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Autore: Ghirlanda    27/10/2011    3 recensioni
Se Dean Winchester, dopo il funerale del padre, chiedesse al fratello di tornare a caccia con lui, ma ricevesse una risposta negativa? Quali nuove avventure affronterebbe, in solitudine? Ma soprattutto... potrebbe sopravvivere, da solo?
Vedremo!
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bobby, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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A.s.: Scusate l’attesa ma… cause di forza maggiore mi hanno costretta a Genova, per i disastri che ben sapete… Grazie a Federico per avermi ospitata!
 
Gran finale.
Leira è tornata a casa, con tutti i problemi che ne sono susseguiti, Dean è ripartito per nuove avventure… da solo.
Ringrazio di cuore tutti quelli che hanno letto, quelli che hanno recensito, quelli che mi hanno consigliata e quelli che mi hanno dato la carica…
Alla prossima ragazzi…
(anche se… ^^)
BACIONISSIMI!
Ghirly
 
LUI:
Dean raggiunse la cittadina, in cui aveva trovato tracce dello spettro sul giornale, nel pomeriggio.
Paradossalmente era proprio accanto a quella dove avevano affrontato lo spettro lui e Leira.
Leira…
Scosse la testa.
Si fermò ad una tavola calda e si concesse una lunga e lenta merenda, poi si recò alla sede del giornale cittadino per raccogliere qualche informazione sullo spettro.
Doveva essere un novellino, aveva solo spaventato a morte una coppietta, ma non si poteva mai sapere come la cosa si sarebbe evoluta. Era meglio estirpare le erbacce sul nascere.
Trovò le informazioni che gli servivano, poi si recò direttamente al cimitero, nascondendosi accanto ad una cripta vicina alla lapide del mattacchione che, aveva scoperto, era morto per infarto durante un incontro amoroso extraconiugale.
Si sedette su un muretto, la pala ben nascosta in un cespuglio, aspettando.
Quella ragazza era stata davvero la goccia, per lui.
Prima la mamma, poi suo padre, poi Sam… e ora lei.
Forse avrebbe fatto meglio a trovarsi una casa e a fare come Bobby, appoggiando qualche nuovo cacciatore, di tanto in tanto.
Ma di nuovi cacciatori non ce n’erano poi molti.
In effetti Dean conosceva solo persone dell’età di suo padre che facevano quel “lavoro”.
Forse era colpa del fatto che era sempre rimasto nell’ombra del padre.
Anche la sua amicizia con Bobby era frutto del lavoro del grande John Winchester.
Certo era che, a meno che il caso non gli avesse dato una mano a conoscere qualcuno in una missione, sarebbe stato difficile incontrare qualcuno.
Cioè… non poteva di certo andare alla sede del giornale e mettere un annuncio.
E cosa avrebbe scritto?
“AAA Cercasi aiutante cacciatore di demoni per aitante esperto”?
Smise di ridere.
Magari avrebbe funzionato…
Ok, ok, stava degenerando e lo sapeva bene.
Ed era tutta colpa di Leira, che per poco tempo non gli aveva fatto sentire la solitudine. Solitudine che gli era poi crollata addosso come un palco malmesso con troppa gente saltellante sopra.
Sospirò.
Leira era in gamba, in effetti.
Aveva passato momenti brutti ma si era ricostruita una vita e voleva preservarla, anche per i suoi genitori che erano morti per lei.
In un certo senso era come Sam.
Anche lui aveva rinunciato, dopo aver saputo che la madre era morta per lui.
Due sconosciuti così simili…
Un giorno, forse, il destino li avrebbe fatti incontrare.
E chissà che RJ non sarebbe sfumato di fronte all’alto e tenebroso Sam, dai poteri mistici e dallo sguardo truce.
Dean tornò a ridacchiare.
Lo sguardo truce… in effetti ce l’aveva quell’aria da giovane pirata maledetto.
Già maledetto.
Il sorriso si spense di nuovo.
Il custode aspettò circa venti minuti, guardando quel ragazzo, seduto su un muretto, che rideva, poi tornava serio, poi rideva di nuovo, indeciso se dirgli che il cimitero era chiuso o chiamare la neuro e farlo portare via.
-Ehm… ragazzo?- Dean saltò sul muretto, finendo a gambe all’aria a terra.
Era talmente preso dai suoi pensieri che non aveva neanche notato il custode avvicinarsi. –Il cimitero sarebbe chiuso… ma se vuoi restare ancora un pochino io posso…- Dean scosse la testa.
-Mi scusi! Non mi sono reso conto del tempo che passava. Sa… il dolore…- E finse una faccia contrita. L’uomo gli sorrise poi, gentilmente, gli indicò l’ultimo cancello da chiudere.
-È brutto quando un ragazzo così giovane ha pensieri così profondi sulla perdita, figliolo. Dovresti svagarti, prenderti una sbronza… ai miei tempi si faceva così. Oggi avete quella cosa… imprendet, perché non giochi un po’ con quella scatola?- Dean gli sorrise.
-Ha ragione, devo distrarmi!- Ridacchiò sotto i baffi per l’errore dell’uomo.
-Bravo, faccia così. E ricordi…- Detto questo chiuse il cancello e si avvicinò alla propria auto, -…che per quante persone si possono perdere l’importante è avere una casa dove tornare, quando ci si sente soli o stanchi, dopo un lavoro.- Dean annuì. –Bisogna sempre avere un nido dove potersi rifugiare! Buona serata, giovanotto…- Poi mise in moto e partì, lasciando il ragazzo a pensare, mentre saliva sulla sua macchina.
Bisogna sempre avere un nido dove potersi rifugiare…
Già.
Un nido.
 
Quando fu notte fonda Dean si svegliò ed uscì dall’auto, controllando che non ci fosse più nessuno in giro.
Scavalcò il muro, cercando di recuperare la pala, poi raggiunse la tomba del burlone ed iniziò a scavare.
Dopo una mezz’ora sentì il classico suono che la pala emetteva nello scontrarsi con una bara e finì di ripulire la terra, poi, con i classici suoi attrezzi, aprì il coperchio.
-Bleah… cadavere in putrefazione…- Iniziò a spargere il sale sopra il corpo in decomposizione, poi afferrò la tanica di benzina.
O meglio… provò ad afferrarla. –Dove diavolo…?- La domanda gli morì in gola, mentre uno spettro, munito di pistola, avanzava verso di lui.
La tanica della benzina era dietro il suo corpo vitreo.
-Tu sei lo stronzo che ha fatto passare al di là il mio fidato cagnolino. Dean, se non sbaglio.- Disse l’essere. Dean sgranò gli occhi.
Che razza di potere aveva quello spettro? Di solito si limitavano ad aleggiare nella stanza, al massimo afferrando qualche oggetto a caso e minacciando.
Ma quello… non solo non era nel suo luogo di infestazione, ma lo stava anche minacciando chiaramente.
Lo aveva seguito fin lì.
-Non sbagli. Dimmi, chi sei tu?-
-Lo spettro che ucciderà il vivo.- Il calcio della pistola scattò indietro e Dean si guardò intorno.
Come si sfuggiva ad una pistola infernale???
Si gettò nel buco, entrando nella bara rapidamente.
Se aveva riconosciuto il modello non era di semplice legno, ma aveva una lamina di acciaio come rivestimento esterno. –Credi davvero di poter rimanere chiuso lì dentro con quel cadavere bello fresco a farti compagnia fino a domattina?-
-Piuttosto che morire…- Borbottò Dean.
-Ma dai!- Commentò lo spettro. –La morte non è poi così male… sempre se hai qualcuno che ti fa compagnia. Ti faccio una proposta: tu esci fuori, io ti uccido e tu rimpiazzerai il mio cagnolino.-
Divertente…
-Non hai alcun potere, al riguardo! Non puoi tenermi bloccato in questa realtà!- Gridò Dean. Gli mancava l’aria…
-Ne sei sicuro? Come eri sicuro che io fossi legato ad un solo posto?-
-Mi dai la possibilità di uscire e spiegarti?- Lo spettro sospirò.
“Gli spettri sospirano?” Si trovò a pensare Dean.
-Andiamo, vieni. Anche se… mi sa che sarò io a spiegare qualcosa a te, bamboccio.-
Dean uscì lentamente, inspirando abbondante aria pura.
-Tu… non sei uno spettro normale.- Comprese Dean.
-Sì e no. Sono uno spettro, questo sì, ma l’umano che ero prima… aveva raggiunto un livello di crudeltà tale da permettermi di essere ciò che sono: uno spettro superiore.-
-Ma tu… che c’entravi con i due spiriti dell’altro giorno?- Dean si sedette sul bordo dello scavo, come fosse a fare una semplice conversazione.
Già, una semplice conversazione con uno spettro superiore, seduto sul bordo di una tomba fresca appena aperta e con pezzi di cadavere sulla giacca.
-Quello carino, che ha cercato di ucciderti col coltello… lui era un mio sottoposto. Il tizio senza testa era solo una vittima… avrei dovuto bruciarli vivi entrambi, con quell’incendio…-
-Anche il tuo sottoposto?-
-Aveva fatto accordi con il capo della mia banda rivale.-
-Quindi… sei tu che lo hai ucciso… e lui ti ha aiutato per anni, senza saperlo?-
-Uno stupido rimane uno stupido. Ma anch’io ho fatto il mio errore… e quando l’incendio è divampato sono rimasto intrappolato. Ma questa nuova condizione… direi che ottima. O almeno, lo era… finchè tu non lo hai eliminato. Ed ora mi tocca fare tutto il lavoro sporco, da solo. Ho bisogno di un collaboratore. E tu… hai molte faccende in sospeso. Tra le ultime quella ragazzetta che portavi con te. Sappi che se passerai dall’altra parte farò visita anche a lei. Era così deliziosa…- Dean ghignò. Lui non sapeva niente di Leira.
-Credi davvero che sia una sprovveduta?-
-Quella cosa dentro di lei… non ha potere sugli spettri.- Dean sgranò gli occhi.
-L’ho vista spezzare colli umani come fossero kit-kat e non ha potere su uno come te?-
-No.- Lo spettro ridacchiò. –Comunque basta parlare…- Lo spettro puntò di nuovo la pistola.
Dean afferrò la pala, giusto in tempo per parare la prima pallottola e correre via. Si rifugiò dietro una lapide piuttosto alta, afferrando la pistola carica a sale dai pantaloni, poi fece capolino, puntandola contro lo spettro. Lo colpì in pieno e lo vide perdere la presa sulla pistola e gemere, poi sparire.
Dean si guardò intorno.
-Qui, biondino.- Lo spettro riapparve velocemente, troppo velocemente perché Dean potesse prevederlo. –Ora sta buono e muori.- La pistola puntò verso la testa di Dean.
Il ragazzo cercò di scattare di lato, ma una mano spettrale lo ghermì per la spalla, immobilizzandolo. –Dai, non è così doloroso il trapasso… AAAAAAAAARGH!- Gridò lo spettro. –Chi? CHI OSA BRUCIARE I MIEI RESTI?! CHI OSAAAAAAAAAAAA?!- Lo spettro sparì in una luce blu accecante e Dean cadde a terra, tremando.
-M-ma c-che…?-
Poi sgranò gli occhi, capendo.
Corse verso la tomba ancora aperta e ci gettò dentro la giacca dove erano rimasti impigliati pezzi del cadavere poco prima, senza tante cerimonie, dando fuoco al tutto poi corse via.
Salì a bordo dell’auto e mise in moto, accelerando come un pazzo.
Guidò per venti minuti, poi inchiodò, lasciando l’auto aperta e correndo dentro il cimitero, dopo aver scavalcato la debole recinzione.
Si bloccò all’improvviso, vedendola.
Leira stava lì, in piedi, poggiata alla pala, che guardava il piccolo incendio di fronte a sé.
I lunghi capelli ed il vestito sporchi di terra, così come la sua guancia destra.
Le lingue di fuoco che disegnavano strane ombre arancioni sulla sua figura.
Dean rimase imbambolato a guardarla.
Poi Leira alzò gli occhi e lo notò.
Lasciò cadere la pala con uno scatto e poi iniziò a camminare verso di lui, una ballerina al piede, un’altra che pendeva appesa ad un suo dito.
-Perché sei qui?- Le chiese Dean.
-Io… Mi sono ricordata del barbone.- Spiegò lei.
-Il barbone?-
-Sì, la terza vittima dell’incendio… nelle foto indossava una… strana collana fatta di palline di plastica gialla grosse come noci… il giorno stesso in cui abbiamo scoperto il tutto l’ho rivisto… gli ho… offerto gli anelli di cipolla. Solo che non ho collegato le due cose fino a stasera, quando una signora, che indossava la stessa collana, mi ha detto la parola barbone. A quel punto mi è scattata la molla. Pensavo che quello spettro fosse rimasto nella stessa stanza degli altri due, poi però mi sono ricordata che lui non era comparso, così mi sono preoccupata ed ho pensato che… avrebbe potuto girare libero. E venire a cercarti. Così sono venuta a bruciare i suoi resti.- La ragazza cercò di rinfilarsi la scarpa, appoggiandosi ad una lapide.
Gli occhi di Dean si illuminarono.
-Sei… sei tornata…- Le disse. Lei sospirò.
-Questo è il motivo per cui non volevo che mi trovassi qui… ma sono rimasta incantata a guardare le fiamme… e, in fondo, speravo che tu non fossi in pericolo.-
-Mi hai salvato la vita.- Ammise Dean. –Quello spettro mi ha trovato mentre stavo per bruciare l’altro… e stava per spararmi, quando gli hai dato fuoco… mi hai salvato.- Leira sorrise.
-Mi spiace, Dean, davvero…-
-Di avermi salvato?- Si stupì lui.
-No! Certo che no, di quello sono molto contenta! Però… ora soffrirai di nuovo… perché la mia idea non è cambiata. Non voglio andarmene.- Il ragazzo rimase sorridente e le mise una mano sulle spalle.
-È ancora libero il tuo divano, per stanotte?- Leira lo guardò, sorpresa. –Sono stanco e devo dormire. E già tornare a casa tua è lunga… mi fai strada con la tua auto?- Lei annuì, poi si mise una mano sulla bocca.
-Oddio… Darius…-
-Chi?- Chiese Dean.
 
 
 
L’ALTRO:
Darius si grattò la testa, indeciso.
-Ehi, Romeo, me lo daresti un passaggio?- Chiese poi all’altro buttafuori.
-E la tua macchina?- Darius alzò le spalle. –Vieni, dai! Ma domani mi offri da bere!-
Darius annuì.
  
  
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