....
...
CAPITOLO VIII (H)
....
...
Tom mi lasciò presto sola per andare dal fratello. La mia stanza si popolò velocemente, prima arrivò il dottore, poi le infermiere, in fine i miei genitori.
-Mel, ci hai fatto preoccupare moltissimo!- mi corsero
incontro, abbracciandomi.
-Ormai ci ho fatto il callo. Sono un osso duro- dissi sorridendo un
poco.
-Lo sappiamo e siamo orgogliosi di te-
-Signori, potete uscire? Dobbiamo fare dei controlli-
Sbuffai mentalmente, sempre controlli e controlli e controlli ancora.
-Allora dottore, non si aspettava di vedermi ancora eh?-
ammiccai nella sua direzione, la mia voce era appena udibile.
-Sempre la solita simpatica Mel! Stavolta ci hai fatto davvero
spaventare- rispose.
-Volta in più, volta in meno.. cosa vuoi che sia! Tanto sono
ancora qua- per ora,
aggiunsi mentalmente.
-E sarai qua ancora per
molto-
-Convinto lei- lo guardai scettica.
-Fidati- strizzò l’occhio. Scossi la testa, che
uomo!
-Ma adesso, sinceramente.. pensa che io uscirò mai da qui?
Sulle mie
gambe intendo-
Stette pensieroso per qualche secondo, -Sì, ne sono
convinto: ne ho visti pochi sopravvivere quattro anni, e tu sei
l’eccezione alla regola. Arriverà il tuo momento,
sono sicuro- sorrise rassicurante.
-Sarà, ma io ormai non ci spero più-
-E sbagli, credimi. Non bisogna perdere mai la speranza, è
la cosa più sbagliata che uno posso fare-
Alzai un sopracciglio scettica, -E’ facile dirlo, ma dopo
anni mi sono stancata di lottare, senza vedere miglioramenti, sempre
“la
situazione è stazionaria”- citai le
sue parole.
-Qualsiasi vita deve essere vissuta, anche la tua- affermò.
Scrollai le spalle, quel discorso era a senso unico.
Lui la pensava in un modo, io in un altro.
Controlli,
controlli
, controlli.
Tre ore dopo tornai finalmente nella mia stanza, sfibrata e stanca,
senza un minimo di energia in corpo.
Presi l’ipod e selezionai “Moonlight”,
bellissima sonata.
Cullata da quelle dolci note riuscì finalmente ad addormentarmi, senza l’aiuto di sedativi.
Tirai fino alle dieci del giorno dopo, una volta alzata mi
sentivo finalmente meglio. I muscoli non dolevano e riuscivo a
formulare un discorso di senso compiuto senza dover fermarmi per
prender fiato.
Avvertì il richiamo del blocchetto che giaceva abbandonato
sul comodino. Invitante, troppo. Lo presi delicatamente e tornai a
sporcarlo di inchiostro.
“Ora
come ora potrei pensare d’essere invincibile.
Ho battuto la morte, tre a zero.
Sono resuscitata, è una strana sensazione.
Prima ti senti in balia degli avvenimenti,
poi ti riappropri del tuo corpo.
..E’ bello.
Davvero, mi sento bene ora.
Forte.
Potrei affrontare tutto e tutti,
.. quasi.
Non lui,
è ancora troppo presto, credo.
Sta bene, mi basta sapere questo.
Spero di non rivederlo per un bel po’,
il mio cuore ha retto a tante cose, ma secondo me,
alla sua visione, cederebbe.
La cosa peggiore? Mi
manca, aggiungerei da morire,
ma sarebbe un pessimo umorismo, ora come ora.
Sono stata dipendente da tante cose: sedativi, flebo, la brioche
appena sfornata, l’odore dell’acqua ossigenata, e
l’elenco si prolunga.
Mai però di una persona.
Adesso posso dire d’aver provato proprio tutto,
dovrei ringraziarlo?
Lui, la mia dolce droga amara”
Posai le armi per scrivere, soddisfatta delle due parole buttate
giù. Sentì il cellulare vibrare, mittente Bill.
“Non mi interessa
mantenere le distanze. Io non voglio, tu si? Cavoli tuoi.
Io ti scrivo lo stesso. Hai vinto, ancora: vedi, non è
destino per te mollare, lasciarmi.
Devo pensare di non essere nulla per te Mel?
Spiegami, i tuoi occhi quando sei con me ti tradiscono.
Appena possibile verrò da te, al diavolo ciò che
mi hai chiesto.
Dopo aver catturato il tuo sguardo, sta certa che capirò
cosa vuoi davvero.
Anche se, un’idea, già ce
l’ho.”
Sbarrai gli occhi, l’avevo capito che era testardo, ma non masochista! Il fatto che m’avesse cercato comunque m’aveva fatto piacere, troppo. Potevo dire ciò che volevo, ma negare che mi piacesse, se non di più, sarebbe stata una terribile eresia.
“Sono
così vicina a quello che ho sognato, ma fa molto
male sai Bill?
Non m’aspetto tu capisca quello che intendo. So che,
qualsiasi cosa dica,
tu non cambierai idea. Ci rinuncio, sei perfetto tanto quanto cocciuto.
Nur Freunde
Bill, solo amici.”
Mentre digitavo i tasti per formulare una risposta mi sento
infiammare, lettera dopo lettera, bugia dopo bugia. Solo amici? Ma
quando mai, lui non era un amico: quando vedi un amico non ti esce il
cuore fuori dal petto, non ti si illuminano gli occhi, non ti si
resettano gli occhi, né cancella la mente.
Decisamente era di più, tanto di più.
Amore.
“Non
cambierò idea. Tu mi piaci più di un
po’.
Ich lös mich
langsam auf - halt mich nich' mehr aus
Ich krieg dich einfach
nich' mehr aus mir raus
Egal wo du bist”
[*]
Sbuffando mi strinsi più al cuscino, me la vedevo particolarmente dura. Sentì bussare alla porta, sperai vivamente non fosse il cantante. No, non era lui.
Era una ragazza, la conoscevo di vista, frequentava la clinica
da circa un paio d’anni, anoressia.
La invitai ad entrare, curiosa di sapere cosa desiderava.
-Ciao- mi salutò incerta. –Posso?-
indicò la sedia di fianco al letto, annuì.
-Ti chiederai perché sono qui.. insomma non ci conosciamo
neanche- parlò, era visibilmente nervosa.
-In effetti- sorrisi incoraggiandola a continuare.
-Niente, volevo vedere come stavi, e presentarmi. Sono qui da anni e
non ti ho mai parlato. So che può sembrare stupito, ma ti ho
sempre osservato, e vederti mancare tutto ad un tratto mi ha fatto
preoccupare. Non prendermi per pazza- spiegò.
-Beh, come vedi sto bene, circa- sorrisi, porgendole la mano
–Io sono Mel, piacere-
-Julia- mi guardò negli occhi e la osservai
meglio, aveva un bel viso: occhi scuri, capelli tagliati sbarazzini,
castani, ovviamente magra, meno rispetto ai primi giorni. La rividi
appena entrata, trascinata da un ragazzo più grande,
sembrava invisibile.
-Posso farti una domanda Julia?- rispose positivamente, attenta
–Perché qui? Insomma, ci sono tante ragazze che
stanno male, perché sei venuta a trovare me?-
-Ah, immaginavo me l’avresti chiesto, se devo essere sincera,
tu mi hai sempre incuriosita, ti vedo tanto simile a me.. e poi
ammettiamolo, le anoressiche sono terribili, mi sto auto-insultando
però è quello che penso, quindi eccomi qui.. okay
probabilmente non hai capito nulla, non sono brava a spiegarmi-
gesticolò imbarazzata. Sorrisi, invece avevo capito: aveva
visto in me una possibile amica, visto il carattere simile. Mi trovai
d’accordo, era piacevole parlare con lei.
-Penso d’aver capito invece. Beh, raccontami qualcosa, che si
dice? È da un po’ che sono rinchiusa qui. Qualche
gossip alla clinica?- ammiccai, facendola ridacchiare.
-No, è stata dimessa Heike, non so se hai presente-
annuì, era arrivata un anno dopo di me, stessa malattia,
forse c’era ancora speranza
per me. –Poi qua intorno è pieno di giornalisti,
è diventato difficile uscire senza essere fotografati, sai..
per l’intervento di Bill- mi fissò di sottecchi,
cercando di capire la mia reazione.
-Ahn..- feci indifferente.
-Da quando è arrivato tutte le ragazze sembrano in calore,
beata te che vivi in una stanza sola. Io mi ritrovo a dormire con
migliaia di occhi che mi fissano attaccati alla parete, mi sento sempre
osservata dai Tokio Hotel appiccicati al muro- sbuffò,
facendomi ridere.
-Tu sei fan?- chiesi a bruciapelo, vedendola arrossire.
-Si, li ascolto da anni, però non ho mai attaccato poster,
mi inquietano! Tu invece?-
-Penso di essere l’unica ragazza tedesca a non aver mai
sentito una loro canzone- sbuffai. Mi guardò esterrefatta.
-Cosa? Davvero? Se vuoi ti faccio sentire qualcosa!- propose subito,
illuminandosi.
-No, l’ho promesso.. a Bill. Non vuole che ascolti una loro
canzone finché non sarà sicuro di poter tornare a
cantare- gesticolai.
-Posso chiederti una cosa? Sei libera di non rispondere, sono solo
curiosa- era evidentemente imbarazzata, annuì.
-Com’è Bill? Guardandolo da
“lontano” o sentendo la sua musica, è
apparentemente molto dolce, carino.. vi ho visti insieme qualche volta,
tu che ci hai parlato.. com’è?- le brillavano gli
occhi. Ero conscia della fortuna avuta, potendolo conoscere. Tante
ragazze avrebbero pagato per essere al posto mio..
Sospirai, -Bill è perfetto, non saprei trovare aggettivo
migliore. È estremamente dolce, giocoso, simpatico,
carismatico.. okay penso d’aver dato l’idea- mi
fermai accorgendomi di esagerare.
-Si, hai reso. Ti piace parecchio eh?- sprofondai sotto le coperte.
-No, figurati!- sventolai la mano come se niente fosse.
-Tranquilla, non lo sbandiero in giro.. poi era abbastanza palese come
cosa-
-Ma scusa, vado in giro con un cartello con su scritto “PERSA
PER BK” per caso?- sbottai, facendo aumentare le sue risate.
-No, è semplice capirlo. Ti si illuminano gli occhi a
sentirlo nominare. È bello-
-Patetico, altro che bello- sbuffai.
-Perché?- mi squadrò interrogativo.
-E’ facile dire che è bello l’amore, ma
devi vederla dal mio punto di vista, capire che non è un
bene per lui stare con me: io sono malata,
sono quasi morta un paio di giorni fa, e ciò potrebbe
ripetersi presto. Ho già la tomba pronta, vedi te! Io posso
essere innamorata di Bill quanto voglio, basta che lui non ricambi,
altrimenti sarà come assicurasi tristezza da solo! Poi cosa
cambierebbe? Stare un mese insieme e poi? Lasciarci perché
deve girare il mondo? Oppure tenerci in contatto? Poi magari non
rispondo a una chiamata e pensa che sono morta!- sputai fuori,
pentendomene subito. –Scusa, non volevo-
Mi rassicurò, -Non ti preoccupare, capisco ti
servisse uno sfogo! Sei tesa come una pentola a pressione, ne hai
passate tante ultimamente, eh?- annuì stanca.
-Ma no, in poco più di una settimana ho trovato un amico che
è diventato anche il mio “amore”, ho
mandato all’aria tutto, sono morta e sono resuscitata,
insomma non ci si annoia mai qui-
-Io non so se ce la farei, intendo a lasciarlo.. probabilmente se fosse
capitato a me.. avrei colto la palla al balzo- mi informò.
-Sapessi quanto vorrei coglierla quella palla, il mio problema
è che penso troppo- confessai.
-L’amore è complicato- disse. –E la vita
stronza- aggiunsi io.
-Concordo!- ridacchiammo insieme. –Ora è meglio
che torni dalle matte- alzò gli occhi al cielo, -Ti lascio
il mio numero di cellulare va bene?- le porsi il cellulare e lo
salvò.
-E’ stato un piacere conoscerti, grazie per la chiacchierata
Mel!-
-Grazie a te per essere venuta! Sei la prima persona che mi rivolge la
parola per essermi amica- sorrisi –Ho passato belle ore. A
presto!- si congedò.
Mi buttai all’indietro sul letto, osservando il soffitto.
Sospirai, che giornata!
Chiusi gli occhi, stanca, sperando non mi riservasse altre sorprese, invece…
.. .. ..
..
* * *
..
..
[*] ich bin nich' ich - Tokio Hotel
NdA:
Allooora, cosa dire di questo capitolo? E' un po' lento, non
succede nulla di particolare (un po' di pace ci vuole ogni tanto!). Mel
si è svegliata e si trova ad affrontare quel cocciuto del
Kaulitz, non mollerà facilmente ;)
Abbiamo anche un nuovo personaggio, Julia!
Rappresenterà la parte irrazionale della nostra
protagonista. Voglio 'dedicare' la nuova entrata in ADL a Giulia (phantomrider tk)
- da cui ha, appunto, preso il nome -> Giulietta che mi riempe
sempre di complimenti che mi fanno sciogliere davanti al pc
ç__ç grazie!
Ringrazio anche chi segue questa storia e che commenta, sapete che le
recensioni riescono a migliorare le mie giornate? Soprattutto ora che
la scuola mi sta distruggendo fisicamente e psicologicamente! Siete
tutte gentilissime! Grazie a chi ha messo questa storia tra le
seguite/ricordate/preferite.
Mi fate veramente contenta! ♥
A presto,
unleashedliebe