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Autore: AmetistaCassandra    20/10/2011    1 recensioni
Fu in quel periodo della mia vita che iniziai a concepire l'idea del piano malefico che avrebbe per sempre cambiato la faccia, per non dire la voce, del mondo.
Fu in quel periodo della mia vita che decisi che avrei assassinato la musica.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho passato ore a cercare una buona storia da raccontarvi.

Diciamocela tutta, ci ho preso gusto a scrivere tutte quelle cazzate sulla musica e sull'assassinio. So bene che, sotto sotto, mi avete preso in simpatia perché vi sembro una pazza di quelle serie, una di quelle che hanno metodo e recitano bene la propria parte. Probabilmente il fatto che vi abbia raccontato tutto in prima persona vi rassicura e volete che sia la mia voce a continuare a narrare quelle avventure. E' da me che volete sapere come tutto finì.
Volete la bella storia. Non vi importa nulla della verità.
Come lei.
Posso garantirvi un finale sorprendente, ma credo che voi stessi già sappiate che la mia missione era destinata a fallire.
La mia, come la sua.
Ho deciso di darvi la verità, di imporre il mio punto di vista sul suo come lei lo ha fatto sulla mia vita.
E' ora che sappiate che lei non ha scritto una sola riga di tutte queste porcherie. Come avrebbe potuto, il suo cadavere è ancora caldo e temo dovrà aspettarmi qualche minuto, dopotutto avete il diritto di conoscere l'epilogo.

Mi sono già presentato ma probabilmente eravate troppo presi da lei per accorgervi di me e di quanto il mio personaggio potesse, in effetti, essere interessante. Un povero ragazzino sordo di fronte a una grande assassina senza scrupoli. Non avevo mai ucciso prima di questa sera, era sempre lei a sporcarsi le mani. La ho amata dal primo momento.
Ricordo di averla vista sgattaiolare dietro al pulmino della banda con quella sua grazia da assassina. Non avrebbe mai saputo che io la guardavo, mentre fissava le cariche sotto al paraurti della vettura e si allontanava, insospettabile, dal parcheggio dell'auditorium verso il grande centro commerciale da cui avrebbe osservato tutto. La seguii per quasi un anno, prima di osare avvicinarla. Non ricapitolerò tutto il teatrino che costruii per farmi accettare da lei: fingermi sordo per tutti quegli anni, improvvisare un incontro casuale e seguirla per mesi furono solo alcuni dei sacrifici che feci per lei.
Quando si ha a che fare con i pazzi non si può fare altro che assecondarli nella loro pazzia e io ero completamente pazzo di lei. Ero pazzo di lei mentre programmavo a tavolino la morte di centinaia di innocenti per la sua folle missione, ero pazzo di lei mentre stringevo le mie mani intorno al suo collo e mettevo fine a quella nostra vita insieme.
Mi fa sorridere pensare che dopo essere scampata a una corte d’appello e a quattro investigatori privati, sia dovuta morire per mano di uno come me.
Non sono ebreo e non sono sordo, naturalmente non ho mai lavorato come tuttofare in nessun conservatorio. Non cercò mai di sapere quale fosse la mia storia o dove avessi imparato a disegnare. Dividevamo letto e l’ appartamento senza sentimentalismi o interessi, mi usava e non faceva nulla per nasconderlo. Andava bene a lei e a me.
Sino a ieri.
Mio caro lettore, devi sapere che iniziai a scrivere questo racconto e alcune poesie così per gioco e, senza che lei sapesse niente, presi il vizio di pubblicarle su uno stupido sito internet con un falso nickname ( femminile naturalmente, che senso avrebbe avuto scrivere tutta questa storia su di lei in prima persona e presentarmi come uomo?). Tutto sembrava andare bene, poche recensioni ma carine, incentivi a scrivere continui e confronto con persone interessanti.
Mentre continuavamo a girovagare per l’Europa e a freddare musicisti, tra una scopata e l’altra, trovavo il tempo di buttare giù questa smielata celebrazione di lei, tenendola all’oscuro di tutto.
Piuttosto soddisfacente e assolutamente gratuito, non credevo mi avrebbe portato dove mi portò.
E' stata la pubblicazione del terzo capitolo a cambiare tutto. Toccava a me entrare in scena.
Ho preso un sacco di tempo per pensare a come raccontare il me personaggio, quasi cinque mesi per elaborare il capitolo in cui Giona il ragazzino sordo sarebbe stato introdotto nel racconto.
Mi sono tratteggiato interessante ma non troppo centrale, pieno di pregi e carico di interesse come effettivamente sono ma senza rivelare nemmeno alla carta il mio segreto.
Con un certo orgoglio, mi sono dedicato il titolo del capitolo e buona parte del suo contenuto.
Di fronte alla carta, però, ho dovuto ammettere per la prima volta che non ci sarà mai stato amore tra me e lei. Era troppo concentrata sul suo progetto folle per vedermi davvero, per sentirmi davvero. Ho inziato a odiarla.
La scorsa notte è tornata in albergo furibonda: la giovane suonatrice di trombone che aveva deciso di mandare all'altro mondo era deceduta con una grazia decisamente superiore alla media, e lei non riusciva a sopportare l'ennesimo fallimento.
Come se non bastasse, a ritorno la polizia l’aveva fermata per un controllo all’auto. Non si era spaventata né aveva perso la calma ma il suo umore ne era stato danneggiato ulteriormente. Non era stata una bella giornata.
Come spesso succedeva, mi aveva ignorato e si era infilata nel bagno per togliersi la puzza di musica dai vestiti.
Mentre ricontrollavo il numero di recensioni dal mio computer, l’avevo sentita imprecare in diverse lingue e con diversi stili da dentro al bagno. Non si faceva mai problemi a dire cose inappropriate in mia presenza, sapeva che non potevo sentirla.
Mi sono sempre domandato se in realtà non fosse a conoscenza della mia simulata sordità e non si prestasse semplicemente al gioco; se non fosse il suo modo di amarmi, fingere di non sapere solo per poter continuare a ignorarmi.
So benissimo che sono tutte illusioni, non sono mai stato niente più del ragazzino sordo.

Una ragazza aveva recensito il capitolo che portava il mio nome, qualche giorno prima. Le era piaciuta soprattutto la parte sui sogni. Le avevo risposto con un messaggio chiedendole che cosa ne pensasse del personaggio di Giona. La mail di risposta mi era arrivata proprio mentre lei imprecava in bagno.
Avevo cliccato sul tasto che l’avrebbe aperta a mani tremanti:

“Il ragazzo sordo? Sì, è un bel personaggio che si adatta bene a lei anche se, naturalmente, resta in secondo piano di fronte a una personalità come quella dell’assassina. E’ impossibile concentrarsi su quel personaggio quando lei è così lucida e contorta”
La svolta.
Era dunque quello il mio ruolo? Il narratore silenzioso che rinunciava persino alla voce narrante destinato a rimanere nell’ombra?
Dopo aver riletto il messaggio qualche volta mi ero alzato e avevo raggiunto la porta del bagno proprio mentre lei usciva. L’avevo abbracciata, prima di stringere le dita intorno al suo collo.
Era talmente stupita che non aveva neppure provato a difendersi mentre la strangolavo.

Lettore, sarai contento di sapere che la tua eroina ha fatto una bella morte. Intonata, oserei dire. Persino per lei la morte è stata intonata, come tutte quelle di tutti coloro che ha ucciso. Che la morte sia intonata di natura?
Non ho toccato ancora il cadavere, ma credo che mi concederò il lusso di farlo. E’ ancora molto bella.
Commentatrice, mi rivolgo direttamente a te, ora. Non vorrei che tu pensassi di essere stata la causa della morte del tuo personaggio preferito, anche se tecnicamente è così. Sappiamo bene che era solo questione di tempo prima che io mi rendessi conto che la protagonista del mio racconto era una soltanto e che “l’assassina stonata” non sarebbe mai stata la storia d’amore tra la serial killer e il ragazzo sordo come avevo per tanto tempo pianificato.
Non mi rimane molto altro da dire, a questo punto: così trapassa l’assassina stonata e la sua missione fallisce miseramente come la mia.
La musica esce di scena insieme alla sua acerrima nemica, non sconfitta ma gravemente indebolita.
Quanto a me, non sono abbastanza interessante per voi e lo so.
   
 
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