soltanto quando l’ago si rompe."
"E quando accade?"
"L’ago impedisce tutto tranne una cosa: la metamorfosi. E’ allora che l’ago si
rompe."
"Ma… ma… tu ti sei trasformata! Vuoi dire che adesso…"
"Esatto. Tra mille dolori, sarò costretta a morire a causa del veleno che ci ha
salvati."
"Ma c’è un antidoto, vero?"
"No. Nulla sulla Terra è capace di bloccare la sua azione."
"No, non può essere vero."
"Eppure lo è, Jake."
"Tu hai sacrificato la tua vita… per salvarci tutti."
"Esatto."
"Ma perché l’hai fatto? Ce l’avremmo potuta fare!"
"No, era una battaglia disperata."
"Cassie, ma allora questo malore…"
"Sì. Non so per quanto sopravvivrò."
"No Cassie, tu non puoi morire."
"Non posso farci nulla. E’ il mio destino."
Fu in quel momento che tolsi in braccio dagli occhi e vidi cosa stava facendo
Jake.
Lui stava piangendo.
Il capo degli Animorphs stava piangendo perché uno dei suoi guerrieri era
prossimo alla morte.
Mi misi a sedere, nonostante tutto mi girasse davanti agli occhi, e poggiai una
mano sulla sua guancia.
"Non devi piangere."
"Perché?"
"Non voglio farti piangere."
"Tu stai morendo."
"L’ho fatto per una giusta causa e non mi pento della mia scelta."
Come se tutti i nostri dissapori si fossero sciolti di fronte a quella realtà
troppo dura da accettare, avevo capito che Jake non era ciò che appariva.
Sotto la scorza del granitico capo degli Animorphs, c’era sempre il mio
Jake.
Lui mi abbracciò con forza, poi fece in modo che fossi seduta su di lui.
La testa mi girava da pazzi e, prima di rendermene conto, appoggiai la testa
contro la sua spalla e chiusi gli occhi.
Mi sentivo gli occhi, le labbra e la fronte in fiamme, mentre un nodo doloroso
mi stringeva l’addome, come se un pungolo vi si fosse conficcato.
"Cosa succede?" mi chiese, notando che mi ero irrigidita per il dolore.
"Fa male."
"Cosa?"
"L’intestino."
"C’è qualcosa che posso fare?"
"No."
"Presto gli altri saranno qui. Devi dirglielo."
"Mi aiuterai, nel caso non ce la facessi da sola?"
"Certamente" sussurrò, mentre la sua stretta si faceva sempre più intensa.
Per qualche momento restammo in silenzio.
Mi sentivo sempre peggio.
Ora tremavo dal freddo, nonostante sentissi la fronte, gli occhi e le labbra
fossero sempre più infuocati.
Sentivo la mia mente annebbiarsi sempre di più, ma tentavo con tutte le mie
forze di aggrapparmi al pensiero di Jake e non cadere in uno stato di delirante
torpore.
Sentii a malapena entrare Rachel, Marco, Ax e Tobias.
Jake
Appena loro entrarono, si stupirono della scena che si trovavano davanti: io e
Cassie, seduti a terra, stretti in un abbraccio, con lei che appoggiava la testa
sulla mia spalla.
"Ehm, ragazzi, credo che qui stiamo interrompendo qualcosa" disse subito
Marco.
"Ragazzi, non è come credete!" mi sbrigai a dire, arrossendo fino alle
orecchie.
"E’ come nelle telenovele che vediamo con la tv
satellitare, vero Marco?" gli chiese Ax.
Sentii Cassie ridere lievemente a causa del crescente dolore che le squassava
l’addome e la sonnolenza che, palesemente, la stava avvolgendo.
"La smettete, per piacere? - disse con serietà Rachel, poi si chinò su di noi, e
con tono dolce si rivolse a Cassie - Che ti succede, Cassie? Ti senti molto
male, non è vero?"
"Ho portato a termine la missione. Ora è il momento che mi prepari alla fine dei
miei giorni da combattente" sussurrò piano lei.
"Che cosa sta dicendo, Jake?" mi chiese Tobias.
"Quello che ha detto" risposi io, gravemente.
"Spiegati, per favore" mi disse Tobias.
"Sedetevi. Vi dirò quello che mi ha confessato Cassie poco fa. Ora dorme, quindi
lo farò io. Ma vi avverto, non sarà una cosa facile da accettare."
"Ma che cappero sta succedendo, Jake? Cos’è tutta questa storia della missione?"
mi chiese Marco, tornato serio e preoccupato.
"Cassie… sta morendo."
Il silenzio cadde su di noi, a quelle parole.
"Stai scherzando, vero?" mi chiese Tobias.
"No" risposi, scotendo la testa.
"Sarà una sua impressione" disse Rachel, che cominciava ad essere seriamente
preoccupata.
"No. Cercherò d’essere chiaro usando poche parole. Era un ago a costringerla
all’immobilità. Glielo aveva sparato nel cervello Tom, dopo il nostro ultimo
scontro."
"E cosa c’entra questo, Principe Jake?"
"L’ago conteneva un veleno molto potente, sconosciuto sulla Terra. Non c’è
antidoto."
"Ma lei si è trasformata! Quindi quell’ago era certamente difettoso" esclamò
Rachel.
"E’ vero, ma l’ago versava il suo contenuto sulla vittima solo se rotto da un
particolare movimento, l’unico che è possibile se si ha l’ago nel cervello. Quel
movimento, se così lo si può definire, è proprio la metamorfosi."
"Vuoi dire che…?" disse Rachel, inorridita.
"Esatto. Cassie, per salvarci, è entrata in metamorfosi ed ha permesso che il
veleno le entrasse in circolo. Ha ricattato mio fratello proprio con quel
veleno. Credo che l’abbia minacciato di morte, se non si sarebbe arreso insieme
a tutte le sue forze d’assalto. Ora è sotto l’effetto del veleno, che la porterà
alla morte tra atroci dolori. Questo è quello che mi ha detto Cassie poco
fa."
Rachel si portò le mani alla bocca, mentre gli altri abbassarono il capo in
segno di profondo dolore.
Mi sono sentito uno straccio nel doverlo raccontare io agli altri, ma Cassie era
troppo debole per farlo.
Con un gesto delicato, Rachel le scostò i capelli dalla fronte, passandole una
mano sulla fronte.
"Ha la febbre molto alta" disse Rachel, in tono piatto.
"Lo immaginavo" risposi.
"Ma non possiamo fare nulla?" chiese Tobias.
"Tom le ha detto che non esistono antidoti.
"Noi cercheremo ugualmente, principe Jake. Non possiamo
lasciare che Cassie muoia."
Fu in quel momento che Cassie parve riprendersi almeno un pò.
Aprì gli occhi e disse:
"Devo essermi addormentata per un attimo. Scusate tanto."
"Come stai?" le chiese Rachel.
"Male."
"Jake ci ha detto tutto. Non preoccuparti, non
morirai."
"Grazie per l’impegno, Ax, ma non credo che ci siano molto probabilità di
salvezza."
"Non devi dire così, Cassie. Noi ce la faremo" disse Marco, ma io sentivo che le
parole di Cassie erano veritiere.
So che è strano, ma ho sempre pensato che se saremmo morti in questa guerra,
sarebbe stato tutti insieme, sul campo di battaglia, e non per un veleno
inettato dal nemico.
Mi sento completamente svuotato, privo di senso, se penso al gesto eroico che Cassie ha fatto per noi. Ha deciso di sacrificare la sua vita per il bene di tutti noi. E pensare che quasi la consideravamo una traditrice, dopo quella volta della caccia a Tom. Non credo che sarei stato capace di fare quello che lei ha fatto oggi per noi. Rinunciare a tutta la vita che le si parava davanti, per salvare degli innocenti.
18 Ottobre
Era
appena accaduto. Lo Yeerk che aveva il controllo di Tom gli era appena caduto a
terra dall’orecchio e si era dissolto in polvere.
Sorrisi, felice come non mai.
La gioia di vedere finalmente Tom libero per un attimo mi aveva fatto
dimenticare che Cassie stava sempre peggio.
"C… C… C… Ciao Jake" furono le prime parole che mi rivolse da persona libera
dopo tantissimo tempo.
"Tom" dissi io, commosso.
"Gra… zie per a… avermi libera… to, f… fratellino."
Lo abbracciai, e lui ricambiò, mentre calde lacrime ci solcavano il volto e si
mischiavano.
Avevo finalmente ritrovato il fratello che avevo perso.
In silenzio, lo accompagnai in un prato di poco discosto dall’accampamento e ci
sedemmo sull’erba, ad ammirare il tramonto, suo primo della sua nuova vita
d’uomo libero.
"Sono così felice di averti trovato di nuovo" gli disse, d’impulso.
"Ed io sono felice che tu sia riuscito a liberarmi. Sin dalla vostra prima
incursione alla vasca yeerk, ho capito che finalmente c’era una speranza a cui
aggrapparsi. Avete dato gran fiducia a noi Controller involontari e, di
conseguenza, la forza di lottare."
"La prima volta c’eravamo arrivati così vicini al liberarti dalla schiavitù
degli Yeerk…"
"Lo so, ma non è stata colpa vostra. Il Visser era diventato una creatura troppo
forte per dei semplici animali terrestri."
"Questa guerra è davvero crudele. Tante, troppe vite sono andate sprecate. E
anche noi Animorphs ne siamo stati la causa."
"E’ la guerra e andava fatto, fratellino."
"E’ la stessa cosa che ho detto io a Cassie, tre mesi fa. Ma ora… non ci credo
più. Lei è riuscita, anche se le costerà la vita, a fermare la tua armata, da
sola e senza uccidere."
"E’ stata una mossa disperata la sua, anche se è riuscita nel suo intento
primario."
"Come sta adesso?" mi chiese Tom, dopo un momento di silenzio.
"Davvero molto male, purtroppo."
"Mi sento responsabile per la sua sofferenza, nonostante non fossi in me. Era
davvero crudele, Arkat 7685. Per fortuna che lei l’ha fermato dal farti del
male, o sarei veramente uscito di testa."
"Sì, ma con quel ricatto ha firmato la sua condanna a morte."
"Ti ha raccontato di cosa è accaduto quella volta nel bosco, vero?"
"Intendi quella di tre mesi fa?"
"Sì. E’ stata davvero coraggiosa!"
"Hai ragione. Sembrava una furia mentre atterrava quell’Hork-Bajir."
"Io intendevo il suo sacrificio per salvarti dalla sua stessa prigionia,
fratellino."
"Quale?"
"Non te l’ha detto, vero? Infatti mi sembrava molto strano che l’avesse fatto.
Sapeva che ti saresti sentito in colpa."
"Perché mi sarei dovuto sentire in colpa? Cosa vuoi dire con le parole 'per
salvarti dalla sua stessa prigionia'? Cosa ha fatto Cassie?"
"Ormai non posso nascondertelo. Il perché è che Arkat 7685 voleva risparmiare
lei, non te."
"Cosa vuoi dire?"
"L’ago che Cassie aveva nel cervello non era destinato a lei. Era per te che lui
l’aveva preparato."
"Cosa? Ma… perché? Spiegati, Tom."
"Per riconoscenza, lui l’avrebbe lasciata andare senza farle del male. Se quello
Yeerk aveva qualcosa di buono, era il suo immenso senso dell’onore. Ma lei ha
detto che avrebbe fatto per te qualsiasi cosa. L’ha presa alla lettera. E’ stato
per te che lei si è ridotta così. Gli ha anche chiesto se aveva ripensato alla
sua decisione, ma ha detto di no e che era felice di averlo fatto, se questo
avesse significato salvarti da un crudele destino di prigionia nel tuo stesso
corpo, come un controller. Per questo quell’arma è chiamata 'ICA-137', ossia
'Invalidatore-Controller per Animorphs'. L’arma perfetta per mettere alle
strette anche gli Animorphs."
"Cassie ha davvero fatto questo per me?" dissi in un sussurro, sbalordito.
Ora le parole che Cassie mi aveva detto quel giorno tornarono a posto come se
prima fossero state tasselli di un puzzle.
Cassie faceva di tutto per aiutarmi, ed io, da sciocco, non mi ero accorto di
quanto fosse preoccupata per me e neppure fino a dove la sua generosità si
spingesse.
"Sì. Deve tenere moltissimo a te, fratellino, se ha rinunciato alla sua vita per
la tua. Valle a parlare, fratellino, e passa un po’ di tempo con lei. Entro
domani all’alba, ti lascerà per sempre."
"Vuoi dire che…"
"Sì, al massimo potrà resistere fino a quel momento. E’ davvero molto forte, se
è riuscita a sopravvivere fino ad oggi."
"Cosa dovrei fare?"
"Era da tanto tempo che volevo fare questa chiacchierata con te, fratellino.
Jake, devi dirle tutto."
"Tutto cosa?"
"Tutto quello che avresti voluto dirle da tempo, ma non hai mai avuto il
coraggio di dire. Jake, c’è un concetto che ho capito da un bel pezzo: lei è
innamorata di te e cerca di fare tutto quello che può per te. Il punto è:
tu sei innamorato di lei?"
"Sì" dissi, con una convinzione a me completamente sconosciuta sino a quel
momento.
"Allora diglielo. Domani sarà troppo tardi."
Dopo chissà quanto tempo, sorrisi a mio fratello, poi corsi via, verso la
casetta dove Cassie si trovava.
In quel momento c’erano tutti gli altri Animorphs con lei, e mi si strinse il
cuore nel solo vederla.
Respirava a fatica, aveva i tratti del volto tesi a causa del dolore che le si
era esteso a tutto il corpo nel giro di poche ore, ed era in preda al delirio,
causato dalla febbre molto alta.
Gli altri mi rivolsero uno sguardo triste, sintomo che Cassie era arrivata
davvero alle sue ultime ore di vita.
"Ciao Cassie" sussurrai.
"Jake,
sei venuto a trovarmi. Sono felice di vederti" disse in un soffio, mentre
sorrideva.
Il solo fatto che mi avesse riconosciuto era per noi fonte d’enorme gioia,
nonostante sapessimo che ormai solo un’effimera speranza ci reggeva dal
cominciare a piangere disperati.
Ax e Marco avevano setacciato la rete per parecchie ore senza trovare nulla su
qualcosa che potesse esserci di aiuto, e poche ore prima, era stata Rachel a
chiedere agli Hork Bajir di aiutare i nostri genitori a scavare la fossa dove
l’avremmo seppellita.
"Jake, presto morirò, non è vero?" sussurrò Cassie, con voce quasi
impercettibile.
Non ebbi il coraggio di mentirle ora, che era in fin di vita.
"Sì. Entro domani all’alba, da quello che ha detto Tom" dissi, con voce
seria.
"Ma che diavolo ti salta in mente di dire, Jake! - mi gridò contro Rachel – Non
è vero, Cassie, non è vero. Tu ti salverai. Vedrai, tra un paio di giorni tu
starai meglio e rideremo insieme di questa storia, come se fosse una stupida
barzelletta."
"Non è nascondendole la verità o raccontandole delle frottole che l’aiuti,
Rachel" sbottai, mentre Tobias tratteneva Rachel per un braccio, evitandole di
saltarmi addosso e picchiarmi fino a ridurmi ad un mucchietto di sangue e
carne.
"Allora Tom è finalmente libero. Sono contenta che finalmente possa tornare alla
sua vita normale. Jake, io avrei un ultimo desiderio" sussurrò Cassie, come se
non avesse sentito cosa Rachel avesse detto.
"Dimmi. Farò tutto il possibile per accontentare la tua richiesta."
"Voglio tornare a casa mia."
Annuii, chinandomi su di lei e caricandomela sulle spalle.
"Ma cosa vuoi fare?" mi attaccò Marco.
"Lo riporto a casa sua, è ovvio."
"Ma non puoi farlo! E’ quasi scesa la notte! Magari puoi portarcela domattina,
se i suoi genitori saranno d’accordo."
"Niente da fare, Marco. Non voglio negargli questa cosa. Tom mi ha detto che
prima che il sole sorga su un nuovo giorno, Cassie perderà la vita, quindi la
porterò via ora. E se tenterete di fermarmi, non mi farò problemi ad entrare in
metamorfosi e combattere contro di voi. Andremo a casa sua, che vi piaccia o
no."
Così dicendo me n’andai dall’accampamento, tra le tenebre, diretto verso la
vecchia casa di Cassie.
Giungemmo lì che dovevano essere trascorse circa due ore e Cassie, durante il
breve viaggio, si era profondamente addormentata.
La deposi sopra il fieno della stalla che fino a poco tempo prima era stata
"Ehi, Cassie, siamo arrivati a casa tua."
Lentamente aprì gli occhi, resi lucidi dalla febbre altissima, e sorrise:
"Grazie di tutto, Jake" sussurrò lei.
"Non è nulla, rispetto a tutto quello che hai fatto tu per me."
La guardai e sentii un nodo stringermi la gola.
"Cassie - dissi piano - Perché non mi hai detto che nella foresta ti sei offerta
al posto mio, per quel maledetto ago conficcato nel cervello?"
"Te l’ha detto Tom?"
"Sì."
"E’ presto detto: ti saresti sentito in colpa, e io non volevo che ciò
accadesse."
"Perché l’hai fatto?"
"Perché stavi molto male, in quel periodo. Saresti impazzito nel dover restare
intrappolato nel tuo stesso corpo. Avevo lottato tanto per evitartelo, quella
notte che ti fermai dall’aggredire Tom. Io non volevo fallire nella missione che
mi ero prefissata."
Le sue flebili parole mi colpirono al cuore.
Sincera.
Mi aveva mostrato cosa aveva nel cuore, senza avere paura.
L’aveva già dimostrato, eppure quella volta non ero riuscito a capire il perché
del suo gesto.
E la sua sincerità non era causata dal veleno.
Lo vedevo dai suoi occhi.
Cassie era in sé, forse per l’ultima volta in vita sua.
Dando fondo alle sue ultime forze, Cassie si alzò e mosse qualche passo incerto
per la stalla, sfiorando le gabbiette e ricordando i bei tempi andati, quando ci
riunivamo lì e progettavamo i nostri piani d’attacco, tra poiane, moffette, lupi
e cervi.
Sembrava passato un secolo.
Per un momento, mi parve
E che amava me, lo sapevo, sopra ogni altra cosa.
Improvvisamente si sedette su una balla di fieno e, abbassando lo sguardo,
disse:
"Jake…"
"Sì?"
"Scusami."
"Per che cosa Cassie?"
"Per aver insinuato che tu volessi scappare dalla realtà. E’ stata dura per te,
non arrenderti per tanto tempo."
"Non devi scusarti tu. Avevi ragione. E sia per quella zampata che per quello
schiaffo… sono stato io ad essere troppo impulsivo. Non avrei mai voluto alzare
le mani su di te."
"Non devi scusarti."
"Sì che devo. Tu… tu stai…"
"Non
angustiarti, Jake. Accade a tutti, prima o poi. E’ il naturale corso della
natura."
"Non riesco ad immaginare questa guerra senza di te."
"Come io non riuscivo a immaginarla senza il gran capo Jake, colui su di cui
abbiamo fatto ricadere tutte le responsabilità delle nostre gesta. Non avremmo
mai dovuto farlo. Tredici anni, e così tante responsabilità. Sapevo che
saresti crollato, ma era come se ti avessi idealizzato nella figura del
guerriero indistruttibile."
Fin quel momento che lei crollò a terra, con il fiato corto.
"Jake…" sussurrò.
"Cassie, non preoccuparti sono qui."
"Il miele. Per favore Jake, dammi un po’ di miele. Ti supplico, fammi sentire
per l’ultima volta il sapore del miele delle api che io e papà avevamo
allevato."
"Dove lo trovo?"
"In un barattolo. E’ dietro a quelle gabbie."
Presi il vecchio barattolo che Cassie mi aveva indicato, rimasto aperto dietro
alle gabbie, e, con un cucchiaio, dato che mi aveva detto che le sue secrezioni
erano velenose, osservai il miele, sul quale si era formata una scura patina di
muffa.
"E’ ammuffito."
"Non fa nulla. Dammelo. Di certo, non abbrevierà la mia vita."
Feci come mi aveva detto e la imboccai.
Cassie, poco dopo, disse:
"Restiamo qui. Voglio morire… nel luogo che… amo di più… con la persona… che
amo… di più. Jake… io… ti amo" mi sussurrò.
"Anch’io ti amo, Cassie" le sussurrai all’orecchio, prima che chiudesse gli
occhi, stretta tra le mie braccia, come una bambina dopo aver fatto un brutto
incubo.
Prima di addormentarsi, sussurrò, con voce quasi impercettibile:
"Jake non voglio morire."
Volevo di rimanere sveglio per tutta la notte, ma pochi minuti dopo mi
addormentai come un ghiro.
19 Ottobre
Mi
svegliai che il sole era appena sorto e faceva capolino dal vetro di una
finestra.
Il volto di Cassie, pallido, era illuminato dal sole, e aveva un’espressione
serena in volto.
Mi dissi che perlomeno era morta felice, quando le sfiorai i capelli con la mano
ed incontrai la sua fronte fresca.
Al mio tocco, lei si voltò dall’altra parte e mugolò, facendomi sobbalzare.
Ma allora non era ancora morta!
Non aveva più la febbre, questo era certo, ma questo non significava che fosse
guarita. Magari era un effetto del veleno a far sfebbrare la vittima prima che
sopraggiungesse una dolorosa morte.
"Jake" fu la prima parola che sussurrò, dopo essersi voltata.
"Non preoccuparti, sono qui."
"E’ giorno?"
"Sì. E’ appena sorto il sole."
"Non mi fa più male."
"Cosa?"
"Tutto. Il dolore è passato. Sono forse morta e tu sei soltanto un angelo con le
sembianze di Jake?"
"No" le dissi, sorridendo.
"Se non fosse impossibile, direi di essere guarita."
"Lo direi anche io."
"Mi sento fresca ma debole."
"In effetti non hai più la febbre, almeno al tatto."
"Come è possibile che io sia ancora viva? Dovevo morire tra mille dolori,
secondo ciò che mi aveva detto Tom, eppure io mi sento come se fossi appena
guarita da una lunga e brutta influenza. Non potrebbe essersi sbagliato sul
dolore?"
"O magari abbiamo trovato un antidoto senza neppure saperlo?"
"Potrebbe essere anche questo" mi disse, aprendo lentamente gli occhi.
"Torniamo all’accampamento?"
"Sì" disse, e sorrise, mentre due lacrime le facevano capolino agli angoli degli
occhi, trattenute a stento.
"Jake - mi disse - io non mi sento come una moribonda. Mi sento abbastanza bene.
Sono… sono sicurissima di non stare per morire."
Quelle erano le più belle parole che avrebbe potuto dirmi.
L’abbracciai forte, e fu allora che sia io che lei scoppiammo in un pianto di
gioia, mentre ridevamo.
"Ehm, ragazzi, se volevate restare un po’ da soli e sapevate quale era
l’antidoto, potevate dircelo. Pensavamo che vi fosse capitato chissà che
cosa."
Ci voltammo ed i nostri quattro amici, insieme mio fratello Tom, erano lì, a
fissarci sorridendo.
A parlare era stato Marco, che aveva un sorriso immenso sulla faccia.
"Ciao Tom. Spero che tu stia bene" disse Cassie, staccandosi dal mio
abbraccio.
"Ciao lupacchiotta coraggiosa" disse lui, avvicinandosi a noi.
Fu allora che Cassie, con un lieve sorriso sulle labbra e a testa alta, si
avvicinò agli altri, sulle proprie gambe, e, con tono sarcastico, mentre
scuoteva la testa, disse:
"Certo che me ne hai fatte passare di cotte e di crude, Tom!"
Fu allora che guardai gli altri e mi accorsi che Rachel nonostante ridesse,
aveva le guance rigate di lacrime.
"Non piangere Rachel l’impavida. La più forte tra di noi sei sempre stata tu"
continuò a dire Cassie.
Fu allora presi la mia decisione.
"No, la più forte tra noi sei tu, Cassie, anche se non vuoi ammetterlo. Hai
sempre tenuto fede a ciò in cui credevi. Sei stata fedele alla nostra causa e
costretta ad andare contro ciò in cui tu credevi, ma quando sei stata sola, hai
sempre seguito i tuoi ideali. E sei molto altruista, Cassie. Anzi, sei la
persona più altruista che io abbia mai conosciuto. Hai sopportato una prova
terribile solo perché ti preoccupavi per la mia salute mentale, e sempre per
altruismo, sei arrivata al punto di decidere di gettare via la tua stessa vita,
perché significava salvare la vita di molti più esseri viventi. Non hai avuto
paura della morte, pur di liberare me e Tom. Tu mi hai tolto un grande peso,
Cassie, e, soprattutto, mi hai dato nuova forza e nuova speranza per il futuro.
Grazie Cassie" dissi.
Con passo marziale mi avvicinai a Cassie e le passai un braccio attorno alla
vita.
Sorpresa e con il volto rosso dall’imbarazzo, mi fissò, poi sorrise.
"Queste sono le cose che mi hanno fatto capire quanto tu mi ami. Ed anche io ti
amo, Cassie. E da tanto, tanto tempo, che ti amo, Cassie."
Queste mie parole crearono lo stupore generale degli astanti, Cassie e me stesso
compresi.
Non avevo mai parlato in un modo del genere, prima di allora.
Era passato circa un minuto, quando finalmente qualcuno di loro ritrovò la
parola. E chi, se non il solito, caro Marco, poteva intervenire?
"L’abbiamo perso!" gridò Marco, come se lo stessero scorticando, mentre correva
per la stalla.
Poi salì sopra un mucchio di fieno e, con la voce di un venditore ambulante,
disse:
"Giovani Animorphs, ho una notizia da darvi: abbiamo perso il nostro valoroso
capo semi pazzo per uno che è cotto di una nostra compagna Animorphs, ossia
l’abbraccia alberi, madre natura in carne ed ossa, la nostra Cassie! Cioè, che
erano cotti a puntino si sapeva da un bel pezzo, ma per svegliarsi c’è voluta
proprio una campana bella grossa. Una campana che si annunciava mortuaria, per
essere precisi."
"E un fratello controller, non dimentichiamolo" disse Tom, sorridendo di nuovo
di sua spontanea volontà.
"Tom, a Jake hai raccontato anche ai complimenti del tuo Yeerk?"
"No, ne sarebbe geloso, credo."
"Cosa vuoi dire?"
"Che il mio Yeerk ci stava provando con Cassie."
"Guai a chi tocca il mio angelo custode" dissi con voce forte e chiara, mentre
gli altri ridevano a crepapelle.
Certamente quello fu uno dei giorni più belli della mia vita.
Avevo ritrovato non una, ma ben due persone, che credevo perse per sempre fino
ad una settimana prima.
Tornammo all’accampamento tutti insieme, naturalmente dopo decine di pacche di
rito.
I ragazzi tentarono di convincermi a rinunciare di trasportare Cassie, ma ci
tenevo troppo e alla fine furono loro a cedere.
Sembravamo quasi una parata, quando rientrammo all’accampamento.
Michelle e Walter, nel vedere che Cassie stava molto meglio, non riuscirono a
trattenersi dal piangere.
Mi riempirono di ringraziamenti e nuove pacche sulla schiena, festeggiammo con
una piccola festa,poi passammo la giornata con Cassie, costretta a letto dai
suoi genitori anche durante la festa.
Cassie
23 Ottobre
Sono passati quattro giorni da allora e, grazie alla sua tecnologia superiore,
Ax ha scoperto cosa era accaduto. Avevo ingerito l’antidoto senza neppure
saperlo. Non avrei mai immaginato che quella muffa trovata sopra al miele
potesse contenere una proteina che inibisce la tossina del veleno e la disgrega.
Soltanto oggi i miei genitori mi hanno permesso di alzarmi dal letto e tra
qualche minuto farò una breve passeggiata con Jake.
Da quando mi ha sussurrato all’orecchio che mi ama, il nostro rapporto è
cambiato in meglio: ora siamo ufficialmente una coppia, e tutto va a gonfie
vele.
Tom ora è dalla nostra parte, nonostante Ax non sia molto felice che un ex
Controller che ha cercato di ammazzarci parecchie volte sia entrato nella nostra
squadra di Animorphs, ma il fatto che sia il fratello di Jake forse renderà la
sua assimilazione un po’ meno traumatica.
L’aiuto di Tom ci sarà certamente di grande aiuto, essendo stato anche a stretto
contatto con Visser I, e sono sicura che presto vinceremo questa maledetta
guerra fratricida.
Personalmente, non lascerò che il Visser I distrugga il nostro mondo.
E farò di tutto, per impedirgli di realizzare il suo sogno.
E quando dico tutto, intendo tutto.
***
Nota dell'autrice:
Spero che questa fanfiction vi sia
piaciuta.
E’ la primissima che scrivo sugli Animorphs e non so
come potrà apparire.
Per favore, fatemi sapere cosa ne
pensate!
A presto, MysticMoon
Fine