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Autore: Ghirlanda    22/10/2011    2 recensioni
Se Dean Winchester, dopo il funerale del padre, chiedesse al fratello di tornare a caccia con lui, ma ricevesse una risposta negativa? Quali nuove avventure affronterebbe, in solitudine? Ma soprattutto... potrebbe sopravvivere, da solo?
Vedremo!
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Ragazzi miei siamo in dirittura d’arrivo con questa storia…
Finalmente Leira è impelagata in un caso e Dean non le ha vietato di aiutarlo…
Enjoy!
Ghirly
 
LEI:
-Ok, allora… io vado a cercare un posto non infestato dove riposare un po’ oggi pomeriggio. Tu pensi di riuscire a trovare del cibo decente e ad aspettarmi in macchina senza finirlo tutto?- Leira sbuffò, pur sorridendo, poi annuì.
-Certo…-
-Allora ci vediamo tra mezzora. Ah, Leira?- Lei si voltò, un’aureola che le si accendeva sulla testa.
-Sì?-
-Se compri gli anelli di cipolla poi lasciamene un po’. Non è bello sentirne il profumo ma non poterli mangiare.- Leira scoppiò a ridere ma annuì, poi saltellò in direzione del fast-food più vicino.
 
Mezz’ora dopo raggiunse la macchina, piena di sacchetti profumati di fritto. Li poggiò a terra –non sia mai che gli ungesse la bimba, Dean l’avrebbe scuoiata viva- poi sospirò. Non aveva le chiavi.
Si appoggiò al fianco dell’auto, incrociando le braccia.
Però qualche anellino di cipolla… mentre aspettava… Si chinò per prendere il cibo, e fece un salto quando le comparve di fronte un barbone.
-Signorina… ha qualche moneta?- Leira annuì e gli porse il resto del pranzo.
Forse Dean si sarebbe infuriato, ma non le importava.
Sapeva cosa voleva dire non avere nulla e dover mendicare.
-Grazie… grazie mille…- L’uomo fece per allontanarsi, poi Leira lo richiamò.
-Ehi! Senta, se vuole…- Gli porse il sacchetto con gli anelli di cipolla. –Non sarà nouvelle cousine, ma…- L’uomo afferrò il sacchetto come ne andasse della sua vita, poi la ringraziò nuovamente e si allontanò.
 Dean arrivò in quel momento, annusando l’aria.
-Mmmm… li hai trovati…?- Leira abbassò lo sguardo, colpevole.
-Ehm…- Rispose. Lui la fulminò con lo sguardo.
-Li hai già fatti fuori, eh?- Leira annuì, colpevole, poi salirono a bordo e mangiarono, parlando dell’hotel che aveva trovato Dean e di come si sarebbero dovuti muovere quella notte.
 
La mattina seguente ripartirono, alla volta della cittadina di Leira.
Quando Dean parcheggiò di fronte alla sua casa fece un lungo fischio.
-Mica male, il tuo nido. Sembra un bel quartiere.-
-E’… tranquillo. Più o meno. Le case costavano poco. Ed è vicino al locale e agli altri lavori... Oddio, la signora Mayers.-
-La signora Maya?-
-La signora Mayers. Sarà infuriata con me per la mia sparizione! E come gliela giustifico? Mi scusi, sono stata rapita da uno che voleva salvarmi la vita, poi ho scoperto che mia madre era una demone e sono andata a caccia con lui…- Dean la interruppe.
-A questo proposito, mi pare ovvio dirtelo, anche se spero tu lo abbia già capito… tutto quello che è successo deve rimanere un segreto.- Leira rimase immobile.
-Non posso dirlo a nessuno?-
-No.-
-Nessuno nessuno?-
-Ti crederebbero?-
-Trisha sì.- Rispose lei, convinta.
-A maggior ragione non gliene devi parlare.-
-Dean, non posso! Trisha… è come se vivesse in simbiosi con me, non posso non raccontarle cosa mi è successo… sempre se la ritroverò, in ogni caso.-
-Ritroverai?- Chiese Dean.
-Già… quella telefonata che avevo fatto… ho cercato di contattarla. Ma sua madre mi ha… attaccata ferocemente, dicendo che era scappata di casa svuotando la cassaforte. E che era colpa mia. Cosa che, ovviamente, so essere vera. La conosco e so che non sarebbe scappata di casa se non per qualcosa di legato a me. RJ deve averle detto che ti ha visto mentre mi rapivi…- Dean la guardò, alzando le sopracciglia.
-Cioè… vuoi dirmi che hai fatto solo una telefonata in un mese di lontananza ed era destinata alla tua migliore amica? E non ad RJ?- Leira lo guardò storto.
-L’amicizia è più importante dell’amore. Quella non muore mai.- Dean fischiò sonoramente.
-Non hai ancora conosciuto il vero amore, baby.- Le disse, alzando ed abbassando le sopracciglia.
-Non fare il cascamorto con me solo perché sono tornata a casa, Dean. Ti conosco bene, ricordi?- Lui alzò le braccia in segno di resa.
-D’accordo, d’accordo! Allora, me lo fai vedere questo nido, sì o no?- Leira alzò gli occhi al cielo, poi si incamminò verso l’entrata dal palazzo. –Come pensi di entrare, senza le chiavi?- Leira sospirò teatralmente.
-Per chi mi hai presa, Orsetto Tenerone?- Poi si avvicinò ad un enorme vaso con una palma di tre metri all’interno. Dean alzò un sopracciglio.
-La chiave sarebbe lì sotto? Ce l’hai messa quando era ancora un fuscello?- Leira ghignò.
-Ripeto: ma per chi mi hai preso?- Poi infilò le mani in mezzo alle enormi fronde, estraendone una chiave nera. Si appostò accanto al portone, facendo finta di niente. Dietro di loro arrivò un’adorabile vecchietta con un piccolo bassotto tedesco che scodinzolava. -Salve signora! Oh, Giorgina!- Leira si chinò ad accarezzare la cagnolina. –Sei cresciuta, eh?-
-Salve signorina! È tornata? Oh, che gioia vederla! E questo giovanotto chi sarebbe? Il suo ragazzo?- Chiese lei, gentilmente.
-Oh, no! Lui è un mio caro amico! Sono stata via con lui… è… un amico di famiglia.- Risolse la ragazza, al volo.
-E’ un piacere signora…- Affermò Dean. –Ha bisogno di una mano con quelle?- Le chiese poi, indicando le borse della spesa.
-Oh, se fosse così gentile… la ringrazio!- Dean afferrò le buste e le sue ginocchia cedettero lievemente.
Che razza di forza aveva quella signora???
I due entrarono dietro alla donna e la accompagnarono fino al secondo piano, sull’ascensore.
La salutarono gentilmente e Giorgina smise finalmente di annusare i pantaloni di Dean, che aveva cercato per tutto il tragitto di dividersi tra il reggere i pacchi della spesa e scrollarsi il naso della bestiola di dosso.
-Arrivederci…- Disse Leira, mentre lei e Dean risalivano sull’ascensore, mentre la signora afferrava con due dita le buste ed entrava dal portone salutandoli calorosamente. Poi scoppiò a ridere. –Giorgina ti trovava particolarmente attraente…- Commentò, premendo il tasto del sesto piano.
-Sé… giusto i cani, eh? Che mondo…- Sbottò lui, controllando che non gli fossero usciti i muscoli dalla mano per lo sforzo. –Comunque che c’era in quelle buste? Mattoni?- Leira rise nuovamente, aprendo le porte dell’ascensore.
-Conoscendo la signora… chili di cibo per i cani… tratta quella bestiola come una principessa… ha perso suo marito l’anno scorso… ed anche il suo primo cane. Quando il figlio le ha regalato Giorgina sono stata davvero contenta per lei.-
-Non mi piacciono i cani. Sono… imprevedibili.- Leira si bloccò a metà corridoio.
-Stai scherzando? Si vede che non hai mai avuto a che fare con un cane… i cani sono… davvero affidabili! Non per niente sono i migliori amici dell’uomo da… beh, da sempre!-
-Mai sentito parlare degli Egizi e dei gatti?- Commentò Dean, sarcastico.
-Oh, beh. Quelle sì che sono bestie prevedibili… gli gira male tre secondi e ti ritrovi con un occhio in meno!- Aprì il portone con lentezza. Adorava sentire le serrature che scattavano. –Abbiamo un grosso problema.- Disse poi.
-La chiave non apre?-
-Oh, no! Intendevo per il progetto del ranch. Io il cane ce lo voglio.- Poi aprì la porta.
  
  
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