Quando
Sesshoumaru, visibilmente sconcertato dall’improvvisa quanto frettolosa
ritirata del battaglione nemico, lo raggiunse poco dopo, Inuyasha era solo.
Tanto
la guerriera quanto la Principessa erano sparite. Fuggite e volatilizzatesi nel
nulla con la stessa semplicità del disperdersi della sabbia nel deserto.
Come tutte le donne,
del resto.
Il
viso contratto e per metà stravolto da una macchia sanguigna colante da un meno
precisato punto della fronte, il primogenito gli si sedette accanto,
guadagnandosi una rapida occhiata di circostanza. Le belle vesti di Sesshoumaru
parevano ora i residui sfibrati di un abito da sposa costretto a passare una
fin troppo avventurosa notte di nozze.
“
Mi stavo giusto chiedendo dove fosse sparito il mio caro fratello, invincibile
guerriero e superbo combattente” gli sibilò con fare piccato “ Ma per fortuna
eccolo qui, intento ad ammirare lo spuntare delle prime margherite. Avevo quasi
paura che, per puro caso, ti fossi arrischiato ad imbracciare un’arma ma no, grazie al cielo, non ti è proprio passata per la testa una simile
pazzia”
Gli
angoli delle labbra del mezzo demone si flessero appena verso l’alto.
Una vita per una vita.
Una morte per una
morte.
La loro in cambio di
quella di Inutaro, padre scellerato. Prima della
Fine.
“
Che c’è, troppo affaticato dalla raccolta di germogli?” lo punzecchiò ancora il
fratello mentre, con sommo dispiacere, provvedeva a lacerare definitivamente
ciò che rimaneva del suo vestito. In breve Sesshoumaru conservò solo quelli che
a occhio e croce avrebbero dovuto essere le sottovesti. Bianche e screziate di turchese, ovviamente.
Inuyasha
soppesò piano Tessaiga da una mano all’altra, la
curva affilata della lama che passava senza uno sbavo sul suo palmo destro mentre,
assorto, egli la faceva scorrere dinnanzi agli occhi pensosi “ Ho appena avuto
un delizioso rendez-vouz con una ribelle di nostra
conoscenza” si risolse poi a dire.
Immediatamente
Sesshoumaru si bloccò. A metà di un nuovo ritocco estetico alle proprie vesti,
il primogenito parve smarrire il filo dei propri pensieri.
Inuyasha
sospirò piano, socchiudendo lentamente le palpebre ora irritate dal sole.
“
Una conversazione molto spiacevole, in effetti” continuò conficcando con un
secco movimento Tessaiga nel terreno
“
Specialmente la parte in cui ci informava entrambi delle losche trame
escogitate per dare il tempo ai nostri alleati di tradirci in tutta calma”.
Ancora
fasciate da un marasma imprecisato di chincaglierie e gioiellame,
le dita di Sesshoumaru parevano dei sottili ramoscelli di betulla assaltati da
orde di bruchi affamati. Sembrarono improvvisamente sussultare, quasi che uno
di quegli animaletti avesse appena deciso di mordere la mano che lo ospitava.
“
Sarebbe stupido dire che non avessimo in qualche modo previsto questa eventualità”
riprese freddamente Inuyasha.
Sarebbe stupido
fingere che non l’avessimo capito entrambi già da tempo avrebbe voluto dire,
ma si astenne per il medesimo senso del rispetto che poco prima la guerriera
aveva riservato a lui.
Si
schiarì piano la gola, prendendosi qualche istante per decidere come
continuare. Poi sospirò.
“
Tutti, vecchi amici e vecchi nemici, ci stanno ora aspettando al valico dello Tsii dove nostro padre, da quanto mi è stato detto, ha già
potuto saggiare l’amaro gusto del tradimento.” Esitò un attimo “ E’ improbabile
che sia ancora vivo.” Aggiunse poi lentamente.
Probabilmente
non era vero. Non in quell’esatto istante
in cui lui, figlio ingrato, già poneva con quelle parole una croce di parole
sul feretro freddo del proprio padre, perlomeno. Certo che no. Probabilmente
Inutaro era ancora li, nell’ultima e più remota fila
del suo sterminato esercito a strillare ordini a destra e manca mentre, molto
più avanti, i suoi uomini morivano come bestie al macello. E già, vedendo
l’andamento poco rassicurante della battaglia, chiedeva che gli venisse sellato
il proprio cavallo. E portati vestiti più umili, magari macchiati di sangue
fresco, viste le circostanze.
“ Signore, signore,
dove deve andare proprio ora?” “ E’ per l’assalto finale, ragazzo.” ( No, non
credere che me la stia vergognosamente dando a gambe, ragazzo. Fidati di Inutaro Miyoshi).
Ma
forse, forse, era meglio evitare che Sesshoumaru intendesse quella immagine di sopravvissuto-quasi-morto come una possibile quanto
doverosa missione di salvataggio al padre accerchiato. Meglio evitare che
l’unico figlio che ancora tollerasse la sua sgradita presenza morisse al suo
fianco maledicendolo e raccomandandolo
al peggiore girone infernale.
Così,
nello sguardo improvvisamente buio di Sesshoumaru, nel suo flettere il capo e
sparire nella cortina argentea dei capelli, Inuyasha non potè
che socchiudere le palpebre e volgere gli occhi dall’altra parte, in parte
dispiaciuto ed in parte avvilito per essersi dimostrato, proprio alla fine, il
figlio bastardo di cui tutti parlavano riferendosi a lui e alla sua deplorevole
maternità.
“
Quante possibilità ci sono che ci stiano mentendo? Che sia semplicemente un
inganno per impedirci di raggiungere nostro padre in combattimento?” da dietro
la propria capigliatura lunare, la voce di Sesshoumaru dovette gareggiare con
il costante sibilo del vento.
Il
mezzo demone si strinse placidamente nelle spalle. “ Molte, in effetti” rispose
asettico “ Ma in questo caso, ti faccio notare che le recenti rappresaglie ai
nostri “alleati” hanno notevolmente affievolito la nostra potenza bellica e le
forze a nostra disposizione. Fra le fila rimanenti ci sono contadini e
mercenari in numero sufficiente ad affrontare niente più che un esercito regolare
di medie dimensioni. Qualunque nuova aggiunta alle forze in campo nemico ci
sarebbe senza dubbio fatale. Senza contare che il valico dello Tsii è una trappola naturale per eserciti che non conoscano
bene il territorio.”
Il
secondogenito soppesò appena con lo sguardo la bruciante linea dell’orizzonte “
Qualcosa a metà strada fra un salto nel vuoto e un canto del cigno” constatò
con leggerezza. Non poté fare a meno di portarsi una mano alla fronte
detergendo con pollice e indice il sudore raddensatosi attorno agli occhi e
poi, con apparente noncuranza, abbandonare la mano li, proprio dinnanzi alle
iridi ferine. Incapace, anche in quel contesto, di guardare in faccia il
proprio fratellastro e soppesare l’intensità del proprio rammarico.
Poi
qualcosa lo colpì. Uno strattone imprevisto che dal fianco si abbatté su di lui
con la stessa violenza di un elefante in carica. Colto del tutto alla
sprovvista Inuyasha non poté far altro che incassare il colpo ritrovandosi poco
dopo disteso a terra con una mano del fratello attorno al collo e l’altra
sospesa assieme a Tenseiga nell’aria.
“
Sei solo un fottuto vigliacco!” gli sputò in faccia questi, lo sguardo
solitamente terso che ora annegava in uno sprezzo rancoroso. Nelle sue iridi il
colore del sangue mentre, privo di alcuna compassione fraterna, questi
troneggiava inclemente su Inuyasha.
“Solo
un vigliacco!” ripeté serrando ancor più la presa attorno al collo. Vene scure gli
pulsavano in viso “Dannato bastardo che non sei altro, mi stai forse dicendo
che dovrei scappare e basta, lasciandomi alle spalle il nome dei Miyoshi e con esso nostro padre? Fuggire nella vergogna e
nel disonore come uno dei tanti cani che se la svignano dinnanzi alla battaglia
con la coda fra le gambe?” nella sua voce già si poteva avvertire la stridula
nota dello sdegno, la gola che andava serrandosi riducendo le parole a poco più
che un sussurro rabbioso. Quasi un ringhio. “ Mi stai dicendo di lasciare tutto
e vivere da ora in avanti come un clandestino senza nome, senza patria e senza
speranze? Io che ho conquistato popoli e capitanato armate? Maledetto mezzosangue!”
sputò con il fiato corto “Ho ucciso e depredato più di quanto mille uomini
potrebbero fare nel corso di tutte le loro misere vite. Ho versato tanto sangue
da far sprofondare questo lurido mondo in un abisso insormontabile. Ho..” “ Ti
sto solo proponendo la salvezza, Sesshoumaru!” lo interruppe con rabbia il
secondogenito. Si sentì mancare il respiro mentre il fratello lo inchiodava
ancor più a terra con un gesto omicida “ Mi stai consegnando alla viltà! “ fu
la sua replica rauca “ Ti sto consegnando alla vita, invece! Una nuova vita!” un nuovo strappo mentre questi
si alzava di scatto per puntargli immediatamente Tenseiga
alla gola. Vi fu un lungo momento di silenzio nel quale il secondogenito poté
avvertire il filo della lama sfiorargli la gola pulsante. Poi, il fremito di
Sesshoumaru “ Nessuna vita varrebbe il gesto a cui mi chiedi di abbassarmi.
Nessuna!” .
Nonostante
la situazione, Inuyasha non poté proprio impedirsi di esibire un ghigno sarcastico “Ma non farmi ridere” rimbeccò piccato “Rispetto
a ciò che abbiamo fatto fino ad ora il salto non sarebbe poi così ampio, in
fondo.” Impercettibilmente, in quella qualcosa cambiò nello sguardo del
primogenito. Qualcosa il cui imprevedibile spegnersi parve mutarlo in un
istante, il volto che si paralizzava nel riverbero delle ultime parole di
Inuyasha.
Il
mezzo demone potè quasi avvertire il suo respiro tremare,
l’emozione di un attimo che stravolgeva gli occhi dorati del fratello. Poi,
deglutendo “ E’ proprio per questo che non posso farlo, Inuyasha” sibilò questi
lentamente.
Incapace
di controllarsi, il mezzo demone percepì distintamente il proprio volto arricciarsi
ancor più in un’espressione serpentina. Se avesse potuto avrebbe certamente
sputato a terra. ”Ridicolo” sentenziò subito dopo. Soppesò un attimo sulle
labbra la sensazione di aver nuovamente ripreso il controllo della situazione. Un
che di dolce e al contempo elettrizzante. A prova del suo ritrovato potere
tentò impercettibilmente di muoversi un poco all’indietro, ma il braccio di
Sesshoumaru lo seguì. Sospirò. ” Pensi forse che un ultimo gesto disperato ti
salverà, Sesshoumaru? Che insieme al nome potrai riscattare anche la tua anima?
Non c’è mai stato onore nella casata dei Miyoshi. Mai.
Tanto nel passato quanto ora. E non sarà certo il tuo plateale suicidio a
donargliene uno.”
Con
gesto febbrile, Sesshoumaru si passò la lingua sulle labbra, il sangue
rappresosi che le colorava per un istante di vivo carminio. Parve prendere il
respiro mentre, assorto, fissava attentamente Inuyasha, Tenseiga
ancora stretta fra le dita. Poi, infine, sorrise. Con la medesima e meccanica
arrendevolezza di chi dovesse aver ben studiato quel gesto prima di
concederselo. “Forse hai ragione” ammise con imprevista calma, la voce che modulava
appena in un tono sereno “ Non sempre è dovere dei figli riscattare gli errori
dei padri, specie se questi hanno per lo più il carattere dell’incorreggibile.”
Distintamente
Inuyasha riuscì a notare le dita del fratello distendersi appena attorno
all’elsa della spada. Inconsapevolmente trasse un sospiro sollevato.
“Forse
sto sbagliando.” continuò Sesshoumaru “Forse
mi sto semplicemente illudendo che un sanguinoso assassino possa trasformarsi
improvvisamente in un eroe di guerra da tutti rimpianto” nelle mani di
Sesshoumaru, Tenseiga parve abbassarsi di qualche
centimetro “E certamente è stupido da parte mia sperare che questo mio
desiderio di riscatto si prolunghi anche a te ma vedi, Inuyasha” solo allora,
con un gesto incredibilmente lento, egli allontanò l’arma dalla gola di lui
consentendogli di respirare liberamente.
“
Miyoshi è il mio nome. L’unico che mi sia stato dato
alla nascita e il solo che ho scelto di conservare qualora avessi dovuto mai
pensare a CHI io fossi. Morto quello, cosa pensi che mi resterebbe?” “Molto più
di quanto tu creda, fratello” soffiò Inuyasha. Improvvisamente divertito, Sesshoumaru
scoppiò allora in una mezza risata contrita “Forse più di quanto servirebbe a
chiunque altro per sopravvivere. Forse. Ma non abbastanza per me” una pausa, i
lunghi capelli d’argento che incorniciavano il suo volto come una cascata di
diamanti “ Nessuno sopravvive alle Tenebre, Inuyasha, nemmeno il più forte dei
guerrieri. Si ha sempre bisogno di una Luce, di una piccola luce che ci indichi
il cammino così da evitare di perdersi in quel mondo di ombre ed oscurità quali
è l’essere umano.” Socchiuse un attimo le palpebre, piccole gocce di sangue che
si seccavano lentamente attorno alle orbite “Ho fatto e visto troppo per illudermi
ancora di non essermi già smarrito.
Di non aver poco a poco perduto tutto ciò che possedevo in quel nero sempre più
fitto, sempre più pressante. Eterno.” Lentamente, abbassò il filo della spada fino
a farle sfiorare il terreno. Un istante, e le dita di Sesshoumaru la lasciarono
scorrere dolcemente nel fodero, nuovamente a riposo. “Quella Luce, quella
misera Luce è la sola certezza che mi rimane, ormai. L’ultima speranza a cui
ancora mi aggrappo per rassicurarmi di non aver, almeno, dimenticato chi sono.”
“Signore!” un grido maschile poco
distante fece sobbalzare entrambi, scuotendoli simultaneamente in uno shockante
ritorno alla realtà. Stordito, Inuyasha vide Sesshoumaru spostare lentamente il
proprio sguardo in direzione di chi aveva parlato, il serrarsi della mascella
di lui che ben lasciava intuire quanto l’imprevista intromissione nel discorso avesse
messo a dura prova la sua sopportazione. dopo qualche rapido scambio di sguardi
con il terzo venuto, il primogenito volse in silenzio il capo prima a destra,
le palpebre che si stringevano appena nel tentativo di mettere a fuoco qualcosa
evidentemente lontano, e poi di nuovo, lentamente, alla volta di Inuyasha cui non era stato dato il permesso di
voltarsi. Sul suo volto un che di perplesso e vagamente sconcerto.
“E’
la Principessa” fu il suo unico commento asciutto.
Nell’esatto
istante in cui voltava lo sguardo nella direzione indicata, ogni traccia della conversazione
appena avuta abbandonò il mezzo demone, lo
sguardo ora inaspettatamente ansioso che si fissava alla ricerca della figura
ancora vacua nel profilo dell’orizzonte. La Principessa. Quella Principessa. Assottigliò appena lo sguardo, il riverbero del
sole sulla piana che gli provocava una sensazione quasi dolorosa mentre con
trepidazione delineava i tratti sottili, l’andatura stanca ed affaticata,
l’odore pungente. Si. Concluse con un
mezzo sospiro. Proprio la Principessa.
E
avrebbe certamente preso a correre in direzione di lei se proprio allora la
voce del fratello non l’avesse raggiunto bloccando sui suoi stessi passi. “Che
diavolo ci fa li? Era scappata?” Inuyasha deglutì a vuoto, l’ansia che gli
inaridiva la gola “Era stata rapita dai ribelli” spiegò in un soffio asciutto.
Avvertì, pur non vedendolo, l’accigliarsi appena di Sesshoumaru “Bene. Non
doveva valere poi molto se quei bifolchi l’hanno rilasciata dopo neanche mezzo
miglio” fu il suo unico commento divertito. Nel duro delinearsi della mascella
il secondogenito si concesse un mezzo sospiro contratto per poi, giallo di
stizza, scoccare un’occhiata inviperita in direzione delle truppe assiepatesi tutt’intorno
come mosche attirate dal miele.
"
Cosa diavolo è questa atmosfera da sala da té? Serrate
i ranghi e preparatevi a partire, razza di bifolchi!" latrò estraendo
brutalmente Tessaiga rimasta fino ad allora conficcata
nel terreno.
______-_________-________-______
Quando
la giovane giunse finalmente alla portata del mezzo demone, i ranghi si erano
fatti decisamente più serrati e la disposizione delle truppe aveva molto più a
che spartire con la geometria piuttosto che con le fiere di paese.
Unico
punto fermo in mezzo a quel vespaio ronzante, ritto e rigido dinnanzi al
plotone degli archibugieri, Inuyasha non
si era ancora mosso dalla propria posizione. Bruna effige la cui latente tensione
non sfuggì allo sguardo sottile di Sesshoumaru. Si concesse di sorridergli
appena, una mezza risatina allo sguardo affannato di lui, all’ansia del suo
attendere, passo dopo passo, l’arrivo della giovane.
Inuyasha.
Freddezza Immatura.
A
vederlo così lo si sarebbe detto uno sposino sull’altare, colmo d’amore e in trepida agitazione per l’avvicinarsi della
sua futura sposa.
E
Sesshoumaru si sarebbe quasi certamente aspettato un bel bacio passionale
quando, finalmente, ella si afflosciò in un gemito fra le braccia del mezzo
demone. Lieto coronamento di un amore a dir poco inaspettato. Ma proprio
allora, ad un passo dalla happy ending, al posto che
stringerla a sé con ardore egli spostò le mani dalla vita alle spalle della
donna e con forza a dir poco spropositata, diede un unico, brusco, strattone.
Per
una frazione di secondo Sesshoumaru presagì lo staccarsi di netto della testa
dal collo. Ma ciò, fortunatamente, non avvenne.
"
Parla" fu l’unico piccato monito di Inuyasha, la rigidezza delle dita che
scavava profondi segni rossi nella pelle di lei. Di tutta risposta ella diede
un sonoro lamento a mezza voce, un miagolio a metà fra la sorpresa e il dolore,
le palpebre arrossate che si spalancavano andandolo a fissare con timore e
sconcerto.
"
Cosa ti ha detto?" la rimbeccò lui ancora e poi, incapace di trattenersi “Che
diavolo vi siete dette tu e la tua amichetta?”
Per
un lungo, lunghissimo, attimo il volto della Principessa venne oscurato da un
nugolo di capelli cisposi. Fu con un grido stridulo che la sua voce proruppe da
quel groviglio informe “Non siamo amiche! Non l’ho mai vista prima!”
Con
un ruggito rabbioso le dita di Inuyasha si arcuarono ancor più dolorosamente
nelle spalle di lei “Non ho tempo da perdere con altri giochetti. So per certo
che non vuoi testare di persona la mia pazienza quindi ti conviene essere
sincera: che diavolo vi siete dette tu e quella donna? Se è vero che non siete
amiche allora perché diavolo ti ha lasciata andare?!”
La
mano di Sesshoumaru sulla spalla lo fece sussultare. Un gesto semplice, in
realtà, ma abbastanza intenso da bloccare il mezzo demone e la sua
incontenibile furia. Sbattè una volta le palpebre,
improvvisamente incerto, poi riprese lentamente.
“Parla”
Nell’esitazione
di un attimo lei sollevò rapidamente lo sguardo su di lui, valutando l’affidabilità
della calma di inuyasha. Quindi singhiozzò
nervosamente.
"
Ha detto che proprio adesso un esercito battente bandiera della "Nuova
Unione" sta marciando contro Zaccar."
Poco
distante, le palpebre di Sesshoumaru si chiusero in un sospiro.
Inuyasha
non batté ciglio. “Quanti giorni?" il colorito del volto ora tendeva al
cinereo "A quanti giorni di cammino da Zaccar?"
"Non lo ha detto" questa volta lui diede un digrigno convulso dalla
gola "Altro? Ti ha detto solo questo?"
Con
un sussulto, la giovane gli scoccò una rapida occhiata. Solo per paura di
causarle una nuova paralisi alla lingua Inuyasha si trattenne dal darle
un’altra scrollata di incoraggiamento. Dunque
soffiò piano, lentamente, l'adrenalina che quasi gli faceva pungere le mani.
Lei si morse un labbro "Ha aggiunto
qualcosa riguardo ad una donna." una pausa, forse dovuta all'improvvisa
stretta che Inuyasha, inavvertitamente, aveva esercitato sulle sue braccia
"Qualcosa riguardo al fatto di non rivederla mai più..." parve
faticare a trovare le parole " a meno che tu stesso non vada a Zaccar per cercarla"
Silenzio.
Nei pochi istanti che seguirono, Inuyasha si concesse di scrutare, senza in
realtà vederli, i lineamenti sfatti della giovane. Aveva detto questo? Aveva davvero detto questo? Incredulità.
Sguardo assorto, sconcerto, l'anima di quel guardare che sorvolava gli zigomi
alti, gli occhi verderame e i biondi capelli in una muta accondiscendenza,
vacuità. Negazione. Quanto ricordavano
quelli di lei? Quanto differivano dai suoi? Vi era la medesima traccia di
debolezza in quelle labbra che solo una volta, solo una, si era concesso di
desiderare perdutamente, disperatamente?
Poi,
lentamente, Inuyasha abbandonò la stretta che ancora avvinceva la Principessa
lasciando che ella ricadesse come sacco vuoto ai suoi piedi. Sbattè una volta le palpebre, retrocedendo quanto bastava
perché i capelli di lei non gli lambissero le dita dei piedi ed infine, con la
stessa disperata incapacità di mentire ancora una volta, ancora una, si ritrovò
a chiudere convulsamente entrambi gli occhi in una stretta dolorosa, furente, sottili
rughe mai fino ad allora esistite che prendevano a rigare la sua espressione
corrucciata e ansiosa.
Inuyasha, rabbia
cieca.
Nel
tendersi dei lineamenti del viso, nel gonfiarsi di tendini e nervi, egli per un
istante lottò disperatamente contro se stesso, il soffocare della rabbia che
moriva insieme al respiro dentro di lui asfissiandolo, congestionando di un
rosso rubino le sue iridi demoniache.
E
certamente vi fu qualcosa di ben al di la della comprensione quando
Sesshoumaru, muto nel suo cauto avvicinarsi, gli si pose innanzi per chinarsi e
prendere fra le braccia la Principessa semisvenuta. Non guardò il fratello in
viso, preferendo puntare lo sguardo altrove, direttamente sul volto della
giovane ora teso appena all'indietro, una cascata d'oro che dal braccio dello youkai quasi lambiva terra.
"
Qui le nostre strade si dividono, Inuyasha" concluse questi lentamente,
una vaga sfumatura di rassegnazione che incupiva il tono delle sue parole. Con
uno scatto, lo sguardo del mezzodemone fu su di lui,
la rabbia che cedeva solo per un attimo il posto allo stupore. Fece per
replicare con qualche poco gentile insulto ma qualcosa lo trattenne, suo
malgrado. Deglutì a vuoto, l'iride sanguinea che sbiadiva di nuovo nell'ambra.
"Penso
che ormai sia palese tanto il mio cammino quanto il tuo" continuò dunque
Sesshoumaru " Io andrò al Valico dello Tsii alla
ricerca del Mio Nome e tu a Zaccar…” sulle sue
labbra, la traccia di quel ghignetto sardonico che
tanto tempo prima era stato l’oggetto delle loro liti più frequenti “…alla ricerca del Tuo”.
Con
un movimento secco depose sulla propria sella il corpo semisvenuto della
Principessa avendo appena la cura di assicurarla di modo che non cadesse al
primo movimento. Poi guardò ancora Inuyasha, socchiudendo un attimo le palpebre
per il riverbero del sole.
“
Il nome è Kagome, giusto?” riprese incrociando con
una smorfia le braccia al petto. Il mezzo demone si irrigidì. Forse per la
sorpresa di essere stato smascherato così, con due semplici parole. Oppure per
il semplice sentire Quel nome pronunciato da altri che non fosse lui.
Finalmente reale, vero, tangibile. Non più solo un pensiero, una fantasia, un
sospiro fra le lenzuola.
Rabbrividì
un istante, fremito di disagio inaspettato e poi, suo malgrado, annuì. Aveva
alternative, forse? Si sentiva quasi come se quello fosse stato l’ultimo
desiderio di un condannato a morte. Di suo fratello, condannato a morte. E di
certo, non avrebbe potuto mentirgli proprio allora. Proprio in quell’ultimo,
irripetibile, scambio di battute.
E’
Kagome?
Si.
Si.
Certo
che si.
E’
sempre stata lei.
Kagome.
Sesshoumaru
gli sorrise brevemente, il chiarore del sole che rendeva i suoi denti
splendenti come diamanti. Anche in ultimo, raffinato come una bambola di
porcellana, suo fratello.
“
Almeno lei non ha baffi lunghi e un pessimo senso dell’umorismo” commentò con
una mezza smorfia rassegnata, giusto per non ricadere proprio allora nel perché gli esseri umani fanno schifo ed è un
oltraggio perfino ricordare i loro nomi. Figuriamoci il resto.
Automaticamente,
Inuyasha sentì le proprie labbra piegarsi in un sorriso sfibrato. “ Mai pessimo
quanto il tuo, fratello. Impossibile. Dopo di te tutto sembra inaspettatamente
più divertente. “
La
risata di Sesshoumaru vibrò roca nel silenzio mentre in un soffio egli montava
in sella. Sistemò cautamente le briglie, assestando i piedi nelle staffe con
marziale semplicità. “ Questo perché le mie battute sono ad effetto latente.
Rilasciano i loro effetti quando meno te l’aspetti. E talvolta più volte nel
corso del tempo” volse lo sguardo in direzione della testa dell’esercito già
pronto per la partenza e poi, di nuovo, ad Inuyasha.
Nel
silenzio, il suo sorriso svanì lentamente, lasciando il passo ad una lunga
occhiata cui il mezzo demone rispose senza,
per la prima volta, aggiungere alcunché. Poi un breve cenno, lo
strattonare delle redini e il seguente scattare del destriero.
“
Sesshoumaru!” gridò inuyasha, incapace di
trattenersi. Già la polvere aveva per metà inghiottito il comune destarsi delle
fila dei Miyoshi, un mare di piedi e zampe che in
silenzio si mettevano in moto in direzione del valico dello Tsii.
Nessuno rispose. Nessuno tornò indietro.
Non
esistono addii fra i Miyoshi. Nessun abbraccio,
nessuna commozione.
Solo
un lungo, desolato, sguardo a voltarsi nella sabbia. E un sorriso fulgido senza
parole nel tempestare di bianche sete e pizzi vellutati, ultima firma del
Primogenito Sesshoumaru, legittimo erede della più potente stirpe di demoni che
mai avesse calcato le terre di Yarda.
Ed eccomi di nuovo qui!
Questo è un brutto capitolo,
purtroppo. Non sono affatto certa di quanto ho scritto ma la paura di arenarmi
nella continua revisione mi ha convinta ad andare semplicemente avanti,
sperando di non disgustarvi troppo. Tenete duro^___^.
Questo è l’ultimo
incontro/scontro fra Inuyasha e Sesshoumaru, la fine del loro rapporto che si
conclude con la prima verità fra i due. E’ un momento particolare, segnato dal
volersi bene ma al contempo dall’antagonismo che mai li può abbandonare. Credo
che scrivere di Sesshoumaru mi mancherà molto, in futuro: nonostante tutto, mi
ero molto affezionata a lui e alla sua personalità disinvolta.
Detto questo, sperando di non
stendervi con questo capitolo sdentato, ringrazio tutti quanti voi per le
recensioni e….alla prossima!
Elendil