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Autore: FairySweet    27/10/2011    1 recensioni
E se sono fragile come il cristallo la colpa è solo tua, tua e di quel maledetto sorriso che mi hai costretto ad amare ...
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Greg House, Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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Solo il tuo respiro (Fragile 4)                                                                                             Solo il tuo Respiro







Aveva passato tutta la notte in ospedale solo per avere la certezza che lei ne uscisse sulle proprie gambe. Era terrorizzato dalla sola idea di poterla perdere ma non poteva costringerla a scegliere seguendo le sue decisioni.
Era sposata, aveva legalmente un marito e se qualcosa fosse andato storto lui avrebbe avuto la procura sanitaria, questo lo faceva incazzare da morire.
Si era sposata per potergli impedire gesti folli, lo conosceva bene, forse troppo bene ed era sconcertato dalla freddezza di quella decisione.
“La smetti di seguirmi?” sorrise scendendo dal bancone delle infermiere “Sono tre settimane che continui a corrermi dietro, non hai dei pazienti da curare?” “E tu? Decisioni da prendere?” ribatté ironico passandole la biro per permetterle di firmare una cartella ma la mano della ragazza passò a pochi centimetri dalla sua “Scusa” si affrettò ad aggiungere arrossendo “Ero sovrappensiero” afferrò la biro concentrandosi sui fogli.
Quella era una bugia bella e buona, sapeva che le faceva male la testa e il non essere riuscita a prendere quella dannata biro era semplicemente un aggravarsi delle sue condizioni “Hai mangiato?” domandò all'improvviso giocherellando con il bastone “Cibo vero non roba da alieni” continuò bloccando sul nascere le sue proteste “Lo prendo per un no d'accordo?” le strappò di mano la cartella trascinandola verso l'uscita.
Aveva sopportato la sua ramanzina per tutta la durata del viaggio, si malediceva per non essere venuto in moto quella mattina, con un casco in testa di certo le sue parole sarebbero state soffocate ma lì, in macchina non poteva evitarlo.
Non era riuscito a convincerla a mangiare niente di più dell'insalata e ora restava attonito davanti a quel corpo fragile e sinuoso sdraiato in mezzo all'erba. Lo sguardo perso sul cielo e le mani che sfioravano ritmicamente i fiori, si era soffermato sul suo ventre solo pochi secondi, quasi come se lì dentro vi fosse custodito un pericoloso virus “Non ti mangia sai?” “Cosa?” buttò lì confuso “Hai paura di guardarmi” “Davvero?” ribatté ironico “Precisiamo vuoi? Hai paura di guardare mio figlio” ecco, ora si che aveva centrato il punto “Ti svelo un segreto: lui se ne frega di quello che pensi” posò una mano sul ventre ridendo divertita “Mi fa piacere che tu prenda la sua vita così sul serio considerando che, per nascere, ti ucciderà” si paralizzò, la mano bloccata sulla pancia e il respiro leggermente accelerato “Scusa” “Si è mosso” “Cosa?” si voltò appena verso di lui ridendo “Si è mosso” “Wilson che dice?” “Riguardo a cosa?” era troppo contenta per dare retta ad una sola delle sue domande “Riguardo a te e a quel coso” ma lei scosse la testa sedendosi “Non è una cosa” esclamò tagliente “Uao, basta solo chiamarlo così per avere la tua attenzione?” “Proprio non ci riesci vero?” “A fare che?” ribatté sarcastico “A giustificare la sua nascita? No!” sbottò secco “Non ci riesco e non voglio” “Perché?” “Perché per avere lui perderei te” “Ma saresti padre” i suoi occhi erano piantati sul suo viso, le mani strette al ventre come a proteggere quel dono prezioso dal loro litigio “Ho fatto una scelta, come mai non riesci ad accettarlo?” “Hai passato anni interi a darmi del bambino, mi ripetevi continuamente che mi comportavo in modo infantile, che non prendevo scelte sensate per il semplice motivo che ritenevo la mia vita una cosa futile e senza valore e ora, tu fai esattamente la stessa cosa” “C'è questa piccola vita che cresce velocemente dentro di me. È mio figlio, respira solo se io continuo a farlo. Non posso fargli del male e non voglio” “E ti diverti a far soffrire me?” sussurrò malinconico sfiorando l'erba “Non voglio farti del male” la mano della ragazza gli sollevò leggermente il viso, sorrideva o almeno ci provava “Voglio solo che mio figlio nasca, voglio che abbia la possibilità di vivere” distolse lo sguardo, quegli occhi chiari e profondi facevano male e sentiva le lacrime iniziare a pulsare violente contro le palpebre “Come ti senti?” la sentì ridere allegra “Ho ancora qualche nausea e Rachel continua a chiedermi come mai mangio tanto”rimase sbalordito da quel nuovo cambio di umore, sapeva che quel tipo di tumori poteva portare sintomi del genere ma vederla ridere, sentire di nuovo il tocco delicato delle sue mani e il profumo del sole lo stordiva lasciandolo in sospeso, immobile come un cretino ad osservare un raggio di sole.
Passarono cinque minuti in silenzio, gli occhi che tacitamente si rincorrevano vergognandosi di quel bisogno costante uno dell'altra “Il ginecologo cosa dice?” “Procede bene, sta diventando una piccola personcina forte e decisa” la guardò qualche secondo “Sarà sempre peggio lo sai vero?” gli occhi della ragazza tornarono a velarsi “Ho parlato con James ... il tumore è ancora al primo stadio, senza chemio e radio posso resistere diciotto mesi ...” si fermò qualche secondo sorridendogli “Me ne bastano solo nove per donare la vita” le sfiorò il viso percorrendone i lineamenti “Sei davvero convinta di quello che fai?” “E tu?” “Non è il mio corpo ad essere vittima del caso” “Non è la mia paura a costringermi a smettere di vivere” ecco la ragazza che ricordava “Starai male, se non ti curi immediatamente peggiorerai sempre di più” “La smetti di agitarmi? Lo sono già abbastanza da sola non credo che mi serva il tuo aiuto” “Cosa farai quando avrai bisogno di aiuto? Quando sarai talmente stanca da non riuscire nemmeno a sorridere al tuo bambino” “Ho un marito” quelle parole lo ferirono più di quanto immaginasse, la mano scivolò dolcemente via dal suo viso “Sei fortunata raggio di sole” “Tu credi?” la guardò qualche secondo provando a mascherare i suoi veri sentimenti ma Lisa lo capiva meglio di quanto non avesse mai fatto lui stesso “Ho un tumore, tra circa cinque mesi farò nascere questo bambino e non lo vedrò mai compiere il suo primo anno di vita. Davvero credi sia fortunata?” “Mi riferivo al non essere sola” “Ho te” un sussurro delicato e due diamanti a scrutargli il viso “Sono sposata è vero ma tu sei il padre di mio figlio e per quanto continui a negarlo, sarà sempre parte di te e della tua vita” “E tu? Non sei parte della mia vita?” scosse dolcemente la testa sorridendo “Sono parte della tua vita da quasi vent'anni. Siamo stati insieme solo pochi mesi e già mi manchi da morire ma non possiamo stare assieme altrimenti finirò col distruggerti e tu farai lo stesso con me” “Ma abbiamo un figlio in comune” mormorò mesto “Abbiamo un figlio in comune”
  
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