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Autore: Doll_    15/10/2011    12 recensioni
June è un'adolescente riservata e timida che al secondo anno di liceo viene inevitabilmente attratta nella tana del lupo cattivo. Jack è più grande e affascinante, ma anche col suo carattere intrattabile e scontroso, riesce a far innamorare di sé la ragazza e a portarla a letto, per poi lasciarla come suo solito. Peccato che l'anno dopo i due verranno messi a stretto contatto a causa dell'imprevedibile destino che, seppur detestandosi, li unirà sempre più...
Genere: Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'June e Jack'
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One Face

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Vaniglia.
Odore inconfondibile.
Appena entrata in quell’enorme stanza fu la prima cosa che notai.. o meglio, annusai.
Jack stava vicino alla finestra, lo porta chiusa a chiave, e la luna era l’unica nostra complice.
“Si possono vedere gli invitati da quassù.” Esclamai scioccamente, sporgendomi accanto a lui.
“Che noia.” Borbottò invece Jack, iniziando a togliersi la cravatta.
“Io mi sono divertita invece. Tua cugina è fantastica.” Cercai di sorridere, nonostante notassi in Jack qualcosa di diverso. Come il fatto che non mi guardasse negli occhi.
“Lo so.”
“Qualcosa non va, Jack?” Non ero arrabbiata. Più che altro ero curiosa. Ormai i suoi sbalzi d’umore non mi preoccupavano anche se spesso facevano soffrire, sentivo fosse mio compito perdonarlo e aiutarlo a superare ogni difficoltà.
“Qualcosa non va, June?” Il suo sguardo impertinente stava quasi per farmi cedere, ma riuscii a riprendermi e a sorridergli dolcemente come se le sue parole non mi sfiorassero nemmeno.
“Io sto alla grande, e tu?”
Jack rimase a fissarmi per un po’, fino a quando i suoi occhi non assunsero quell’aria tanto devastata e sconfitta che solo poche volte ebbi la sfortuna di vedere.
Quando il suo viso si faceva così cupo e tutte le ombre si impadronivano di lui, come della sua anima, improvvisamente anche io riflettevo i suoi stessi sintomi.
Come se sulle spalle portasse un enorme scoglio, si sedette sul letto con un sospiro frustrato, poggiando i gomiti ai ginocchi piegati e lasciando a penzoloni le mani.
Lo sguardo rivolto verso il parquet.
“Perché?” Chiese con voce tanto basse che fui costretta a farglielo ripetere, “Perché!?” Ripeté, puntando i suoi occhi vitrei nei miei.
“I-io…” Balbettavo e cercavo di far smettere il mio cuore dal battere così forte e tanto velocemente.
“Perché hai accettato anche questa volta? Perché non mi rifiuti mai? Perché…sorridi?”
Quelle parole sembravano dei piccoli e taglienti pezzetti di vetro, come se nel dirli –o nel sputarli fuori-, essi gli avessero lacerato ogni organo interno.
Era straziante vederlo e sentirlo così.
Nonostante ciò, la domanda mi aveva letteralmente bloccata. Non sapevo cosa rispondergli, anzi, lo sapevo eccome, ma mai avrei potuto dirgli “ti amo”, poi in una situazione simile, quando mi ero abbassata di nuovo a concedergli il mio corpo in cambio di un po’ del suo calore e delle sue attenzioni.
“C-cosa dovrei fare secondo te? Mettermi a piangere? Non ne sento il bisogno e non servirebbe a nulla.”
Risposi con convinzione ma di nuovo sotto il suo sguardo mi risentii ancora più sbagliata.
“Dovresti andare via.”
“Sei stato tu a chiedermi di rimanere!”
“Ma avresti dovuto rifiutare!”
Si era alzato in piedi e il tono della sua voce era aumentato.
Mi sovrastava con la sua altezza ma sapevo che fra i due, l’unico a sentirsi realmente piccolo fosse lui.
Quando Jack si sentiva minacciato, passava all’attacco.
Io però non mi sarei fatta intimorire.
Sostenni il suo sguardo fino a che non fu lui a parlare nuovamente.
“Perché lo fai, June?”
“Perché mi va, Jack.” Ribadii, risoluta.
“Bugia.”
Ed ecco l’accenno di quel sorrisino furbetto che solcava il suo viso.
“Perché insisti tanto, si può sapere? Cosa vuoi, Jack? Non volevi forse un po’ di piacere per evadere dai tuoi problemi? Cos’è, credi che sia stupida e che non me ne sia accorta? Ma sai una cosa? Va bene così a me. Non ti ho mai chiesto di più di quello che potevi darmi, quindi smettila di fare la vittima e tira fuori le palle, cristo santo! Preferisco che inizi ad urlarmi contro tutte le tue frustrazioni piuttosto che riempirmi di domande tanto sciocche solo per il gusto di farmi sentire in imbarazzo e farmi andare via in modo tale da far sentire te nuovamente al centro dell’attenzione, come se fossi sempre l’unico ed il solo ad essere abbandonato e rifiutato. Ma ti devo dare una brutta notizia, Jack. Non sei solo. Anche io sono stata rifiutata spesso. Anche io sono stata abbandonata e, cosa ancora peggiore, continuo. Continuo a comportarmi come una deficiente solo per te, perché… anche se è ingiusto… io… io lo trovo comunque piacevole. Sì, per me Jack, tu sei piacevolmente ingiusto.”
Amen.
Questa era la mia dichiarazione di condanna a morte, lo sentivo.
Il mio cuore pulsava a più non posso mentre i miei occhi rimanevano fissi dentro quelli di Jack, il quale petto si alzava e abbassava in una maniera quasi spaventosa.
Sentivo che era agitato, furioso forse ma, soprattutto, lo sentivo messo alle strette.
Come un grande leone costretto in una gabbia.
A lui piaceva essere solo, triste… Non cercava di nasconderlo e si chiudeva in se stesso, perché questo lo rendeva speciale, unico.
Non accettava che qualcuno lo comprendesse, che qualcuno capisse ciò che gli passava per la mente perché questo significava essere scoperto.. Nudo di fronte a qualcosa che non si conosceva.
Ed in quel momento era questo che leggevo nel suo sguardo tormentato.
Jack non era tranquillo.
“Tzé…” Esclamò poi, rompendo l’atmosfera tesa e rindossando la sua maschera di indifferenza, “Parli come una sciocca ragazzina innamorata, June.”
Boom.
Lo scoglio era caduto sopra di me. Mi aveva letteralmente schiacciata, oppressa.. dolorante ed immobile senza alcun punto di forza, tentavo di ritrovare aria e dare un senso ai miei pensieri sconnessi.
Jack aveva rivoltato la faccenda ed ora ero io quella nuda di fronte a lui.
Sentivo il respiro pesante e tante frasi urlate nella mia testa.
Testa di cazzo.
Questa fu la prima cosa a cui pensai.
“I-io..” Respirai affondo, “Beh, se questo ti fa sentire meglio, io me ne vado allora. Non ho nulla da aggiungere.” Deglutii e, riprendendo sottobraccio la mia dignità ferita, mi diressi verso la porta come se portassi legati alle caviglie, due blocchi di ferro.
“Adesso scappi, quindi.”
Mi rivoltai e lo fissai nuovamente.
“Sei tu che mi stai cacciando.”
“Non ho mai detto questo.”
“Me lo hai fatto intendere.”
“Beh..” Lo sguardo da felino malizioso si avvicinò a me e le sue mani mi artigliarono i fianchi, “Hai inteso male, mocciosa.”
Non feci nemmeno in tempo a formulare una plausibile risposta nella mia mente, che in men che non si dica mi ritrovai la sua lingua nella bocca.
Le sue mani vagavano ora su tutto il mio corpo fino a quando non trovarono la lampo e non mi denudarono.
Una volta in biancheria intima –bianca con merletto, neanche a farlo apposta-, Jack mi sollevò da terra e mi buttò sul letto, fra mille cuscini e coperte morbidissime.
Mi sembrò di essere caduta fra le nuvole, soffici e leggere.
Jack si stava togliendo la camicia davanti ai miei occhi ed entrambi i nostri sguardi rimanevano incatenati gli uni agli altri.
Ci stavamo lanciando delle sfide.
-Vediamo se ora riesco a farti pentire della tua scelta, mocciosa.
-Illuso. Mai e poi mai riuscirai a farmi desistere. Se vuoi prendermi, non devi fare altro che avvicinarti e farlo.
Questi più o meno erano i nostri dialoghi silenziosi.
Una volta con solo boxer –neri per la precisione, come se volesse pe forza far risaltare il bellissimo contrasti fra pelle e stoffa- mi raggiunse sul letto e si posizionò a cavalcioni su di me.
Le sue mani afferrarono delicatamente i miei polsi e, con studiata lentezza, li riportò entrambi sulla mia testa.
Questa posizione faceva impazzire sia me che lui.
“Hai paura?”
“Mi fai solo pena.” Ribattei, facendolo ridacchiare.
“Con quanti altri hai fatto così, June?”
Anche se quella domanda aveva lo scopo di farmi arrabbiare o offendere, in me provocò solo tanta tenerezza.
No, non ero pazza. Io comprendevo il suo atteggiamento.
Jack aveva un grosso problema sulle spalle, un enorme frustrazione lo avvolgeva ed, essendosi accorto di aver agito istintivamente senza pensare, chiedendomi di restare con lui la notte, ora voleva riscattarsi ferendomi.
Vuole proteggermi da se stesso.
“Uh, non immagini nemmeno, Jack.” Gli sorrisi maliziosa.
Io rimarrò accanto a te, amore mio.
“Sei incredibile.” Ringhiò, abbassandomi le mutandine di scatto, facendomi sussultare e gemere dalla sorpresa. “Stanotte ti prenderò così tante volte da non lasciarti nemmeno il tempo di respirare fra un intervallo e l’altro.” Soffiò sul mio volto, sfiorando le nostre labbra.
Ansimavo ridicolmente senza rendermene nemmeno conto e solo una semplice risposta balenò nella mia mente, uscendo da sola dalla mia bocca.
“Non vedo l’ora.”
Così la sua mano non si fece attendere un secondo di più, iniziando a massaggiare la mia intimità senza alcuna traccia di forza o violenza nel gesto.
Io e Jack potevamo riempirci di parolacce ma mai, mai, aveva usato la violenza su di me durante il sesso.
In quei momenti, anche se i suoi occhi lanciavano saette, i suoi movimenti erano dolci e delicati, come non fosse la mia pelle quella che toccava, ma porcellana.
Qualcosa di fragile e prezioso.
Che mi faceva sentire unica ed estremamente importante.
Il piacere che mi avvolse poco dopo non potrebbe mai essere comparato con gli altri avvenire.
Subito dopo ben due delle sue dita entrarono in me, stimolando ogni punto possibile del mio corpo.
L’altra mano intanto aveva slacciato il reggiseno ed ora le sue labbra si dedicavano prima ad un mio seno, poi all’altro.
Jack mi stava facendo già impazzire dal piacere, rischiando di farmi schiattare lì senza troppe cerimonie.
Infilai una mano fra le ciocche lunghe dei suoi capelli e, man mano le sue dita scivolavano più a fondo e aumentavano di velocità, le mie dita tiravano senza inibizione.
Una volta finito quel preliminare, volli dedicarmi completamente a lui, per fargli capire che non era il solo in grado di far destabilizzare la gente.
Anche io avrei avuto la mia rivincita.
Con un colpo di reni rivoltai le posizioni, scendendo man mano fino ad arrivare faccia a faccia con i suoi boxer e la sua eccitazione già risvegliata.
“Ora ti faccio vedere io, campione.” Sussurrai abbassandogli definitivamente quelle mutande che non erano altro che da intralcio.
Quel che venne dopo potete ben immaginarlo.
Sensazioni che a parole non si possono descrivere.
Avevo la sua virilità fra le labbra e, anche se non l’avevo mai fatto prima, sembravo già sapere cosa fare.
“Ahi, attenta ai denti..” Gemette ad un punto, facendomi sghignazzare.
Lo avevo fatto ovviamente apposta.
“Oh, dio, June..” Ansimò subito dopo, posando le sue mani sulla mia testa per facilitarmi i movimenti.
Quando le mie compagne e amiche mi raccontavano di aver fatto cose simili ai loro ragazzi, avevo sempre interpretato il gesto come un qualcosa di sporco e di volgare ma mai come in quel momento, mi ricredetti.
Solo con Jack, probabilmente, sarei riuscita a sentirmi così bene e completa pur facendo certe cose.
Mi sembrava così giusto che, beh… sì, per me lo era davvero.
Quando ritornai su, posizionandomi di fianco a lui e sorridendogli notando i suoi occhi lucidi e chiarissimi, lui non riuscii a non chiedermi: “E questo.. dove diavolo lo hai imparato?”
“Vuoi davvero che te lo dica?”
Okay, quella frecciatina potevo evitarla davvero.
Ora Jack mi sovrastava nuovamente e con sguardo duro pronunciava: “Sarai punita amaramente per ciò che hai detto, mocciosa. Non sopporto che altri tocchino le mie cose.”
Non sopporto che altri tocchino le mie cose.
E adesso era la sua testa immersa fra le mie di gambe, mentre mi procurava un cos’ intenso piacere che non avevo mai raggiunto prima.
“T-ti prego..” Farfugliai in un momento di estremo godimento.
“Cosa?” Jack mi guardava dal basso all’alto, fermando le sue favolose attenzioni.
“F-fammi.. fammi venire!” Ansimai, tirandogli i capelli.
“Eh, no, cara… Mi ci vorrà ancora un altro po’.. sai com’è, le punizioni non sono mai piacevoli.” E mi sorrise, per poi rifiondarsi sulla mia intimità.
Pochi secondi dopo ricevetti la visione più orgasmica che avessi mai visto.
Abbassando lo sguardo su di lui, notai che… Jack non aveva mai smesso di guardarmi un attimo.
Mentre.. faceva quello che faceva, i suoi occhi seguivano come incantati ogni mia reazione.
Non resistetti più e finalmente scoppiai lanciando un grido liberatorio.
..E pensare che gli invitati erano ancora tutti di sotto.
Questo non fece altro che eccitare maggiormente entrambi.
Una volta che Jack ebbe finito di armeggiare con il profilattico, entrò definitivamente dentro di me, attendendo qualche secondo prima di prendere a spingere.
Non riuscii a fermarmi e, come mio solito, presi a lasciargli scie di bacetti su tutto il viso, in segno di affetto e devozione.
Era un gesto che avevo sempre fatto in quei momenti di pura unione.
“Dimmi.. che.. non sei stata con altri… June.” Mi chiese, baciandomi poco dopo.
“Te.. te lo giuro.. ahhh!!”
Le spinte si fecero sempre più veloci e potenti e sia io che Jack non potemmo non accorgerci che la pace era stata fatta…

§§§


“Non mi hai detto quale era il tuo problema.” Gli chiesi, sospirando.
Avevamo appena finito il terzo round ed ora ce ne stavamo abbracciati nudi sotto le coperte, l’uno attaccato all’altra.
“Io non ho nessun problema.” Disse, accarezzandomi una spalla.
“Sei un bugiardo, Jack.” Lo schernii, dandogli un buffetto sulla guancia.
“Ho solo avuto l’ennesima discussione con i miei, niente di che.” Fece spallucce, guardando altrove.
“Ah.”
I suoi genitori.
Francine mi aveva parlato spesso di quanto fossero insensibili ed arroganti i genitori di Jack e ricordavo anche che quando stavamo ancora insieme, il suo umore era sottoterra sempre a causa di quelle leggendarie discussioni.
“Mi hanno tolto la moto e la macchina, adesso.” Sorrise amaramente.
“Oh, quindi dovrai prendere il bus come tutti noi poveri mortali, adesso.” Ribattei, facendolo sorridere.
“Eh già, purtroppo da domani dovrò iniziare ad immischiarmi con voi esseri umani.” Sbuffò, falsamente indispettito.
“Beh, mi dispiace mio grande dio onnipotente!” Risi, venendo seguita subito dopo da lui.

“Jack, posso.. farti una domanda?”
“Me l’hai appena fatta.”
“No, non intendevo quella. Un’altra..”
“Dimmi.” Sospirò.
Lo avevo svegliato proprio quando era riuscito a chiudere gli occhi.
Avevamo appena finito il quinto round.
“Quel giorno sullo yacht…” Pronunciato quel veicolo sentii il suo corpo irrigidirsi, “Tu… hai fatto qualcosa con Carol quando siete scesi entrambi di sotto?”
Volevo davvero saperlo? Volevo davvero farmi così male?
“June…” Jack sbuffò ma già solo da questo compresi tutto.
..Ed il mio cuore cedette un altro pezzo infranto.
“Non mi devi alcuna spiegazione, davvero. Lo capisco, io e te non stiamo insieme e tu sei libero di fare quello che vuoi.” Deglutii, non riuscendo a guardarlo in faccia mentre lui prese a scrutarmi insistentemente.
“E’ stato noioso.” Disse solo, ammettendolo, “Perché lei non era te.” Continuò però, bloccandomi il respiro.
“Sembra la classica frase da film.” Sorrisi, ma con sguardo triste e velato di lacrime silenziose.
“Ma è vera.” Spiegò poi, alzandosi sui gomiti e prendendo a toccare la mia schiena con un dito.
Eravamo entrambi sdraiati a pancia in sotto, vicini ed accaldati, mentre lui guardava me ed io fissavo il buio da un'altra parte.
“Stai piangendo?” Mi chiese poi, facendomi sussultare e, accidenti a me, tirare su col naso.
“N-non è vero!” Se solo la mia voce non avesse tremato probabilmente grazie al buio sarei parsa convincente.
“Bugia.”
Ed ecco nuovamente il solito sorrisetto che mi faceva sciogliere.
Mi voltai e, facendomi asciugare le lacrime da lui, non riuscii a non sorridere di fronte a quegli occhi che, nonostante la poca luce, potevo vedere.
“Mi dà solo un po’ fastidio, tutto qui.” Mentii, mentre dentro mi logoravo il fegato e mandavo le peggiori bestemmie a Carol.
“Anche a me dava fastidio il tuo ex quando stavamo insieme.”
“E adesso che c’entra Dan in tutta questa storia? Io non ti ho mai tradito.”
“Nemmeno io.” Disse semplicemente, ammutolendomi. “Ma quel Dan non l’ho mai sopportato.”
“Siamo solo amici, Jack.”
“Ne sei sicura?”
Quella domanda… Quel tono di voce…
Perché Jack sospettava così tanto di me e di Dan?

“…Giuro che pagherai per questo e per ciò a cui sei scampata tempo fa!”
...Per ciò a cui sei scampata tempo fa...
“Smettila di mentire!”
Mentire…
“Non ferirei mai John!”
“Ma con me non hai esitato a farlo!”
…Non hai.. esitato.. a farlo… ?

Improvvisamente decina e decina di frammenti delle accuse che mi aveva rivolto Jack ritornarono alla mia mente come tante spine conficcate nella testa.

“Vuoi illudere anche lui?”
Illudere chi?
“Se sei sicuro che i miei occhi non mentono, perché continui ad incolparmi di qualcosa che non ho fatto!?”
“Perché io non sono cieco.”

Io non sono cieco…
“Mi vuoi spiegare di che diavolo parli!?”
“Non lascerò che rovini anche mio cugino.”
Anche. Chi altri avevo rovinato?

“Jack ma tu per caso…” Stavo per chiedergli se sospettasse qualcosa fra me e Dan e se fosse stato proprio questo il motivo della nostra rottura, quando lui decise bene di cambiare argomento fiondandosi direttamente sulle mie labbra e facendo ricominciare tutto da capo…
Come i miei dubbi che, però, piano piano stavano prendendo una forma.
Ed anche una faccia.





   
 
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