Francesca’s
POV.
“C’è così tanto che ti devo
raccontare…
Che mi devi raccontare”
sussurrò
Damon ad un certo punto.
“Mi sei mancato” risposi io. “Questo
è
il riassunto dei due anni in cui sei stato assente” lui rise.
“Dai, è
impossibile… Una volta parlavamo così
tanto!” si avvicinò di più a me.
Sentii il suo respiro sul collo.
“Cosa ti è successo, Francesca?” mi
domandò. “Io sono sempre la stessa… E
tu?” lui mi guardò. Intensamente.
“Ho capito che due anni fa ero
inesperto, incapace, inutile… E ti capirei se mi avessi
considerato per tutto
quel tempo un bambino immaturo” sospirai e volsi il viso
verso il suo.
“Non ti ho mai considerato un bambino…
solo un po’. Ma cosa ti hanno insegnato
lì?” “Oh…” disse
lui pensieroso.
“Mi hanno insegnato…” in un attimo fu
sopra di me, sorridendo. “Che una donna va trattata con
gentilezza, va
accarezzata con tenerezza” sentii la sua mano leggera sul mio
viso pallido e
freddo.
“E bisogna prenderla tra le proprie
braccia dolcemente, come se fosse ciò che di più
prezioso hai in tutta la tua
vita” fece passare il suo braccio sulla mia schiena,
sollevandomi come se
niente fosse e facendomi sedere sulle sue gambe.
Damon…
“E
poi la stringi forte al petto,
facendole sentire i battiti del tuo cuore che sembra stia per prendere
il volo…”
mi circondò con le sue braccia e mi fece appoggiare al suo
petto marmoreo.
Tu-tum-tu-tum.
Oh,
gli avrei voluto dire che sentivo il
suo cuore anche con poco sforzo, che riuscivo a percepire il sangue che
gli
scorreva voluttuoso nelle vene, rosso fuoco, denso…
No,
non pensarci, mi
dissi.
“E lei ti guarda…” i nostri sguardi si
incrociarono: due paia di occhi azzurri.
“E capisci che è la donna che,
nonostante tutto, hai sempre amato”
rimasi immobile.
“E la amerai per sempre… Qualunque
cosa sia” prima che io potessi
controbattere, prima che potessi domandarmi se Damon sapesse qualcosa
di
troppo, mi strinse forte e mi baciò con trasporto, con
passione.
E io ricambiai, inaspettatamente.
“Anche io ti amo” gli dissi tra un bacio
e l’altro.
Mi avvicinai involontariamente al suo
collo e il sangue mi arrivò alla testa: avevo sete.
Avevo sete di Damon.
Volevo assaporarlo, scambiare il mio
sangue con lui e averlo per sempre accanto.
I miei canini stavano per affondare nel
suo collo, ma ero ancora abbastanza lucida per capire quanto fosse
immorale e
crudele l’azione che stavo per compiere.
Damon si meritava una vita, una vita vera.
“Ti sento” disse lui d’un tratto.
“FallFrancesca’s POV. Ero seduta
sull’erba del giardino, come ai vecchi tempi.
“C’è così tanto che ti devo
raccontare… Che mi devi raccontare”
sussurrò Damon ad un certo punto. “Mi sei
mancato” risposi io. “Questo è il
riassunto dei due anni in cui sei stato assente” lui rise.
“Dai, è impossibile… Una volta
parlavamo così tanto!” si avvicinò di
più a me. Sentii il suo respiro sul collo. “Cosa
ti è successo, Francesca?” mi domandò.
“Io sono sempre la stessa… E tu?” lui mi
guardò. Intensamente. “Ho capito che due anni fa
ero inesperto, incapace, inutile… E ti capirei se mi avessi
considerato per tutto quel tempo un bambino immaturo”
sospirai e volsi il viso verso il suo. “Non ti ho mai
considerato un bambino… solo un po’. Ma cosa ti
hanno insegnato lì?”
“Oh…” disse lui pensieroso.
“Mi hanno insegnato…” in un attimo fu
sopra di me, sorridendo. “Che una donna va trattata con
gentilezza, va accarezzata con tenerezza” sentii la sua mano
leggera sul mio viso pallido e freddo. “E bisogna prenderla
tra le proprie braccia dolcemente, come se fosse ciò che di
più prezioso hai in tutta la tua vita” fece
passare il suo braccio sulla mia schiena, sollevandomi come se niente
fosse e facendomi sedere sulle sue gambe. Damon…
“E poi la stringi forte al petto, facendole sentire i battiti
del tuo cuore che sembra stia per prendere il
volo…” mi circondò con le sue braccia e
mi fece appoggiare al suo petto marmoreo. Tu-tum-tu-tum. Oh, gli avrei
voluto dire che sentivo il suo cuore anche con poco sforzo, che
riuscivo a percepire il sangue che gli scorreva voluttuoso nelle vene,
rosso fuoco, denso… No, non pensarci, mi dissi. “E
lei ti guarda…” i nostri sguardi si incrociarono:
due paia di occhi azzurri. “E capisci che è la
donna che, nonostante tutto, hai sempre amato” rimasi
immobile. “E la amerai per sempre… Qualunque cosa
sia” prima che io potessi controbattere, prima che potessi
domandarmi se Damon sapesse qualcosa di troppo, mi strinse forte e mi
baciò con trasporto, con passione. E io ricambiai,
inaspettatamente. “Anche io ti amo” gli dissi tra
un bacio e l’altro. Mi avvicinai involontariamente al suo
collo e il sangue mi arrivò alla testa: avevo sete. Avevo
sete di Damon. Volevo assaporarlo, scambiare il mio sangue con lui e
averlo per sempre accanto. I miei canini stavano per affondare nel suo
collo, ma ero ancora abbastanza lucida per capire quanto fosse immorale
e crudele l’azione che stavo per compiere. Damon si meritava
una vita, una vita vera. “Ti sento” disse lui
d’un tratto. “Fallo, non ti
fermerò” ansimò quasi spaventato ma con
una decisione ferrea. “NO!” urlai io appena in
tempo, ritraendomi con gli occhi ancora venati di rosso, i canini
affilati, mostrandomi alla persona che amavo nella mia spaventosa
natura. “Scusa…” sussurrai piangendo. E
in un attimo in quel giardino di me era rimasto solo il vento che avevo
sollevato scappando. Corsi nei boschi, con le mandibole infuocate e i
denti che mi facevano male.
Cosa stavo per fare? Ero davvero un mostro così tremendo?
Perché Damon sapeva tutto? Perché? Poi sentii
delle voci, voci provenienti dal folto della foresta. Battiti pulsanti
di cuori vivi. Mi diressi lì, assetata. Erano un ragazzo e
una ragazza: si stavano baciando mentre discutevano su quanto la loro
storia fosse impossibile e immorale perché lui era un
contadino e lei una nobile. “Pensate davvero che la vostra
storia sia così impossibile? Aspettate di conoscere la
mia” sibilai appoggiandomi a un albero con la testa che stava
per scoppiare. “Scusa, ma tu chi sei?” iniziai a
piangere, senza volerlo. “Un mostro!” urlai in quel
momento avventandomi sui due innamorati. Li assaporai fino
all’ultima goccia di sangue, sentendo il liquido denso e
scuro che scendeva giù per la mia gola, che mi dava ristoro.
“Stupido amore…” sussultai poi
sdraiandomi vicino ai cadaveri. “Ricordatevelo… Io
sono un mostro. Avete capito? E gli umani non possono innamorarsi dei
mostri!” urlai chiudendo gli occhi. “Francesca?
Oddio, Francesca sei tu?” la voce di Stefan, non so quanto
tempo dopo, mi riportò al mondo dal quale cercavo di
scappare. Al mondo nel quale il mio passato, il mio presente, il mio
futuro e persino la mia bocca in quel momento, erano tinti di rosso. o,
non ti fermerò”
ansimò quasi
spaventato ma con una decisione ferrea.
“NO!” urlai io appena in tempo,
ritraendomi con gli occhi ancora venati di rosso, i canini affilati,
mostrandomi alla persona che amavo nella mia spaventosa natura.
“Scusa…” sussurrai piangendo.
E in un attimo in quel giardino di me
era rimasto solo il vento che avevo sollevato scappando.
Cosa stavo per fare?
Ero davvero un mostro così tremendo?
Perché Damon sapeva tutto? Perché?
Poi sentii delle voci, voci provenienti
dal folto della foresta. Battiti pulsanti di cuori vivi. Mi diressi
lì,
assetata.
Erano un ragazzo e una ragazza: si stavano
baciando mentre discutevano su quanto la loro storia fosse impossibile
e
immorale perché lui era un contadino e lei una nobile.
“Pensate davvero che la vostra storia
sia così impossibile? Aspettate di conoscere la
mia” sibilai appoggiandomi a un
albero con la testa che stava per scoppiare.
“Scusa, ma tu chi sei?” iniziai a
piangere, senza volerlo.
“Un mostro!” urlai in quel momento
avventandomi sui due innamorati.
Li assaporai fino all’ultima goccia di
sangue, sentendo il liquido denso e scuro che scendeva giù
per la mia gola, che
mi dava ristoro.
“Stupido amore…” sussultai poi
sdraiandomi vicino ai cadaveri.
“Ricordatevelo… Io sono un mostro. Avete
capito? E gli umani non possono innamorarsi dei mostri!”
urlai chiudendo gli
occhi.
“Francesca? Oddio, Francesca sei tu?” la
voce di Stefan, non so quanto tempo dopo, mi riportò al
mondo dal quale cercavo
di scappare. Al mondo nel quale il mio passato, il mio presente, il mio
futuro
e persino la mia bocca in quel momento, erano tinti di rosso.