Francesca’s
POV
Ero
tornata.
Sì, non ero più un mucchietto di polvere
in fondo ad una tomba vecchia di secoli.
E Damon era venuto a svegliarmi come il
principe con la sua principessa, e c’erano anche Stefan e
Klaus e tutto è
sembrato perfetto per i primi attimi.
Poi ho visto la doppleganger e ho
realizzato tutto: io non facevo più parte della vita di
nessuno di loro ed
erano passati così tanti secoli, così tanto tempo
senza che si ricordassero chi
fossi.
Eppure io ero sempre lì a seguirli come
una trottola, a girare il mondo insieme a loro per cercare di vivere
attraverso
la loro essenza, attraverso quel ricordo che avevano di me, nascosto in
un
angolo recondito del loro cuore.
“Tutto
a posto?” era lei.
Mi ero seduta sul letto della mia camera
d’un tempo, meditando su tutte quelle cose così
inverosimili, sul fatto che io
forse fossi sbagliata, intrusa in
quel mondo.
“Sì, doppleganger” risposi
soprappensiero.
“Sai, ho un nome” io la guardai spaesata:
aveva un bel caratterino… Come si poteva permettere di
parlare in quel modo ad
un’Originale?
“Scusa, ma hai idea di chi sono io?”
“Sì,
la sorella di tuo fratello… Lo si intuisce dal
carattere” sogghignò e chinò la
testa bruna.
Forsa stavo sbagliando?
“Okay dopplega… cioè, Elena, forse
abbiamo iniziato con il piede sbagliato e mi dispiace, ma sono sicura
che
potremmo ripartire con il giusto entusiasmo” lei non
proferì parola.
“Piacere, mi chiamo Francesca” le tesi
la mano sorridente, cercando di fare un passo avanti con una persona
che odiavo
a prescindere.
“Elena” sbuffò lei stringendomi la mano.
“Woow… avevo detto con il giusto entusiasmo”
mi lanciai sul letto e
chiusi gli occhi.
“Sono stanca, non ho voglia di fingermi simpatica
con te” continuai. “Ma se ci sto provando vuol dire
che un motivo ci sarà, no?”
silenzio.
“Ah sì? Forse per portarmeli via!” aprii
gli occhi e la vidi sopra di me, con un pugnale affilato in mano. In
meno di un
secondo era conficcato nel mio petto.
“Polvere di quercia bianca… astuta”
ghignai tirandolo fuori dal mio sterno.
“Già… vorrei ricordarti che sono
già
morta” sbuffai tamponandomi il sangue con
l’accappatoio. “E gradirei un cambio
decente… non posso viaggiare nuda” lanciai il
pugnale in aria, infischiandomene
del posto nel quale sarebbe ricaduto.
“Attenta” sentii dietro di me.
Mi voltai e trovai Stefan che aveva
afferrato il coltello al volo.
“Stefan!” piagnucolò Elena.
“Ha cercato
di uccidermi…” io sbarrai gli occhi.
“Come scusa?” dalle mie labbra uscì una
risatina isterica. “Francesca… davvero
l’hai fatto?” “Cosa? No! Sono un
vampiro, non una deficiente”
“Non
ascoltarla… Ha detto che mi avrebbe fatta fuori
facilmente!” per un attimo, forse
anche due, avrei voluto azzannare quella piccola stronzetta e farle
vedere cosa
significava per un Originario far fuori qualcuno.
“Io ero venuta qui a portarle i vestiti
e…” “Davvero brava come
attrice… peccato che quello sia un coltello adibito ad
uccidere un vampiro Originario e non una ragazzina
capricciosa!” le ringhiai
addosso.
“Basta!” esclamò Stefan massaggiandosi
le tempie. “Francesca, non mi arrabbierò ma dimmi
la verità” “Primo: non sei
mio padre. Secondo: credimi, Stefan! E’ questa la
verità… ha cercato di
uccidermi e… oh diamine, guarda il mio accappatoio!
E’ intriso di sangue” lui
chiuse gli occhi e prese un respiro.
“Basta, non voglio sapere nient’altro”
prese Elena per mano e uscì dalla stanza.
E
io mi iniziai convincere che ero
davvero di troppo per quel mondo.
Fatta
eccezione per Klaus, tutti erano andati avanti. Senza di me.