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Autore: Val    28/10/2011    1 recensioni
"Per starsene un po’ più tranquilli, si erano presi un paio di giorni, forse tre, per fare un giro tra Northumberland e Yorkshire.
Era quasi aprile, c’erano già belle giornate.
Sìle stava attraversando il suo sesto mese di gravidanza con coraggio, perché era sì curiosa e piena di domande che a volte la spaventavano, ma anche con serenità, perché non aveva nulla di cui preoccuparsi, glielo dicevano tutti, e aveva vicini Dorcas, Ceday, Jane, Charlie e Una, Morgan. Perfino George a volte.
E aveva Liam."
Avevo promesso delle appendici a chi ha amato la storia di Liam e Sìle, così ecco qua la prima :)
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'There's Something Magic'
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Appendice – 1:

Qui sembra che tutto remi contro il proseguimento di questa storia, ma io non demordo. Continuo a scrivere se pure a rilento ;)


- Pronta?-
- Sì, arrivo!-
- Venite qui, devo darvi delle cose per Dorcas!- li informò Una passando davanti alla porta con una cassetta di legno più grande di lei tra le braccia.
Liam che era sulla soglia si girò e sbirciò dove andava: verso la serra.
Sìle finì di mettere alcune cose in una grossa borsa, poi si alzò e uscì sfilandogli davanti, puntando dritta verso la serra anche lei.
- Ti serve una mano?- le chiese Liam.
- No, non pesa, stai tranquillo…vieni dai – lo incitò mentre gli accarezzava la pancia con un sorriso.
Morgan gli sfilò davanti con un’altra cassetta di legno prima che lui potesse accodarsi a Sìle, solo dopo di lei si avviò: c’era qualcosa di sospetto che girava nell’aria, se ne convinse in particolar modo quando sentì Morgan riprendere la madre in tono severo, nella loro lingua magica, e la nonnina correre subito a mettersi un paio di guanti per maneggiare una piantina.
E lo stesso fecero Sìle e Morgan.
Liam rimase a guardarle con una certa curiosità, ma sul momento non chiese nulla, decise di non pensare subito al peggio.
Qualche altro sospetto però gli venne quando Una iniziò ad inchiodare un coperchio di legno sulla prima cassetta in cui aveva sistemato un altro paio di piantine e poi sulla seconda in cui aveva messo altre piantine, ma decise di aspettare un altro po’.
Sìle non farebbe con tanta tranquillità qualcosa di pericoloso, si disse.
Arrivò il momento dei saluti quindi.
- Ci sentiamo stasera quando arrivate…- disse Morgan salutandolo con una carezza sulla guancia, quindi si rivolse alla figlia con cui si scambiò, finalmente, un bell’abbraccio da normale madre con una normale figlia – e mi raccomando, per qualunque cosa, fateci sapere e noi arriviamo…-
- Lo so – rispose Sìle con un tono molto più sereno e rilassato del solito.
- E tu non stare via troppo!- intervenne Una parlando con Liam.
- Non starò via troppo, un giorno e mezzo, due giorni al massimo…atterro, deposito il mio amico - rispose lui abbassandosi per darle un bacetto come lei richiese - e riparto…- concluse risollevandosi.
Una era decisamente più espansiva, e non solo per una sorta di perdita dei freni inibitori dovuta all’età.
- Andiamo?- chiese Liam a Sìle.
Lei annuì e mentre lui saliva in auto, salutò la nonna che le prese il viso fra le mani, le appoggiò la fronte sulla sua e le disse qualche piccola parola affettuosa a cui Sìle rispose con un sorriso dolcissimo e tenero.
Anche quel gesto aveva qualcosa di arcaico. Quel modo di prendere congedo di cui gli era capitato d’essere testimone in luoghi così lontani da quell’isola…eppure come spesso gli succedeva di constatare, le manifestazioni più profonde, amore e dolore, era la stessa natura umana a dettarle, a prescindere dal luogo e dal tempo in cui avveniva.
Sìle poco dopo si staccò dalla nonna, abbracciò di nuovo la madre e si avviò verso il suo lato dell’auto.
Una si avvicinò al finestrino di Liam invitandolo ad aprirle e Liam lo abbassò.
- Di’ a Dorcas che la aspetto la prossima volta. E’ troppo tempo che non viene qui, mi deve una visita!-
- Agli ordini…- le rispose.
Morgan e Una pochi momenti dopo videro la BMW mettersi in movimento, arrivare sulla strada e partire, Silè le salutò ancora con la mano, Liam rivolse loro un cenno senza voltarsi, ma quando si furono allontanati di qualche metro, l’auto si fermò, fece marcia indietro fino davanti al cancelletto di casa, lo sportello di Liam si aprì e uno dei gatti di casa venne gentilmente depositato sul muretto a secco.
- Adesso andiamo!- annunciò Liam salutandole di nuovo.
E infatti il viaggio fino all’imbarco del traghetto andò liscio come l’olio e anche la traversata.
Liam fu molto felice di vedere che Sìle era davvero serena, sorrideva, scherzava, era alleggerita di anni e anni di amarezza.
Era bellissima.
E lui si scordò di chiederle cosa c’era in quelle ore nel bagagliaio della sua auto di così prezioso da averli costretti a caricare tutti i bagagli sul sedile posteriore.
Se lo ricordò quando, scesi dal traghetto a Liverpool e avviati lungo la strada di casa, si ritrovarono ad attraversare un banco di pioggia che pareva seguirli con ostinazione ad ogni singola curva e deviazione.
- Se piove così è perfetto…- commentò Sìle.
- Per cosa?- le chiese Liam accendendo l’autoradio.
- Per l’aconito…ha bisogno di terreno molto umido…-
- Ah…le piante…-
- Già…-
Liam aveva parlato soprapensiero, Sìle invece con assoluta tranquillità, quindi quando lui esclamò…
- Oh Cristo santo!-
Lei lo guardò molto sospresa.
- Che c’è?-
- Hai detto aconito?-
- Sì perché?-
- Mi avete fatto viaggiare con del veleno in macchina? -
Sìle gli mise una mano su un braccio con fare consolatorio.
- Guarda che è solo la radice ad essere velenosa, non è così pericoloso…-
- Ah no? Allora chissà perché nell’età del bronzo ci inzuppavano quintali di frecce dentro? Vi siete messe i guanti!-
- Sì certo, ma non per la pianta…o meglio sì, per la pianta, perché è delicata e…non guardarmi come se fossi una pluriomicida! Sono secoli che noi maneggiamo le piante velenose e non abbiamo mai ucciso nessuno!– protestò Sìle offesa.
- Su questo ho i miei dubbi…-
- Intendo per incidente…- precisò lei, accorgendosi un attimo dopo di non aver migliorato le cose perché Liam stava già per sputare un altro po’ di sarcasmo e soprattutto era sempre più propenso a incavolarsi sul serio – insomma io non lo so se qualcuna di noi ha mai ucciso qualcuno accidentalmente e non è nostro costume uccidere la gente, ma sappiamo perfettamente come usare le piante per curare va bene? –
- Sì, va bene, scusa…-
- Mi dispiace quando dubiti di queste cose…perché non ti fidi di noi?-
Liam sospirò rallentando leggermente per una curva un po’ più insidiosa.
- Non è che io non mi fidi…- le rispose, quindi fece la curva e riprese solo dopo averla superata – è che non so neppure se sia legale andarsene bel belli in giro con un vivaio di piante tossiche nel portabagagli! E giusto per conoscenza: nell’altra cassa cosa c’è? Una pianta carnivora ghiotta di uomini?-
- Bryonia…i guanti erano soprattutto per quella – rispose Sìle imbronciata.
Liam, che si era quasi scusato a quel punto, si arrabbiò di nuovo.
- Allora era una balla quella di prima!-
- Non era una balla! L’aconito è davvero delicato quando è in fase vegetativa! Invece la Bryonia ha le bacche velenose e se ce n’è una rotta è meglio non toccarla a mani nude…è normale usare delle precauzioni!-
- E le precauzioni io non devo prenderle? Non devo neppure sapere cosa mi ritrovo dietro il culo? -
- Non le avresti portate! E a Dorcas servono, le servono davvero…non te le abbiamo fatte toccare, non preoccuparti…-
Liam soffocò un’altra esplosione di nervi appiattendosi leggermente contro il sedile e prendendo un respiro più profondo.
- Io mi preoccupo della responsabilità di cui mi avete caricato senza neppure dirmelo. Sìle ti prego almeno tu, vivi nel ventunesimo secolo con me! Sei sempre stata piuttosto ragionevole per queste cose, per fortuna, e se non le argini un po’…-
Sìle sbuffò e allargò le braccia.
- Lo so. Lo so che vanno arginate queste cose, anche mia madre ci prova, ma mia nonna e Dorcas non sentono ragioni e se non le assecondiamo un po’ rischiano davvero di finire nei guai…è già tanto che siamo riuscite a convincere la nonna a inchiodare le casse…però ti prego, non essere così arrabbiato -
Liam non rispose.
- Ti prego…- insisté Sìle.
Lui rimase in silenzio per qualche secondo prima di aprire bocca.
- Io tollero tutto Sìle. Tutto. Folletti, maiali uncinati, ma non quello che rischia di mettere nei guai uno qualunque di noi, te, me, loro due, Dorcas…- disse seriamente – non posso credere che l’unica con cui mi trovo d’accordo in questo senso sia Ceday, è la più schizzata di tutti! Possibile sia anche l’unica che abbia un po’ di senso pratico? Un po’ di considerazione per le regole della società in cui ci ritroviamo a vivere?-
- Ma lo sai che le tengo in considerazione anche io queste cose…solo che parlando con mia madre ci siamo rese conto che forse era meglio sbrigarsela così, convincere mia nonna a fare come dicevamo noi, cioè chiudendo le piante in maniera che nessuno ci venisse a contatto direttamente, e chiudere la questione così. Quelle due erano capacissime di spedirsele per posta altrimenti…credimi se mi sono lasciata convincere a farti questa cosa alle spalle, è stato solo perché ho pensato fosse la soluzione meno pericolosa -
Liam si rabbonì un po’ e la guardò di sguincio.
- Va bene…- concluse.


- Sei tornato! Allora? Che succede?- chiese Sìle quando ancora non aveva finito di aprirgli la porta.
Liam era bagnato fradicio perché fuori pioveva davvero forte a quel punto.
Erano passate due ore dal loro rientro a Keswick e il motivo per cui, Dorcas non avesse neppure fatto scendere Sìle dall’auto di Liam, per cui Ceday fosse al B&B, per cui Liam fosse stato invitato autoritariamente a riportare Sìle di corsa a casa e poi a tornare al “Lake Shore”, e per cui al ritorno fosse accompagnato da Pluffie e da un ghiro addormentato in un vecchio bauletto polveroso, tutte le particolari sensibilità e attitudini del mondo, non avrebbero potuto aiutare Sìle a spiegarselo.
E neppure Liam l’avrebbe fatto oltre un certo limite, ma quella è un’altra storia.
Quando la vide aprirgli, le sorrise con l’aria innocente più colpevole del mondo e fece per entrare ma Pluffie gli tagliò la strada e lo anticipò per andare a salutare Sìle e poi anche i gatti.
- Posso entrare o sono di troppo?-
- Scusa…- rispose Sìle prendendolo per mano e tirandolo dentro mentre con una mano accarezzava il testone morbido e umido di Pluffie.
- Ma ti pare…-
- Cos’hai lì?- domandò Sìle indicando il bauletto che Liam posò sul tavolinetto del salotto.
- Oh…un ghiro. Dorme. Tieni, guarda, è carino…- le disse mettendole in mano il bauletto.
- Eri partito per dirne quattro a Dorcas e torni con un ghiro?-
- Oh neanche lei mi ha fatto toccare nessuna piantina...-
- Va bene, ma il ghiro? Dove lo mettiamo un ghiro noi? E se ha la rabbia?-
- Beh non credo. Comunque per ora basta lasciarlo in un posto tranquillo, poi quando si sveglia decide lui se restare o andarsene. Solo teniamolo lontano dai gatti…beh vado a farmi una doccia eh?- concluse lui sempre con quell’aria inconsapevole di chi sa perfettamente di stare tacendoti qualcosa che dovresti sapere.
Sìle con quelle poche chiacchiere con cui lui deviò la discussione, cadde nel tranello del ghiro quanto bastò a lui per togliersi la giaccia e il maglione bagnati.
- Oh ma è dolcissimo! - esclamò infatti aprendo il bauletto e osservando la bestiola placidamente arrotolata su sé stessa. Un attimo dopo però si ricordò di qual’era il suo pensiero principale – ehi come vai a farti una doccia?Non mi dici niente allora?- insisté senza ricevere risposta: Liam era letteralmente fuggito di sopra.
Sìle capì che non era aria di insistere con lui e quindi decise di telefonare a Dorcas che però non rispose.
O meglio: il telefono venne sollevato, quando Sìle chiamò Dorcas, sentì un grugnito indispettito dall’altra parte e la stessa Dorcas che in lontananza parlava con Ceday di “quali provvedimenti dovevano decidere di prendere” e poi la linea che cadeva.
Tentò di nuovo altre tre volte e ogni volte il telefono le veniva chiuso in faccia. Alla fine lo trovò staccato.
Il cellulare di Ceday era muto invece.
Con Liam si ritrovarono insieme quando, dopo aver pagato il fattorino, lui rientrò in cucina con la cena indiana consegnata a domicilio.
Sìle annusò l’odore con aria soddisfatta, fingendosi assolutamente tranquilla.
- Va meglio?- gli chiese con tono premuroso avvertendo molto bene che era nervoso.
- Sì grazie…-
- Strano: stai saltellando su quella sedia come se scottasse…-
- Non psicanallizzarmi…-
- Non ti psicanalizzo, sei tu quello che frigge…-
- Io non friggo -
- Senti invece di fare il pignolo, cosa che fingi soltanto di essere quando ti fa comodo deviare le conversazioni, dimmi che cosa succede – gli intimò punzecchiandogli una mano con un dito.
- Niente…-
- Oh certo: due ore a non fare niente vero? Col telefono del B&B staccato e il cellulare tuo e di Ced muti? E tu che sei tornato a casa con un ghiro?-
- Il mio cellulare è finito in lavatrice se può farti piacere. E quello di Ceday è cosparso di una poltiglia gelatinosa che sembra fatta di pece e colla di pesce -
- Che accidenti è successo?-
Liam si trovò nella difficile posizione di dover mentire ad una persona che poteva facilmente intuire che lo stesse facendo da fattori davvero poco pronosticabili.
Sapeva però almeno altre due cose: che quando si trattava di lui, Sìle non era poi così sicura di sé e quindi poteva bastare impostare il giusto tono di voce e usare le parole più ragionevoli possibili, e che lui aveva ottimi motivi per nasconderle cosa fosse successo davvero a Ceday senza tra l’altro che si trattasse di niente di così grave. Era solo la soglia di tolleranza di Ceday per l’imprevedibilità di certe circostanze che era stata superata.
Quello che invece poteva essere pericoloso era che Sìle le si avvicinasse troppo nelle sue condizioni. Era soggetta a incidenti che potevano rivelarsi pericolosi anche per altri.
- Liam?-
- Come? Ma no niente…è per via del ghiro. Dorcas si era incaponita a cercarlo perché Agenore...beh faceva coose strane e...e...ci abbiamo messo più del previsto…senza contare l’isteria che prende Ced quando si tratta di roditori, la conosci no? -
- E per questo mi hanno rispedita a casa come una malata grave scusa? Sono incinta, non sono mica invalida…e Ceday che ci fa qui?-
Liam nel trovare una scusa che fosse abbastanza solida, sapeva benissimo che si sarebbe messo in debito a vita con Ceday.
Si schiarì la voce e si portò alle labbra un pezzo di naan che gli infondeva sicurezza mentre ne cercava una abbastanza convincente.
- Ha avuto una brutta settimana a Londra, è venuta da Dorcas a schiarirsi un po’ le idee…-
- E io non devo saperlo?-
- Ma certo che puoi: ha detto che appena può ti telefona…- rispose quando l’illuminazione iniziò ad arrivare.
- Ma scusa fammi capire…abbiamo litigato io e lei? Neanche vuole vedermi?-
- E' che potrebbe essere varicella…-


“Che cosa? Varicella? Guarda che io ce l'ho avuta a sei anni!” esclamò
- E’ la prima cosa che mi è venuta in mente per non farla venire da Dorcas, Ced. Le ho detto che forse avevi la varicella, non ne eri sicura, ma che per lei se rimane a casa non c'è pericolo visto che sia io che Dorcas l'abbiamo avuta…-
“Sono un’untrice insomma!”
- Senti, tu e Dorcas volevate che pensasse solo ai fatti suoi e di suo padre? Bene, l’ho convinta, le ho promesso che l’avresti chiamata e lei adesso è contenta: che altro vuoi da me?-
“Hai ragione scusa…”
- Senti prima che torni: come vanno le cose lì?-
“Sotto controllo per ora…Dorcas ha sacrificato la soffitta e stanotte andiamo a dormire al cottage nel bosco”
- D’accordo…ehi, ecco Sìle. Tutto chiaro allora?-
“Sì, sì: ho l’herpes e l’influenza...”
- Brava ragazza, mi farò perdonare…e dillo anche a Dorcas -
- Con chi parli?- domandò Sìle vedendolo al telefono mentre scendeva le scale.
- Con Ceday. Ha chiamato poco fa…- le rispose Liam porgendole il ricevitore e poi accogliendola contro di sé quando lei, col telefono all’orecchio, gli si rannicchiò contro mentre guardavano un notiziario.
Quando poi Sìle riattaccò, dopo una mezz’ora buona, sospirò e si alzò di nuovo.
- Come sta?-
- Ha detto che stava bene fino ad un paio di giorni fa…ma che le sono spuntate queste bollicine pruriginose che non sa bene cosa siano. Tu sei sicuro di averla avuta vero? -
- Ti faccio vedere il segno che ho dietro l'orecchio?-
- No, no, ci credo. Chissà quanto starà male però poverina...dicono che sia tremenda in età adulta...-
Liam ne convenne con una moderata dose di convinzione e prima che a Sìle venisse qualche altro dubbio e iniziasse a fare domande su quanto non doveva sapere, decise di intavolare un argomento che sicuramente le avrebbe portato i pensieri altrove.
- Pensavo di organizzarmi diversamente con George…sai per via di tuo padre…-
- E come?- domandò lei mentre prendeva una coperta da una cassapanca e se la avvolgeva addosso, sopra il pigiama.
- Beh posso chiedergli di rimandare il viaggio. E poi in fondo è più uno scrupolo di coscienza…George non è un vecchietto rimbambito, potrà ben resistere alle tentazioni di qualche furbastro che lo abborda per strada fingendosi una guida no?-
- Ma glielo hai promesso…non ci resterà male?-
Liam guardando il notiziario vide alcune immagini provenienti da alcuni paesi nordafricani.
- Non è che sia il momento proprio più tranquillo per andarsene a spasso da quelle parti. In Marocco per ora è tutto più tranquillo, ma immagino che se gli dessi una scusa per rimandare, sarebbe più contento anche lui…e poi mi piacerebbe essere qui quando arriva tuo padre…-
- Ma lui non l’ho ancora chiamato, posso rimandare io – rispose Sìle mentre Pluffie arrivava e si accucciava ai loro piedi davanti al divano, il gatto si accomodava sullo schienale del divano dietro la testa di Liam, Olivia si accomodava tra lui e Sìle e l’altra gatta, più freddolosa, si accoccolava contro Pluffie.
- Non è un problema, davvero…- le disse Liam, poi guardò Sìle con aria dubbiosa – non è che ci hai ripensato vero?-
- No, niente affatto, ma non vorrei sembrare oppressiva -
- Oppressiva? Mi pare uno scrupolo un po’ eccessivo considerati gli scorsi venticinque anni!-
- Va bene. Domani lo chiamo allora...-
- Brava Streghetta...-
Sìle sbadigliò con aria sonnacchiosa e poi fece una smorfia offesa.
- Ehi…- protestò a bassa voce.
- Che c’è?- chiese Liam.
Sìle aprì la coperta e gli mostrò la pancia rigonfia.
- Questa peste inizia a cavalcare ogni volta che mi fermo. Fosse per lei dovrei camminare ininterrottamente ventiquattro ore su ventiquattro – spiegò, poi dopo qualche attimo prese una mano di Liam per richiamare la sua attenzione – davvero è influenza quella di Ced?-
Liam cercò di non tradire nessuna preoccupazione.
- Beh lo dici sempre anche tu che Ced è contagiosa no? -

   
 
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