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Autore: Daewen    24/06/2006    2 recensioni
"Un sonoro schiocco, accompagnato da una forte puzza di zolfo li fece voltare rapidamente: alle loro spalle era appena comparsa una loro vecchia conoscenza. Kurt Wagner si stava spazzolando il cappotto sudicio, come se quel gesto potesse renderlo più presentabile. Al suo fianco, che esitava a slacciarsi da lui, c’era una bambina sugli undici anni, ben pettinata e vestita di tutto punto."
Genere: Malinconico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Ecco il secondo capitolo, caldo caldo. Grazie a wolvie91 per la sua recensione. Alla faccia dello spoiler ^^; comunque, ho visto la fine. Il titolo si riferisce a Renee, il cui nome significa appunto rinata, e anche perché quello che lei tenterà di fare per tutta la ff è ricostruirsi una vita migliore.
Mi diverte molto il modo di fare di Renee, con quei suoi commenti sconclusionati (solo all'apparenza: lei pensa velocemente, e spesso salta da un discorso all'altro senza avvertire l'interlocutore) e a volte privi di tatto.

Capitolo secondo
Voglio pregare per loro

Renee si alzò presto, quella mattina. Era da tanto che non riposava così tranquilla. Scoprì presto che Kurt, come sempre così pieno di premure, le aveva lasciato in camera la sua borsa da viaggio, in cui lei aveva riposto i suoi –pochi- ricambi. Si lavò e cambiò, poi uscì dalla sua stanza. Dovette sostare un attimo in corridoio per ricordare la strada percorsa la notte precedente, decise che doveva andare a destra e così fece. Avanzava sfiorando con la mano i mobili o il muro. Incontrò quasi immediatamente una porta, doveva essere la stanza di Kitty. Esitò diversi minuti, indecisa se bussare o meno. Ma non c’era nessuna emergenza, e lei non aveva la più pallida idea di che ore fossero. Il non sentire nessun rumore la persuase che probabilmente non era il caso di disturbare, così riprese a camminare, lentamente.
Jimmy, al contrario, aveva dormito male, aveva sognato Alcatraz, ed era anch’egli già sveglio. Sentì dei passi in corridoio, chi diavolo va in giro il lunedì mattina alle sei? Così si affacciò. Era la ragazzina con il nome francese. Credeva se ne fosse andata a notte fonda, ed invece eccola lì a gironzolare tutta sola nei corridoi. Ricordava bene quale fosse il suo potere, per colpa del quale era stata rinchiusa ad Alcatraz –anche se non vi era rimasta che pochi mesi- ma ricordava anche quanto potesse essere scaltra quella bambina, che aveva quasi cancellato il problema della cecità sfruttano al massimo gli altri sensi.
Renee si fermò: era abbastanza vicina a Jimmy da poter sentire gli effetti della sua mutazione svanire di nuovo. «Cosa c’è?»
«Chi ti dice che ci sia qualcosa?»
«E allora perché mi aspetti in corridoio?»
Era successo di nuovo, quella ragazzina era stupefacente. Sospirò «Ti ricordi di me? Io ti ricordo molto bene.»
«Già, quella mocciosetta piagnucolona che piangeva e cercava la mamma… certo che mi ricordo di te. Un mutante dal DNA come il tuo è cosa rara, sai?»
«Ah…»
«Scherzavo. Sei carino»
«Cosa?»
«Dicevo che sei gentile, è raro… Lascia stare» Free Image Hosting at www.ImageShack.us
«Dove vai?»
«Al cimitero»
«Di nuovo?»
«Ho degli amici lì. Beh, non proprio lì, per quanto riguardo Ciclope e il Professore… Volevo loro molto bene. Voglio pregare per loro»
«Uh? Non ti facevo credente…»
Renee sorrise dolcemente «Kurt mi ha insegnato tante cose»
La conversazione languiva, e Renee stava già per andarsene, quando Jimmy la bloccò «Posso venire con te?»
«Tu non vuoi pregare e non li hai mai conosciuti. Per quanto ne so. Perché vuoi venire? Oh, fa come vuoi»
Lui rientrò per prendere il cappotto, e quand’ebbe chiuso la porta della sua stanza si affrettò a prenderle la mano. Lei stava già per schernirsi, ma poi sorrise e si lasciò trascinare via per l’intrico di corridoi.

Kitty era indecisa se chiamare o meno Renee. Non sapeva neanche se voleva frequentare le lezioni… Alla fine bussò alla porta della sua stanza, ma non ricevette risposta. Sbuffò, e riprovò di nuovo. Alla fine la curiosità ebbe la meglio e sbirciò dentro la stanza. Il letto era vuoto. Delusa, scese a far colazione.

Arrivata nella piccola cucina, chiese ad Ororo e a Logan se per caso l’avessero vista. Si intromise Jimmy, che spiegò come l’avesse accompagnata prima a far colazione e poi al cimitero. Come ogni volta che lo si nominava, un’ombra attraversò gli sguardi degli X-Men. Kitty afferrò distrattamente un paio di biscotti dal barattolo dimenticato sul tavolo e uscì per cercarla. Non si era aspettata di uscire, così aveva dimenticato di prendere una giacca, e faceva piuttosto freddo. Eppure Renee era inginocchiata nella neve. «Ehi, così ti bagni tutta! Vuoi ammalarti?» colta da un pensiero improvviso, aggiunse «O hai un fattore rigenerante anche tu?»
«Non ho nessun fattore rigenerante, al momento. Ma tu chi sei?»
Non poteva, ovviamente, vedere l’espressione delusa di Kitty, ma il suo silenzio era abbastanza eloquente, per lei che aveva ricevuto così tante ferite come quella… «Perdonami, è solo che…» esitò: era appena arrivata, e già due persone alla scuola sapevano ch’era una non vedente, non ci teneva a farlo sapere ad altri «è solo che sono cieca e quindi finché non imparo a riconoscere le voci…» aveva iniziato la frase addossando le parole l’une alle altre, ma la voce le si era spezzata a metà.
«Oddio, scusami, non lo sapevo» mormorò Kitty, imbarazzatissima.
«Ci credo, preferisco che non si sappia troppo in giro, nei limiti del possibile»
«E allora ti ringrazio per avermelo detto» ribatté tentando di dare una sfumatura allegra alla strana affermazione.
Renee ridacchiò «Sei buffa!» scosse la testa per far cadere dei fiocchi di neve, visto che stava ricominciando a nevicare «Temevo di averti ferito. Rientriamo, che nevica?» le si avvicinò, e quando fu sicura di esserle vicino, allungò la mano. Trovò il polso, e la prese sotto braccio. «Esci senza giacca, e litighi a me?»
«Non ti stavo litigando!»
«Ho esagerato un po’»
«Sarei io quella strana?»
Nel frattempo Renee aveva cominciato a camminare, e lei si ritrovò a seguire incerta i suoi passi, senza sapere che andatura tenere. «Ti ci abituerai»
«A far cosa?»
«A trattare con un cieco. Ti passerà l’imbarazzo»

Quando Renee e Kitty entrarono nell’aula tutti i ragazzi erano già ai loro posti, e Ororo si stava preparando ad iniziare la lezione. Presero posto in due sedie davanti a tutti, e Renee si ritrovò seduta accanto a Jimmy.
«Ma bene, sei venuta! Ragazzi, abbiamo una nuova mutante alla scuola. Ti va di parlarci un po’ di te?»
Renee abbassò leggermente il capo «Ma cosa siamo, in un centro di alcolisti anonimi? Ma tant’è, se ci tenete… La mia vita non è stata un granché. Ho vissuto in un orfanotrofio per i primi cinque anni della mia vita, poi sono stata giudicata inadatta ad una vita simile e mi hanno spostata in una casa famiglia. Sono restata lì finché un membro del governo non è venuto a prelevarmi per portarmi ad Alcatraz, sapete, per quel progetto che ha dato vita alla Cura. Dovevo avere circa otto anni. Sono restata lì per circa un anno -forse meno, avevo perso la concezione del tempo- e cioè fino al momento in cui Nightcrawler non è venuto a portarmi via. Ho vissuto come una fuggitiva fino a, diciamo, l’altro ieri. Non volevo tornare in quel posto, tutto qui» Aveva esposto i fatti come se parlasse del tempo, con una voce impersonale che dava i brividi.
Ororo –come tutti gli altri, ovviamente- la fissava sbigottita. Aveva così tante domande che non sapeva da dove cominciare. Scelse quella che le sembrava più facile «Cosa voleva il governo da te?»
«Il mio potere»
Prima che qualcuno potesse chiedere quale fosse, Jimmy raddrizzò la schiena –era seduto in posizione abbastanza scomposta- e decise di intervenire nella conversazione. Voleva dimostrare di conoscerla un po’ meglio di tutti gli altri «Sapete, lei è capace di analizzare e modificare il codice genetico di qualsiasi creatura vivente!»
«Me compresa» completò lei, leggermente stupita dell'intervento.
«Ma se non puoi…» vedere, intendeva dire Ororo, ma Kitty fu più veloce «Quindi se volessi potresti, ad esempio, farmi diventare bionda?»
Renee le sorrise riconoscente «Se non fossi seduta vicino a Jimmy lo farei immediatamente» ridacchiò in risposta.
Tempesta non era affatto sciocca, e capì che la piccola voleva evitare accuratamente il discorso. Così passò ad un’altra domanda che le premeva «Dici che a otto anni avevi già sviluppato un potere mutante?»
«Ci sono nata con questo potere»



Se ad alcuni di voi sembrerà senza speranza la sua intenzione di nascondere la sua cecità, sappiate che conosco una persona -non vedente, appunto- e non mi ero affatto accorta che lo fosse. E non solo io. È stata lei a dircelo.
Quanto alla mocciosetta, Renee si riferisce a se stessa, ma il disegno dovrebbe comunque averlo chiarito.

  
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