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Autore: zavarix    13/10/2011    4 recensioni
Kelly non ci poteva credere, suo padre non era venuto a prenderla! Dopo Sei mesi in mare voleva rivederlo ma lui non c'era! La furia crebbe dentro di lei, quella furia che le serviva solo a nascondere un'altra domanda, più difficile da sopportare: e se fosse successo qualcosa?
No, si disse, come un bravo agente speciale Leroy Jetro Gibbs aveva pensato prima al lavoro! Ma il suo intuito e la conoscenza del padre le dicevano che non era così...
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Kelly Gibbs, Leroy Jethro Gibbs
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Gibbs' Daughter'
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FINE DI UN INCUBO

 

 

Bianco. Il letto bianco. Le pareti bianche. Bende bianche sul suo corpo. Poi i ricordi.

Il suo fucile. Alejandro. La porta aperta di scatto. "Papà!". Kelly! Un grido. Lo sparo.

Buio. Tutto buio.

 

"Kelly... Kelly..." le lacrime scorrevano dagli occhi di nuovo chiusi dopo averli aperti solo un secondo.

"Signor Gibbs, si calmi! Signor Gibbs!" Ma lui quasi non la sentì, lei, l'unica persona che gli aveva permesso di non affogare nel dolore vent'anni prima era morta e tutto perchè lui aveva voluto vendicarsi da solo.

"Signor Gibbs..." Tentò di nuovo l'infermiera.

"Papà!" Smise di agitarsi, quelle quattro semplici lettere lo avevano fermato. Papà... ma allora... Guardò verso la porta e la vide, spettinata, con i vestiti pieni di sangue e gli occhi rossi di pianto ma viva. Kelly era viva!

Rassicurato chiuse gli occhi e scivolò nel sonno quasi senza accorgersene.

 

"Allora, come stanno?" Kelly guardò preoccupata il dottore, attendendo la sua risposta con ansia sempre maggiore.

"Allora..." Cominciò lui aprendo una cartelletta.

"Il vostro amico Stan lo abbiamo stabilizzato. Siamo riusciti ad estrarre il proiettile, che non ha causato per fortuna gravi danni agli organi vitali. Per quanto riguarda suo padre sembra che il peggio sia passato, il coma in cui era entrato non sembra aver causato danni alla sua mente... per il resto ha un braccio rotto e varie contusioni in tutto il corpo ma potrà tornare a casa domani, ormai l'unica cosa di cui ha bisogno è tanto riposo" Rispose con un sorriso a Kelly, gli piaceva riferire buone notizie.

Lei lo guardò riconoscente e poi si diresse verso la camera di suo padre, in quella di Stan c'era già tutta la sua famiglia e non voleva disturbare.

Ripensò a prima, quando suo padre si era finalmente svegliato... aveva le lacrime agli occhi e lei non l'aveva mai visto piangere, tranne quando era morta sua madre. Probabilmente non ha visto il salvataggio di Stan, mi credeva morta... Ed ecco spiegato perchè si è calmato nell'istante in cui mi ha vista...

Si sedette sulla sedia e non fece neanche il tempo di pensare a quanto era comoda che si era già addormentata.

 

 

Si svegliò e vide Kelly addormentata sulla sedia. I suoi occhi di ghiaccio si fecero dolci mentre osservava la figlia dormire.

"Sarai molto orgoglioso di lei" Alzò gli occhi da Kelly per vedere chi aveva parlato e lo sorprese la vista di Ziva appoggiata sulla porta.

"Nonostante la situazione cercava di tenere la mente lucida, anche se non ci riusciva sempre. D'altra parte credo che io avrei fatto di peggio" Continuò lei, sotto lo sguardo di Gibbs.

"E ti assomiglia molto..."

"Per fortuna non così tanto..." La voce gli uscì flebile, senza contare quelle quattro parole dette la prima volta che si era svegliato, non parlava da un po' tempo.

"... se non non sarei qui!" Concluse con un sorriso, facendo capire di aver intuito il ruolo della sua squadra nel suo salvataggio.

"Però ancora non capisco una cosa, cosa non ha funzionato nel piano di Paloma e suo fratello, l'ultima cosa che ricordo è Alejandro che spara a mia figlia" All'ultima frase la sua voce si era indurita, non sopportava l'idea che qualcuno avesse sparato alla figlia, anche se poi l'aveva mancata.

"Stan ha preso la pallottola, si è buttato su Kelly per salvarla. Ha un grande cuore e le vuole molto bene"

"Lo so, lo so. Ma lui come sta?" Ziva lesse preoccupazione nei suoi occhi e si ricordò che Stan le aveva detto che passava un giorno si e uno no a casa sua.

"Il proiettile non ha causato danni gravi agli organi interni e i medici l'hanno stabilizzato, non corre più alcun pericolo" Lo rasicurò Ziva.

"Dovrò andare a trovarlo..."

"Non prima che Kelly si svegli, non te lo perdonerebbe mai se scomparissi un'altra volta. E poi Abby vuole venire a salutarti, sarebbe capace di sconvolgere l'ospedale come un calzino per trovarti!"

"Rivoltare Ziva, si dice rivoltare!" Si girarono verso la porta su cui era apparso Tony.

"Capo! Come va? Comunque non ti preoccupare per Abby... è qui!" detto questo lasciò passare un'agitatissima Abby.

"Gibbs! Come va? Quando ti fanno uscire? Starai per tanto tempo via dal lavoro?..."

"Abby... Abby!" Disse Gibbs, che intanto aveva riacquistato un po' di voce.

"Sto bene ma non so quando mi fanno uscire... Contenta?"

"Ti faranno uscire domani papà e dovresti dormire." Kelly con tutto quel trambusto si era svegliata ed era un po' contrariata da fatto che suo padre non l'aveva chiamata prima.

"Anche tu hai bisogno di riposare e anche di darti una bella pulita" Gibbs finse una faccia severa anche se i suoi occhi dicevano il contrario.

"Forza, vai a casa e fatti una bella doccia, io qua me la cavo benissimo" La esortò.

Kelly sbuffò come quando, da bambina, veniva obbligata a fare qualcosa che non voleva, ma si alzò e, dato un bacio sulla fronte a suo padre si avviò verso la porta. Quel comportamento strappò un sorriso a Gibbs, che poi chiuse gli occhi per riposare.

Gli altri, capendo le sue intenzioni se ne andarono per non disturbare.

 

 

 

"Kelly, sta tranquilla, sono ancora capace di salire le scale!" Rimproverò scherzosamente la figlia che lo guardava apprensiva mentre saliva al piano di sopra. Appena tornato a casa si era sentito comandare dalla figlia di andare a riposare, mentre lei preparava il pranzo. Non aveva fatto commenti, anche perchè aveva ancora male dappertutto.

Prima di partire dall'ospedale era andato a trovare Stan, che si stava riprendendo in fretta. L'avevano trovato sveglio e desideroso di andarsene; anche lui, come Gibbs, non sopportava di stare confinato in un letto.

Ripensò a quella visita e sorrise al ricordo delle occhiate piene di affetto che i due ragazzi si erano scambiati, anche lui e Shannon a suo tempo avevano comunicato così, senza bisogno di parole.

Sdraiandosi con qualche difficoltà dovuta al braccio ingessato lasciò che la sua mente vagasse annegando dolcemente nei ricordi della sua prima moglie, cosa che non faceva da troppo tempo forse.

 

 

 

 

Passarono le settimane e Gibbs potè, con suo grande piacere, tornare al lavoro. Mentre lui era in convalescenza Tony aveva preso il comando della squadra ma fu felice al suo ritorno di lasciargli le redini. Cominciò a dare scappellotti e tutto tornò come prima, o quasi. Infatti adesso tutti sapevano dell'esistenza di Kelly che quindi qualche volta veniva a salutarli. Gibbs sorrideva più spesso ora che si era tolto di dosso la preoccupazione per Paloma.

 

“Capo! Indovina chi è venuto a farci visita?” Lo saluto un giorno Tony, lui lo guardò e seppe subito la risposta da come sorrideva.

“Paloma...” Rispose sorprendendo Tony che si domandò per l'ennesima volta se il suo capo fosse in grado di leggergli la mente.

“Si, ma... come facevi a saperlo?”

“Non lo sapevo” Rispose lasciando ancora più stupito il suo agente anziano. Senza fermarsi andò verso la sala interrogatori. DiNozzo lo seguì contrariato.

Aprì la porta. La sua rapitrice era seduta al tavolo degli interrogatori.

“Non male il tuo piano, Paloma” Disse con una voce dura che rivelava la sua rabbia anche se il resto del corpo sembrava rilassato. Sbattè con forza la mano sul tavolo tanto che fece sobbalzare Paloma e i tre agenti dietro al vetro.

“Peccato che non hai tenuto conto della mia squadra. Pensavi che Kelly fosse identica a me, che preferisse lavorare da sola... e invece lei ha chiesto aiuto. Però come ben sai il tuo piano sarebbe andato a buon fine anche con i miei agenti perchè non ci sarebbe stato nessuno a proteggerla così da vicino come ha fatto Stan. Ecco perchè il tuo piano non ha funzionato e non potrà mai funzionare, in più ormai non c'è più tuo fratello ad escogitarlo” Paloma teneva gli occhi bassi, come chi si aspetta di essere picchiata ma detto questo Gibbs uscì a grandi passi dalla stanza.

Uscito si trovò davanti i suoi tre agenti un po' perplessi, anche loro si aspettavano che il loro capo perdesse un po' il controllo sulle sue mani alla vista della sua carceriera.

“A volte le parole sono più potenti di qualsiasi pugno” sapeva infatti che Paloma contava tantissimo sul fratello e lo prendeva come guida, anche se era più piccolo, il ricordargli la sua fine era stato come un pugno in pancia per lei.

“...e allora gli scappellotti?” Replicò Tony.

Gibbs non rispose ma passandogli accanto gliene affibiò uno facendo il suo solito sorriso a mezza bocca.

 

 

Passò un anno, Stan era quasi sempre a casa loro e ormai era come entrato a far parte della famiglia. Un giorno prese il coraggio e si affacciò alla porta della cantina.

“Signor Gibbs?”

“Chiamami Jethro, Stan. Quante volte te lo devo ripetere?”

“Ehm, ok sign... Jethro” Si corresse appena in tempo per evitare un'occhiataccia.

Scese gli ultimi scalini e si fermò dall'altra parte della barca mezza costruita.

“Bella questa barca!...” Cominciò ma poi si bloccò come in preda ad un dubbio.

“Chiedilo pure, ma sappi che non ho mai risposto”

“Come?”

“Stavi per chiedere come farò a portare la barca fuori dalla cantina, puoi provarci ma non credo che risponderò” Sorpreso che Gibbs avesse intuito la sua domanda si sforzò di cercarne un'altra per replicare ma sul momento non gliene vennero e così si arrese.

“È vero, stavo per chiederti proprio quello, ma come facevi a saperlo?”

Gibbs smise un attimo di lavorare e lo guardò.

“Semplicemente non sei il primo che se lo chiede, anzi, a dir la verità tutti quelli che sono scesi qua sotto almeno una volta me l'hanno domandato” Sorrise, al pensiero di quante volte aveva sentito quella domanda, anche più volte dalla stessa persona.

“Però tu non sei qui a vedermi lavorare immagino” Riprese dopo qualche minuto di silenzio. Stan diventò rosso e annuì.

“Io, io...” iprovvisamente era diventato molto timido.

Gibbs smise di lavorare e lo guardò con quegli occhi che potevano diventare gelidi come ghiaccio o caldi e rassicuranti come un fuocherello acceso nella stufa.

“Sai Stan, ormai un bel po' di anni fa anchio mi sono ritrovato nella stessa situazione. Ti dirò esattamente ciò che fece quel burbero, o così credevo, signore in risposta al mio imbarazzo. Semplicemente mi indicò un cassetto” Detto questo fece segno a Stan di aprire il grande cassetone che c'era di fianco a lui. Obbedì sempre più perplesso. Dentro c'erano un sacco di cose ma una scatolina attirò la sua attenzione, era l'unica cosa che sembrava in ordine lì dentro. Dopo un attimo di esitazione la prese e la mostrò a Gibbs che gli fece un segno di assenso. La aprì e vide al suo interno un piccolo anello in oro finemente lavorato con dei piccoli diamanti.

“Vai e rendila felice” Disse Gibbs quando lo stupito Stan volse di nuovo lo sguardo su di lui. A quel punto, capito cosa intendesse dire in uno slancio di gioia lo abbracciò e corse su per le scale. Probabilmente avrebbe corso fino a casa e gli sarebbe restata ancora molta adrenalina in corpo che avrebbe scaricato organizzando fino all'ultimo minuto una serata speciale per Kelly. Sorrise e tornò al lavoro, Stan era proprio un bravo ragazzo, doveva a lui se la sua amata figlia era ancora con lì con la sua allegria e sapeva che avrebbe potuto fidarsi ciecamente di lui.

 

 

 

 

FINE?

 

 

 

 

 

Ed ora è arrivato il momento dei ringraziamenti! Ringrazio innanzitutto Donald P. Bellisario per aver creato questa stupenda serie. Ringrazio radiolina_936 per avermi seguita in tutti i capitoli con suggerimenti mooolto utili e per essere stata pignola. Ringrazio anche sciarpa_a_righe che mi ha indirizzata verso questo sito :) Ringrazio infine tutti quelli che mi hanno lasciato un commento o che hanno semplicemente letto la mia storia :D

Grazie ancora.

ZX 

  
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