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CAPITOLO IX (B)
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Era appena passata l’ora di cena, la clinica era silenziosa, tutti si stavano preparando per andare a dormire o per guardare qualcosa alla televisione. Io, invece, me ne stavo buttata a letto con gli occhi chiusi, aspettando che il sonno contagiasse anche me, senza risultati: dopo aver dormito per tre giorni di fila mi trovavo sveglia e terribilmente annoiata.
Ripassavo mentalmente un vecchio spartito, quando sentì qualcuno intrufolarsi nella stanza.
Rimasi in silenzio, mentre una terribile sensazione m’invase.
Fa che non sia lui, pensai.
Passi leggeri, soffici. Lo sconosciuto si sedette sul letto, vicino a me.
Fa che non sia lui, pregai stavolta.
Sento un tocco sulla guancia, lieve, quasi inesistente. Mano
grande e morbida.
Annusai l’aria senza farmi vedere: vaniglia e menta.
Conoscevo solo una persona con quel buonissimo profumo.
Era lui.
La consapevolezza di chi fosse mi colse d’un tratto, e mi ritrovai a contenere i battiti impazziti del mio cuore. Fingevo di dormire, ma la macchina che registrava la frequenza cardiaca mi tradì, cominciò a lasciare rumori più velocemente.
La mia solita fortuna, pensai sarcastica.
Mi costrinsi ad aprire gli occhi, tanto ormai aveva capito che
non dormivo.
Mi alzai lentamente dal cuscino mettendomi in posizione eretta, al suo
fianco e guardando dritto.
-Che ci fai qui Bill?- mormorai stanca.
“Lo sai”
scrisse col cellulare.
-Ti ho già detto come la penso su questa storia. Sei
soltanto un amico, solo un amico. Mi dispiace- mugugnai cercando di
apparire vera.
“E ti ho
già detto cos’ho intenzione di fare”
Mi prese il volto delicatamente, girandolo verso il suo. Mi sistemai
meglio sul letto, mi trovavo a gambe incrociate, di fronte al cantante.
Guardai quegli occhi nocciola, cercando di non farmi travolgere da
quello sguardo.
Resisti Mel, resisti..
Era fottutamente impossibile, scientificamente provato:
opporsi a Bill Kaulitz era inutile, lui era un ammaliatore nato, dal
sorriso dolce e invitante. Iridi profonde, catturano, imprigionano,
travolgono.
Nonostante la burrasca interiore, mi finsi impassibile. La sua presenza aveva lo stesso
effetto di un potente monsone, spazzava via la ragione e mi lasciava in
balia dei battiti impazziti del cuore.
-Quindi?- dissi sbrigativa.
“Menti”
lo mimò col labiale.
-Questo lo dici tu-
“No, lo dicono
i tuoi occhi Mel” digitò.
Negai con la testa. -Vedi quello che vuoi vedere, non la
realtà. E sai la realtà qual è?
Affetto, non amore, affetto-
Prese un foglio lasciato sul comodino e una penna.
“Hai
gli occhi che brillano quando sei con me.
Ti sento tremare. Sento che tenti di regolarizzare il respiro.
Vedo le tue guance arrossarsi quando mi avvicino troppo.
So che hai paura.”
Deglutì, stava mettendo in crisi il mio
autocontrollo.
Mi osservò e sorrise.
E non si sfugge
al sorriso di Bill Kaulitz.
Abbassai lo sguardo, allontanandomi dal moro.
-Sono davvero stanca di ripeterlo, lasciami perdere- sibilai.
Scosse la testa, ridacchiando.
-Mi farai impazzire uno di questi giorno Kaki- sospirai,
arresa. Chiusi gli occhi per un momento, massaggiandomi le tempie,
provata. Il gesto che fece il ragazzo mi colse alla sprovvista,
approfittò della mia distrazione per abbracciarmi. Mi trovai
avvolta da quelle magrissime braccia, che mi facevano sentire protetta,
mentre il suo profumo mandava in fibrillazione i miei sensi.
-Approfittatore- sussurrai sprofondando la testa sulla sua spalla. Lo
sentì ridacchiare, mi beai di quel suono cristallino che
tanto amavo.
Rimasi un minuto così, poi mi ritrassi
dall’abbraccio, sorridendo.
-Quando potrai parlare?- domandai curiosa, non vedo l’ora di
sentire la sua voce.
Rispose indicando con le dita,
cinque giorni.
-Com’è stato l’intervento? Hai avuto
paura?- chiesi con tono dolce.
“Paura..
è riduttivo credo! Odio gli ospedali, odio un semplice
prelievo del sangue, immagina cosa significava per me sentirmi mettere
le mani in gola! Per fortuna è andato tutto bene.. ora non
ci resta che aspettare, e penso sia ancora peggio”
scrisse velocemente.
-Don’t worry, be happy- canticchiai piano, facendolo ridere
ancora. –A parte gli scherzi, se l’operazione
è andata bene non ci saranno problemi, hai superato la parte
più difficile- strizzai l’occhio.
Annuì pensieroso.
-Quando mi farai ascoltare qualcosa di tuo?- feci entusiasta.
“Mh, uno di
questi giorni se vuoi...
-Certo che voglio! Non vedo l’ora!- sorrisi felice, -Ora
è meglio che tu vada, non sfidare troppo il destino Kaulitz,
se ti beccano sono guai- Sbuffò, accarezzandomi una guancia,
arrossì.
-Piantala superstar! Devo ripeterti il concetto?- sbuffò
nuovamente.
Mi alzai accompagnandolo alla porta, -Buonanotte Bill- arricciai gli
angoli della bocca verso l’alto, si avvicinò alla
guancia, lo evitai, fulminandolo con lo sguardo. -Freunde-
ribadì il concetto, alzò gli occhi al
cielo.
Se ne andò ridacchiando, mentre io mi recai verso la libreria, cercando qualche libro interessante da leggere così da passare il tempo. La scelta ricadde su un classico, “Orgoglio e pregiudizio”; amavo le storie d’amore, chissà.. forse anche io volevo lo stesso destino della protagonista Elizabeth, riuscire a emanciparmi e trovare l’amore, vivendo felice e contenta, meglio evitare il per sempre, non faceva per me.
Mi sedetti sul letto, sfogliando le prime pagine, quando
qualcuno bussò alla porta. Considerando non veniva a
trovarmi nessuno se non quella
persona – che tra l’altro era appena uscita, diedi
per scontato fosse lui.
-Bill, che c’è ancora?- domandai mentre la porta
si apriva.
-Bill eh? Come mai proprio lui?- sprofondai nell’imbarazzo,
non era lui, bensì Julia, la quale fece il suo ingresso
ammiccando verso di me.
-Buonasera! Qual buon vento ti porta qui?- ignorai la sua domanda.
-Monsone!- Ridacchiò lei, notando il mio sguardo confuso,
-Oh, è vero! Tu non puoi capire.. cose da fan dei Tokio
Hotel!- spiegò. –Non hai risposto-
sbuffò.
-Niente, era venuto qui prima.. e pensavo fosse ancora lui, di solito
non ricevo molte visite-
-Sarà.. e cosa è successo quando è
venuto qui? Sembri.. scossa- mi squadrò, posizionandosi
sulla sedia affianco al letto.
-Nulla di che.. ha provato a baciarmi- sputai velocemente e
nervosamente.
-Ah. Ha solo provato a bac.. cosa!?!- saltò su se stessa.
–Ti prego, dimmi che non l’hai respinto!-
-Questa volta si, prima che.. insomma mi baciasse davvero-
-Cosa.. questa volta? Cosa intendi? Vuoi dire che.. tu! Oddio, ma
quanto sei fortunata?- aveva gli occhi che brillavano.
-Fortunata? Certo, come no! Si.. c’è stato un
bacio, ma solo a stampo, poi sono fuggita via, stavolta mi sono subito
scostata.-
-Perché?-
-Siamo amici, gli amici non si baciano- fu la mia secca risposta.
-No, sai anche tu che la verità è
un’altra. Tu hai evitato quel bacio perché sai non
saresti riuscita a fermarti questa volta- il suo sguardo cadde sul mio,
cercando di captare ogni mia reazione.
Rimasi in silenzio, lei continuò.
-Tu non puoi controllare tutto, ovviamente innamorarti di Bill Kaulitz non era nei tuoi piani scommetto, giusto? Neanche ammalarti di leucemia. È il destino. Sei riuscita ad accettare la tua malattia, ci convivi, imparerai a convivere anche con l’amore, capirai che non c’è sentimento più bello. Ripeto, è impossibile tenere tutto sottocontrollo, anche se ci si impegna qualcosa sfugge sempre, non sei un robot, non sei una macchina. Sei un essere umano, e come tutti provi emozioni, sentimenti, come tutti sbagli. E sai cosa stai sbagliando secondo me? Tu vuoi decidere per tutti, pensi di non essere giusta per quel ragazzo e quindi ti metti da parte, soffrendo. Non guardarmi così, soffri, non sai nasconderlo. Non dovresti, fai l’egoista per una volta, scegli la tua felicità. Chi l’ha detto che deve finire male? Non c’è scritto da nessuna parte. Bill è fantastico, l’hai detto tu, non ti deluderà, starà al tuo fianco. Sai che c’è poi? Meno di una settimana e sentirai la sua voce, e credimi.. dopo non avrai più scampo. Te lo dico con certezza. E sai un’altra cosa? Però beh, devi dirmi se vuoi sentirla davvero-
Ci misi un po’ a rispondere, conoscevo questa
ragazza da.. pochissimo, e le sue parole sapevano toccare tutti i punti
più sensibili, perché erano fottutamente vere.
-Va bene..- sussurrai poco convinta.
-Quando gli tornerà la voce inizierà la
riabilitazione, e non è obbligatorio a farla qui,
può scegliere una succursale più vicina a casa
sua oppure anche un medico che venga a casa sua per le terapie. Quindi
potrebbe rimanere meno di tre settimane, potrebbe andarsene anche la
prossima. Lo sapevi?-
Spalancai gli occhi, non me l’aveva detto..
-E’ una possibilità, me l’ha
detto un’altra ragazza che sta facendo il suo stesso
percorso. Lui però, se glielo chiedessi, resterebbe per te.
Anzi, sono sicura lo farà comunque, finché non ti
arrenderai. Ti ama-
-Non m ama! E.. una cotta? Neanche! Sono diversa, per questo gli
piaccio, perché non lo tratto come un dio ma come una
persona e questo lo attrae. Tutto qui-
-Continua a raccontarti queste bugie, tanto non ci credi neanche tu-
-Senti, possiamo smettere di parlare di lui? Insomma, io resto delle
mie opinioni- sbuffai stanca.
-Va bene, hai ragione. No, ho ragione io comunque. Basta che ci
rifletti e capirai- sorrise e mi fece l’occhiolino.
-Okay basta! Cambiamo argomento, raccontami di te! Qualche amore? Visto
che fai tanto l’esperta!- la presi in giro, mentre
alzò la testa con sguardo altezzoso.
-Niente amore, per ora. L’ultima storia risale a prima
dell’entrata in clinica.. mi ha lasciato lui, lo amavo
davvero, la malattia però aveva bruciato tutto quello che
rimaneva di me, mi hai vista no all’inizio? Praticamente non
esistevo. Non lo biasimo per questo, alla fine non era
l’amore della mia vita-
Rimasi sorpresa dalla sincerità della risposta, non
mi aspettavo fosse successa una cosa del genere.
-Non fare quella faccia triste, sono cose che capitano! Tu invece,
prima del bel cantante?-
Beh, dovetti andare con la memoria a quando avevo solo quattordici anni.
-Non ho avuto storie, un ragazzo quando era alle medie,
però nulla di che, solo per pronunciare la frase
“sono fidanzata”, una volta scoperta la
malattia ci siamo lasciati. Non ho sofferto più di
tanto, perché non lo amavo- confessai. Insomma,
una vita sentimentale molto attiva.
-Capisco! Amiche invece? Non ho mai visto nessuno qui..- chiese cauta.
-Perché non è mai venuto nessuno. Dopo aver
scoperto della malattia piano piano sono scomparse tutte, non le
biasimo, le avrei comunque allontanate io, un amica leucemica
è un peso, nonché una sofferenza continua, anche
perché mi sono trasferita qui a Colonia, mentre loro sono
rimaste a Berlino, quindi non sarebbero neanche potute venire qui a
trovarmi, col tempo i rapporti si sarebbero inevitabilmente congelati.
Ci ho sofferto sì, ma è stato un bene. Non
è bello stare da soli, me ne rendo conto, ma per ora
è meglio così. Tu invece?-
-Lasciamo perdere la tua ultima frase, rischio davvero di innervosirmi!
È successo lo stesso che con il mio ragazzo, le ho
allontanate, tanto ero concentrata nel mio dramma. Loro cercavano di
aiutarmi, io ho sempre rifiutato il loro aiuto, alla fine hanno smesso
di aiutarmi. È stato anche un bene, mi hanno sbattuto faccia
a faccia con la cruda realtà. Certo che.. le nostre vite
sono davvero deprimenti, non trovi?-
Scoppiammo a ridere, annuendo entrambe.
-Che dici? Secondo me questo è l’inizio
di una lunga amicizia. Ah, non uscire con “potrei
morire”, perché se lo fai ti ammazzo io Mel!- mi
puntò il dito contro, con fare minaccioso.
-Non lo dirò, perché sono convinta potresti farlo
davvero!- le sorrisi.
-Abbraccio?- domandò guardandomi con gli occhi dolci.
–Abbraccio!- risposi.
Era strano, passare dal non avere nessuno a trovare due amici
fantastici come Julia e Bill in neanche un mese. Tanti cambiamenti,
tante decisioni da prendere, tante cose da affrontare. Convinzioni da
mettere da parte, magari si, pensare più a me stessa,
cambiare.
-Ehm ehm, in che pensieri profondi ti stai perdendo?-
domandò la mia nuova amica sciogliendo l’abbraccio.
-Stavo pensando.. a quello che mi hai detto prima- confessai.
-Beh, oggi sono stata particolarmente logorroica, a cosa ti riferisci
in particolare?- scossi la testa divertita.
-Al fatto di.. essere meno egoista- si illuminò sorridendomi.
-Tu sei una bellissima persona Mel, pensi sempre agli altri e poi a te
stessa. Questo ti fa onore, ma dovresti mettere da parte questo
atteggiamento per un po’, vedrai come cambierà
tutto-
-Fosse facile- soffiai. Mi accarezzò la schiena, guardandomi
dolce.
-Spero tu possa farcela, davvero. Ora è meglio che vada, ti
lascio con i tuoi pensieri, immagino avrai molto su cui rimuginare, no?-
-Grazie- dissi ricambiando il suo sguardo.
-Di che? È a questo che servono le amiche! No?-
annuì, arricciando gli angoli della bocca
all’insù.
-Dove sei stata tutto questo tempo? Sei fantastica Julia-
-A rinascere!
Ora è il tuo turno eh- fece l’occhiolino, mentre
l’accompagnavo fuori dalla stanza.
-E’ stato bello parlare con te, buonanotte-
affermò.
-Anche per me, davvero. Buonanotte-
E così mi ritrovai di nuovo sola, con i pensieri che giravano a mille.
Il mio cuore diceva che non dovevo fare l’egoista.
Mia madre diceva che non dovevo fare l’egoista.
Rossella diceva che non dovevo fare l’egoista.
Julia diceva che non dovevo fare l’egoista.
Bill diceva che non
dovevo fare l’egoista.
… Forse, avevano ragione. Spiegarlo al mio cervello
però non era facile, per nulla. Prima aveva sempre dominato
sul cuore, ora però stava perdendo.
Cosa sarebbe successo se la ragione si fosse lasciata sopraffare dal
sentimento?
Nella mia mente si delineò il volto sorridente di Bill, i
suoi abbracci, il tempo passato con lui, quel bacio rubato. I brividi
sulla pelle provocati dalla sua vicinanza. Il calore che sprigionava.
Lui.. era amore.
… Forse sì, fare l’egoista valeva la pena. Potevo godere il momento, potevo respirare l’amore per la prima volta, potevo tornare a vivere..
Presi l’agenda dal comodino.
Fanculo alla maschera che porta ossigeno.
Io tornerò a respirare,
e non grazie a una macchina.
No.
Ispirerò amore.
In fondo.. me lo merito. Credo.
Massimo un mese,
poi farò tornare tutto come prima.
E’ ora di vivere.
Mel”
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Spero vi sia piaciuto, grazie a tutte quelle che leggono e commentano, siete gentilissime!
Alla prossima (spero presto lol)