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Autore: Mick St John    24/10/2011    1 recensioni
Mick sta lentamente riprendendo le forze dopo essere stato ferito nell'episodio precedente, il 18 (Death Symphony), ma il destino, oltre al suo corpo da vampiro, mette alla prova anche il suo cuore. Beth infatti ha troppi pensieri che la mettono in agitazione e capisce che qualcosa tra di loro sta cambiando.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Seconda Stagione di Moonlight in fanfic'
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8.
BETH'S VOICE OVER


Una volta fuori dall'ufficio di Ben, le lacrime presero a scendermi dalle guance senza che io avessi la forza per oppormi. Ma in fondo non volevo nemmeno oppormi, volevo piangere, piangere come una bambina.
E avevo bisogno di andare lontano da quella città che credevo amica, che credevo casa mia, ma che troppi segreti nascondeva alle mie spalle e in cui troppe persone...ma non persone...troppi esseri, lottavano in guerre che non mi appartenevano, ma in cui mi ero ritrovata coinvolta.
Troppi esseri...sei cattiva Beth, Mick è un uomo...è un uomo così reale...è un uomo che ti ama. Ti ama come nessuno ti ha mai amata....e tu lo hai ferito a morte.
Per la prima volta avevo davvero paura dei miei sentimenti e volevo solo fuggirli.
I singhiozzi aumentarono, entrai in macchina e cercai di calmarmi, perchè guidare nelle condizioni in cui ero non era una bella idea, ma girai lo stesso la chiave nel cruscotto, facendo svegliare il motore.
Respirai piano, assecondando il dolore che sentivo e stringendo i denti, abbassai il finestrino e partii.
Ma piano, con calma. Non dovevo combinare pasticci come al solito, dovevo solo andare nell'unico posto dove sarei potuta tornare ad essere me stessa.
Dove l'unico vero mostro era l'idea di una donna malata di mente che ventitre anni prima aveva rapito una bambina.
Dovevo andare da mia nonna.
Lì sarei tornata la Beth che ero un tempo, nonostante adesso conoscessi tutti i mostri del mio passato, nonostante avessi nuovi mostri da affrontare nel mio presente, accompagnati dalla certezza che avrei dovuto affrontare nuovi mostri, forse più pericolosi, nel mio futuro.
Non importava, lì non importava nulla che non fossi io.
Null'altro che non fosse me: Beth.
Un sorriso triste mi accarezzò timidamente le labbra mentre svoltavo, seguendo la strada che facevo tutti i giorni di festa della mia vita.
La radio e l'aria del finestrino mi aiutarono a mantenere gli occhi sgombri dalle lacrime che volevo versare e senza nemmeno sapere bene come, tirai un sospiro di sollievo, una volta arrivata nella stradina, quando spensi il motore davanti la villetta col portico, di mia nonna.
Presi la borsa dal sedile posteriore e chiusi la macchina, avviandomi sul vialetto di ghiaia costeggiato dalle aiuole a cui la nonna dedicava in pratica tutta la sua vita.
E finalmente bussai alla porta cercando di sorridere più che potevo.
"Beth!"La nonna sorrise aprendo la porta e abbracciandomi.
"Ciao Nonna." Dissi sorridendo tristemente.
Lei si rese conto subito che qualcosa non andava, dopotutto mi aveva cresciuta quando anche la mamma se ne era andata.
"Beth, bambina mia, che ti succede?" Sorrisi ancora amaramente e alzai le spalle.
"Posso passare la notte qui?" Sentii distintamente il dolore farsi più pungente.
La nonna premurosamente, mi fece entrare e mi pilotò poi fuori, alla veranda sul retro, dove iniziò i suoi riti di consolazione.
E io la lasciai fare, sentendo subito il calore di quei gesti così familiari ammansire il mio turbamento e il malessere che mi lottavano dentro.
La guardai con riconoscenza, mentre mi faceva sedere sul dondolo e mi avvolgeva con la morbida coperta di lana, la coperta che sua mamma le aveva fatto. Poi, mentre prendeva ad accarezzarmi i capelli, spettinandomeli con le dita dolcemente, mi esortò a parlarle e a confidarmi con lei.
"Dai, Tesoro, dimmi cosa c'è, che non va. Mi sembravi così felice durante la tua ultima telefonata! Hai qualche problema con Mick?"
Strinsi le labbra che avevano iniziato a tremare per i singhiozzi e pensai ad un modo di dirle cosa sentivo, senza metterla in pericolo e senza tradire ancora di più Mick.
"Ho fatto una cosa molto brutta, Nonna..."
"Cosa, amore?"
"Mi sono fidata di una persona che credevo mio amico, io lo credevo davvero... Lui voleva proteggermi, ma questo mi ha fatto litigare con Mick. Sai che fa l'investigatore, beh... anche io sto lavorando, spesso ci troviamo sugli stessi casi... è solo che...non lo so... è difficile da spiegare."
"Non devi spiegarmi tutto, dimmi solo perchè piangi."
"Ma io non voglio piangere!"

Avvertii che stava sorridendo, mentre pronunciavo quelle parole.
"Piangere è il modo migliore per liberarsi dal dolore, è lo sfogo perfetto per definizione e fai bene a piangere, se stai male, ma vorrei capire il perché, Tesoro."
"Piango perchè ho lasciato Mick sulla porta di casa sua senza una spiegazione valida, senza un motivo preciso... e sono sicura che lui sta soffrendo."
"Ma tu avevi un motivo per farlo?"

Io annuii pensando alla microspia e a quanto avevo rischiato di metterlo in pericolo.
"E questo motivo coinvolge quel tuo amico?"
"Ben..."
Anche se non potevo vederla, ero sicura che la nonna avesse aggrottato le sopracciglia, stranita.
"Allora la faccenda è seria, ma si risolverà." Aggiunse lei comprensiva, con un sorriso tirato e un po' spento.
"Ho ferito entrambi."
"Pensi che Ben col suo gesto volesse ferirti, o ferire Mick?"
"Non lo so... è questo che..."
"E' questo il problema che riguarda Ben? Non sai più se puoi fidarti di lui a causa di quello che ha fatto, giusto?"

Ecco da chi avevo preso la passione per l'investigazione.
"Già..." Ammisi sinceramente.
La nonna sospirò e continuò la sua opera coi miei capelli, iniziando ad intrecciarli con amore. Funzionava, ero molto più rilassata e parlavo con tranquillità della cosa.
"E il problema con Mick, allora, qual è?"
E quello fu il mio turno, a sospirare.
"Il mio lavoro lo mette in pericolo."
Un‘altra volta...
Cercavo di trovare una bugia decente, ma la nonna scoppiò a ridere e mi fece alzare, guardandomi negli occhi come solo lei sapeva fare.
"Beth, amore... Io non conosco questo Mick, se non attraverso quelle foto che mi hai mandato e quello che mi hai raccontato di lui, ma mi è sembrato un uomo forte e assennato, e fa l'investigatore... pensi davvero che il modo migliore per proteggerlo, sia allontanarti da lui?"
Mi morsi un labbro, abbassando lo sguardo. Non vidi il sorriso malizioso che aveva incurvato le labbra della nonna e lei continuò quel suo discorso pieno di verità.
"Bambina, ascoltami... ho qualche anno più di te e so cosa vuol dire condividere la vita con un uomo. Qualunque sia il motivo... il vero motivo per cui te ne sei allontanata, a prescindere dal tuo datore di lavoro, credo che tu dovresti parlarne con lui. Sei una donna forte, ma Tesoro, la vera forza, è quella che un uomo e una donna hanno insieme, quando si amano. Solo insieme possono fare grandi cose!"
Alzai le spalle confusa, mentre il tramonto stava già dipingendo i suoi colori rossastri nel cielo.
All'improvviso il mio stomaco brontolò, ricordandomi che non avevo pranzato e la nonna rise ancora alzandosi, per poi coprirmi premurosamente bene con la coperta.
"Aspettami qui." Si raccomandò dolcemente mentre si dirigeva in cucina.
Tornò dopo qualche minuto posandomi una tazza di tè in mano.
"Tu resta qui e rilassati, io penso a preparare la cena. Rifletti su ciò che ti ho detto, Elizabeth."
Sorrisi per ringraziarla del tè e mi voltai verso la finestra della cucina.
La guardai armeggiare con le pentole per la cena mentre ripensavo a come me ne ero andata, a come avevo lasciato l'uomo che amavo, lì sulla soglia di casa sua, a pensare che per uno stupido finto bacio, per una stupida vampira bionda, io avessi avuto dubbi sul sentimento che ci legava.
Che brava attrice che sono e che sciocco che sei stato, Mick... come hai potuto pensare che io avessi dei dubbi su di te? Su quello che provo? No. No amore mio, non me ne sono andata perchè hai dato un finto bacio a quella serpe, me ne sono andata perchè sono stata una stupida... perchè mi sono fidata troppo di Talbot e ho lasciato che mi usasse!
Mi asciugai gli occhi, cercando di frenare i singhiozzi che minacciavano ancora una volta di esplodere incontrollati e non volevo piangere ancora davanti alla nonna.
Mick come potrai mai perdonarmi? Per colpa mia sospettano di te... e forse dovrai andartene...dovrai lasciarmi prima del previsto... e io non voglio... è colpa mia... è solo colpa mia!
Affondai il volto nella coperta che mi avvolgeva e mi lasciai andare all'ennesimo pianto.
La nonna mi aveva detto che facevo bene a piangere, che il pianto era uno sfogo, ma non era così, sapevo di essere sola, non c'era nessuno che potesse aiutarmi, non potevo parlare con nessuno delle mie vere pene, nemmeno con lei che tante volte mi aveva aiutata. Anche lei doveva ascoltare una bugia.
Ricordo ancora il suo volto stupito quando subito dopo che venni rapita, andai a dormire da sola, senza nessuna paura.
Anche in quel momento in cui piangevo, quel ricordo mi faceva sorridere, forse più delle altre volte.
Nonna, sono riuscita a dormire da sola perchè sentivo che il mio Angelo Custode mi era vicino. Sentivo il suo amore e la sua calda ombra vegliare su di me, lui mi ha sempre protetta... mi ha sempre difesa, e io non ho saputo ricambiare il favore... sai Nonna, il mio capo sta indagando su di lui, forse sospetta che lui sia un vampiro... si nonna, l'uomo che amo in realtà è un non-morto che beve sangue che compra all'obitorio! Oh, ma dovresti conoscerlo, nonna... è il cadavere più bello e sexy che giri a Los Angeles, ma è anche la persona più buona che io conosca... Io lo amo e l'ho messo in pericolo. L'ho messo in pericolo perchè mi è piaciuto sentirmi contesa fra due fuochi, perchè ho voluto fare la prima donna, perchè mi sono fidata di qualcuno di cui in realtà non avrei mai dovuto... perchè, nonna, io avrei dovuto saperlo! Si, avrei dovuto saperlo, perchè dal primo secondo che si sono incrociati, non si sono piaciuti, ma a me cosa importava? Io avevo l'ammirazione e la stima di entrambi! Mi sentivo speciale! Mi sentivo più donna e in tutto questo, quello che mi brucia di più è che Ben mi piaceva... Lo trovavo un tipo affascinante e ho anche pensato che se Mick non ci fosse stato... OH, CHE IDIOTA!
"Beth! smettila, così ti farai male!"
Guardai mia nonna. Aveva ragione, dare testate sul mio ginocchio, seppur avvolto nella coperta, non era un buon modo per risolvere la cosa.
Mick... ti prego, perdonami... ti giuro che io amo solo te e che farò di tutto per rimediare a quello che ho fatto. Ho solo bisogno di tempo per capire come, per tornare ad avere la forza. Devo essere sicura che non ti metterò più in pericolo... Perché ti amo.
La nonna sorrise come se potesse ascoltare i miei pensieri, prendendo la tazza ormai fredda dalla mensola della finestra su cui nemmeno ricordavo di averla appoggiata e mi aiutò a scendere dal dondolo.
"Vieni a mangiare, Cara..."
Seguii la nonna in sala da pranzo e cominciammo a mangiare in silenzio
"Credi davvero che dovrei parlarne con lui? Io davvero non posso dirglielo, il perchè, nonna. Cioè, forse posso... ma non voglio, altrimenti..."
Altrimenti ammazzano il mio capo e io mi ritrovo senza un “amico“, oltre che disoccupata!
La nonna per tutta risposta, scosse la testa.
"Beth, parlare, per quanto possa essere difficile, è sempre la via più semplice per risolvere i problemi. Mentendo percorri la strada più comoda, ma non fai altro che aggiungere problemi su problemi."
E a quelle parole anche la mia testa si mosse.
"No, c'entra il caso, nonna. Se parlassi con Mick, metterei in pericolo Ben e viceversa... parlare con Ben significherebbe mettere a rischio Mick."
La nonna stavolta annuì.
"Allora spiegagli tutto, omettendo i particolari che metterebbero a rischio il tuo amico. Ho detto che la strada più facile è parlare ed essere sinceri, ma noi donne dobbiamo anche saper parlare!" Mi consigliò sorridendo furbescamente. "Beth, quello che sto cercando di farti capire è che è davvero inutile che entrambi restiate separati e soffriate, quando potreste stare insieme ed essere felici! Se vi amate sul serio, queste cose si supereranno, ma sempre e solo insieme! Non puoi rischiare che per un caso la tua vita con lui vada a farsi friggere, lo capisci?"
Aveva ragione. Mick era mio. Mio e di nessun’altra, al contrario di quello che Cindy, Coraline e molte altre come loro, speravano.
E in quel momento realizzai quanto ero stata sciocca a non aver avuto la forza di rispondere per le rime a quella papera bionda succhiasangue come meritava.
Eccola, Beth Turner... eccola qui. Dissi a me stessa sorridendo e dallo sguardo che vidi negli occhi della nonna capii che anche lei lo aveva notato.
Non importava. Il mondo intorno a noi, poteva anche cadere a pezzi, ma io e Mick saremmo rimasti insieme.
"Hai ragione nonna, domattina vado a riprendermi il mio uomo."
E lei sorrise, fiera e orgogliosa.
Bentornata, Beth Turner.

**********
9.

MICK'S VOICE OVER


Quando arrivai sotto casa di Simone, chiudendo la portiera cercai inutilmente di lasciare dentro l'abitacolo tutto il mio malinconico struggimento.
Quando bussai, lei mi aprì facendo una piacevole espressione sorpresa.
"Mick! Che bello vederti! Entra!" Si affrettò a farmi segno di accomodarmi mentre Juliet accorreva alla porta.
"Mick? Oh Mick, sei davvero tu!" Non mi aspettavo un'accoglienza così calorosa, ma Juliet mi saltò letteralmente al collo per posarmi un tenero bacio sulla guancia.
Per un attimo restai spiazzato da quel modo incredibilmente travolgente di fare, tipico di un'adolescente come Juliet.
Era felice e questo mi rendeva sicuro che ci fossero buone notizie riguardo a Tony. Ma il suo viso dolce, sebbene sorridente, sembrava velatamente preoccupato.
"Abbiamo saputo quello che ti è successo, però ora stai bene, vero?"
Beth mi aveva lasciato un vuoto incolmabile, ma mi sentivo lusingato da quelle sue premurose attenzioni.
"Si Juliet, grazie, sto bene ora. Mi rimetto in fretta!"
Stavo bene fisicamente, o meglio il mio malessere non derivava dall'argento della B.M. ma questo nè Juliet nè Simone potevano saperlo. Potevano solo tentare di interpretare il mio sguardo velato di tristezza, mentre cercavo di aprire il più possibile il sorriso sincero che mi era spuntato sulle labbra, per la prima volta dopo che Beth se n'era andata.
"C'è qualcosa che non va, Mick? Posso offrirti un drink, mentre ci spieghi il perchè della tua visita?" Anche Simone parlava sorridendo, ma sentivo dentro di me che condividevamo lo stesso silenzioso e dilaniante turbamento.
"Si grazie, sei molto gentile..." Avevo accettato perchè non avevo toccato cibo per tutto il giorno e cominciavo a sentire un po' di languidezza. Non avevo voglia di passare da casa dove, ero sicuro, mi sarei lasciato prendere dalla malinconia e dalla tentazione di telefonarla e di implorarla di tornare.
"Vado io!" Si offrì volontaria Juliet, saltando su come un grillo e sparì in cucina.
Ne approfittai per accostarmi a Simone e porle l'unica domanda che non potevo farle davanti a Juliet.
"E tu, come stai? Hai più visto Josef?"
Simone sospirò a fondo chiudendo gli occhi per un istante come se quelle parole le avessero tolto il fiato.
Capivo esattamente come si sentisse. Eravamo due specchi rotti che potevano riflettere solo un’immagine distorta e frammentata della realtà circostante.
"A dire il vero non l'ho nemmeno sentito, dall'altra notte, quando ti hanno ferito... Più tardi lo chiamo io. Ho aspettato anche troppo. Se proprio dobbiamo rompere, vorrei prima chiarire delle cose con lui... Cose che non ho avuto il coraggio di dirgli." Imbarazzata dalla propria sincerità, Simone distolse lo sguardo dal mio.
"Mi dispiace, vedrai che ti spiegherà, non è un bel momento per lui..."
"Eh si, lo so... E Beth? Immagino che tra voi vada tutto a gonfie vele. L'ultima volta che ci ho parlato era molto più pacata di me, più sicura... Mi ha lasciato senza parole sai? Lei si fida ciecamente del vostro rapporto."
Forse nella sua voce c'era anche una punta d'invidia del tutto perdonabile.
Ero rimasto incantato ad ascoltarla, mentre parlava di lei. E di noi. A giudicare dall’ultima reazione che Beth aveva avuto con me, non mi sembrava affatto come l'aveva descritta lei.
E pensai che doveva essere successo per forza qualcosa, qualcosa che mi era sfuggito e che invece avrei dovuto notare. Qualcosa che aveva ferito Beth nel profondo, più di un semplice bacio rubato.
I dolcissimi occhi nocciola di Simone carpirono l’azzurro vitreo del mio sguardo in quel momento di profonda debolezza, in cui annuii sconsolatamente senza fiatare. Ma non potemmo approfondire quell'argomento perchè Juliet tornò con il mio bicchiere di sangue fresco e io mi preparai per rientrare nel mio ruolo di investigatore e farle le domande per cui mi ero presentato da loro.
"Juliet, come sta Tony? Quando esce?" Le domandai prima di dare un sorso profondo al mio drink, deviando completamente il discorso.
"Oh, Tony dovrebbe uscire domani! Su cauzione, se tutto va come previsto all'udienza... Vero Simone?" Juliet era raggiante e Simone annuì con decisione cercando di mantenere vivo quel suo entusiasmo. Ma era ben chiaro ai miei occhi quanto facesse fatica a sembrare felice.
"Sono molto contento per voi due... Senti Juliet, sono passato perchè avrei bisogno di alcune informazioni. Sai che ho salvato dalla Black Moon un ragazzo della tua età?"
Juliet annuì lentamente alzando un sopracciglio. Sapeva che la domanda impegnativa stava per arrivare.
"Penso che tu lo conosca. Si chiama Sam Jefferson... Ti dice niente?"
"SAM? Oh cavolo..."
L'euforia di Juliet si spense sentendo quel nome.
"Si, conosco Sam... Purtroppo."
"Perchè, purtroppo?" Domandai incuriosito.
"Sam era molto amico di Tony... o meglio, si è finto suo amico. Poi ad un certo punto ha deciso di mettersi contro di noi, ha tradito la nostra fiducia. Una sera ad una festa, ha scoperto il mio segreto... ha voluto sapere tutto, di noi, del nostro mondo... Tony si è fidato e si è fatto promettere da lui il silenzio e invece Sam si è documentato per conoscere altri vampiri. Così Tony ha discusso animatamente con lui, ma Sam non si è fatto convincere e ha chiesto di essere abbracciato. Ci aveva promesso che non lo avrebbe mai fatto, invece... Ora è un vampiro. Ma questo lo sai già."
"Si... lo è e non sta affatto simpatico alla B.M." Spiegai raccogliendo con la lingua il sangue che mi era rimasto sul labbro inferiore. E poi mi venne in mente una domanda che non avevo pensato di fare a Sam, quando era stato il momento.
"Sai per caso chi è il suo sire?"
Juliet ci pensò su qualche secondo poi rispose con voce sicura.
"Credo proprio che sia Bastian."
Quel nome mi rimbalzò in testa per qualche secondo, lasciandomi a bocca aperta.
"Bastian? Sta per caso per Sebastian? Sebastian von Lavdol?"
"Lavdul, Sebastian Von Lavdul... bella bestia, quello!"
"Tu lo conosci?"
Domandai stupito.
"Certo che lo conosco, Mick! Tu... forse tu sei troppo anziano per questo genere di cose, ma Bastian è un tipo mondano, adora stare in mezzo ai ragazzi, sa come conquistarli e soprattutto non passa mai di moda... Lui è davvero un personaggio particolare, molto carismatico... Sam si è fatto suo servetto e ha ottenuto l'immortalità. Ora capisci perchè io e Tony ci abbiamo litigato? Non ti fidare di quel viscido ragazzino viziato! Sotto quel sorriso e quello sguardo innocente, c'è un vampiro pronto a vendersi gli amici! Qualunque cosa ti abbia detto, scommetto che mentiva." Alzando gli occhi al soffitto, mi sfuggì uno sbuffo.
"Juliet... io. Sono senza parole. Dimmi tutto quello che sai su Bastian, dovrò fare una visita a questo tipo..."
"E' meglio se ci vai con Josef. Dopo l'ultima volta, non andare da solo! Io ci tengo al mio amico Mick dagli occhi dolci..."
Mi fissò intensamente, lasciandomi una tenera carezza sulla guancia e quel gesto così semplice, ma adorabilmente carico di affetto, mi ricordò la carezza consolatoria che Beth mi aveva dato in macchina, davanti alla casa di Jacob.
Era capace di sciogliere in un istante lo strato protettivo di gelo che avevo tentato disperatamente di issare per celare le mie emozioni.
"Si, starò più attento e mi porterò Josef." Confermai lanciando un'occhiata complice a Simone che raccolse il mio sguardo con un sorriso accennato.
Poi le salutai in tutta fretta per dedicarmi alla mia nuova ricerca.

Una volta fuori dall’appartamento di Simone, chiamai Logan. Parlava a voce bassa nonostante sentissi una musica altissima.
"Logan, che diavolo combini?Abbassa questa musica! Hai cercato informazioni su Sebastian Von Lavdul?"
"Si, Mick... Scusami, ma non posso fare altrimenti... Allora, ho due notizie per te. Una bella e una brutta, quale vuoi sentire prima?"
"Voglio la brutta..."
Affermai chiudendo gli occhi per un istante.
Tanto ormai... Peggio di così.
"Come vuoi. Sebastian ha mantenuto sempre lo stesso nome, ma ha cambiato cognome parecchie volte, usando anagrammi del suo vero cognome... Che è DuVall." Dopo quell’attimo brevissimo di esitazione Logan aveva deciso di dirmi tutto senza mezzi termini.
E in effetti quella fu una vera, sconcertante sorpresa. Mi ci volle un po’ per rendermi conto di quello che avevo appena sentito. Aveva scoperto che Sebastian era uno dei fratelli di Coraline e di Lance. Era uno dei sette fratelli di cui la mia ex moglie mi aveva raccontato.
Aveva ragione Logan, era una pessima notizia.
"DuVall? Ne sei proprio sicuro?"
"Si Mick, questo tipo è molto famoso nel mondo degli adolescenti. La prossima notizia non so da che parte metterla, perciò te la butto nel mezzo... Ha prenotato un volo per Parigi per dopodomani pomeriggio... Non credo che riuscirai a trovarlo in tempo. E potrebbe essere un bene, ancora non sei in forma."
"Questo è da vedere... E ora vai con la buona."
Risposi a tono.
"La buona è che ho una foto presa dal suo facebook, l‘unica rintracciabile... Ora te la mando per MMS. Ah Mick, Roger è ancora qui, non sono riuscito a mandarlo via. Tra l’altro sono convinto che abbia più informazioni di noi, ma non c’è verso di farlo sbottonare... Cosa facciamo? "
Ora capivo perché aveva la musica a tutto volume.
"Andiamo da Josef, forse lui saprà darci qualche dritta. Conoscerà sicuramente Sebastian. Fatti accompagnare lì, ci vediamo fuori dal suo edificio."
"Stai dicendo... dici sul serio? Da Josef Kostan? Alle Kostan Industries? Fantastico! Ok a dopo!"


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10.

"Buongiorno Signor Kostan!"
"Buongiorno Lara, ci sono messaggi per me?"
"Si Signore, e diversi sono di Miss Walker... la prega di richiamarla appena possibile."

Josef afferrò senza fiatare, i foglietti che Lara gli porgeva prontamente con le sue delicate mani ben curate.
Quando l’aveva assunta come segretaria, era rimasto affascinato dal colore della sua pelle, di un nocciola intenso, così compatto tanto da sembrare di pura seta.
I suoi occhi dal contorno dorato e dalla forma morbida ma ben allungata, adornati dalle ciglia sottili e tirate all’insù che gli ricordarono subito quelli di un felino, avevano rapito all’istante il suo sguardo.
Era la più bella ragazza dalla pelle scura che avesse mai incontrato, ma Lara si era dimostrata anche una efficiente collaboratrice, nonostante lui fosse un capo molto esigente.
Alle sue parole cortesi, accennò solo un sorrisetto comprensivo dei suoi e si infilò nell'ascensore per raggiungere il suo piano.
Quando le porte scorrevoli si riaprirono, a grandi passi si direzionò alla sua imperiosa scrivania scura, si accomodò sulla sua poltrona e prendendo il telecomando dal cassetto, accese i suoi preziosi monitor.
Poi aprendo il giornale del giorno che Lara gli aveva fatto trovare, controllò l'andamento delle borse.
Dopo una rapida occhiata per confrontare i dati, notò con soddisfazione che i conti erano perfetti e che le sue azioni erano ben posizionate.
A quel punto si dedicò a controllare i messaggi telefonici che gli erano stati passati e presi in mano i bigliettini, cominciò a scartabellarli con attenzione.
Alcuni erano dei suoi azionisti a Boston e a Washington. Uno era di un suo socio in affari del nord Europa e tre erano di Simone, come Lara gli aveva preannunciato.
Voleva che la richiamasse al più presto e sapeva bene perchè. Era sparito completamente dal giorno prima, quando la mattina, all'alba, era piombato in casa sua per dirle che non avrebbe mai dovuto chiedergli di abbracciarla.
Da quando lo aveva fatto, aveva avuto un vero e proprio rifiuto del pensiero di Simone.
La fuggiva, forse perchè ogni volta che pensava a lei provava una strana fitta al cuore.
Pensava di doverla allontanare prima che quella storia prendesse una brutta piega e diventasse troppo importante per lui.
Se lo era ripromesso, le freshies erano principalmente un modo divertente con cui distrarsi, fare un aperitivo e attenuare il dolore della perdita di Sarah.
Nessuna mortale era contemplata come appuntamento fisso nell'agenda e da un po' di tempo il nome di Simone era ovunque e prima di tutto stampato nella sua testa.
Il fatto che ne avesse parlato con me e che fosse saltato fuori l’argomento “abbraccio” costituiva un forte scossone alle solide certezze che rappresentavano i pilastri portanti della vita di un vampiro secolare come lui. Non era stato un problema fino a che qualcuno non gli aveva ricordato che aveva commesso un grave errore che non si era ancora perdonato.
Al rimorso per ciò che era successo a Sarah c’era da aggiungere la scoperta traumatica che la Legione era di nuovo in movimento e aveva cominciato a fare vittime, o a tentare di farne, come nel mio caso.
Questo gli aveva fatto fare un decisivo passo indietro.
Josef infilò la mano nella tasca per riprendere il suo samsung e lo posizionò davanti a sè con lo sguardo turbato.
Per un attimo aveva pensato di chiamarmi per sapere della microspia e per chiedere se avessi bisogno d'aiuto.
Ma poi agitò una mano in aria davanti a sè come a voler scacciare quel pensiero idiota che gli era venuto.
"Ah Mick! Sei abbastanza grande per cavartela da solo e io non sono di certo la tua balia! E poi se ti serve aiuto, chiamerai tu o ti vedrò arrivare alla mia porta come fai sempre... Maledizione dove diavolo ho messo la mia Montblanc?"
Si tastò il taschino e si ricordò di averla messa nella tasca interna della giacca.
La recuperò e annotò la risposta da inviare per fax al suo socio in Europa. Poi gli uscì un profondo sospiro di liberazione e si appoggiò allo schienale, abbandonandosi al relax.
Era la sua mente instancabile che continuava ad arrovellarsi sullo stesso argomento.
Si prese ancora qualche minuto di riflessione, tamburellando con le dita sulla scrivania e ad un tratto pensò che aveva bisogno di uno spuntino.
"A stomaco pieno si ragiona meglio!" Disse a se stesso a voce alta, facendo leva sulle braccia per alzarsi.
E si avvicinò al minibar per versarsi un bel bicchiere di AB negativo e sorseggiarlo con calma, mentre tornava a sedersi.
Ma ad un tratto, alzò la testa avvertendo la presenza di un'altra persona sul piano che stava per bussare alla sua porta.
"Entra pure..." La autorizzò alzando la voce mentre appoggiava delicatamente il bicchiere di cristallo sul legno pregiato della scrivania.
Cindy si affacciò socchiudendo la porta e ammiccò per salutarlo.
"Cindy! Ti credevo da Logan..." Josef cercava di trattenere un sorriso del tutto spontaneo che avrei definito preoccupante.
"Ciao Josef... Sono passata per chiederti una cosa. Disturbo?"
"No, sono solo, per ora... E' un piacere rivederti."
Le ultime due parole, Josef le aveva appena sussurrate, perchè si era accorto subito dello sguardo diverso che gli stava riservando la vampira.
Era famelica.
"Non dirmelo, è per la storia della microspia e Mick sta arrivando, immagino..." Ipotizzò, mentre le sue dita iniziavano a giocare con la penna che aveva tra le mani.
Ma Cindy scosse la testa, agitando i suoi lunghi capelli biondi.
"No, Mick è ancora convalescente, sarebbe una crudeltà costringerlo a pedinarmi, non ti pare? Oggi sono senza segugio alle calcagna... Volevo approfittarne per parlarti da sola e accertarmi che tu stessi bene."
Josef non riuscì a controllare un'espressione di stupore mentre replicava prontamente, lasciando scivolare la penna via dalle sue dita.
"Ehi, ma io sto bene... E' Mick quello che è stato ferito! Non credo di dovertelo ricordare."
"No... infatti. Posso entrare?"
Replicò lei per nulla scomposta da quella risposta.
Josef le fece segno di avvicinarsi senza alzarsi dalla poltrona, ma appena Cindy varcò la porta, si rese conto con un brivido di quanto fosse sexy.
Si era cambiata, rispetto a quando l'aveva incontrata a casa mia.
Ora aveva un grazioso tailleur di giacca e gonna blu con una scollatura che lasciava intravedere il suo reggiseno ricamato.
Gli si avvicinò ancheggiando, agitando il suo telefonino e quando si chinò verso di lui per mostrargli la foto che aveva sul cellulare, Josef fu totalmente rapito da quelle rotondità accattivanti che sporgevano piacevolmente dai vestiti, esponendosi al suo sguardo.
"Vedi questo segno? Era quello sul sito della Black Moon. Sei sicuro di conoscerlo? Perchè io non ne avevo mai sentito parlare... Insomma, è vero che sei più vecchio di me di un secolo, ma... Josef? JOSEF! Hai capito cosa ti ho chiesto?"
Josef si destò dal suo stato assorto, alzando gli occhi verso il suo viso e annuì con decisione, ma rispose in tutta sincerità.
"No... non ho sentito niente. Che cosa hai detto?"
Cindy si sciolse in un sorriso comprensivo, ma ne approfittò per sgridarlo.
"Josef Kostan! Se guardassi il display invece di tenere d'occhio la mia scollatura, forse capiresti di che parlo..." Lo rimproverò. Ma fingeva spudoratamente e questo non sfuggì a Josef.
"Si certo... la Black Moon..." Le sfilò il cellulare dalle mani con scatto preciso e Cindy ne approfittò per chinarsi ancora di più su di lui e sfiorargli la mano per una carezza, mentre toccava lo schermo e ingrandiva la foto.
"Cindy... Scusa ma non mi interessa assolutamente niente della B. M. in questo momento." Sussurrò lui con tono un po' urtato, irrigidendosi e posando il cellulare accanto al suo.
E Cindy si accigliò.
"Sei nervoso anche tu? Si può sapere cosa vi prende in questo periodo? C'è qualche virus che colpisce i vampiri maschi sessualmente eccitati?"
Mentre lo diceva, avvertirono il samsung di Josef vibrare sulla scrivania e abbassando entrambi gli occhi sul display, lessero il nome di Simone.
"Fammi indovinare... Una delle tue Freshies? Ecco cosa vi rende nervosi... Il contatto con le mortali! Sono altamente deleterie!"
Josef guardò Cindy stancamente, poi lanciò un'occhiata sfuggente al cellulare.
"Avanti, rispondi... ti lascio alla tua privacy!" Protestò lei allontanandosi di qualche passo e prendendo il bicchiere che lui aveva lasciato a metà, sorseggiò lentamente.
Josef seguì con lo sguardo quel suo ennesimo gesto provocatorio e invece di rispondere, afferrò il telefono e lo chiuse nel cassetto con una mossa molto rapida.
"No. Smetterà prima o poi..." Spiegò calmo come tutte le volte che sapeva di fare qualcosa di sbagliato, ma sentiva di doverlo fare.
Josef aveva un'alta capacità di autogiustificarsi. Il suo sistema di vita era molto machiavelliano.
Nel Kostan pensiero, il fine giustificava sempre i mezzi, leciti o meno.
E Cindy approfittò come al solito di quella politica per raggiungere il suo scopo.
"Povero Josef..." Esclamò con voce compassionevole riponendo il bicchiere ormai vuoto e passandosi un dito sulle labbra cremisi.
Vedendolo in crisi, gli tornò vicino e gli posò un bacio sulla guancia che non era affatto innocente. Perchè fu solo il primo di una lunga serie che si stava facendo sempre più invadente sul suo collo, fino al colletto della camicia.
Josef socchiuse gli occhi in quel momento di smarrimento, in cui il razionale stava lentamente cedendo il passo all'istinto.
Poi però ebbe un ultimo impeto di autocontrollo e portandosi la mano ad assestare il nodo della cravatta, si scansò da lei e si alzò di colpo dalla poltrona, sfuggendo a quei baci ardenti.
Una volta in piedi, Cindy si sollevò sulle punte dei piedi e gli buttò le braccia al collo.
"Cindy..." Cominciò Josef con un po' di incertezza nella voce.
In realtà Cindy cercava di farsi perdonare a modo suo, ovvero strofinandosi contro di lui come ben sapeva fare e con la consapevolezza dell'effetto che provocava.
Davanti a lei, Josef cercava di rimanere al suo posto, ma indubbiamente lottava con sentimenti contrastanti. E Cindy capiva perfettamente che lo stava torturando.
I suoi occhi languidi di un azzurro intenso ammirarono estasiati il loro riflesso in quelli lucidi, dall’iride castana a raggi dorati del vampiro. Erano così espressivi da riuscire ad urlarle nel silenzio quello che soffocava faticosamente nel cuore.
"Scusa Josef... Non dire nulla, lo so, ora me ne vado. Sono proprio una cattiva ragazza! E' che non sopporto di vederti stare così... Hai bisogno d'aiuto! Sono una profiler e certe cose le so vedere, pur senza conoscerti bene quanto il nostro investigatore preferito! E dato che Mick non se ne rende conto... L'ho visto bene, è troppo distratto dalla sua umana. Io invece, potrei fare qualcosa per farti stare meglio, signor Kostan... Ma solo se tu me lo lascerai fare."
Gli passò un dito sul viso per accarezzargli le labbra mentre i loro respiri si sfioravano.
"Ah si?" Chiese Josef con lo sguardo lucido, meravigliato da quella dichiarazione che lo toccava nel profondo.
Sapeva di essere in pericolo, eppure si stava lasciando avvinghiare e Cindy presto lo avrebbe chiuso tra le sue spire senza lasciargli possibilità di fuga.
"Io credo che tu abbia bisogno di un po' di compagnia, Josef... E io so ascoltare gli uomini. Potremmo approfittare di questo momento di intimità per approfondire la nostra conoscenza..."
Gli si era avvicinata ancora di più e schiudendo le labbra carnose aveva fatto un sospiro di cui Josef sentì tutto il calore sul mento.
Un istante dopo era già poggiata a lui e prendendo l'iniziativa, gli stava sfilando la giacca via dalle spalle.
"E' un'ottima idea, sai?" Josef aveva cominciato nel peggiore dei modi e non avrebbe finito meglio, nonostante per un attimo avesse rivisto la mia faccia con espressione tirata che gli ripeteva severamente "Stai lontano da lei, Josef...Non mi fido!"
Quel pensiero lo fece tentare di tirarsi indietro, ma con scarse possibilità di successo.
"Allora cosa aspettiamo?" Sussurrò lei maliziosamente.
"Ma qui? Ora? Ho del lavoro da fare e sono parecchio indietro..."
Quella non era un'argomentazione capace di fermare Cindy. E d'altronde Josef non voleva affatto fermarla, mentre lei, dopo avergli allentato la cravatta, iniziava già a sbottonargli la camicia e a passargli le labbra sulla pelle, dal mento, giù per il collo, seguendo poi il movimento delle sue mani lungo il suo petto.
Ma ad un tratto si scansò, facendolo barcollare.
Si sbottonò i due bottoni della giacca e la sfilò con poche e veloci mosse, facendola cadere sulla scrivania.
Poi si portò le mani sulla gonna stretta e abbassò la zip su un fianco, lasciandola scivolare ai suoi piedi, agitando i fianchi.
E Josef restò ad ammirare estasiato quello spogliarello che ero sicuro,avesse già immaginato nella sua mente la prima volta che l’aveva vista nel suo ufficio, quando io ce la avevo portata.
Ora poteva vedere il suo magnifico corpo scarsamente coperto da un completino mozzafiato.
Cindy si accomodò sul bordo della scrivania e lo attirò a sè di nuovo, mentre Josef scrutava la biancheria intima che tentava a fatica di contenere quelle accattivanti forme sinuose e ben proporzionate.
"Non dire sciocchezze Josef...Io lo so perfettamente che non vuoi aspettare oltre."
Ed era maledettamente vero. Perchè lui assecondò i suoi movimenti finendo dritto tra le sue gambe senza nemmeno provare a replicare.
"Lo sai che io posso e voglio accontentarti in tutto, senza nessun freno. E vedrai che dopo andrà meglio...Molto meglio."
Continuava a tentare di persuaderlo con la sua voce suadente ma non ce n'era bisogno perchè Josef era già caduto nella sua rete.
E afferrandola per i fianchi si era già chinato su di lei per baciarla con foga.
Cindy si lasciò trasportare dalla sua passionalità e quando le loro labbra si divisero, le scappò un mugolio di assenso, assaporando quel bacio impetuoso.
"Wow...sei incredibile, Josef! I pettegolezzi su di te sono molti e ottimi, ma non ti rendono onore comunque..."
"Pettegolezzi?"
Domandò lui divertito.
"Si...se le vampire parlano bene di te, immagina le mortali, cosa possano dire... Forse sei davvero l'amante perfetto, fai di me quello che vuoi, Mr Kostan..."
Josef schiuse le labbra in un sorriso di soddisfazione a quell'invito esplicito. E si fermò solo per un istante per chiamare la sua segretaria sul citofono interno e dare disposizioni.
"Lara, sarò totalmente irreperibile fino alla prossima comunicazione."
E tornò ad occuparsi del suo passatempo preferito.

  
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