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Emma
sapeva bene quanto sua madre fosse rimasta destabilizzata dopo la morte del
padre. Vuota, frivola, dispersa, come una nave in mezzo all’oceano senza
nessun punto di riferimento.
Per
questo aveva assecondato i suoi ridicoli capricci in quegli ultimi mesi, per
questo aveva accettato di vestirsi in quel modo quel giorno.
Il
corpetto stava quasi rischiando di soffocarla, per non parlare di quel
cappellino azzurro che la faceva tanto sentire come la vecchia zia Peach: un fenomeno da baraccone.
Una
farfalla si poggiò leggera su una pagina del libro che stava leggendo e
le sue labbra si distesero in un sorriso intenerito, -Ciao.-
La salutò, studiandone meravigliata i colori.
Emma
era convinta che molti animali fossero più sensibili e intelligenti
della maggior parte delle persone che conosceva. Tollerava la presenza di una
farfalla sul suo prezioso libro, ma non avrebbe mai tollerato che le sudice
mani di qualche suo coetaneo toccassero quella stessa pagina.
-Emma! Emma!-
La
voce acuta di sua madre la raggiunse anche in quel posto paradisiaco,
così silenzioso e pacifico da farle persino dubitare che avesse a che
fare con il resto del mondo.
Si era rifugiata sotto un albero, tolta il capellino che le
schiacciava i capelli sudati e aveva iniziato a sfogliare rapita uno dei suoi
libri preferiti. L’aveva preso in prestito, di nascosto e convinta che
nessuno se ne sarebbe accorto, dalla biblioteca del padrone di casa e contava
di restituirlo una volta finito quel noioso ricevimento da cui era scappata.
Sua
madre non voleva che si dilettasse in quell’attività, secondo lei
leggere riempiva solo la sua testolina di inutili parole e ideali come
l’Amore.
Ed
Emma era innamorata dell’Amore, quello vero, quello che non aveva mai
provato, quello che leggeva negli occhi di suo fratello ogni volta che poggiava
lo sguardo sulla sua donna, quello che spingeva due persone a stare insieme per
sempre, senza obblighi o costrizioni di mezzo.
Non
riusciva a capire perché sua madre fosse diventata così rigida e
ferrea sull’argomento, da quando suo padre era morto, non ricordava di
aver più potuto pronunciare quella parola, non senza ottenere
un’occhiata gelida in risposta.
Si
alzò non appena la vide sbucare tutta trafelata da dietro la collina, le
guance rosse ma il portamento sempre impeccabile.
-Emma, eccoti qui!- Sua madre si stirò il
vestito, stizzita per quella lieve piega formatasi sulla gonna, -Ti stavo
cercando da…- Si bloccò e le sue labbra si arricciarono alla vista
di sua figlia…delle sue condizioni piuttosto,
-Cosa sono quei capelli? Santo Cielo e il vestito…!-
La ragazza fece scorrere velocemente gli occhi sull’indumento azzurrino
che indossava, scoprendo con orrore una macchia di terra piuttosto evidente.
-Ehm,
io…madre, posso spiegarvi…- Cercò di giustificarsi, sforzandosi
di riacquistare un certo contegno dopo essersi passata le dita fra i capelli
nel tentativo di rendersi più presentabile.
-Oh
Signore!- La donna si portò molto teatralmente una mano alla fronte,
-Questo è il grande giorno di mia figlia e lei pare una serva
intrattenutasi nella stalla con gli animali.-
Emma
non capì che cosa intendesse dire sua madre con la definizione “il
grande giorno”, ma non vi badò troppo. Si era abituata ormai alle
sue stranezze.
-Sono
mortificata madre, datemi solo il tempo di…-
-Oh
no! Oh no!- Trillò quella afferrandola senza troppa premura per il
braccio, -Non c’è tempo! È adesso!-
La
giovane emise un lieve mugolio di protesta per quella presa troppo forte, ma non
fece nulla per sottrarsi, la seguì docile fino alla festa dove gli
invitati sembravano tutti in attesa. In attesa di cosa, ad Emma non era dato saperlo.
-Avete
intenzione di mettermi al corrente dei vostri pensieri?- Si sforzò di
non essere scortese per non mancare di rispetto alla madre, anche se tutta
quella situazione la stava innervosendo.
Già
accompagnarla a quella sfarzosa festa organizzata da Lord Winchester era stata
una tortura per lei. Aveva accettato, senza protestare più di tanto,
solo in nome dell’amicizia che legava il Marchese di Winchester al suo
povero e defunto padre. Se avesse saputo che le cose sarebbero andate in quel
modo, avrebbe cercato di opporsi con molta più veemenza.
-Questo
non ti serve.- Con un veloce gesto, molto simile a quello di un’aquila
che con gli artigli afferrava la sua preda, sua madre le sfilò il libro
dalle mani e se lo strinse in grembo con l’intento di nasconderlo.
-Ora…ti
ricordi di Charles, vero?- Un luccichio pericoloso attraversò gli occhi
della madre dopo aver pronunciato quel nome.
Charles.
Emma
aggrottò la fronte contrariata; c’erano talmente tanti nobili e
Sir con quel nome, sembrava che la fantasia dei genitori si fosse ridotta parecchio
in quell’ultimo secolo.
-Il
figlio del Marchese!- Sua madre fu costretta a sibilare l’ultima frase,
guardandosi intorno circospetta per assicurarsi che nessuno avesse sentito
quella precisazione.
Oh no. Aveva purtroppo
compreso a quale Charles si stesse riferendo ed il suo sguardo volò immediatamente
verso quell’individuo dal discusso intelletto.
Charles
Edwin Wilkinson, Ed per gli amici e
Lord Charles Wilkinson per tutti gli altri. Per Emma solo Charles,
poiché non era così vicina alla sua persona da potersi
considerare sua amica -né avrebbe voluto esserlo, ma non era neanche una
totale estranea.
A
lei era stato concesso l’onore
di chiamarlo per nome già da piccola, quando era stata costretta ad
accompagnare il padre a trovare l’amico Marchese a Winchester
House…o quando aveva dovuto comportarsi da brava padrona di casa con gli
ospiti alle feste organizzate nella sua tenuta.
Charles
stava sicuramente discutendo di qualcosa di poco intelligente con i suoi amici
dell’alta società, mentre una delle dame si lasciò scappare
una risatina talmente acuta che Emma si sorprese nel non vedere il bicchiere
che aveva in mano sgretolarsi a quel suono tanto stridulo.
Era
quasi certa che ad aver scatenato quella reazione nella giovane, fosse stato il
solo sorriso del Lord padrone di casa. Aveva un modo di fare indubbiamente
attraente e raffinato, capace di catturare l’attenzione di chiunque fosse
nelle vicinanze.
Emma,
con una punta di imbarazzo, ricordava bene quanto lei stessa, qualche anno
prima, si fosse lasciata incantare da quello sguardo e da quel sorriso, da quei
capelli biondi e da quella voce così calda e sicura.
Peccato
che il Lord sembrasse intenzionato ad utilizzare le sue straordinarie
qualità al solo fine di ammaliare un po’ tutte le dame che avevano
la sfortuna di incontrarlo. Tutte, eccetto una; lei.
Forse
per quello, l’orgoglio ferito di una Emma allora quattordicenne, le aveva
impedito di tentare di sostenere una qualsiasi conversazione civile con lui
negli ultimi anni.
Non
che lui si fosse mai sforzato di farlo, l’aveva sempre e solo ignorata,
forse non considerandola abbastanza
per lui. L’unica volta che le aveva parlato per più di due secondi,
l’aveva definita in modo molto lusinghiero una “pazza” per
via del suo parlare con gli animali.
Si
rese conto dello sguardo ansioso della madre e così si decise a risponderle,
-Sì, ho capito di chi parlate.- Purtroppo.
-Preparati,
perché da oggi la tua vita, la nostra
vita, cambierà!- Non le piaceva quella frase, proprio per nulla.
Inclinò
la testa confusa, decisa comunque a non lasciar correre il discorso questa
volta, -Di che state parlando? Spiegatemi, vi prego.-
La
donna poggiò affettuosa una mano sulla spalla della figlia, orgogliosa
di annunciarle ciò che stava per succedere, -Charles
ti farà la proposta!-
Emma
vacillò molto poco elegantemente per un attimo, -Che cosa? Quale
proposta?- Aveva un brutto presentimento e lo sguardo della madre glielo
confermò.
-Lord
Winchester ha deciso di tener fede all’accordo fatto anni fa con tuo
padre! Suo figlio ti prenderà in sposa!- L’avrebbe abbracciata dalla
gioia, se solo farlo davanti a tutti non fosse stato a dir poco sconveniente.
Sua
figlia, invece, sentiva che sarebbe svenuta di lì a poco, le forze
cominciavano a venirle meno. -Cos-come?-
-Chiudi
la bocca Emma e cerca un attimo di sistemarti.- La rimproverò la madre,
passandole una mano sulla nuca come si poteva fare ad una bestiola per
accarezzarla.
Fece
come le era stato detto, ma un attimo dopo aver serrato le labbra in una
smorfia contrariata, le riaprì per protestare, -Ma madre, io…non
voglio sposarmi.- Non ebbe il tempo di aggiungere il “non con lui”
e il “non adesso”, perché la donna schiaffeggiò
l’aria con una mano, come per cacciar via un insetto, e la interruppe,
-Ma certo che vuoi, sciocchina!-
Scosse
ripetutamente la testa, -No, non voglio. Non posso sposarmi con qualcuno che
non amo e che non mi ama.- Concluse la frase decisa, ma si pentì
immediatamente di aver osato tanto.
Vide
il volto della madre rabbuiarsi sempre di più a quelle parole, -È
per via dei libri, vero? Ti hanno messo in testa tutte queste stupide idee su
un qualcosa che non esiste!- Sbottò stropicciandosi la gonna fra le
mani.
-Sì
che esiste.- Azzardò, la voce e lo sguardo bassi, -William
l’ha trovato.-
Suo
fratello William era da sempre stato il suo modello da seguire. Lui si era
innamorato di una donna che lo ricambiava e con cui era felice. Una donna
“qualunque” agli occhi di sua madre, visto che, non avendo nessun
titolo nobiliare, era stata classificata come un’opportunista, una strega
che aveva ammaliato e convinto suo figlio a sposarla.
Sospirò,
-Emma…- I lineamenti del viso si rilassarono un
poco, -Ricordi quello che ti ho detto riguardo gli averi di tuo padre?-
Emma
si irrigidì al ricordo. Sì, ricordava bene quanto le era stato
raccontato, ricordava bene le parole del notaio quel giorno.
Suo
padre li aveva lasciati in mezzo ai debiti: quei vestiti, quei gioielli, quella
spensieratezza…era tutta una facciata, presto non avrebbero avuto
più nulla.
-Tuo
fratello ha gettato la famiglia in una grossa, immensa pozza di fango sposando quella donna. Ma tu…tu piccola
mia, non deludermi. Charles è l’unico erede del Marchese di
Winchester, erediterà tutti i suoi averi. Ti rendi conto di quanto
è importante per tutti noi questa opportunità?-
La
ragazza deglutì più volte a vuoto e sgranò gli occhi
incredula: sua madre stava rigettando tutti i problemi della famiglia addosso a
lei, si aspettava che fosse lei a mantenere tutti, con i soldi di…suo marito.
Stette
male e le si chiuse lo stomaco per la nausea. Quella festa, tutte quelle
persone…tutte erano lì per quell’annuncio? Lo sapevano tutti
tranne lei?
-Come…come
potete chiedermi questo?- Come poteva non lasciarle alcuna scelta, alcuna
possibilità di essere felice? La voleva davvero condannare ad una vita
fatta sì di ricchezza, ma anche e soprattutto di infelicità?
-Emma, come puoi essere tu così egoista da
non pensare a noi?- Sua madre abbassò la voce e sporse il labbro, nel
chiaro tentativo di farle pena, -Con Charles sarai felice piccola, sarai in
buone mani. Sarai sposata ed il tuo nome sarà legato a quello degli
Wilkinson, per te non potrei desiderare un futuro migliore!-
Non
era sicura di voler sentire altro. Dette un’occhiata ai presenti e si
accorse solo in quel momento di essere al centro dell’attenzione.
Probabilmente lo era stata anche prima, al suo arrivo, ma distratta
com’era e desiderosa di estraniarsi il prima possibile, non vi aveva
fatto caso.
-Charles non accetterà mai.- Si aggrappò
con tenacia alla sua unica speranza. Perché sicuramente Charles si sarebbe opposto a quel matrimonio, non
l’avrebbe mai sposata.
Un
rumore catturò l’attenzione di tutti i presenti, compresa la sua e
quella di sua madre.
-Miei
signori, mie signore…- Lord Peter Wilkinson, Marchese di Winchester,
sotto il gazebo e vicino a suo figlio, fece un piccolo inchino rivolto ai
presenti, -Credo sappiate tutti perché siamo qui.-
Tutti tranne me.
Emma
indietreggiò di un passo, l’irrefrenabile voglia di scappare che
si insinuava sempre di più dentro di lei.
-Lady
Emma Wimsey…- Tese una mano in aria, in sua direzione,
-Mia cara…vorreste farci l’onore di raggiungerci qui?-
No.
Sentì
qualcosa spingerla con delicatezza e guidarla verso il gazebo: la mano di sua
madre.
-No,
Charles deve accettarlo.- Le rispose
allora la donna, sussurrandole nell’orecchio, -Non può disobbedire
al padre; verrebbe diseredato altrimenti e lui lo sa.-
Emma
strinse i denti. Un matrimonio costretto. Senza amore, senza affetto, senza
alcun sentimento. Niente. Solo
indifferenza.
Avanzò
piano, senza aver ancora deciso cosa fare. La sua famiglia dipendeva da lei.
Fra
la folla impaziente, scorse suo fratello, il volto preoccupato e una profonda
ruga a solcargli la fronte, mentre stringeva la mano della sua Moira, bella,
dolce, intelligente e…prossima a diventare madre. E allora, dopo essersi
lasciata sfuggire un triste e rassegnato sospiro, si decise.
Non
avrebbe mai lasciato che la sua famiglia cadesse in rovina: si sarebbe
sacrificata. Per sua madre, ma, soprattutto, per suo fratello ed il suo
bambino.
Raggiunse
il Marchese e Charles, le gambe molli e la testa che le girava.
Poggiò
la sua mano su quella ancora tesa del suo futuro suocero che, dopo averle
sorriso affabile, la spostò su quella del figlio.
Una
strana scossa la pervase nel momento in cui sfiorò la pelle del ragazzo,
ma cercò di non darlo a vedere.
Era
normale, si disse. Non aveva mai avuto contatti fisici con uomini della sua
età.
Di
una cosa fu certa e se non altro la consolò: anche Charles non era per
niente contento della cosa, si vedeva lontano un miglio quanto gli pesasse
inchinarsi davanti a lei.
Magari
avrebbero potuto imparare ad andare d’accordo, magari si sarebbero fatti
forza a vicenda per quel destino crudele. Forse non si sarebbe sentita
così sola.
-Lady
Emma Marie Wimsey.- Incominciò, la voce
strascicata e quasi annoiata, lo sguardo freddo e per nulla amorevole come
invece avrebbe dovuto essere quello di un uomo innamorato, -Volete farmi
l’onore di diventare mia moglie?-
Un
“dite di sì e finiamo presto questa sceneggiata” ci sarebbe
stato bene dopo quella proposta, visto il tono scocciato.
Tremava,
Emma. Tremava perché piangeva. Solo interiormente, non avrebbe mai
permesso alle lacrime di uscire, non si sarebbe mai fatta vedere triste davanti
a suo fratello, non lo avrebbe mai fatto sentire in colpa per quella sua
scelta.
Si
stava per consegnare ad un uomo che non amava e avrebbe tanto voluto essere
sola nella sua stanza per poter soffocare i suoi singhiozzi nel suo cuscino.
Sentiva
lo sguardo addosso di tutti i presenti, alcuni brusii insinuavano che avrebbe accettato,
altri sostenevano il contrario.
Inaspettatamente
e sorprendendo tutti, Charles compreso, sorrise.
Sorrise come solo una brava moglie amorevole e obbediente avrebbe potuto fare e
rispose. -Sì.-
******
Note dell’autrice:
Grazie di cuore a Tania (La Evans) e Sara (Pettyfer) per aver realizzato la meravigliosa immagine che vedete qui in cima, questa storia non avrebbe una copertina non fosse stato per loro! :D
Questa
è una storia senza alcuna pretesa, scritta in un momento di crisi per
passare un po’ il tempo che spero riesca ad appassionarvi come ha
appassionato me.
Non era
previsto che la scrivessi, né che la pubblicassi. So di averne
un’altra da finire e mi scuso infinitamente con chi pazienta da mesi per
un mio aggiornamento.
Mi è
servito molto scrivere queste pagine agli inizi di giugno però, mi
è servito rileggerle adesso e spero mi servirà a qualcosa
pubblicarle.
Volevo
staccarmi per un attimo dall’epilogo di “Tra l’odio e
l’amore c’è la distanza di un bacio”, ne avevo bisogno
per ricaricarmi e tornare più decisa di prima su quel benedetto capitolo
finale e cercare di concluderlo. Finalmente fra qualche giorno arriverà
anche quello.
Ma cambiando
discorso, per chi non conoscesse nessuna delle mie “storie” ed
è capitato qui per sbaglio…condoglianze. No, scherzo, benvenuti a
tutti :)
Non so quanto
bene e accurata verrà fuori questa storia, era da tempo che volevo
scriverne una ambientata nell’Inghilterra del 1800 e ho fatto il
possibile –compreso rompere le scatole alla cara amministratrice del
forum Bea, per documentarmi e rendere il tutto credibile. Se ci sarà
qualche incongruenza, qualcosa che non vi torna o che non vi sembra possibile,
fatemelo assolutamente notare vi prego! Qualsiasi commento, consiglio o
suggerimento è più che gradito! Dagli errori si impara (:
So che
all’apparenza questa storia sembra il classico cliché del
matrimonio combinato…forse lo sarà, forse no. Lo scoprirò
anche io scrivendo!
Per quanto riguarda
i personaggi…come vi sembrano? Ora come ora Emma sembra molto debole
caratterialmente e succube della madre, ma vedrete che non è
così. Se ha accettato tutto questo è stato solo per poter aiutare
il fratello e il figlio che deve nascere, non per questo si farà mettere
i piedi in testa, saprà cavarsela e farsi valere.
Charles? Io
preferisco chiamarlo Ed, ma al momento Emma non può ancora farlo. Quindi
nei suoi pensieri rimane l’odioso Charles Wilkinson, figlio del Marchese
amico di suo padre, snob e donnaiolo. Se cambierà o no opinione su di
lui conoscendolo si vedrà, vi dico solo che non sarà un
matrimonio facile.
Detto questo, ringrazio
di cuore Bea (Panna_)
per aver sopportato ogni mio accenno a questa storia, per avermi aiutata con il
titolo e per aver praticamente scritto tutta la meravigliosa introduzione di
questa pazzia xD
Passate a
leggere le sue storie se riuscite, perché la ragazza ha del potenziale
anche se non lo ammette…
Spero che
questo primo capitolo/prologo vi sia piaciuto e vi abbia convinto a seguire la
storia!
Ah vi informo che da più di un anno ho iniziato a rompere le scatole anche su forumcommunity
e su facebook, dove posto spoiler e avvisi. Quindi, se voleste aggiungermi, sono qui :)Grazie
infinite per l’attenzione e la pazienza!
Bec