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Autore: Lella Duke    18/06/2006    4 recensioni
Sulla scia del ricordo di un avvenimento mai rivelato c'è la certezza che nonostante il trascorrere degli anni, alcuni sentimenti non moriranno mai.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bo Duke, Daisy Duke, Jesse Duke, Luke Duke
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo quarto: Andare avanti

Capitolo quarto: Andare avanti

 

 

Per carità! Non chiedetemi anticipazioni su come si concluderà questa storia perché io ne so quanto voi!

 

“Mi chiedo che fine abbiano fatto quei benedetti ragazzi! Sarebbero dovuti arrivare già da un pezzo!” La voce di Jesse echeggiava all’interno della fattoria con un tono piuttosto spazientito. Bo e Luke avrebbero dovuto far ritorno a casa da più di un’ora, ma ancora di loro non vi era traccia. Era capitato molte altre volte che i suoi nipoti non rispettassero l’orario dato, ma ogni qual volta il buon Dio decideva di mandar giù tutta quell’acqua, Jesse avvertiva l’incontenibile necessità di avere tutta la sua famiglia al riparo sotto il suo tetto.

“Non rispondono ancora alla radio?” Chiese poi rivolgendosi a Daisy la quale seduta al tavolo della cucina tentava di mettersi in contatto con i suoi cugini ormai già da una buona mezz’ora.

“Forse è solo colpa di questo temporale, magari qualche fulmine ha danneggiato l’antenna del Generale Lee… stai tranquillo zio Jesse vedrai che tra poco arriveranno.

“Prova a chiamare al telefono Miss Tizdale e fatti dire a che ora hanno lasciato la sua casa. Insistette di nuovo Jesse.

Daisy, anche se si stava imponendo di rimanere calma per non far agitare l’anziano zio più del dovuto, stava provando la sua stessa angoscia ed era altrettanto ansiosa di avere notizie di Bo e Luke. Non era da loro star fuori con un tempo del genere o non avvertire in caso di ritardo.

Si alzò da tavola e si diresse verso il telefono, ma poco prima di sollevare la cornetta, la radio iniziò ad emettere dei forti rumori dai quali ad un tratto fuoriuscì la voce di Bo.

Bo Duke all’apparecchio a chiunque mi stia ascoltando, siamo sulla Oak ridge road… c’è stato un incidente… abbiamo bisogno di un’ambulanza…”

Daisy e Jesse si precipitarono verso la radio ed afferrarono il microfono, tentarono di mettersi in contatto con Bo, ma si resero conto ben presto che il giovane non riusciva a sentirli. Dopo qualche minuto di attesa udirono con immenso sollievo la voce di Cooter il quale aveva raccolto la richiesta di aiuto del ragazzo.

“Cooter mi senti? Sono Jesse.”

“Ti sento forte e chiaro zio Jesse!”

Corri ad aiutare i miei ragazzi, ci penso io a chiamare l’ambulanza!”

“Sissignore!”

Il vecchio Cooter era riuscito a raccogliere l’appello di Bo perché si ritrovava a passare con il proprio carro attrezzi a pochi metri dall’incidente. Gli bastò sentire la voce spaventata del suo giovane amico per innestare la retromarcia e dirigersi in suo soccorso.

Daisy si tuffò sul telefono e compose il numero del pronto soccorso del Tri County Hospital, il buon Jesse afferrò le chiavi del suo camioncino ed uscì di casa come una furia seguito a breve dalla giovane nipote.

Che sarà successo zio Jesse? Bo ha detto che Luke è ferito!” Chiese Daisy mal celando la propria agitazione. Il buon Jesse stava guidando il proprio furgone incurante della strada accidentata e della pioggia che, a causa della violenza con la quale stava scendendo, rendeva difficoltosa la visibilità.

“Non lo so Daisy… non lo so… spero solo non niente di grave…”

 

Passi rapidi e nervosi si susseguivano incessantemente all’interno della sala d’attesa del Tri County Hospital; il lieve ma cadenzato rumore che producevano stava irritando Jesse il quale si alzò di scatto ed afferrò il nipote per un braccio.

“Bo lo so come ti senti, ma far venire il mal di testa a tutti noi non ci farà stare meglio! Prova a sederti e a rilassarti, vedrai che tra poco verrà qualcuno a darci notizie di Luke.”

Bo era nervoso e spaventato; l’attesa si protraeva ormai da un paio d’ore, ma per il suo già provato cuore due ore equivalevano a due giorni. L’ambulanza era giunta sul luogo dell’incidente pochi minuti dopo la chiamata e Luke non aveva mai ripreso conoscenza. Bo conosceva bene suo cugino, sapeva quanto fosse forte fisicamente, tuttavia aveva visto con i suoi occhi in che condizioni versava e la consapevolezza che la salute di Luke fosse in pericolo non gli consentiva di tranquillizzarsi. Inoltre si sentiva ancora traumatizzato dal suo racconto; il contraccolpo psicologico che ne aveva ricevuto lo aveva prostrato. Il suo unico desiderio ora era quello di avere la certezza che Luke stesse bene, voleva vederlo e parlargli. Tutta quell’attesa però lo stava annientando; non era certo che sarebbe riuscito ad aspettare ancora per molto.

Controvoglia si mise a sedere su di uno scomodo divano sul quale erano già adagiati Jesse, Daisy e Cooter. Aveva un occhio incollato alla porta d’ingresso di quella minuscola stanza e l’altro sull’orologio.

Passarono ancora altri interminabili minuti prima che un dottore entrasse nella sala d’attesa e chiedesse di parlare con i famigliari di Lukas Duke.

“Siamo noi, ci dica dottore… come sta Luke?” Fu Daisy la prima a parlare e a presentarsi al cospetto di quell’uomo di mezz’età con il camice bianco.

“Non c’è da preoccuparsi!” Esclamò il dottore. “C’è stata una massiccia perdita di sangue, ma fortunatamente il giovane è stato portato in ospedale in tempo e ci siamo potuti occupare di lui al meglio. Qualche giorno di ricovero forzato e tanto riposo saranno sufficienti per farvi riavere a casa il vostro ragazzo come nuovo!”

Il sospiro di sollievo corale che invase l’aria della sala d’attesa, da solo bastò a rasserenare i Duke e Cooter. Seguirono abbracci e risate liberatorie necessarie affinché la tensione provata in quelle ore si sciogliesse definitivamente.

“Possiamo vederlo?” Fu quindi la richiesta di Bo.

“Certo! Seguitemi, faccio strada!”

Proprio quando stava nascendo in tutti il ragionevole dubbio che continuando a camminare così a lungo avrebbero potuto oltrepassare la linea di confine della contea senza accorgersene, il dottore finalmente si arrestò davanti all’entrata di una stanza.

“Luke è qui dentro. Potete restare con lui finché le infermiere non vi diranno di uscire!” Esclamò quindi il medico regalando un sorriso gioviale e congedandosi dai suoi interlocutori.

Il buon Jesse, sebbene fosse ansioso di vedere il nipote, aveva capito che per Bo quella giornata era stata assolutamente traumatica; aveva visto il suo sguardo impaurito ed aveva sentito le sue mani tremare più di una volta. Gli consentì quindi di entrare per primo dandogli così la possibilità di parlare con Luke da solo.

Bo aprì cautamente la porta della stanza ed entrò; si avvicinò al letto nel quale giaceva immobile Luke e si sedette accanto a lui. Gli prese una mano e cominciò a giocare distrattamente con l’anello che indossava. Una solitaria lacrima solcò le sue gote. Chiuse gli occhi avvertendo il suo respiro divenire irregolare; probabilmente gli sarebbero occorsi molti giorni ancora per scrollarsi di dosso la paura e le intense emozioni di quella interminabile giornata. Quando li riaprì, con suo grande stupore, incrociò le azzurre iridi di Luke; lo fissò per un istante prima di abbandonare la testa sul suo petto e sospirare ancora una volta per il sollievo.

“Non ho mai sopportato la vista di un uomo che piange come un bambino!” Disse Luke con voce incerta, ma affettuosamente canzonatoria.

Un sorriso sereno e disteso riempì il volto di Bo: “oggi sei riuscito a spaventarmi davvero Lukas…” rispose quindi rialzandosi e guardando di nuovo il cugino negli occhi.

Lo sguardo che si scambiarono non ebbe bisogno di altre parole, Bo rimase accanto a Luke per diversi minuti ancora raccontandogli di come era riuscito a sistemare la radio e a chiedere aiuto. Quando poi si ricordò che fuori della porta qualcun altro attendeva impaziente di poter vedere Luke, si alzò dalla sedia promettendo al cugino che sarebbe tornato il giorno seguente.

“A proposito… c’è qualcosa che dovresti promettermi anche tu…” Disse poi girandosi e fissandolo di nuovo.

“Di che si tratta?” Chiese Luke preso alla sprovvista da quella richiesta inaspettata.

“Promettimi che non mi terrai mai più nascosto niente… qualunque peso tu ti porterai mai dentro, sappi che puoi parlarne con me in qualunque momento…”

Luke osservò il cugino e gli regalò un sorriso stanco, ma sincero e riconoscente “d’accordo, hai la mia parola!”

Bo gli sorrise di rimando e poggiò la mano sulla maniglia, stava per aprire la porta quando la voce di Luke lo costrinse di nuovo a fermarsi e a voltarsi.

“Credi che riuscirò mai a togliermi Rose dal cuore?”

Ci fu qualche istante di silenzio prima che Bo si decidesse a rispondere: “probabilmente no, ma… d’ora in poi affronteremo il suo ricordo insieme… e andremo avanti!”

Il giovane aprì dunque la porta, la oltrepassò e la richiuse alle sue spalle.

Luke fissò un punto non ben definito sul soffitto per qualche istante, sentiva la stanchezza avanzare senza sosta ed avvertiva incontenibile la voglia di porre un freno a tutti i pensieri che gli avevano affollato la mente in quella giornata. Eppure, nonostante tutto, non voleva addormentarsi ancora perché aveva voglia di vedere Jesse e Daisy; quando però si rese conto che non c’era modo di vincere la battaglia contro il sonno, ebbe solo il tempo di vedere ancora una volta il viso sorridente di Rose scolpito nella sua anima, quindi chiuse gli occhi e si addormentò .

 

Lo sapevo che i miei ragazzi non mi avrebbero giocato brutti scherzi! Io non ero affatto preoccupata… voi si?

 

 

Fine… ?

 

 

Piccole note finali:

Il 3 aprile 1995 il Vietnam ha rilasciato delle cifre relative al conflitto che lo ha visto protagonista. Tali stime parlano di circa un milione di combattenti vietnamiti e quattro milioni di civili uccisi durante la guerra. Non è mai stato stabilito il reale numero dei feriti.

Questi i numeri da parte degli americani: il corpo dei Marines contò 12.836 morti e 51.392 feriti; la Marina 2.556 morti e 4.178 feriti; l’Aviazione 2.580 morti e 931 feriti.

   
 
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