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Autore: Nike96_Arts    12/10/2011    2 recensioni
STORIA SOSPESA fino a tempo indeterminato | Causa scuola
Salve a tutti! Questa è la prima storia che pubblico, sono un po' nervosa ... Siate clementi xD
Questa è una storia che parla di amore, amicizia, lealtà e famiglia. È una storia che parla di lupi, ma anche di esseri umani e dei loro sentimenti.
Joel ed il suo branco si scontrano per l'ennesima volta con i vampiri, ma c'è qualcosa che non quadra. Due enormi lupi copaiono nella calca dalla parte avversaria, ma uno dei due decide di cambiare schieramento. Sarà proprio Joel ad occuparsi del nuovo arrivato, ma quali sorprese l'attendono ora che la sua vita sarà stravolta da un lupo dagli occhi verdi?
Dal Capitolo 1:
All'improvviso un urlo squarciò il silenzio circostante. L'urlo di un uomo. Corremmo verso la voce che ancora mi rimbombava nelle orecchie, mentre l'odore nauseante di quelle sanguisughe si faceva sempre più forte.Lane si irrigidì, pronto alla trasformazione. Pronto ad attaccare. Ed ero convinta che anche gli altri stavano facendo lo stesso.
Spero di avervi incuriosito. Almeno un po' xD
Genere: Azione, Dark, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Saaalve a tutti!!! Allora, innanzi tutto, ringrazio chiunque legga questa storia, anche quelli che non commentano e a tutti quelli che mi hanno messo tra gli autori preferiti xD Questo capitolo è dedicato a fede97 che mi ha ispirato il personaggio di Rachelle xD Non è un granchè come capitolo, ma spetta a voi giudicare. E con questo, buona lettura.
P.S. Se potete/volete, mi piacerebbe se scriveste una recensione, giusto per sapere se vi piace :D


 

 



Capitolo 2

Night Of The Hunter

 

La vampira iniziò a correre. Gli altri dietro di lei.

Le corremmo dietro, attraverso i vari vicoli e vicoletti, fino ad arrivare in periferia, al limitare del bosco. Si voltò, i capelli scuri mossi dal vento che le coprivano gli occhi freddi e maligni. Gli altri le si fecero nuovamente attorno.

I soliti vampiri. La solita Sarah. Ma c’era qualcosa di diverso nel suo sguardo stavolta. Qualcosa che le faceva brillare gli occhi.

Come era solito fare, Riley non tardò a provocare i denti aguzzi. «Allora? Cos’è quel sorrisetto? Non ti fai sotto questa volta?»

«Non sarò io a farlo stavolta!» la vampira mora schioccò le dita «Ragazzi!»

I vampiri si spostarono creando un passaggio. Due enormi sagome nere si stagliavano nell’oscurità. Sembravano cani giganti, alti quanto cavalli. Man mano che si avvicinavano le forme diventavano più nitide e distinguibili. Si muovevano lentamente, ringhiando e con i denti ben visibili. Erano a poco più di un metro di distanza da noi adesso ed i colori dei mantelli splendevano sotto la luna. Il primo, e forse il più piccolo dei due, aveva un manto nero lucente e due enormi occhi rossi. Ma la cosa più terrorizzante erano i canini, troppo lunghi per uno come noi. Non era uno di noi.

L’altro, invece, era decisamente più normale, se è concesso usare questa parola.

Aveva il pelo di un colore che non avevo mai visto su un lupo. Quel giallino che sotto la luna luccicava come oro, come la sabbia. Ma ciò che mi colpì di più erano gli occhi, enormi e verdi, che mi fissavano. Ci ringhiava addosso, muoveva la coda, ma sembrava più una supplica che una sfida.

«Attaccate!» urlò Sarah che non aveva perso il sorriso.

Eravamo pronti ad attaccare quando il lupo color sabbia cambiò schieramento. Scodinzolando sotto i nostri nasi puntava dritto verso Sarah. Lei indietreggiò «Non avresti dovuto farlo Liam! Me la pagherai per questo!» Si guardò intorno spaesata, non sapeva cosa fare e il sorriso l’aveva ormai perso definitivamente. Era come se tutto quello in cui aveva creduto, in un attimo, fosse scivolato via «Chris!» disse continuando a fissare il traditore «Lascia perdere! Avrai il tempo di vendicarti! Ora andiamo!». Detto ciò scomparve tra gli alberi.

L’altro lupo era rabbioso con gli occhi di fuoco, ma dovette lasciar perdere. Non era come il suo ormai ex compagno, non aveva il coraggio di opporsi a Sarah, o, forse, semplicemente non lo voleva. Si voltò furioso e scomparve correndo nella folta vegetazione del bosco, dietro la sua padrona.

«Diavolo! Volevo divertirmi!» si lamentava Riley. In effetti era stao l'incontro più breve che avessimo mai avuto con i vampiri, anche se non mi dispiaceva, per niente.

«Smettila Riley!» disse Nathan senza volgergli neanche uno sguardo, poi si rivolse a me «Per quanto riguarda il nuovo arrivato, toccherà a te accupartene»

Sbuffai, non volevo assumermi questa responsabilità, ma era inutile ribellarsi, tanto non sarebbe servito a niente. Nate era il maschio Alpha. Ciò che diceva era legge.

Mi voltai per osservalo meglio. L'enorme coda pelosa si spostava sinuosamente da un lato all'altro del corpo, rendendo le zampe quasi invisibili. Il corpo ancora teso e il muso rivolto agli alberi del bosco. Non mosse un solo muscolo, ma sapevo che aveva ascoltato. Le orecchie dritte sulla testa. Decise finalmente di degnarmi di degnarmi di uno sguardo. Forse la sua mente voleva dare un volto a colei che doveva portarlo a “casa” per poi comportarsi di conseguenza. Voltò l'enorme testa lupina e per un attimo i suoi occhi verdi incontrarono i miei. Scossi la testa e mi avvicinai. Una gocciolina fredda mi cadde sulla punta del naso. Alzai la testa al cielo che che preannunciava la tempesta. Era ora di andare.

L’animale si divincolò per tutto il tragitto che portava verso casa per liberarsi da quella specie guinzaglio che avevo improvvisato per poterlo portare «Ehi, la vuoi smettere!!» dissi mentre strattonavo la corda per l’ennesima volta. Di tutta risposta l’enorme lupo voltò la testa all’indietro e si inchiodò a terra con gli artigli. Non me ne accorsi e continuai a tirare, finchè la fune non mi scivolò dalle mani e caddi in una pozza d’acqua. L’enorme animale sogghignò sotto i baffi. Mi rialzai levandomi l’acqua da dosso come un cane bagnato, poi gli afferrai il muso mentre ancora abbaiava divertito e a stento lo tenni fermo con la mano «Ascoltami bene tu, ora vieni a casa da noi, che ti piaccia o no» dissi accigliata, mentre lui continuava a guardarmi in segno di sfida «È per il tuo bene! Lo vuoi capire o no che se Sarah ti rivede da solo sei morto?!» Gli lasciai il muso e lui sbuffò, ma almeno si era staccato da terra.

Arrivammo a casa, lo slegai e lui si rintanò dentro un cespuglio sotto la finestra del bagno mentre io mi intrufolavo nella camera di mio cugino, accanto al bagno, a prendere qualche vestito da ragazzo che di certo non avrei trovato in camera mia., anche se non ero sicura se gli andassero o meno. Tornai al bagno, bussai alla porta e gli passai i vestiti. Rimasi lì davanti per qualche istante, cercando di immaginarmi il ragazzo che sarebbe uscito da quella porta, quando Nathan scocciato mi chiese «A che ora è che devi uscire con Rachelle e Noah?»

Dopo tutto quello che era successo quella notte l'idea di dover uscire a fare shopping era finita nel dimenticatoio, e, più ci pensavo, più mi sentivo in colpa per essermi dimenticata dei miei migliori amici. Scoccai un occhiata all'orologio. Erano già le sette. Pregai che, come spesso succedeva, ritardassero, per qualunque motivo.

Il campanello squillò, ma io ero troppo stanca per andare ad aprire e mi sedetti sul divano davanti alla Tv spenta.

Riley e Derek si precipitarono ad aprire dandosi spintoni l’uno contro l’altro sperando che fosse la ragazza del bar, che avevano chiamato appena arrivati. Chissà se gli spintoni erano dovuti alla voglia di cibo o all'attraente cameriera.

«Che ci fate qui ?» chiesero all’unisono quando, al posto della cameriera del bar, trovarono due ragazzini all’incirca della mia età.

«Indovina … queste due devo andare a fare shopping!» disse Noah scettico «Dov’è Joel?» chiese Rachelle guardandosi in giro.

«Sono qui!» non avevo né l'intenzione né la voglia di alzarmi dal cuscino morbido del divano, quindi mi limitai ad alzare il braccio in modo che si potesse vedere da sopra lo schienale.

Noah posò lo zaino accanto alla porta e si appoggiò allo schienale del divano per poi oltrepassarlo con un salto e sedersi vicino a me.

Noah era un ragazzo piuttosto alto per la sua età, qualche altro centimetro e avrebbe potuto far concorrenza a mio fratello TJ. Non era un ragazzo robusto, ma neanche mingherlino. Il viso tondo ed i capelli neri facevano da cornice ad un piccolo naso leggermente a patata e due occhi azzurri tendenti al blu scuro. Le labbra sottili erano incurvate in un sorriso sincero e curioso, formando due piccole fossette sulle guance.

«Allora com’è andata la nottata? Quanti vampiri avete fatto fuori? Su dai raccontateci!» Sorrisi al pensiero che Noah e Rachelle fossero due dei pochi umani a sapere della nostra esistenza e di quella dei vampiri.

Il mio sguardo si spostò su Rachelle che si ammirava le unghie sbuffando. La cosa che subito saltava agli occhi era il neo che aveva sul mento sotto le labbra sottili coperte di lucidalabbra. I capelli mori ricadevano lisci sulle spalle, mentre gli occhi castani scrutavano il mondo da dietro il vetro degli occhiali da vista tigrati che poggiavano sul naso delicato.

«Bhè, diciamo che se la sono dati a gambe!» Lane comparve dietro di me, appoggiandosi alla spalliera del divano tra me e Noah, con un un sorriso a 32 denti e una lattina di aranciata già aperta tra le mani.

«Che vigliacchi!» Noah incrociò le braccia deluso mentre io e mio cugino scoppiavamo a ridere, divertiti dalla sua espressione.

«Allora vogliamo andare?!» chiese Rachelle spazientita. Non le importava molto delle guerre, ovviamente quando io non ero coinvolta o non così tanto da non essere lì, in quel momento, a guardarla negli occhi divertita. La sua passione vera e propria era per lo shopping. Ed io ero la sua cavia preferita. Se vedeva una cosa in un negozio che le piaceva, non chiedeva neanche il mio parere, me la faceva provare mentre Noah le portava le borse con gli acquisti. Rochelle non era una cattiva ragazza, anzi, era sempre pronta ad aiutare qualcuno in difficoltà e Noah questo lo sapeva, ma quando si trattava di shopping, non capiva più niente. Doveva amarla davvero tanto per sopportare una cosa del genere, io, da amica, prima o poi l’avrei mandata a quel paese, credo più prima che poi, e forse questo era il motivo per cui non l’aveva chiesto a me sin dall’inizio.

«Su!» disse in fretta strattonandomi un braccio per farmi alzare dal divano «Andiamo, Rachelle, sono stanca morta, non ho chiuso occhio ...» non mi lasciò neanche finire, prese la mia borsa, vi buttò dentro il cellulare e mi spinse fuori dalla porta socchiusa. Vidi la cameriera percorrere il viale sculettando, diretta nuovamente verso il bar. Volsi la testa e vidi Riley e Derek sorseggiare del caffè fumante da dietro la finestra, senza distogliere lo sguardo dal sedere della ragazza. Appena mi videro ridere dal vialetto fecero finta di niente e si voltarono per andare in cucina.

«Ti prego, Joe. Solo un paio di negozi» mi supplicò Rachelle «Non chiamarmi così. È un nome da maschio!» risposi secca. Non volevo essere cattiva, ma era davvero stanca, ed in più morivo dalla voglia di vedere il nuovo arrivato nella sua pelle umana «Ti prego! Non ti chiamerò più così, promesso!»

«Parola di scout» aggiunse Noah che le si era avvicinato e le aveva preso le spalle. Lo guardai divertita e con un sorriso scettico dipinto sul volto «Non sei mai stato uno scout» puntualizzai e lui fece spallucce. Rachelle continuava a guardarmi silenziosa sperando in una risposta affermativa. Sbuffai «E va bene, vengo. Ma solo un paio di negozi e basta, non uno di più» Rachelle si destò, risvegliata da un'improvvisa allegria e mi abbracciò fino a stringermi così forte da far fatica a respirare.

Inutile dire che, pur se contro la mia volontà, i negozi che visitammo non furono solo un paio. Al sesto negozio, finalmente, trovò qualcosa che le poteva interessare e ci trascinò dentro. Noah inciampò in una stampella caduta a terra e finì con la testa in una montagna di vestiti scontati. Sulla sua testa ricoperta di panni troneggiava un cartello con su scritto “Sconti fino al 50%” mentre sul foglio che copriva il banco c'era scritto “Tutto compreso”. Io e Rachelle scoppiammo a ridere. Ridemmo fino a quando una ragazza non si avvicinò a Noah «Sei in saldo, eh?» Rachelle smise di ridere all'istante e si avvicinò minacciosa. Prese Noah per un braccio, lo tirò fuori dal mucchio e gli si strinse vicino «È il mio ragazzo, capito? Quindi sta alla larga» Io non la smettevo di ridere. Sembrava la scena di uno di quei film comici che escono durante il periodo natalizio.

Provai tre abiti diversi. Uno verde scuro che a me non piaceva per niente, ma che invece a Rachelle faceva impazzire. Poi c'era quello scozzese che mi stava malissimo. Ed infine uno nero, semplice, senza spalline e la gonna spiegazzata. Quello si che era da favola. Riuscii a prevalere ed a comprarmelo, anche se Rachelle avrebbe preferito quello verde «Il primo, secondo me, ti stava meglio» aveva detto uscendo dal negozio, ma io mi ero già catapultata sulla vetrina del negozio di articoli musicali e, con il naso attaccato al vetro, ammiravo una bellissima chitarra elettrica, in saldo, azzurra come il cielo senza nuvole attraverso la macchia opaca della condensa sul vetro «Voglio quella per Natale» sussurrai. Pensai che nessuno mi avesse sentito e forse era meglio così, ma poi Rachelle mi strattonò «Va bene, ma ora dobbiamo tornare a casa. Non eri tu quella stanca morta?»

Noah e Rachelle si fecero accompagnare a casa di lei e io feci in modo di rientrare il più presto possibile.

Percorsi il vialetto e salii i piccoli gradini dell'ingresso. Bussai il campanello. Fremevo. Poi la porta si aprì e vidi mio cugino «Buona fortuna»

  
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