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Autore: FairySweet    25/10/2011    1 recensioni
E se sono fragile come il cristallo la colpa è solo tua, tua e di quel maledetto sorriso che mi hai costretto ad amare ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Senza Fiato (Fragile 3)                                                                                                                                 Senza Fiato




Non riusciva a ragionare, non riusciva a riordinare i pensieri perché quei maledetti occhi chiari gli tornavano in mente. Era scappato dall'ufficio per avere un attimo di tranquillità, cinque minuti solo per lui dove poter ritrovare sé stesso, pessima idea, davvero una pessima idea perché in quel parco c'era di tutto tranne che la solitudine.

Sdraiato su di un grande tavolo di legno, si perdeva nelle forme delle nuvole lasciando la sua fantasia libera di correre qua e là. Voci di bambini e il trillo allegro dei campanelli delle biciclette a rompere di tanto in tanto la sua tranquillità “Perché non sei in clinica?” chiuse gli occhi sorridendo “Da quando parli con me?” “Non scherzare” voltò appena la testa incontrando i suoi occhi “Tu smettila di prendermi in giro” Lisa abbassò lo sguardo sedendosi accanto a lui “Devi tornare in ospedale” “Non hai delle stupide carte da firmare invece che rompermi le scatole?” sbottò ironico mettendosi a sedere “House non ...” ma la voce le rimase bloccata in gola, ancora un lievissimo giramento di testa, strinse più forte le mani sul bordo del tavolo “È passato?” le sorrise avvicinandosi leggermente “Stai meglio ora?” sorrise cercando di mascherare quel dolore ma fingere davanti a lui era terribilmente difficile “È solo un leggerissimo capogiro, non ho mangiato molto” ma lo sguardo dell'uomo non la lasciava un secondo “Stai mentendo” mormorò “Stai provando a sviare il discorso ma non ci casco” si alzò passeggiando avanti e indietro, la gamba si era addormentata “Ti fa male?” annuì distratto “House non ...” “Basta” la interruppe secco “Quando hai intenzione di raccontarmi la verità potrai parlare con me, prima di allora sparisci perché non sono in vena di scherzare” “Ero solo preoccupata per te tutto qui” “Sto bene mammina. Vattene via, perderai l'aereo e non voglio che la tua prima settimana di nozze sia un totale disastro” la vide tremare violentemente nascondendo il viso, piangeva, ne era sicuro perché quel leggerissimo movimento delle labbra poteva significare solo quello ma cosa gli importava? L'avrebbe presa a schiaffi, continuava a mentirgli tenendolo lontano dai suoi pensieri, quel fottutissimo silenzio che si ostinava a convivere con loro lo stava massacrando “Scusa” un sussurro, una parola semplice e quasi senza senso, si sedette di fronte a lei costringendola ad alzare lo sguardo “Parla” gli occhi fusi in quello specchio d'acqua invaso dalle lacrime “Cosa ...” “Dimmi cosa c'è che non va altrimenti giuro che ti do uno schiaffo” sospirò giocherellando con una margherita “Pensi che stia scherzando?” continuò allibito “Guarda che non ci metto niente Lisa!” il cuore mancò un colpo, non la chiamava mai per nome e quando lo faceva, la distanza tra loro si annullava immediatamente.
Sentire il suo nome pronunciato dalle labbra di quell'uomo la faceva rabbrividire, non era terrore e nemmeno fastidio ma solo un piacevole e tenero brivido che raggiungeva il cuore. Sapeva di avere quel potere su di lei, lo sapeva bene e chiamarla così la costringeva per forza ad aprire il suo cuore “Io sono ...” era difficile troppo difficile da raccontare a altrettanto difficile da custodire “Ho fatto ...” il diagnosta sbuffò ridacchiando “Hai rapinato una gioielleria?” riuscì a strapparle un sorriso allentando la tensione “Spero che tuo marito riesca a sopportare questi balbettii” “Ho un tumore” l'aria mancò di colpo, non riusciva a parlare né a respirare, vedeva il suo viso ma era sfocato, lontano quasi un fantasma “Stai scherzando vero?” ma il suo silenzio lo paralizzò.
Improvvisamente il dolore alla gamba divenne un ricordo perché qualcosa di più grande ne stava prendendo il posto “Sei sicura che ..” “Glioblastoma” mormorò “Mi dispiace ... volevo correre da te, volevo farlo davvero ma ero terrorizzata dalla tua reazione” “Hai voglia di scherzare Lisa? Come diavolo dovrei reagire me lo spieghi?” “Appunto” una lacrima scivolò silenziosa dalle sue guance “Dirmelo come poteva disturbarti? Perché cazzo non sei corsa da me” “Volevo solo ...” “Credevo fosse colpa mia” lasciò cadere il bastone, urlava, era incazzato ma terrorizzato da quella stupida rivelazione “Credevo di aver fatto qualcosa di sbagliato! Sono stato giorni interi chiuso nel mio ufficio cercando di trovare un motivo, uno stupida spiegazione che potesse far sembrare ragionevole il tuo comportamento!” la mano della ragazza si chiuse attorno alla sua “Mi dispiace” non poteva dire sul serio “Io volevo solo ..” ma i singhiozzi le ruppero il respiro costringendolo a tremare “Scusa” la strinse a sé così forte da farle quasi male, sentiva il suo respiro caldo sul collo e la scia umida delle lacrime a bagnargli la pelle,  rafforzò la presa passandole una mano tra i capelli “Scusami, non volevo urlare sono solo ... non puoi annientarmi così” tremò sotto il suo tocco lasciando che quelle parole entrassero come un uragano dentro di lei “Ce la farai” sussurrò cercando di trattenere le lacrime “Ce la farai perché sei forte e non puoi andartene chiaro?” le mani della ragazza si posarono sul suo petto allontanandolo dolcemente da lei “Ora sei tu a raccontare bugie” un leggerissimo sorriso tra le lacrime “Mi hai lasciato per questo?” “Cosa?” “Mi hai lasciato e dopo due mesi ti sei sposata, questo è un comportamento che si addice bene a me ma tu, non centra proprio niente con te. Devo dedurne che il motivo sia questo” abbassò lo sguardo trattenendo un sospiro “Che c'è?” domandò preoccupato “Devo dirti una cosa ma non so come ...” sorrise allibito “Come puoi distruggermi più di così?” le lacrime continuavano a percorrere quel viso d'angelo senza tregua, chiuse gli occhi inspirando “Sono incinta” “Ecco come” si lasciò cadere sulla panca abbandonando ogni barlume di ragione “Tu sei ... è così ...” non ci capiva niente o forse nemmeno voleva “Ecco perché non ti ho detto niente” sentiva la sua mano posata dolcemente sulle sue labbra seguendone i contorni “Sono già spaventata per questo e non volevo che tu ...” “È ...” sorrise appena annuendo “È tuo” un lievissimo calore saliva leggermente dentro di lui, qualcosa di diverso dal gelo totale che nel giro di pochi minuti l'aveva annientato “Wilson cosa dice?” Lisa sospirò sedendosi di nuovo accanto a lui “Farai la chemio?” “No” la fissò confuso “Stai scherzando vero?” “Se inizio a fare terapie e radiazioni farò del male al bambino” ma quelle ultime parole lo fecero esplodere “Non mi importa! Non voglio perdere te lo capisci? Puoi avere un altro bambino ma se muori la vedo parecchio difficile” “È mio figlio!” “E questo come dovrebbe incidere?” “Lo ucciderei!” “Non puoi morire tu Lisa!” scosse appena la testa allontanandosi leggermente da lui “Tu non capisci” la afferrò per le spalle costringendola ad alzare lo sguardo “Spiegamelo tu! Cosa dovrei capire? Stai morendo per colpa di uno stupido legame! Puoi avere altri figli ma non puoi farlo se finisci a suonare l'arpa su di una nuvola” era diretto, forse anche perfido ma non sapeva che altro fare “Questo è il nostro bambino” un sussurro, un pensiero semplice che fino ad ora non aveva nemmeno ascoltato “Ucciderei il nostro bambino”  ... nostro ... “Non ti lascio morire per lui” “Non ti lascio decidere per me” ribatté mestamente “Quando dovrai scegliere e non ci riuscirai ... Lisa non ...” “Non sei mio marito. Sono sposata, in caso di bisogno ci sarà Michael a decidere per me” un ultimo sospiro e poi di nuovo il  vuoto davanti a sé.     
  
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