Il nuovo capitolo. Qui i toni sismorzano dal precedente e si fanno...più glads XD Durerà?
COme avete visto, voglio finire prima questa fic visto che per adesso ho l'ispirazione per continuarla anche se tempo zero. Tutte le bozze dei nuovi capitolo sono in fase di sistemazione, quindi piano piano li inserirò. Se riuscirò a rtovare il tempo, forse anche entro domenica potreiaver terminato, visto che mancano forse un quattro, massimo cinque capitoli alla conclusione. Oltre non avere possibilità di tempo, mi spiace che i capitoli non vengano come davvero vorrei, ma avendo l'ispirazione nel pocotempo concessomi, i dettagli ect...magari iniziano a mancare.
*****************************************************************************
Corsi
a
vestirmi, insaccai gli abiti sporchi in una tasca apposita e presi dal
mio
mantello abiti puliti. Li indossai e mi affrettai a raggiungere il
gruppo che,
aspettandomi, pareva nervoso. E non certo GOurry, che sembrava essersi
ripreso
un pò dai momenti di strano assenteismo. O almeno,
così sembrava.
Salirono sulla carrozza i conti e J.J. che mi fece l'occhiolino e
sparì oltre
la porta che chiuse dietro di sè. Arrabbiata e amareggiata,
presi il cavallo e
lo trascinai letteralmente, recandomi davanti alla carrozza per
avviarmi a
quello che sembrava il continuo dell'incubo. Scrutai il viso di GOurry
mentre
era impegnato a sistemare le imbragature che permettevano alle redini
di
sortire effetto con il movimento delle dita. Era dannatamente capace di
usare
braccia, mani e dita così bene che con le redini sapeva
gestire uno o due
cavalli di pare bravura a quella di un addestratore o cavallerizzo
esperto. Di
certo però, se la sua spada potesse parlare, avrebbe
chiarito quale fosse la
sua bravura reale e quale tipo di mani la impugnassero, a testimoniare
la
delicatezza e forza insieme, abilità e capacità
uniche. Cosa che Gourry aveva,
assolutamente. E lo invidiavo su questo, io in confronto ero imbranata
e
inesperta, nonostante sapessi bene cosa e quanto avesse dovuto patire
per migliorare
la sua innata capacità. A confronto io avevo avuto un
insegnamento leggero e tranquillo,
nonostante per mio carattere e anche autostima tendessi a dare edl mio
meglio
per primeggiare.
Nel momento in cui si voltò verso di me, gli sorrisi
dolcemente ma durò pochi
istanti, rimasi a bocca aperta quando chinò la
testa e si mise a
cassetta, senza proferire parola alcuna, semplicemente emise la
raganella e i
cavalli partirono senza bisogno di redini e fruste. Camminammo mentre
il sole
svaniva oltre le nubi e fin sotto l'orizzonte, sembrava non arrivare
mai e mi
domandai, cercando di incitare GOurry ad avanzare più
speditamente, se avessimo
trovato un alloggio. E alla fine, incontrammo un paese e una locanda
decente
per gli schizzinosi nobili che storcevano il naso a ogni cosa che
vedevano.
Prendemmo quattro camere e consegnammo cavalli e carrozza al garzone,
chiedendo
anche bagno in camera e cena calda e abbondante. I nobili si fiondarono
in
camera, aiutati da J.J.e io, lasciati sulle scale, mi
stiracchiai e
portai le stanche membra su una sedia del ristorante, sprofondando
anche sul
tavolo con tutti il peso delle braccia, finalmente felice di avere
qualcosa di
diverso da un cavallo sotto di me. La schiena a pezzi, il collo un
dolore terrificante,
le gambe che reclamavano una posizione diversa dopo ore ferma a
cavalcioni
sull'animale. La cameriera di turno mi si avvicinò, dandomi
occhiate forse di
pietà per la mia situazione fisica e mentale troppo evidente
e bofonchiai
qualcosa che lei non capì, come ordinazione. Sbuffai
nonostante avessi il mento
poggiato sul tavolo e persi di nuovo il menù in mano, per
ridarle
l'ordinazione. Alla sua domanda di ripetere sentì dire
"Cinghiale alla
diavola, fettine di capretto alle erbe, grigliata di carne mista e
patate per
due persone. Torta alle mele e amaro."
SI sedette di fronte a me, l'unica persona che non mi aspettavo di
vedere.
Gourry. Aspettò che la cameriera ancheggiasse via,
mentre nervosa la
fissavo per capire cosa combinava attorno a noi, e mi fissò
serio non togliendo
gli occhi celesti dai miei. Ero stanca, parecchio e la testa mi
sembrava
pesasse un quintale, la buttai così sul tavolo poggiando la
guancia sulla
tovaglia porpora impregnata di odori strani, mischiati fra loro. Mi
tranquillizzò
una mano che carezzò la testa che ormai sembrava
alleggerirsi a ogni movimento
e chiusi gli occhi. Mi sembrava un dono enorme quel tepore che si
irradiava
dalla sua mano, dolce ristoro per la tensione in ogni fibra del mio
essere. Mi
lasciai cullare da quel contatto e senza pensarci due volte dissi
"Finalmente sei di nuovo tu...mi sentivo crollare il mondo intero
addosso
mentre ti vedevo sempre più distante". La sua mano
rallentò il movimento finché
non si fermò e mi chiese di guardarlo. Sgranai gli occhi
mentre le sue dita
scorrevano sulla mia guancia per poi ritrarsi, provocando in me una
sensazione
di vuoto. Arrivò in quel momento l'ordinazione e iniziammo a
mangiare, mentre
io attendevo una qualche risposta. Nulla. Alla fine, stanca, allungai
una mano
afferrando la sua con la forchetta stretta fra le dita e gli chiesi di
ascoltarmi. Tradiva preoccupazione, sembrava voler fare qualcosa anche
lui ma tentennava
e decisi di chiarire ogni cosa "Cosa ti succede, GOurry. Non parli, sei
sempre teso e arrabbiato e sono preoccupata. Qualcosa non va? Lo sai
che con me
puoi parlare....".
Strinse la mano con la mia, lo sentivo mentre faceva respiri profondi
come a
prendere coraggio, ma non parlava. GLi lasciai la mano, evitando di
risultare
troppo apprensiva, rimanendo a fissare il piatto pieno di carne colante
succhi
speziati e patate aromatiche. Rimase con la mano a mezz'aria a fissare
me che
ripresi a mangiar, portando con estenuante lentezza ogni boccone per me
amaro
alle labbra. CI scambiammo poi vari sguardi, ma quello che comunicavamo
in quel
modo non pareva dare sollievo a nessuno dei due. le nostre mani si
stringevano
e si lasciavano in continuazione perse dal nervoso di volersi
avvicinare di
più, ma che qualcosa di invisibile lo impediva. MI
chiesi cosa potesse
esserci tra noi da creare questa tensione, venuta a galla
così repentinamente
che io non me ne accorsi... se non quando lui non mi guardò
come faceva prima,
non mi sorrideva ogni volta che mi voltavo a scrutare la sua
serenità per
trovarmi in pace nel cuore e nell'anima. Avevo bisogno della sua stessa
esistenza
per guardare il nuovo giorno con il c cuore leggero, lo sapevo.
Arrivammo
alla frutta e la cameriera ci portò tre fette di torta, una
come suo dono per
lui. GLi sorrise, porgendogli il piatto che prese ringraziandola con un
cenno
del capo, e l'occhio le cadde su di me che la fissavo con occhi a
fessura e
nervosismo a mille. NOi avevano un problema di comunicazione e lei ci
faceva
perdere tempo con dolci e ammiccamenti vari. Sbiancò di
brutto, GOurry si
schiarì la voce facendomi cenno con gli occhi di smetterla e
la visi scappare
via in preda a chissà cosa. Neanche avessi avuto un giga
slave sopra di
lei...no, non lo avrei mai lanciato per una mocciosetta sbavante dietro
Gourry,
ovvio.
Una
risata divertita
squarciò l'alone di tensione presente. Rideva, GOurry rideva
e mi sentì
sollevata. GLi risposi con un sorriso più dolce che potessi
fare e lui sospirò.
MI parve quasi...che con quel respiro stesse togliendosi di dosso
pesantezze e
chissà cosa gravasse sulle sue spalle. SI allungò
sul tavolo, per carezzarmi la
guancia e la bloccai al mio volto con la mia, lasciando che il suo
calore mi
rincuorasse "Lina...accanto a te ogni cosa sembra svanire...." in
modo dolce e pacato da farmi quasi sciogliere come burro vicino al
fuoco. Mi
sentivo di nuovo come prima, come parte di qualcosa. Chiusi gli occhi.
"Cosa ti tormenta, GOurry..." sussurrandolo lievemente.
"IO...io non...." balbettò incerto.
Riaprì gli occhi quando non lo sentì per un
pò parlare, saltai per aria nel
vedere J.J. alla mia destra davanti il braccio teso di GOurry con la
mano sulla
mia guancia. CI guardava sorridendo e mi accorsi che fissava la mano di
Gourry, la mia guancia e credo...anche il colore porpora. Per la sorpresa
ovvio...non per..vabbè lasciamo perdere. Sobbalzai quando la
cameriera portò
anche l'amaro, squadrando la sua faccia indispettita per quella mano
ancora
presente sul mio viso. Presa dal panico per la situazione, presi il
piatto con
la torta e lasciando il tavolo dissi "Scusate ma...ora vorrei andare a
letto..." lasciando i due soli. GOurry parve protestare alzandosi per
seguirmi ma lo fermai e sorridendo gli dissi che avevo sonno e che
faceva
meglio a finire la torta e l'amaro, per riprendersi dalla giornata di
viaggio.
Falcate mi portarono verso le scale di legno scuro, dando
un’occhiata oltre la
mia spalla per l'ultima volta, per notarli uno di fronte all'altra
mangiare la
torta, parlando. Non li vedevo bene in viso dal mio punto di
osservazione
ma...non so...una fitta al petto mi tolse il fiato. A vederli
così, sembravano
davvero una bella coppia, non potevo negarlo. Entrambi quasi coetanei,
belli e
affiatati.
Gradino dopo gradino mi feci pervadere ma mille pensieri contrastanti.
Dovevo
lasciarli soli? Dovevo far finta che tutto fosse apposto e farmi una
bella
dormita? In fondo al corridoio vidi avanzare la contessa, non l'avevo
mai vista
da sola e mi avvicinai nel caso avesse bisogno di aiuto "No Mia
cara...è
tutto apposto. Mio marito si sta rilassando con i bagno e io volevo
camminare
un po’… Non è così
rilassante stare sempre distesa o seduta..." scandendo
ogni parola con tono quasi addolorato. Anche se devo dire, sembrava
tutto
fuorché sofferente, vedendola dinnanzi a me a quel modo e in
quel momento.
"..Gourry e Johana sono ancora a discutere?" domandò con
aria quasi
innocente, mentre la fissavo stranita per un discorso venuto dal nulla.
"Discutere? Quando...."
"Quando io e mio marito siamo saliti verso la nostra camera...li ho
visti
discutere sulle scale...."
Basita e sconvolta, mi chiesi cosa fosse accaduto, visto che poco prima
al
tavolo non sembravano assolutamente reduci da litigi e simili. Anzi. Mi
spiegò
semplicemente che Gourry aveva fermato Johana per le scale, che avevano
iniziato un discorso sui toni non accesi ma lievemente tesi. Discutere,
di cosa
potevamo mai parlare in maniera animata quei due? Forse di me? A causa
mia? O
di J.J.? ringraziai la donna che sembrava voler proseguire e
andai via.
La lasciai vicino la finestra che si affacciava al cortiletto e chiusi
la porta
dietro di me, preparando il mio pigiama per la notte.