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Autore: Blue Flower    22/10/2011    1 recensioni
Voi che avete voluto vivere, vivrete per mezzo di altri.
Voi che avete voluto il terreno sotto i piedi, non sarete più capaci di volare.
Voi che avete voluto sentire il sangue scorrere nelle vene, ne sarete dipendenti.
Da oggi in poi siete gli Originali, i Dannati in Terra.

Da dove vengono gli Originari? Qual è la vera storia di questi vampiri millenari costantemente avvolti nel mistero? In questa vicenda, scopriremo un nuovo, importante membro della famiglia di vampiri più potente al mondo. Verremo a contatto con la parte umana di Klaus, di Elijah e di sicuro non mancheranno i fascinosi fratelli Salvatore, ancora umani in una Firenze rinascimentale e in seguito vampiri nella più che conosciuta cittadina di Mystic Falls.
Genere: Dark, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Damon Salvatore, Elijah, Klaus, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Francesca’s POV

 

 
Le nuvole di settembre attenuavano il cielo che era di un azzurro da far male.
L’erba bagnata mi solleticava le caviglie e l’aria fresca, il vento, lambivano la mia pelle.
Chiusi gli occhi per un momento, cercando di assaporare al meglio quel momento, un momento così perfetto e umano da sembrare quasi irreale.

Era questo che desideravo prima della caduta? mi domandai scoraggiata dalla mia stupida mente che mi aveva subito riportata alla realtà.
Sì, lo desideravo. Stavo per alzarmi quando una voce giunse alle mie orecchie.
“Tranquilla, puoi anche rimanere sdraiata” mi voltai e vidi Damon Salvatore che mi osservava dall’alto, a braccia conserte.
“Damon…” “Cosa c’è, speravi di vedere qualcun altro?” “In realtà stavo per andarmene” dissi alzandomi e guardandolo dritto in quegli occhi così azzurri da rispecchiare il cielo.
“E non resteresti un po’ con me?” “Uhm… Non ho tempo da perdere con i ragazzini” lui rise divertito, ma sapevo benissimo che era in imbarazzo perché le sue gote si tinsero impercettibilmente di rosso.
“Io, un ragazzino?” “Sì, come tuo fratello del resto… quanti anni hai? Sedici?” lui sembrò irritato. “Raggiungerò la maggiore età a novembre dell’anno prossimo” “Grande traguardo… ma guardati, sei ancora un bambinetto” mi alzai ed iniziai ad incamminarmi verso casa.
“Cosa intendi dire scusa? Io non sono un bambino!” “E dovrei crederti mentre usi questo tono di voce lamentoso?” “Dai, Francesca… Se fossi davvero un bambino non ti sarei venuto a cercare” risi. “E perché, di grazia?” “Beh… tutti i bambini sanno che non bisogna avvicinarsi alle streghe” mi voltai immediatamente verso di lui, divertita più che offesa.
“Ma esistono anche i bambini incoscienti” i nostri nasi quasi si toccavano. “... molto incoscienti” sussurrai imbambolata, persa nei suoi occhi che tanto mi ricordavano il posto dal quale ero stata cacciata.
Poi però lo guardai di nuovo, interamente.
Un ragazzino, ben lungi dal diventare un uomo, con ginocchia ossute e il viso rotondo che segna i bambini fino a quando non diventano grandi.
Mi scansai velocemente, evitandolo.
“I bambini non devono giocare con i mostri. Mai” iniziai a correre verso la porta, disgustata da ciò che stavo per fare: l’avrei baciato, gli avrei sussurrato parole dolci nell’orecchio e l’avrei portato in un posto appartato per prosciugare il suo corpo di tutto il sangue del quale era a disposizione.
“Perché guardi sempre il cielo?” mi domandò lui, senza muovere un passo.

Mi voltai, incrociando ancora una volta il suo sguardo.
“Molte persone che amo sono lassù” “Oh… tu credi in Dio?” domandò stupito.
Non sapevo come rispondergli, mi ero infilata in una situazione senza vie d’uscita.
Mi buttai sul prato verde e lui fece lo stesso, sedendosi accanto a me.
Sì. Sì, ci credo” lui scosse il capo. “Io no. Affatto… Insomma, non nel Dio di cui tutti tessono le lodi” “Cosa intendi?” “Mia madre è morta quando io e Stefan eravamo ancora bambini. Era una donna fantastica, unica. Mi manca ancora” lo guardai perplessa.
Stava rivelando proprio a me un lato nascosto della sua personalità, il suo lato debole. E non lo stavo neanche soggiogando per farlo.
“Mi dispiace, Damon…” cercai di posare la mia mano sulla sua, ma lui la scansò.
“No, non voglio la tua pietà. Sto solo cercando di spiegarti perché non credo in Dio. Mia madre non meritava di morire, non aveva fatto niente di male…” la sua voce era debole.
“Quindi se esiste un dio lassù… Deve essere certamente un dio molto crudele, terribile” rimasi colpita da quelle parole dal tono aspro.
“Sai una cosa? Hai proprio ragione…” lo guardai e sorrisi. Non era così infantile, dopotutto.
Sorrise di rimando ed iniziò a guardare il cielo.
“Francesca, ti devo chiedere una cosa” “Che cosa?” “Tu sai qualcosa delle aggressioni avvenute negli ultimi tempi?” “Io? No, non ne so niente” dissi preoccupata.
Ma non me la sentivo di soggiogarlo, così rimanemmo lì, a parlare.
E parlammo a settembre, a ottobre, a novembre, e tutti i giorni dei mesi che seguirono.  
E parlai anche tanto con suo fratello Stefan, così dolce e sensibile, comprensivo e torturato…
E, volente o nolente, seppi che niente sarebbe mai stato come prima.

  
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