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Autore: Daewen    23/06/2006    2 recensioni
"Un sonoro schiocco, accompagnato da una forte puzza di zolfo li fece voltare rapidamente: alle loro spalle era appena comparsa una loro vecchia conoscenza. Kurt Wagner si stava spazzolando il cappotto sudicio, come se quel gesto potesse renderlo più presentabile. Al suo fianco, che esitava a slacciarsi da lui, c’era una bambina sugli undici anni, ben pettinata e vestita di tutto punto."
Genere: Malinconico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Torno a postare, dopo tanto tempo, un'altra ff. Sono stata parecchio in dubbio: quale categoria scegliere: perché in fondo è tratta quasi completamente dal film, eccetto un paio di personaggi presi dal fumetto. Ma una categoria per la trilogia cinematografica non c'è, quindi...
Mi rincresce non potermi basare di più sul fumetto, ma ne ho a malapena una mezza dozzina, e sono "un po'" una limitazione, considerando che gli X-Men sono nati quarant'anni or sono. Qui, se masticate un po' d'inglese, ho trovato un utile elenco di tutti (almeno credo) i mutanti apparsi, il che mi ha fatto retrocedere nella creazione della trama. In sostanza, mi è preso un colpo, ho capito che difficilmente potrò rimediare alle mie lacune sul fumetto e mi baserò quasi esclusivamente sui film. Chiedo umilmente perdono a fan più informati!!!

La trama inizia dopo la fine del terzo film. Ovviamente, gli X-Men non sono una mia invenzione ^^

Più avanti posterò anche qualche disegno.

Parte Prima

Capitolo Primo
Una nuova alunna

L’inverno era ormai alle porte. Era trascorso un anno abbondante dal disastroso attentato ad Alcatraz ad opera di Magneto e della sua Confraternita. Finalmente le cose sembravano aver ripreso il loro giusto corso per la comunità dei mutanti, ma soprattutto per la scuola Xavier per giovani dotati.
Hank McCoy, detto la Bestia, era in TV, intento a tenere un discorso di circostanza, e Logan, Ororo, Kitty, Peter, Bobby, Marie (che aveva ricevuto il permesso di restare alla scuola pur non possedendo più alcun potere mutante), Warren, e perfino Jimmy si erano riuniti nel salottino per poterlo seguire in diretta.
Un sonoro schiocco, accompagnato da una forte puzza di zolfo li fece voltare rapidamente: alle loro spalle era appena comparsa una loro vecchia conoscenza. Kurt Wagner si stava spazzolando il cappotto sudicio, come se quel gesto potesse renderlo più presentabile. Povero Kurt, ci teneva così tanto a far buona impressione con i suoi amici… Al suo fianco, che esitava a slacciarsi da lui, c’era una bambina sugli undici anni, ben pettinata – i capelli, rosso scuro, le scendevano morbidamente sulle spalle un po’ ricurve- e vestita di tutto punto con pantaloni e scarpe scuri, un soffice maglioncino color panna e un cappottino di pelle scamosciata con i polsini di finta pelliccia. Che misera apparizione era il suo adorato Kurt, in confronto, con la sua pelle blu ricoperta da vecchi tatuaggi, e stracci laceri a malapena decenti. Lui le prese delicatamente la mano, come per ricevere da lei il coraggio che credeva di non avere, e fece qualche passo avanti. Si era preparato quel discorso da una settimana, ed ecco ora che le parole venivano comunque a mancargli. Non che importasse: Ororo gli si era precipitata incontro e lo stava abbracciando. Finalmente si staccò da lui, pur mantenendo una salda stretta sulle sue spalle. «Stai bene? È tutto a posto, Kurt?»
«Io…?Sto bene, sto bene sì.» farfugliò «Ma quello che è successo…» e tutti, investiti dalla stesso malinconico pensiero, abbassarono il capo. La sottile membrana di pelle tornava a staccarsi per mettere a nudo quella dolorosissima ferita, troppo profonda per essere dimenticata. «Ma quello che è successo… Mi dispiace, avrei dovuto esserci. Forse avrei potuto…»
«Morire« lo interruppe bruscamente Logan. La bambina alzò impercettibilmente il capo. Ororo lo aveva fermato con un’occhiataccia «L’importante è che almeno tu stia bene!» Quell’almeno le era sfuggito, non si era accorta di ciò che stava per dire. Solo allora la bambina fece sentire la sua voce «Accompagnami da loro, Kurt, per favore» aveva un tono lamentoso ma fermo, di chi ha sofferto molto, sta soffrendo, ma sta anche combattendo contro il dolore. Tese la mano verso di lui, che Kurt afferrò prontamente – un po’ troppo a dire il vero- e domandò, con voce a malapena udibile dove fossero le loro tombe. Nel frattempo Jimmy, cui sembrava di aver già visto la bambina, e quest’idea si andava rafforzando sempre più, le si era avvicinato per osservarla meglio «Ma io ti conosco!!!» esclamò all’improvviso, proprio mentre, essendosi avvicinato troppo, il suo potere aveva fatto svanire momentaneamente quello di lei, che si ritrasse istintivamente verso Kurt in cerca di salvezza. Il ragazzino la prese per il braccio e con l’altra mano la costrinse ad alzare la testa «Tu eri ad Alcatraz!»
«Ti assicuro che mi è impossibile combattere» ribatté lei, con quanta più freddezza era capace.
«Lo so! Non mi riferivo all’attacco di Magneto, eri lì come cavia! Aspetta, so anche il tuo nome… Ah, sì Renee. Sei francese?» Non era chiaro neanche a lui come il ricordasse quei tempi trascorsi in una prigione tanto bianca da far male agli occhi potesse trasmettergli quel senso di allegria.
Renee, perché ovviamente Jimmy non si era sbagliato, era se possibile ancor più terrorizzata per essere stata riconosciuta, e si avvinghiò a Kurt, ripetendo senza sosta «Portami da loro, portami da loro, portami da loro…» ed in realtà chiedeva di essere condotta via da lui. Logan, da lupo qual era, fiutò il suo terrore, e si affrettò a spiegare l’ubicazione del loro piccolo cimitero, e Kurt, riconoscente, si affrettò a trascinarla via. Quando furono abbastanza lontani, le chiese cosa le fosse accaduto. «Quel ragazzino… la sua mutazione gli permette di annullare quelle degli altri, se si trova abbastanza vicino. L’hanno utilizzato per trovare la Cura… Accidenti, per un attimo ho avuto davvero paura!»Non parlarono più fino a che non ebbero raggiunto le tre tombe, le due più piccole su cui erano stati incisi i nomi della dottoressa Grey e quello di Scott Summers, su quella più grande Charles Xavier. Lui la condusse a un passo dalla prima tomba, e attese che lei ne sfiorasse la scritta, quasi non si fidasse… Poi la salutò e tornò all’interno dell’edificio.

Renee, rimasta sola, indietreggiò di qualche passo nella neve soffice. Ripescò da una tasca un berretto fatto a maglia, con tanto di pompon, e se lo calcò in testa «Marvel Girl, Ciclope, Professor X: mi dispiace, mi dispiace moltissimo» lasciò che le lacrime sfuggitele le si congelassero sulle guance. Mentre la sua mente lavorava a tutta velocità, le ore scivolarono via, finché fu notte fonda e Ororo, forse mossa a pietà, andò a chiamarla. La bambina, assorta nelle sue preghiere, non si era accorta del suo arrivo, e sussultò nel sentire la sua voce. «Mi spiace, non volevo spaventarti, piccola. Li conoscevi?»
Renee si limitò ad accennare col capo la risposta positiva che le si era bloccata in gola. «È triste perdere chi ci è caro» mormorò alla fine. Restarono immobili per un po’, finché il silenzio fu tale che sembrava loro di udire i fiocchi di neve che avevano ricominciato a cadere. «Andiamo, che ne dici? Fa freddo, qui fuori…»
«Credevo che tu potessi comandare il tempo!» ribatté la piccola con una punta di malizia. Quando non ricevette risposta, si agitò, temendo di aver fatto una gaffe «Oh, mi dispiace, credevo fossi…»
«Sono Tempesta, sì, ma come facevi a saperlo?»
Il visetto contratto di Renee si distese timido sorriso, ed ella indicò le lapidi «Andiamo?» stavolta la sua voce era un po’ più ferma. «Aspetta!» aggiunse poi con urgenza.
«Non mi sono mossa!» e Renee, che aveva mantenuto per tutto il tempo , il viso rivolto alle lapidi, si girò verso la donna «Perdonami, ma non posso vederti. È per questo che ti ho chiesto di aspettarmi, ho bisogno che tu mi prenda per mano, o almeno che continui a parlare» Ororo allora, che non sapeva cosa dire, le si avvicinò e le prese delicatamente la mano, quasi si trattasse di una bambolina di ceramica che aveva paura di rompere. Renee ricambiò la stretta con decisione e, senza bisogno di telepatia, la donna poté leggervi l’innata fiducia che la bambina riponeva in lei. Si incamminarono in silenzio, rotto soltanto quando Renee si sentì in obbligo di spiegare che «di solito non ho bisogno di chiedere aiuto, ma tutta questa neve attutisce i tuoi passi.»

Ororo la condusse fino a quella che, se lei avesse voluto restare, sarebbe diventata la sua stanza: Kurt aveva raccontato di come anche lei fosse una mutante. Sotto richiesta di Renee, la condusse presso ogni mobile, affinché ella non li urtasse, o non faticasse a trovare ciò che le serviva. E augurò la buona notte, e stava per congedarsi quando si ricordò di un particolare. «Nel salottino in cui vi siete teletrasportati tu e Kurt, c’erano anche altri mutanti, e più o meno tutti erano X-Men.»
«So chi siete»
«Bene, se dovessi avere bisogno di qualcosa, nella stanza a destra c’è una di noi, ha chiesto lei che le vostre stanze fossero vicine» la bambina sembrò piacevolmente sorpresa «Si chiama Kitty, non esitare a chiamarla!» e la lasciò sola.
Renee gironzolò per un po’ nella stanza, per memorizzare le varie posizioni, cosa noiosa, ma per lei assolutamente necessaria, in quanto detestava dover chiedere aiuto per il suo handicap. Si lasciò cadere sul letto, ed esausta per i molti avvenimenti si addormentò istantaneamente, con berretto e cappottino ancora indosso.

  
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