Capitolo 29
Philip non era arrabbiato. Era furioso ma la sua era una rabbia controllata e silenziosa e forse proprio per questo ancora più allarmante.
Doreen lo sapeva e anche il dottor Kay. Avevano chiesto un consulto urgente dopo i fatti avvenuti e Philip li aveva ricevuti subito nel suo ufficio. Sembrava stanco e nervoso. Non doveva di certo essere facile per lui dover sopportare quella difficile situazione. Dopo tanti anni di lavoro al suo fianco Doreen riusciva a leggerlo come un libro aperto. Tuttavia le sembrava ci fosse qualcosa di poco chiaro in certi suoi atteggiamenti ultimamente. Quando erano entrati nel suo ufficio stava parlando al telefono con suo padre, l’ex primario Preston Price. Aveva fatto loro cenno di entrare e subito dopo interrotto la comunicazione. Probabilmente stava discutendo di affari privati con suo padre e non gradiva che altri potessero accidentalmente udirli. Era sempre molto riservato sulla sua vita privata anche se si fidava di tutti i suoi collaboratori. Ma c’era stato qualcosa che Doreen aveva captato. Un atteggiamento diverso dal suo solito. Prese mentalmente nota di ricordarsi di chiederglielo, magari in un momento più tranquillo. Adesso non sembrava davvero il caso.
-Non stiamo ottenendo nulla con le buone- stava riferendo Philip ai suoi collaboratori abbastanza seccato –Un piccolo passo avanti e due indietro.
Non aveva nemmeno tutti i torti. Doreen e Kay ascoltarono il suo sfogo senza interromperlo. Philip aveva deciso di prendere in mano la situazione. Quella condizione di stasi era sfibrante e lui voleva iniziare il prima possibile la terapia. Rimandare ancora non avrebbe avuto alcun senso e c’era il rischio che episodi come questo potessero ripetersi.
Come Peter, aveva commentato suo padre al telefono prima che la caposala e il dottor Kay entrassero. Sta succedendo come con Peter. Dobbiamo impedire che accada di nuovo, figlio mio, devi impedirlo. Hai l’autorità per farlo.
-Ho l’autorità per farlo e intendo farlo- rispose il primario a voce alta ai suoi collaboratori echeggiando le parole che suo padre gli aveva detto al telefono poco prima.
-Certo dottore, è un suo diritto.
La voce di Doreen era pacata e chiara come al solito. Philip la conosceva bene; sapeva che lei si era accorta del suo nervosismo. Tuttavia era restio a parlare di cose cosi delicate. Suo padre gli aveva fatto promettere di non farne cenno con nessuno, nemmeno con Johanna o con sua madre. Non era facile. E forse Doreen sapeva. Aveva lavorato col vecchio primario prima di lavorare con lui. Probabilmente la caposala sapeva molto più di quello che diceva. Avrebbe dovuto chiederglielo, ma adesso aveva bisogno di parlare con sua moglie.
-Vogliate scusarmi se ho alzato la voce e se sono così…uhm..nervoso ultimamente ma i gemelli mi stanno preoccupando molto. Credo che indugiare oltre non serva né a noi né a loro. Avrei voluto essere stato in grado di gestire meglio questa situazione per renderla il meno penosa possibile, soprattutto per loro ma non ci riesco e i miei figli non mi stanno rendendo le cose facili.
Doreen sorrise comprensiva. Philip si passò le mani tra i capelli prima di sedersi alla sua scrivania, il tipico gesto di quando era nervoso.
-Non si deve scusare o giustificare, dottor Price. Sta sopportando un enorme stress tutto da solo e la situazione è delicata. Ha tutto il nostro appoggio e la nostra comprensione.
Anche il dottor Kay era d’accordo con le parole della capoinfermiera.
-Siamo qui per aiutarti, Philip. Vedrai che andrà tutto bene. Ci vuole tempo, ma tutto si sistemerà.
-Lo spero davvero tanto. State facendo un ottimo lavoro. Non avrei dovuto urlare con voi ma sono umano anche io e a volte è tutto davvero troppo. Fatemi fare una telefonata poi verrò con voi a vedere i gemelli.
Il dottor Kay e Doreen annuirono e uscirono dal suo studio, lasciandogli la privacy di cui aveva bisogno per chiamare la moglie.