Serie TV > Moonlight
Segui la storia  |       
Autore: Mick St John    24/10/2011    1 recensioni
Mick sta lentamente riprendendo le forze dopo essere stato ferito nell'episodio precedente, il 18 (Death Symphony), ma il destino, oltre al suo corpo da vampiro, mette alla prova anche il suo cuore. Beth infatti ha troppi pensieri che la mettono in agitazione e capisce che qualcosa tra di loro sta cambiando.
Genere: Drammatico, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Seconda Stagione di Moonlight in fanfic'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

**************************
11.

Aveva appena chiuso la comunicazione col suo capo, quando Lara si accorse della nostra presenza e mi venne immediatamente incontro, lasciando la sua postazione alla Reception per pararsi davanti a me.
"Signor St. John! E' un piacere vederla! Ma il Signor Kostan... è molto impegnato in questo momento. Devo chiederle di ripassare più tardi."
Quelle parole mi fecero salire la bile. Ero nervoso già per quello che era successo con Beth.
Ora sapevo che Josef non era con Simone, di questo ero certo. Dunque non aveva importanza con chi fosse, certe cose urgenti riguardo a noi non avevano scusanti di alcun tipo.
"Lara... non ti preoccupare. Mi prendo io la responsabilità."
La freddai con lo sguardo e lei sbiancò di colpo.
"Mick...la prego..." Quasi mi implorò e non mi aveva mai chiamato per nome.
" Stia tranquilla..."
Entrai nell'ascensore e il mio tono glaciale colpì anche Roger e Logan dietro di me.
"Andiamo!"
Mi avevano seguito senza chiedere nulla, leggendo sul mio volto la tensione di quella giornata. In più sapevano che non stavo ancora bene e per discrezione, tacevano e mi assecondavano.
Così, incastrati in quella situazione, fissarono la segretaria per un attimo come per scusarsi e Logan tirò fuori un’altra delle sue giustificazioni con tono mortificato, mentre Roger si stringeva nelle spalle.
"Sai com'è... non vogliamo farlo arrabbiare ancora di più... Oggi è un po' nervoso."
Ed entrambi mi seguirono placidamente, lasciando Lara con la sua espressione disperata sul volto, mentre si ripeteva a voce alta sempre la stessa frase.
"Mi ucciderà! Josef stavolta mi ucciderà! O come minimo mi licenzierà..."

Quando uscimmo dall'ascensore, spalancai la porta dell'ufficio di Josef senza nemmeno bussare.
La avrei aperta comunque, anche se fosse stata chiusa a chiave a quattro mandate, cosa che nemmeno si era premunito di fare.
"Ops..." Sussurrò sadicamente Cindy vedendomi con la coda dell'occhio, mentre Josef alzava la testa dal suo collo per fissarla sconsolato.
"Dimmi che non è lui..."
Cindy gli sorrise dispettosamente, controllando a stento una risata nervosa.
"Oh, Josef...Sai benissimo che è lui!"
Logan e Roger guardarono Josef e Cindy, poi me, che avanzavo nella stanza con una faccia tesa che avrebbe gettato nel panico chiunque mi conoscesse.
Logan preoccupatissimo, si voltò verso Roger.
"Tu che sei dell'F.B.I. e che puoi tutto... Fammi sparire... ora!"
Roger in realtà, rideva, nascondendosi dietro una mano, ma sentendo quella richiesta, tornò serissimo e lo sferzò col suo sarcasmo.
"Se avessi potuto, lo avrei già fatto da tempo, te lo assicuro!" Ma quella battuta non fece ridere nessuno.
Logan temeva la mia reazione, ma anche quella di Josef, dato che era complice di quella invasione di privacy.
"Io lo sapevo che non dovevo uscire dal mio rifugio... L'ho detto, che dovevo restare a casa... NON ci dovevo venire io qui..." Piagnucolò per qualche istante, ma sentendomi parlare, si zittì immediatamente.
"Ma bravi...bello spettacolo!"
Applaudii per qualche secondo avvicinandomi di più a loro, che erano rimasti paralizzati dalla nostra irruzione.
Josef non trovava ancora il coraggio di voltarsi a guardarmi. Ma non per vergogna.
Lui era un amante, non un combattente, come si era autodefinito. Questo lo giustificava a pieno titolo.
Quando finalmente si staccò da lei, voltandosi verso di me, cercò di calmarmi.
"Okay... Mick non è successo niente di grave. Ci stavamo solo..."
"Sollazzando! Si lo vedo! Scusateci per l'interruzione, ma vi prego, continuate pure! Fate come se non ci fossimo!"

Spostai lo sguardo penetrante dai suoi occhi, per posarli in quelli di Cindy, dove affondai con decisione.
"Perchè è questo probabilmente che aveva in mente, Josef, che guardassimo! Che ti rendessi ridicolo ai nostri occhi e che io mi innervosissi a tal punto da fare una scenata!"
Non ero calmo e non lo sembravo nemmeno. Si capiva perfettamente quanto la stessi odiando.
E lei, con un sorrisetto diabolico, mi scrutava con sguardo risoluto e sicuro senza la minima vergogna, sebbene fosse seminuda davanti a quattro uomini.
Dovevo smettere di guardarla per cercare di trattenere la rabbia che stavo provando e tornai a guardare Josef su cui, volendo, avrei anche potuto sfogarla.
Non avrei mai messo le mani addosso a Cindy, ma in quel momento avevo un forte impulso di prenderla a schiaffi e di trascinarla per i capelli fuori dalla stanza.
"Questo immagino sia successo perchè ti avevo detto di non darle troppa confidenza! Perchè tu sei così Josef, più ti dico di non fare una cosa e più tu la FAI per farti del male e per farmi un dispetto!"
Josef era stranamente calmo. Lui lo era davvero. La cosa mi fece adirare ancora di più e commise il grave errore di difenderla.
"Mick, veramente quello è un vizio che hai tu, ultimamente... E non c'è nulla di male...Siamo due adulti consenzienti, con almeno 300 anni a testa... "
Nella mia mente provata da mille emozioni, quelle parole risuonarono distorte più o meno così
"Mick...sei patetico. Siamo due vampiri secolari che hanno voglia di fare sesso e tu sei decisamente di troppo. Fatti gli affari tuoi!"
E mentre già non ci vedevo più dalla rabbia, Cindy prese la parola, per ferirmi in profondità come sapeva fare bene anche se non ce n'era alcuna necessità.
Io ero già dilaniato nel profondo.
"Josef, non prendertela. Vedi, Mick ce l'ha con me, non con te! E' me che detesta... Gli ricordo troppo la sua ex moglie."
Mi fissò con una espressione in cui lessi in quell'istante un disprezzo senza precedenti, mentre scivolava giù dalla scrivania.
Fu allora che persi davvero il controllo. E voltando i miei occhi, piantandoli di nuovo nei suoi con sguardo affilato, tirai fuori tutto quello che pensavo di lei e nel modo peggiore.
"E a quanto pare ho ragione! Cerchi di portarti a letto Josef ma stamattina hai detto a Beth del nostro bacio per farci litigare!"
"Bacio? Quale bacio?"
Domandò Josef spiazzato, guardando prima me e poi lei.
Ma nessuno dei due raccolse le sue obiezioni. Eravamo troppo impegnati a sputarci addosso il nostro veleno.
"MA SENTILO! Sei TU che dovevi dirglielo! Pensavo che lo avessi fatto! Non sei tu quello che predica la sincerità sempre e comunque? Hai qualcosa da nasconderle, per caso? Forse è il fatto che ti è piaciuto, St. John?"
"Ho baciato una STREGA! Come poteva piacermi?"
"Beh, a Josef piacciono i miei baci! E ha bisogno di me!"
"L'ultima cosa di cui Josef ha bisogno è di una vipera come te attaccata ai suoi attributi!"

Dopo questa frase, Josef iniziò a vacillare capendo che doveva inventare qualcosa per fermarci. Ma non aveva idee.
"AH! La verità è che sei invidioso! Perchè quello che Josef può fare con me, TU non lo potresti fare con la tua amichetta umana! Rischieresti di romperla!"
E pronunciando quelle parole, mi paralizzò, insultandomi con il suo sorrisetto di malvagio trionfo.
Persino Josef la guardò preoccupato per la mia reazione, trattenendo il respiro.
Roger e Logan erano ammutoliti, aspettando la mia risposta a tono.
E io, rilassai la mia espressione, dopo avere percepito tutta la spietata freddezza di quella affermazione.
Mi sfuggì addirittura un sorriso nervoso per quello che stavo per dire.
"Hai ragione. Potrei farlo con te senza rischiare... Ma non so... ti fai pagare, Cindy? No perchè, dovresti! E sai una cosa? A me non piace la roba di seconda mano!"
Non ero riuscito a frenare la lingua. E Cindy spalancò la bocca prima di assestarmi una cinquina potentissima sulla guancia, mentre Josef non sapeva come riparare al danno se non riprendendomi con un "MICK!" quasi urlato.
"Questo è troppo! Me ne vado!" Affermò lei con la voce tremante di rabbia, chinandosi per recuperare la gonna dal pavimento, sotto lo sguardo curioso dei presenti.
"AH! Brava...CIAO! Trovati un altro giocattolo da rompere!" Con movimento fulmineo recuperai la giacca dalla scrivania e gliela tirai al volo.
Josef tentò di fermarla per calmarla, ma Cindy si avviò verso l'ascensore con i suoi vestiti in mano, ripetendogli che non era colpa sua. La seguì fino alle porte scorrevoli e poi la lasciò andare, tornando nel suo ufficio con una certa rassegnazione nello sguardo.
Essendo dalla parte della stanza, nel cui angolo erano fermi e zitti come due soprammobili, Logan e Roger, Josef si rivolse prima a loro, sfoderando il suo sorriso disinvolto.
"Scusate per il triste spettacolo..."
"Oh ma noi, capiamo perfettamente Josef... scusa noi per essere...qui."
Lo rassicurò Logan con un brivido e un sorriso forzatissimo.
"Sei contento?" Mi domandò poi, tornando a fissarmi con sguardo severo. "Non avrai esagerato un po'?"
"NO JOSEF. Non sono contento e NON ho esagerato!" Replicai stizzito.
"Ma che hai, Mick? Che diavolo ti è preso? Non ti ho mai visto in questo stato, è successo qualcosa? Ho capito... ora tocca a me. Avanti sfogati, sono pronto! Almeno dopo ti sentirai meglio..."
Mi rassettò il bordo della giacca in modo ruffiano come era solito fare.
E restò fermo al centro della stanza, a torso nudo, in attesa dei miei rimproveri.
Invece io replicai con un sorriso appena accennato, carico di sarcasmo, e un'espressione tristemente amareggiata.
"Non ho niente da dirti, Josef. Sono stanco di ripetere sempre le stesse cose. Volevo il tuo aiuto ma mi sono accorto che hai altro per la testa e io posso farcela anche da solo, da un po' non riesco più a capirti."
Uscendo senza aggiungere altro, urtai la spalla contro la sua, senza scansarmi, e imboccai il corridoio per prendere l'ascensore e andarmene, seguito a testa bassa dagli altri due vampiri che salutarono con un cenno imbarazzato.
Ancora non lo sapevo ma avevo dato a Josef il colpo di grazia.


**************************
12.

Mentre Josef si rinfilava la giacca entrò Lara trafelata.
Aveva visto passare davanti alla reception prima Cindy seminuda e poi noi tre con un’aria a dir poco inquietante.
Così si era precipitata a controllare l’umore del suo stimatissimo datore di lavoro, con tutta la buona volontà di farsi perdonare per avere infranto gli ordini ricevuti.
"Va tutto bene Signor Kostan? Mi dispiace... Sono mortificata."
L’espressione di rammarico che aveva sul volto rivelò a Josef la sincerità di quella sua affermazione.
"Non dica sciocchezze, Lara...Non è colpa sua." Rispose lui, aggiustandosi i polsini della camicia sotto la giacca. Ma mentre lo diceva con quel tono sommesso, squillò il telefono.
"Lara... risponda da qui, non farebbe in tempo a prenderla giù."
E la segretaria ubbidiente, annuì e fece per prendere il telefono, ma Josef con mossa fulminea posò la mano sulla sua, bloccandola sulla cornetta. Lara avvertì un brivido percorrerle la schiena su fino alla nuca e il respiro le si bloccò per qualche secondo.
"Lei sta facendo un ottimo lavoro, invece... " Josef sorrise per un breve attimo e poi la lasciò prendere la telefonata, mollando lentamente la presa.
Lara sollevò quindi la cornetta, rispondendo più rincuorata al sorriso del suo giovanissimo e affascinante capo.
"Kostan Industries, buonasera... Si, mi dica... "
Ascoltando la richiesta dell’interlocutore all’altro capo della linea, lo sguardo di Lara si ridusse a due piccole fessure e cercò di incrociare quello di Josef.
"Attenda in linea, per favore... " Poi isolò la comunicazione mettendo una musica di attesa e domandò un po’ turbata.
"Vogliono parlare con lei... Un uomo si è presentato come un certo Phil, “amico di Sarah“... Non so... Vuole che glielo passi?"
Josef spalancò gli occhi per la sorpresa e le sue labbra si schiusero quasi a rallentatore.
"Si, grazie Lara... Potrebbe fare una cosa per me? Metta questi documenti in cassaforte, le scrivo subito il codice d’accesso."
Le passò i fogli che aveva nel cassetto e con la penna segnò velocemente dei numeri.
"Ma... Signor Kostan io..." Tentò di replicare lei, ma Josef fu irremovibile.
"Mi fido di lei, li metta al sicuro e stia tranquilla, appena finisco la telefonata cambierò il codice. Ora può andare...e chiuda la porta." Si raccomandò, prendendole la cornetta dalle mani e Lara eseguì prontamente.
A quel punto, ormai solo, Josef deglutì rumorosamente, mentre si sistemava sulla poltrona, cercando di mantenere i nervi saldi. Poi sbloccò il tasto dell’attesa.
"Pronto..."
"Salve Josy! Ti sei ricordato di noi, allora... Hai visto che ho mantenuto la promessa di richiamarti?"
Quelle parole lo irritarono oltremodo, soprattutto dopo la nostra discussione. Phil doveva essere il nome di uno dei legionari della Black Moon che lo aveva minacciato nel parcheggio. Era anche uno di quelli che mi aveva quasi fatto fuori. Aveva riconosciuto la sua voce calma e sicura ed era quasi certo si trattasse dell’uomo col cappellino.
Sporgendosi in avanti col busto, Josef era già abbastanza teso da poter scattare in piedi alla minima provocazione.
La sua voce calda assunse in quel momento un tono spaventosamente imperioso.
"Lei... Apra bene le orecchie! Non si permetta mai più di darmi del tu! Se mi ha telefonato per riempirmi di minacce o per tentare di spaventarmi, le dico subito che io la troverò, prima o poi, e le assicuro che non sarò affatto gentile! Non osi mettersi contro di me, perché io ho ucciso per molto meno!"
Josef avvertì il sospiro profondo dell’uomo dall’altra parte del telefono.
"Non faccia così... io sto cercando di venirle incontro...Di aiutarla... Lei ha salvato Mick St. John grazie a “qualcosa” che noi da tanto tempo cerchiamo. Ora...Se lei mettesse a disposizione questo "qualcosa" per le nostre ricerche, ci sarebbero buone probabilità di risvegliare la Signorina Whitley dal suo coma... potremmo trovare un compromesso..."
Ma sentire quel discorso non solo non calmò Josef, ma gli fece perdere completamente l’autocontrollo.
"NO! Io NON ho NESSUNA intenzione di scendere a patti con lei! NON ho bisogno di nessun aiuto! NON ne ho MAI avuto bisogno! Nè di lei, nè di St. John nè di chiunque altro! VADA AL DIAVOLO E MI LASCI IN PACE!" Urlò con tono carico di insofferenza. E senza dare possibilità di repliche al legionario, agganciò.

"Phil... sei davvero testardo. Io te lo avevo detto che non avrebbe capito! Prima o poi dovremo cancellare anche quei nomi che sono sulla lista... Se non vuole ascoltarci Kostan, nemmeno sotto ricatto della Whitley, non abbiamo molte probabilità con gli altri."
"No Jim... io conosco Josef. Sono sicuro che non sia il momento giusto. Ma lui, è un ragazzo intelligente. Capirà, dobbiamo solo dargli un po‘ di tempo..."
Jim aveva visto bene il broncio sul volto del suo socio, ma sapeva di non poterlo aiutare più di quanto non stesse già facendo.
"E‘ proprio quello che ci manca, Phil... Ah, sta prenotando un volo per New York..." Spiegò Jim guardando il palmare.
E sul viso di Phil si delineò lentamente un sorriso. Poi, calandosi meglio il cappellino sulla fronte, esclamò.
"Si... Vai da Sarah... Bravo Josef, vai da lei. Forse ci siamo, ce la possiamo fare."


**************************
13.

Cindy nel frattempo era entrata nel parcheggio e aveva recuperato la sua auto. Era rimasta ferma in macchina qualche secondo, stringendo forte il volante davanti a sé, aggrappandosi forte.
Stava reprimendo la sua crisi di nervi, ma non era offesa per ciò che le avevo detto. Era nervosa perché era cosciente di quanto fosse vero. Non capiva ciò che il suo cuore volesse.
Forse aveva solo bisogno di scambiarsi calore con qualcuno che fosse pronto ad abbracciarla, fosse anche solo per una notte. Era sicura che anche Josef avesse la sua stessa esigenza.
Ad un tratto gettò la testa all’indietro e infilando la chiave, la girò, facendo sbuffare il motore.
Quando partì, sentì il piede scendere sull’acceleratore senza poterlo controllare. Forse cercava nell’ebrezza della velocità quella scarica di adrenalina che le era stata negata, ma essendo vampira non poteva provare la paura di morire. Poteva solo provare il brivido di causare la morte di qualcuno.
Da lontano, sulla strada semideserta, scorse il rosso acceso del semaforo e così scartò immediatamente l’ipotesi di rallentare, certa del fatto che sarebbe scattato il verde prima che potesse arrivare all’incrocio.
Ma sotto le ruote, l’asfalto bagnato scivolava con una velocità notevole rispetto al solito e quando giunse a pochi metri dalle strisce, il rosso era ancora vivo e un pedone si apprestava ad attraversare con una certa sicurezza.
Cindy, intravedendolo, inchiodò paurosamente cercando di mantenere il controllo della sua auto ed evitare l’ostacolo che gli era improvvisamente sbucato davanti.
Tranciarlo a quella velocità, gli sarebbe stato certamente fatale, ma a Cindy non sarebbe importato granchè. Le importava di più non rovinare il cofano della sua BMW samoa.
L’uomo al contrario, non si accorse del sopraggiungere dell’auto se non quando i fari gli abbagliarono lo sguardo e il puzzo dell’olio dei freni e del copertone bruciato lo aggredì, togliendogli il respiro. Tossì forte e fissò sconcertato il vetro del parabrezza, cercando di identificare il guidatore forsennato. Per non cadere, si appoggiò al cofano, fermo a pochi centimetri dalle sue gambe che gli stavano lentamente cedendo per lo spavento.
"Lei... lei è pazza! Ma lo sa a quanto stava andando?"
Domandò cercando di urlare, ma la voce gli si era strozzata nella gola secca.
Cindy per tutta risposta scese dalla macchina come una furia sbattendo lo sportello. Si accorse che l’uomo in giacca e cravatta che aveva davanti era giovane e molto alto, sebbene fosse piegato sul suo cofano.
"Il pazzo sei tu! Prima di attraversare, guarda dove metti i piedi, razza di bellimbusto senza cervello! Cos’hai che non va? Non hai visto che stava per scattare il verde per me!" Urlò lei di rimando.
L’uomo la fissò ancora più inebetito e sconvolto, squadrandola. Cindy era scesa di corsa dalla macchina e non si era ancora abbottonata la giacca. Quando si accorse dello sguardo invadente dell’uomo si affrettò a ricomporsi.
"Lei stava per investirmi... Stavo attraversando la strada sulle strisce e lei stava per uccidermi. Se ne rende conto? Poteva esserci una mamma con una carrozzina e lei l‘avrebbe presa in pieno! Vuole anche avere ragione?"
Quel tono deciso e quello sguardo verde intenso scossero improvvisamente la coscienza di Cindy. Stava per uccidere quella persona senza provare alcun rimorso e soprattutto la stava accusando di essere nel torto, quando l’unica ad avere sbagliato tutto era lei. Improvvisamente non ricordava di avere fatto una sola cosa giusta nella sua vita. E senza poterne fare a meno, crollò. Reprimendo i singhiozzi, cambiò espressione e si rivolse con gentilezza, stavolta, mentre strizzava gli occhi per impedirsi di piangere, cercando con le mani di domare i capelli e raccoglierli da una parte.
"Ha ragione... mi scusi, io... Mi dispiace moltissimo... E‘ stata una giornata infernale e sono emotivamente provata. La prego, dimentichi quello che le ho appena detto. Non mi era mai capitata una cosa del genere, di solito sono sempre prudentissima. Sta bene, vero?"
L’uomo si accigliò, vedendola reagire in quel modo. Il suo sguardo severo si addolcì un po’, impietosito da quegli occhi chiari e lucidi di pianto.
"Io sto bene, per fortuna. Ma credo che lo stesso non valga per lei... Senta signorina, non si preoccupi. Non chiamerò la polizia solo se lei mi giurerà di non mettersi più al volante in queste condizioni! Non dovrebbe guidare così sconvolta. "
Cindy annuì e facendosi coraggio con un sospiro profondo cercò di rimediare al danno compiuto.
"Lei è davvero molto comprensivo... Grazie. Posso offrirle un caffè per farmi perdonare?"
Il giovane la guardò per un istante pensieroso.
"La prego, mi farebbe davvero piacere..." Cindy insisteva sforzandosi di sorridere e l’uomo capì che non si trattava solo di un invito di cortesia, ma di una richiesta di aiuto.
Avrebbe voluto rifiutarsi, ma sentiva che questo avrebbe ferito quella donna, deprimendo il suo animo più di quanto non fosse già.
"Non deve sentirsi in obbligo ma... se proprio insiste, d‘accordo."
Cindy gli tese la mano per presentarsi, stavolta con un sorriso di riconoscenza e il giovane ricambiò con convinzione. Ora che la vedeva sorridere si era accorto di quanto fosse graziosa, nonostante il trucco fosse totalmente sconvolto sul suo viso.
"Sono Cindy Morrigan...piacere."
E lui rispose alla stretta con un sorriso più disteso.
"Benjamin Talbot."

**************************
14.

Parcheggiai sotto casa e mi avviai all’entrata del mio palazzo, ma camminando avvertì un brivido che già avevo avuto altre volte, come un soffio gelido sulla nuca.
Mi fermai di colpo sul marciapiede guardandomi intorno, ma i miei occhi cercavano senza sapere bene cosa avrebbero dovuto trovare, tra le luci dei lampioni e le ombre della sera. Poi alzai lo sguardo verso il cielo, scorgendo la luna quasi del tutto piena e restai come ipnotizzato per qualche secondo da quel luminoso alone argenteo, l’unico da cui ero letteralmente attratto.
Un vagabondo, vestito di stracci, ridendo forte e imprecando in qualche lingua sconosciuta e distorta dalla sbronza, richiamò la mia attenzione, poi puntò dalla mia parte, mi passò accanto lasciando una scia di alcool e dopo avermi superato si accasciò a terra canticchiando una strana canzone.

“La luna, il sole dovrà coprire...
Andare per il cielo come il vento!
Entrare nelle case serrate e gli uomini più forti far indebolire...
Gli amici più cari far litigare,
mariti e mogli stare sempre in astio...
Uomini e donne torturare con dolori forti e senza pietà,
farli godere e poi soffrire...
Questo la luna farà...”


Non volevo ascoltarla ma non riuscii a farne a meno.
E per quel breve tratto di pochi metri che mi separavano dal portone d‘ingresso, mi resi conto che non ero mai stato tanto solo.
Avevo litigato con Josef, avevo insultato Cindy facendo una scenata davanti ai nostri amici ed ero di nuovo senza Beth.
Mettendo stancamente un passo dietro l’altro sul marciapiede, cercai di fare appello all’ultimo sprazzo di orgoglio che mi era rimasto e alzai lo sguardo dritto davanti a me.
Fu allora che riconobbi quei morbidi ricci corvini dall’altra parte della strada. O almeno mi sembrò di riconoscerli.
E quando quella testa si girò verso di me, incrociai il suo sguardo d’ossidiana in grado di dissolvere ogni dubbio.
Era Coraline.
Ma con un battito di ciglia lei non era più lì.
Feci qualche passo verso la visione che avevo appena avuto, ma poi mi bloccai per indietreggiare. E stringendo i pugni più che potevo, avvertii le unghie entrarmi nei palmi, dandomi un dolore acuto e fastidioso.
Detestavo i pensieri che avevo fatto, dimostravano quanto fossi vulnerabile e totalmente scombussolato.
Perfetto! Ora sogno di vedere Coraline... La mia fidanzata si prende una pausa riflessiva e io ho le visioni della mia ex moglie! Devo essere impazzito, dannazione!
Mi voltai di colpo, infuriato con me stesso e una volta rientrato in casa, levai la giacca e mi lasciai cadere sulla poltrona con un tonfo sordo.
Spalancando gli occhi sul soffitto, cercavo di pensare inutilmente a qualcosa di positivo.
Dentro avevo la potenza di un vulcano pronto ad esplodere, ma sentivo il corpo troppo debole per sopportare tanta forza distruttiva.
Mi mancava tutto di Beth, persino la sua tazza vuota col fondo di caffè, lasciata sul bordo del tavolo, il suo telo umido appeso nel bagno, la sua borsa posata distrattamente sulla mia poltrona.
Chiudendo gli occhi riuscivo ancora a sentire il suo profumo nell'aria ed ero incapace di resistere alla tentazione di respirare a fondo.
Per non dire che, dare un'occhiata di sfuggita al divano su cui tante volte eravamo stati abbracciati stretti, con e senza vestiti, mi provocava delle vere e proprie crisi di astinenza.
Quando in quel momento bussarono alla porta, saltai su e andai ad aprire quasi correndo, con la speranza nel cuore che fosse la mia Beth.
Invece Cindy entrò senza nemmeno aspettare l'invito. Era trafelata come se avesse corso.
"Devo parlarti. Ho bisogno di farlo, mi sento uno schifo."
Non ci avrei creduto nemmeno se mi avesse implorato, bagnandomi di lacrime le ginocchia.
"Ci sei riuscita. Beth se n'è andata." Le spiegai con ovvietà.
"COSA? Ma... Tornerà presto, vero?"
"Non lo so. Non so neanche se tornerà mai. Ora puoi dire a Coraline che so cosa ha provato lei quando l'ho lasciata. Puoi dirle che il dolore dell'abbandono mi sta massacrando... Me lo merito, lo so. Così come l'ho procurato, ora lo sto vivendo sulla mia pelle... Hai compiuto la tua missione, ora lasciami soffrire in pace! Oppure devi per forza infierire?"

Cindy si adombrò ancora di più.
"Oh Mick...Ma che stai dicendo? Io..." Sembrava si sentisse davvero in colpa per la prima volta nella sua vita. Ma per troppe volte mi aveva ingannato.
Forse leggeva davvero nel mio sguardo cupo e spento, tutta la mia cruda tristezza, ma il suo rimorso non mi era di alcun aiuto.
"Mick, venendo qui ho incontrato un umano. ... E non l'ho ucciso." Cominciò lei. Ma a me non importava nulla.
"Perchè?" Domandai scettico stringendomi nelle spalle. In realtà dovevo dire "Perchè lo stai raccontando a me? Fai quello che ti pare!"
La cosa non mi interessava affatto in quel momento, ero insensibile alle sue necessità.
"Perchè mi piace... Non mi capitava da molto tempo di essere attratta così da un mortale. Nei suoi occhi ho trovato uno sguardo capace di entrarmi dentro e di toccarmi a fondo, rivoltandomi il cuore. E improvvisamente ho capito che avevo sbagliato con te... Scusami, Mick... Mi dispiace davvero tanto che Beth abbia reagito così... Il mio era solo un capriccio stupido."
"Non devi scusarti..."
Sospirai appoggiando il gomito allo stipite della porta e mi passai stancamente la mano sulla fronte, tirandomi indietro i capelli.
Quando hai voglia di piangere e non ci riesci, senti dentro un'ombra sordida e affamata.
E' come avere un mostro sadico che ti consuma lentamente, sfregando le unghie sulla tua anima, che si affila gli artigli nel posto più sensibile del tuo cuore e che ogni tanto ti assesta un morso profondo.
Vorresti prendertela con te stesso, ma non puoi farlo e questo è irritante in maniera insopportabile.
Chiusi gli occhi lentamente e riaprendoli tornai a guardare il pavimento per evitare di incrociare il suo sguardo.
"Non può essere stato solo quello che le hai detto a farla andare via. Quello che mi sta massacrando è proprio questo... sapere che c'è qualcosa che la tiene lontana da me e contro cui non posso reagire, perchè non so cos'è... O forse si. Forse lo so bene chi è... Ma non voglio crederci. Non voglio accettarlo."
E lei, comprendendo il mio malessere, fece quello che non avrebbe dovuto fare. Allungò la sua mano per darmi una carezza sulla guancia e riportare il mio sguardo su di sè.
"Amare una mortale ti farà capire molte cose, prima tra tutte che siamo creature destinate a soffrire. Solo che noi meritiamo questa dannazione, loro no. Loro non meritano tanto dolore. So che non puoi fare a meno di amarla. Ma forse lei non è disposta a soffrire per causa tua le pene dell‘inferno."
Aveva negli occhi una nuova luce, per la prima volta mi sembrava sincera come lo era stata solo con Josef e solo per un istante.
E io di rimando la fissai come non avevo mai fatto. Lei lo capì immediatamente.
Si alzò sulle punte dei piedi per avvicinarsi al mio viso e anche se cercava un angolo della mia bocca, sapevo che una volta toccate le mie labbra, non si sarebbe fermata.
Era una sfida. Ma io ero stanco di giocare.
Ero stanco di oppormi, persino di controbattere. Ero stremato dal dolore che avevo nel cuore e avevo un solo pensiero nella mia mente, Beth.
Tutto il resto non era nulla. Cindy era lì ma era come se non ci fosse. E anche se la guardavo, non riuscivo a vederla. Fissavo solo quelle labbra che si avvicinavano e che volevano provocarmi, senza avere alcuna intenzione di opporre resistenza.
E improvvisamente anche io pensai di capire cosa provasse Josef.
Perdere l'amore, vedertelo strappare dal cuore con brutalità, ti toglie il respiro e le emozioni. Ti paralizza, ti svuota e ti rende l'ombra di te stesso. Anche io con lui avevo sbagliato, avevo avuto poco tatto, ma il dolore che sentivo assorbiva tutto il mio essere.
Mi sarei lasciato baciare, in quel momento, senza rendermi conto di quello che avrebbe comportato.
Le avrei lasciato fare qualunque cosa, purchè fosse riuscita ad alleggerire il peso che avevo sull'anima, ma sapevo che era inutile.
Nessuno poteva riuscirci. Al contrario mi avrebbe allontanato da Beth ancora di più e mi avrebbe distrutto totalmente.
Forse fu proprio questa certezza a fermare anche Cindy, a pochi millimetri dalla mia pelle.
Si allontanò piano, poi mi fissò stupita e turbata, prima di sussurrare un timido rimprovero dei suoi.
"Ma come mi stai guardando, Mick?"
"Come ti sto guardando, Cindy?"
Replicai in modo arrogante.
"Non mi piace come mi guardi... Non mi piace che tu sia così remissivo..."
A quelle parole capii cosa dovevo fare. Aprii la porta con mossa sicura senza spostarmi di un millimetro.
"Vai via Cindy, per favore." Ordinai.
E Cindy annuì, sorridendo appena.
"Si Mick... spero tu possa perdonarmi. Ma voglio dirti ancora una cosa. Josef mi ha raccontato di Coraline. Ha rinunciato a te per salvarti, sacrificando se stessa a Lance. Beth farebbe la stessa cosa? Si sacrificherebbe per salvarti o sta scappando perchè ha paura di te e del tuo mondo? Io spero che ti ami quanto tu ami lei..."
Uscì di fretta ed io richiusi la porta alle mie spalle cercando di cancellare quelle parole, poi afferrai il telefono e composi il messaggio che avevo meditato di mandare a Beth tutta la giornata.
| Non riesco a smettere di pensarti... Vorrei solo sapere come stai. Ti amo... | Ed inviai.
Poi feci appena in tempo ad arrivare al divano. E sedendomi, facendo un respiro profondo, nascosi il viso tra le mani.
Era così assurdo da sembrare impossibile.
Forse è un incubo...Tra un po' mi risveglierò e Beth sarà qui con uno dei suoi sorrisi radiosi a riempirmi la stanza con la sua luce.
Invece mi addormentai, cadendo in un sonno profondo in cui mi sentii quasi risucchiato. Forse era ancora colpa dei residui d’argento.

  
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Moonlight / Vai alla pagina dell'autore: Mick St John