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Autore: Orihimechan    25/10/2011    8 recensioni
Ed è quando dubiti di te stesso, della tua vita, di tutte le tue convinzioni, della persona che ti sta accanto e persino delle tue scelte che dovresti fermarti un attimo a riflettere.
Riflettere su tutte quelle scelte che hai fatto fino ad ora, che ti hanno fatto amare il sole anziché la pioggia, che ti hanno fatto apprezzare Battisti anziché Venditti, che ti hanno fatto dire si quando invece avresti voluto dire no.
Che ti hanno fatto accontentare anziché renderti felice, ma felice davvero.
E quando ti ritrovi a pensare a lui, di nuovo, e ti accorgi che in realtà lui dai tuoi pensieri non c’è mai uscito, bhè in questo caso, forse, dovresti iniziare anche a pensare che probabilmente tutte le tue scelte sono state delle gran scelte di merda.
Nicole Castellani è di fronte un bivio: il ragazzo di sempre oppure l'amico che sembra conoscerla più di quanto lei è disposta a mostrare al mondo?
Dove la porterà il suo cuore?
Because life is made up of choices.
STORIA IN COMPLETA REVISIONE - 07/02/2017 ( SI CONSIGLIA LA RILETTURA COMPLETA )
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
Capitoli:
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Molto spesso,
per riuscire a scoprire che siamo innamorati,
forse anche per diventarlo,
bisogna che arrivi il giorno della separazione.



 


 

Per quanto si sforzino, le persone non riescono mai a definire la parola innamoramento.
Assume un significato diverso in ogni esperienza.
Non esiste nemmeno un criterio, un assioma, un principio specifico che sia in grado di giustificare come e perché ci interessiamo ad una persona anziché ad un’altra.
Ci innamoriamo e basta.
Del mondo in cui si sfiora involontariamente i capelli, del modo in cui ti guarda quando si prende gioco di te, di come si china per allacciarsi le scarpe, di come ti sorride, del suo modo di discorrere con gli altri, della sua riservatezza, della sua dolcezza, del modo in cui vorrebbe dirti che sta impazzendo e, del modo in cui semplicemente ti guarda e anziché scagliarti addosso tutta la sua rabbia e frustrazione ti sorride dicendoti che va tutto bene.
Non ricordo il momento esatto in cui iniziai a guardarlo in modo differente, né tanto meno l’istante preciso in cui me ne innamorai, accadde e basta.

 




Avrei fatto volentieri a meno di andare a scuola quel giorno, la pioggia non voleva saperne di smettere e quell’aria tagliente mi stava facendo letteralmente uscire fuori di senno.
Odiavo il freddo terribilmente e proprio per questo rimpiangevo di non essere rimasta a casa, raggomitolata sul mio divano, con la mia amatissima coperta - che aveva più anni di mia nonna - ed una cioccolata calda tra le mani. Invece quella mattina mi ero alzata controvoglia dopo ben dieci minuti dal suono fastidiosissimo della mia sveglia, avevo fatto colazione, raggiunto il mio guardaroba veloce come un bradipo, tentato per più di quindici minuti di riordinare i miei lunghi capelli castani e ne avevo impiegati altri cinque per rassegnarmi al fatto che quella mattina ero io a dovermi piegare alla loro volontà e non il contrario. Una volta, preda di un inaspettata orda di coraggio, li avevo tagliati appena sopra le spalle, pentendomene praticamente il minuto successivo.

Ero sempre andata fiera della mia bellissima chioma, sin da bambina.
Crescendo i boccoli naturali avevano ceduto il posto ad onde morbide che spesso non riucivo ad addomesticare ma di cui rifiutavo categoricamente di toccarne la lunghezza.
Proprio per questo, quel piccolo episodio di ribellione era salito dritto dritto sul podio degli episodi più traumatici della mia vita e da quel momento in poi a Gina, la mia parrucchera, era proibito tagliare più di un centimetro.
Con assoluta calma varcai la soglia del Liceo Scientifico Galilei, nei pressi del centro di Bari e mi diressi in classe, grata per l'ora di supplenza che mi avrebbe evitato il quotidiano imbarazzo di entrare a lezione già iniziata.
La scritta a caratteri cubitali "fuori servizio" affissa sull’ascensore mi fece capire che quella non era esattamente la mia giornata fortunata.
Sospirai rassegnata, dirigendomi verso le rampe di scale e notando con sollievo, una volta arrivata in classe, che del supplente di fisica non c'era ancora alcuna traccia.
<< Buongiorno >> salutai atona e andai al mio posto, penultima fila a sinistra.
Lanciai uno sguardo al posto vuoto accanto al mio << Emma non è ancora arrivata? >> chiesi a Viola.
<< No, non ancora >> rispose, per poi tornare svogliatamente a sfogliare le pagine di una piccola rivista.
<< Solamente sei minuti di ritardo oggi, congratulazioni! >> mi canzonò una voce alle mie spalle che preferii ignorare.
Mi sbottonai annoiata il giubbotto amaranto, sistemandolo con minuzia sull'appendiabiti longilineo vicino la porta. Quando fui abbastanza soddisfatta del modo in cui ero riuscita ed incastrarlo tra gli altri soprabiti tornai al mio posto.
<< Ti hanno buttata giù dal letto per caso? >> continuò il mio interlocutore con tono di scherno.
<< Ti credi simpatico Tavelli? >> domandai impettita, voltandomi verso di lui.
<< Certamente >>
<< La convinzione è l'anestesia del cervello di tante persone, del tuo in particolar modo >> affermai maligna, per poi lanciare un’occhiata al posto vacante accanto a lui.
<< E Marco? >>
<< Virus intestinale >>
<< Che a quanto pare >> feci un piccola pausa tattica << ha colpito il soggetto sbagliato >>
<< Ti credi simpatica Nicole? >> disse, scimmiottando la stessa domanda che gli avevo rivolto poco prima.
<< Più di te sicuramente >> ghignai e gli diedi una leggera gomitata sul braccio destro.
Puntò i suoi occhi verdi nei miei nocciola e mi sorrise << ti voglio bene anche io >>
<< Ma io non ti voglio bene >> risposi, fingendomi offesa.
<< Sei più acida del solito questa mattina, ti ha morso una tarantola per caso? >> si massaggiò il braccio simulando una smorfia di dolore chiaramente fasulla.
<< Sarai tu a farmi quest’effetto, di norma sono tendenzialmente pacata e affabile >>
<< Di norma nei tuoi sogni forse >>
<< Vuoi un bel cazzotto Tom? >> gli mostrai la mano sinistra chiusa a pugno << basta solo chiedere! >>
<< Disse la ragazza tendenzialmente pacata e affabile >> scosse leggermente la testa lasciandosi sfuggire un sorriso e con un gesto spontaneo si scompigliò i corti capelli biondi con la mano destra.
Thomas Tavelli, occhi verdi, sopracciglia folte e simpatia di un orso bruno mi guardava dal basso verso l’alto con un sorriso furbo ed entrambe le mani incrociate dietro la testa.
La solita barbetta chiara ed incolta faceva capolino sul suo volto. Di rado mi era capitato di vederlo completamente sbarbato e - contrariamente a quanto avevo sempre pensato - dovetti ammettere che quell'accenno di peluria non gli conferiva affatto un'aria trasandata, tutt'altro, su di lui assumeva un discreto fascino.
Sulla destra, vicino alle labbra carnose, giaceva un piccolissimo neo - molto simile a quello che io avevo sulla guancia destra - un puntino minuscolo che passava inosservato agli occhi di chi non amava soffermarsi sui dettagli.
I capelli non avevano un taglio definito, erano leggermenti più corti sui lati e, diversamente da quelli della maggior parte dei ragazzi, non erano ricoperti da una quantità disumana di gel.
Il colore non era omogeneo, la sua tonalità si avvicinava senza ombra di dubbio al biondo cenere, ma alcuni filamenti risultavano più scuri rispetto ad altri.
Le spalle larghe sorreggevano due braccia palestrate al punto giusto, il fisico tonico era perfettamente proporzionato lungo il suo metro e ottantacinque di altezza. Aveva sempre un abbigliamento ordinario, niente che lo rendesse troppo serio e mai qualcosa che invece lo facesse risultare troppo infantile.
Quel giorno indossava una polo turchese, un paio di jeans scoloriti e degli scarponcini grigio fumo.
Agli occhi di tutti era l'amico della quale non potevo fare a meno, secondo Emma, la mia migliore amica, rappresentava per me molto più di quanto io stessa ero disposta ad ammettere, ai miei occhi invece era semplicemente l'amico su cui potevo sempre contare.

 

 

Settembre 2009 - 1° giorno di scuola superiore.
Ero in ritardo, come al solito.
Raggiunsi correndo l'aula che da quel giorno in poi avrebbe segnato la mia adolescenza. Lanciai trafelata uno sguardo al cartellino affisso di fianco: 1°C.
Si, era quella.
Tirai un ultimo sospiro, sperando con tutto il cuore di riuscire ad evitare l'ennesima figura di merda ed entrai.
Mi ritrovai subito di fronte i miei futuri compagni in religioso silenzio ed un uomo, probabilmente sulla sessantina, calvo, con piccoli occhialetti tondi ad incorniciarli il viso ed incolti baffetti brizzolati.
<< Lei è? >> il professore mi sorrise comprensivo.
Per lo meno non era uno stronzo.
<< Sicuramente una ritardataria! >> rispose una voce maschile dal fondo dell'aula.
Mi voltai, individuando il ragazzo che mi aveva appena assicurato la seconda figura di merda della giornata. Aveva un paio di occhi verdi, che se non fossi stata impegnata ad appuntarmi mentalmente il modo di cavarglieli di dosso avrei anche potuto reputare belli.
Mi morsi la lingua e riportai lo sguardo verso il mio nuovo professore, una nota disciplinare il primo giorno di scuola non era di certo in cima ai miei desideri.
<< Castellani, professore. Nicole Castellani >> ingiunsi alla fine
<< Bene signorina Castellani, si vada pure ad accomodare, stavo giusto iniziando a presentarmi ai suoi nuovi compagni >>
Lanciai uno sguardo fugace al resto della classe, trovando due occhi castani familiari e mi ci fiondai immediatamente.
Emma Mancini, mi fece subito spazio permettendomi di scivolare al mio posto e sperare che gli sguardi divertiti di tutti smettessero di perforarmi il cranio.
<< Piacere Nicole Castellani, io sono Thomas >> occhi verdi, seduto esattamente dietro di me, si sporse verso di noi.
Alzai gli occhi al cielo, maledicendo tutto e tutti. Tra ventinove persone in quella benedetta aula mi dovevo proprio accomodare vicino a quella che già reputavo la testa di cazzo di assoluto?
Sfiga 100 - Nicole 0
<< Il piacere è tutto tuo, stronzo! >> puntualizzai sibillina, senza neanche prendermi la briga di voltarmi verso di lui.
Lo sentii sogghignare leggermente.

' Stronzo' - ripetei mentalmente.

Uno così non lo vorrei neanche come vicino di cella.


 

Gettai uno sguardo verso l’orologio, considerata l’ora Emma - la mia migliore amica nonché compagna di banco - non sarebbe più venuta.
<< Sai perché Emma non c’è? >> chiesi a Thomas, estraendo la matita dal mio astuccio ed iniziando a scarabocchiare il suo banco.

Odiava quando lo facevo.
<< Non l’ho sentita, conoscendola immagino non avrà sentito la sveglia >> fece una piccola pausa, con la coda dell’occhio lo vidi osservarmi << e smettila di rovinare il mio banco>>
Ridacchiai, ignorandolo volutamente.
<< Tavelli, devo dirtelo >> con un cenno indicai il giubbotto arancione che aveva indosso, probabilmente a causa della bassa temperatura << è davvero pessimo, persino per un tipo privo di senso estetico come te! >>
Osservò il giubbotto visibilmente contrariato.
<< Cosa c'è che non va scusa? >> chiese sollevando le folte sopracciglie.
<< Andiamo, è orrendo! >> conclusi con ovvietà ed alzai lo sguardo per poter osservare con attenzione la sua espressione. Adoravo da pazzi prenderlo in giro.
<< Io invece penso che ti piaccia >>
<< Te l’ho sempre detto che non devi pensare >> lo ripresi prima di scoppiare a ridere.
<< Sei proprio una stronza >> rispose assumendo un’aria corrucciata ed incrociando le braccia al petto.
Permaloso almeno quanto un bimbo di appena due anni.
Scossi la testa divertita e andai a sedermi accanto a lui << lo prendo come un complimento>>
<< Mi fai compagnia tu oggi? >> e senza neanche aspettare risposta allungò la mano verso il mio zaino, posizionandolo - con poca cura - accanto al suo << almeno così posso avere qualcuno da torturare durante le lezioni >> .
Feci un semplice cenno di assenso con la testa, sistemandomi meglio vicino a lui.

 

 

Dicembre 2009

<< Chi mi sa dire l'enunciato del teorema di De L'Hopital? >>
Il silenzio generale fu abbastanza significativo.
<< Sig. Torrisi?>>
Silenzio.
<< Sig.na Veronesi? >>
Ancora silenzio.
<< Sig. Tavelli? >>


Sorrisi mentalmente - ' beccati questo stronzo.'

<< Scusi prof, non lo ricordo >> rispose mortificato, facendo leva sulla simpatia che la professoressa Gervasi aveva iniziato a nutrire nei suoi riguardi.
Quasi mi intenerii anch'io.
<< Però >> continuò << la Sig.na Castellani me lo stava giusto spiegando! >>

' Brutto stronzo.'

<< Sig.na Castellani >> fece allora la Gervasi << a lei la parola. >>

' Vecchia megera rinsecchita.'

Feci appello a tutto il mio - già precario - autocontrollo e sfoderai il sorriso più finto che avessi.
<< Questa me la paghi Tavelli, giuro che me la paghi! >> sussurrai.


 


Dopo la prima ora di supplenza, quel giorno fummo torturati da un’ora di latino e successivamente da una lezione di francese.
Alla fine della terza ora il mio livello di sopportazione scolastica aveva raggiunto il limite.
Fui salvata in corner dal suono della campana, avevo quindici minuti per riprendermi ma non me ne sarebbero bastati nemmeno quaranta.
<< Non vedo l’ora che la giornata finisca >> poggiai il mento sul banco e mi girai ad osservare Thomas che stava appuntandosi qualcosa sul quaderno.
Notai che aveva sistemato il suo giubbotto sullo schienale della sedia.
<< Non lo dire a me, non ce la faccio più >> disse affranto.
Proprio in quel momento cui fui colta da un fastidioso brivido di freddo.

' Maledetta scuola ed i suoi riscaldamenti inesistenti. '

Imprecai sottovoce per qualche secondo lanciando di nuovo un’occhiata verso il giubbotto vittima silenziosa delle mie ingiure - e colta da un'idea assolutamente geniale lo indossai.
Sorrisi mentalmente immaginando lo sguardo contrariato del mio amico ed i suoi estenuanti monologhi su quanto fossi indegna di usufruire di qualcosa che denigravo senza pietà.
Thomas però mi osservò senza dire nulla, così decisi di approfittare di quell'indumento per evitare di morire congelata.
L'inverno non era decisamente la mia stagione preferita.
Alzai con decisione la lampo del giubbotto rimanendo assuefatta dal profumo che ne scaturì fuori.
Percepii subito la fragranza fresca e frizzante del lime e di un'altra - più consistente ed intensa della prima - che non riuscii ad identificare subito, ma che somigliava tantissimo all'aroma coinvolgente del guaranà. Lo riconobbi con certezza in un secondo momento, quando ricordai di aver acquistato anch'io un profumo con una fragranza simile.
<< Dove hai lasciato il tuo iglo? >> mi canzonò, accennando un lieve sorriso
<< A casa, insieme al tuo cervello >> risposi impettita .
Colta da un leggero disagio sollevai meccanicamente il cappuccio, che finì per coprirmi gli occhi.
La taglia in più dell'indumento era evidentissima.
<< Comunque sia, devi ammettere che su di me ha un certo fascino >> dissi indicando il giubbotto, in un goffo tentativo di smorzare la tremenda sensazione di imbarazzo che aveva preso a solleticarmi il collo.
<< Oltre che stronza e acida anche modesta la ragazza >> puntualizzò sarcastico e così dicendo sollevò leggermente la parte del cappuccio che mi ostruiva la vista.
Un gesto così spontaneo e delicato che mi sorprese.
Mi voltai a guardarlo, scoprendo che stava già fissandomi a sua volta.
<< Effettivamente l’arancio ti dona >> continuò voltando poi lo sguardo altrove.
Sentì le guance imporporasi e dirigendomi verso la finestra - con la scusa di chiuderne le ante - fui colta dal pensiero impertinente, grande quanto la punta di uno spillo, che forse Thomas aveva più influenza su di me di quanto ero disposta ad ammettere.


 



 

In qualsiasi direzione vai, vacci col cuore.









Rieccomi, aggiornamento lampo. 
Ebbene si, come avevo già detto, ho deciso di postare insieme al prologo anche il primo capitolo, più che altro perché a mio avviso non si può carpire molto solo dall'introduzione.
Comunque sia, non mi dilungo molto. 
Attendo un vostro parere! 
Spero a presto! :)



* AGGIORNAMENTO DEL 07/02/2017: 
Per tutti quelli che sono finiti per caso a leggere questa storia e per quelli che invece lo hanno già fatto, rendendomi la ragazza più felice sulla faccia della terra, volevo precisare alcune cose: ho iniziato di recente ad effettuare delle modifiche sulla storia, fondamentalmente la trama orizzontale non ha effettuato modifiche ma ho deciso di inserire alcuni passaggi, ti toglierne altri, di spostare dei pezzi di capitoli da una parte ad un altra in base alle esigenze della storia, pertanto è possibile che la disposizione temporale di alcune scene subiranno delle variazioni, saranno inserite scene completamente nuove, flashback, dialoghi e probabilmente aggiungerò qualche capitolo intermedio. Una rilevante ristrutturazione insomma, nella speranza di rendere questo racconto migliore e più interessante.
Continuerò a postare questa piccola nota in tutti gli altri capitoli insieme all'umile richiesta di farmi sapere le vostre opinioni in merito.
Un abbraccio,
ORIHIME <3

  
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