Ecco il secondo capitolo, caldo
caldo. Grazie a wolvie91 per la sua recensione. Alla faccia dello spoiler ^^;
comunque, ho visto la fine. Il titolo si riferisce a Renee, il cui nome
significa appunto rinata, e anche perché quello che lei tenterà di fare per
tutta la ff è ricostruirsi una vita migliore.
Mi diverte molto il modo di fare di Renee, con quei suoi commenti sconclusionati
(solo all'apparenza: lei pensa velocemente, e spesso salta da un discorso
all'altro senza avvertire l'interlocutore) e a volte privi di tatto.
Capitolo secondo
Voglio pregare per loro
Renee si alzò presto, quella
mattina. Era da tanto che non riposava così tranquilla. Scoprì presto che Kurt,
come sempre così pieno di premure, le aveva lasciato in camera la sua borsa da
viaggio, in cui lei aveva riposto i suoi –pochi- ricambi. Si lavò e cambiò, poi
uscì dalla sua stanza. Dovette sostare un attimo in corridoio per ricordare la
strada percorsa la notte precedente, decise che doveva andare a destra e così
fece. Avanzava sfiorando con la mano i mobili o il muro. Incontrò quasi
immediatamente una porta, doveva essere la stanza di Kitty. Esitò diversi
minuti, indecisa se bussare o meno. Ma non c’era nessuna emergenza, e lei non
aveva la più pallida idea di che ore fossero. Il non sentire nessun rumore la
persuase che probabilmente non era il caso di disturbare, così riprese a
camminare, lentamente.
Jimmy, al contrario, aveva dormito male, aveva sognato Alcatraz, ed era
anch’egli già sveglio. Sentì dei passi in corridoio, chi diavolo va in giro il
lunedì mattina alle sei? Così si affacciò. Era la ragazzina con il nome
francese. Credeva se ne fosse andata a notte fonda, ed invece eccola lì a
gironzolare tutta sola nei corridoi. Ricordava bene quale fosse il suo potere,
per colpa del quale era stata rinchiusa ad Alcatraz –anche se non vi era rimasta
che pochi mesi- ma ricordava anche quanto potesse essere scaltra quella bambina,
che aveva quasi cancellato il problema della cecità sfruttano al massimo gli
altri sensi.
Renee si fermò: era abbastanza vicina a Jimmy da poter sentire gli effetti della
sua mutazione svanire di nuovo. «Cosa c’è?»
«Chi ti dice che ci sia qualcosa?»
«E allora perché mi aspetti in corridoio?»
Era successo di nuovo, quella ragazzina era stupefacente. Sospirò «Ti ricordi di
me? Io ti ricordo molto bene.»
«Già, quella mocciosetta piagnucolona che piangeva e cercava la mamma… certo che
mi ricordo di te. Un mutante dal DNA come il tuo è cosa rara, sai?»
«Ah…»
«Scherzavo. Sei carino»
«Cosa?»
«Dicevo che sei gentile, è raro… Lascia stare»
«Dove vai?»
«Al cimitero»
«Di nuovo?»
«Ho degli amici lì. Beh, non proprio lì, per quanto riguardo Ciclope e il
Professore… Volevo loro molto bene. Voglio pregare per loro»
«Uh? Non ti facevo credente…»
Renee sorrise dolcemente «Kurt mi ha insegnato tante cose»
La conversazione languiva, e Renee stava già per andarsene, quando Jimmy la
bloccò «Posso venire con te?»
«Tu non vuoi pregare e non li hai mai conosciuti. Per quanto ne so. Perché vuoi
venire? Oh, fa come vuoi»
Lui rientrò per prendere il cappotto, e quand’ebbe chiuso la porta della sua
stanza si affrettò a prenderle la mano. Lei stava già per schernirsi, ma poi
sorrise e si lasciò trascinare via per l’intrico di corridoi.
Kitty era indecisa se chiamare o meno Renee. Non sapeva neanche se voleva
frequentare le lezioni… Alla fine bussò alla porta della sua stanza, ma non
ricevette risposta. Sbuffò, e riprovò di nuovo. Alla fine la curiosità ebbe la
meglio e sbirciò dentro la stanza. Il letto era vuoto. Delusa, scese a far
colazione.
Arrivata nella piccola cucina, chiese ad Ororo e a Logan se per caso l’avessero
vista. Si intromise Jimmy, che spiegò come l’avesse accompagnata prima a far
colazione e poi al cimitero. Come ogni volta che lo si nominava, un’ombra
attraversò gli sguardi degli X-Men. Kitty afferrò distrattamente un paio di
biscotti dal barattolo dimenticato sul tavolo e uscì per cercarla. Non si era
aspettata di uscire, così aveva dimenticato di prendere una giacca, e faceva
piuttosto freddo. Eppure Renee era inginocchiata nella neve. «Ehi, così ti bagni
tutta! Vuoi ammalarti?» colta da un pensiero improvviso, aggiunse «O hai un
fattore rigenerante anche tu?»
«Non ho nessun fattore rigenerante, al momento. Ma tu chi sei?»
Non poteva, ovviamente, vedere l’espressione delusa di Kitty, ma il suo silenzio
era abbastanza eloquente, per lei che aveva ricevuto così tante ferite come
quella… «Perdonami, è solo che…» esitò: era appena arrivata, e già due persone
alla scuola sapevano ch’era una non vedente, non ci teneva a farlo sapere ad
altri «è solo che sono cieca e quindi finché non imparo a riconoscere le voci…»
aveva iniziato la frase addossando le parole l’une alle altre, ma la voce le si
era spezzata a metà.
«Oddio, scusami, non lo sapevo» mormorò Kitty, imbarazzatissima.
«Ci credo, preferisco che non si sappia troppo in giro, nei limiti del
possibile»
«E allora ti ringrazio per avermelo detto» ribatté tentando di dare una
sfumatura allegra alla strana affermazione.
Renee ridacchiò «Sei buffa!» scosse la testa per far cadere dei fiocchi di neve,
visto che stava ricominciando a nevicare «Temevo di averti ferito. Rientriamo,
che nevica?» le si avvicinò, e quando fu sicura di esserle vicino, allungò la
mano. Trovò il polso, e la prese sotto braccio. «Esci senza giacca, e litighi a
me?»
«Non ti stavo litigando!»
«Ho esagerato un po’»
«Sarei io quella strana?»
Nel frattempo Renee aveva cominciato a camminare, e lei si ritrovò a seguire
incerta i suoi passi, senza sapere che andatura tenere. «Ti ci abituerai»
«A far cosa?»
«A trattare con un cieco. Ti passerà l’imbarazzo»
Quando Renee e Kitty entrarono nell’aula tutti i ragazzi erano già ai loro
posti, e Ororo si stava preparando ad iniziare la lezione. Presero posto in due
sedie davanti a tutti, e Renee si ritrovò seduta accanto a Jimmy.
«Ma bene, sei venuta! Ragazzi, abbiamo una nuova mutante alla scuola. Ti va di
parlarci un po’ di te?»
Renee abbassò leggermente il capo «Ma cosa siamo, in un centro di alcolisti
anonimi? Ma tant’è, se ci tenete… La mia vita non è stata un granché. Ho vissuto
in un orfanotrofio per i primi cinque anni della mia vita, poi sono stata
giudicata inadatta ad una vita simile e mi hanno spostata in una casa famiglia.
Sono restata lì finché un membro del governo non è venuto a prelevarmi per
portarmi ad Alcatraz, sapete, per quel progetto che ha dato vita alla Cura.
Dovevo avere circa otto anni. Sono restata lì per circa un anno -forse meno,
avevo perso la concezione del tempo- e cioè fino al momento in cui Nightcrawler
non è venuto a portarmi via. Ho vissuto come una fuggitiva fino a, diciamo,
l’altro ieri. Non volevo tornare in quel posto, tutto qui» Aveva esposto i fatti
come se parlasse del tempo, con una voce impersonale che dava i brividi.
Ororo –come tutti gli altri, ovviamente- la fissava sbigottita. Aveva così tante
domande che non sapeva da dove cominciare. Scelse quella che le sembrava più
facile «Cosa voleva il governo da te?»
«Il mio potere»
Prima che qualcuno potesse chiedere quale fosse, Jimmy raddrizzò la schiena –era
seduto in posizione abbastanza scomposta- e decise di intervenire nella
conversazione. Voleva dimostrare di conoscerla un po’ meglio di tutti gli altri
«Sapete, lei è capace di analizzare e modificare il codice genetico di qualsiasi
creatura vivente!»
«Me compresa» completò lei, leggermente stupita dell'intervento.
«Ma se non puoi…» vedere, intendeva dire Ororo, ma Kitty fu più veloce «Quindi
se volessi potresti, ad esempio, farmi diventare bionda?»
Renee le sorrise riconoscente «Se non fossi seduta vicino a Jimmy lo farei
immediatamente» ridacchiò in risposta.
Tempesta non era affatto sciocca, e capì che la piccola voleva evitare
accuratamente il discorso. Così passò ad un’altra domanda che le premeva «Dici
che a otto anni avevi già sviluppato un potere mutante?»
«Ci sono nata con questo potere»
Se ad alcuni di voi sembrerà senza speranza la sua intenzione di nascondere la
sua cecità, sappiate che conosco una persona -non vedente, appunto- e non mi ero
affatto accorta che lo fosse. E non solo io. È stata lei a dircelo.
Quanto alla mocciosetta, Renee si riferisce a se stessa, ma il disegno dovrebbe
comunque averlo chiarito.